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Attualità
Attualità, 8/2022, 15/04/2022, pag. 205

Ucraina - Guerra: la scelta

Gianfranco Brunelli

Oggi il male minore è aiutare gli ucraini a difendersi; e la nonviolenza è essere presenti come resistenza attiva, ancorché non armata, per aiutarli a sopravvivere. Sono queste le scelte possibili. Il pacifismo che chiede la resa agli aggrediti, che cerca di dare ragioni a Putin per una trattativa indifferente a ogni valore in gioco è un pacifismo finto.

 

Ci sono dei momenti nella storia dove non è consentita l’indifferenza. Poiché c’è differenza. Dove non è consentita l’equidistanza. Poiché diversa è la distanza tra chi aggredisce e chi è aggredito, tra chi commette crimini di guerra e chi li subisce. Ci sono dei momenti nella storia dove il dramma del male, della guerra, della violenza, dell’aggressione si erge come appello alla coscienza. Il giudizio che diamo in quel momento è decisivo per noi stessi e per gli altri.

Anche le ragioni sugli equilibri di prima non bastano più. Nascondersi dietro a parole alte e necessarie – fossero anche quelle del papa – per truccare, dissimulare, giustificare le nostre precedenti posizioni e le attuali, sa di strumentale. Si coopera a distruggere l’idea di bene, il valore cui ci si appella. Dichiarare che ci si deve arrendere all’aggressore, al male, perché così fa meno male, non corrisponde né alla teoria del «male minore», né a quella della «nonviolenza».

Oggi il male minore è aiutare gli ucraini a difendersi; e la nonviolenza è essere presenti come resistenza attiva, ancorché non armata, per aiutarli a sopravvivere. Sono queste le scelte possibili. Il pacifismo che chiede la resa agli aggrediti, che cerca di dare ragioni a Putin per una trattativa indifferente a ogni valore in gioco è un pacifismo finto.

Oggi non si può stare dalla parte di Putin. In nessun modo. Non possiamo non stare dalla parte degli ucraini. Dobbiamo scegliere il modo. «Dobbiamo proteggere la nostra umanità, conservando la capacità d’indignarci davanti ai soprusi e sapendo che non dobbiamo, non possiamo restare indifferenti»: ha detto il 13 aprile Liliana Segre, intervenendo al Senato, a seguito della testimonianza della vicepremier ucraina Olga Stefanishyna.

Non si tratta solo di scelte individuali. L’Europa e l’Italia sono al centro di queste scelte. La guerra della Russia contro l’Ucraina ridefinisce profondamente anche la politica in Italia. L’identità politica dei diversi soggetti. E a uno sguardo d’insieme non appaiono idee politiche forti, fatte salve la posizione coerente di Draghi e quella espressa fin dall’inizio del conflitto da Enrico Letta. Entrambi (Draghi fin dal suo insediamento) hanno espresso senza infingimenti la scelta europea abbinata a quella atlantica. Una «scelta degasperiana», che rappresenta la continuità responsabile di una visione politica sia dell’Italia sia dell’Unione Europea. L’Europa è il punto d’equilibrio e di forza di quella scelta. Anche se l’Europa è sempre a rischio di non essere abbastanza. Basti pensare a cosa potrebbe accadere se fosse Marine Le Pen a vincere le presidenziali francesi, o come cambierebbe la politica estera dell’UE se il riarmo tedesco non fosse incluso nella costruzione dell’esercito europeo.

Il putinismo italiano è frutto di fattori diversi. Dai trascorsi personali di Berlusconi, del tutto schiacciato sul leader russo, Forza Italia fatica a prendere le distanze e preferisce il silenzio. Diversa è la posizione di una parte significativa del PD, distante dal segretario Letta, che mantiene della vecchia tradizione comunista soprattutto l’antiamericanismo, nell’impossibilità di ritrovare idee riproponibili del passato sovietico. L’antiamericanismo rimane anche il collante di una parte del mondo cattolico legato al PD, espressione di un pacifismo concettualmente mai chiarito.

Diverso è il caso Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha assunto la guerra in Ucraina come luogo di ridefinizione della propria linea politica più ispirata a una visione neoclassica: un ordine occidentale fondato ancora sul primato nazionale. Il successo di questo posizionamento dipenderà molto anche dall’esito delle alleanze e della configurazione istituzionale del sistema politico. Diverso ancora il caso della coppia Conte-Salvini. Il loro pacifismo filorusso condivide molto delle posizioni della Le Pen, per entrambi, e di Orbán per Salvini. I due, che si sono ritrovati qualche mese fa nell’impresa fallita di conquistare il Quirinale con candidature improvvisate e improvvide, non hanno intenzione d’abbandonare lo schema populista in vista delle prossime elezioni. Stanno assieme al governo, pensandola all’opposto del resto degli alleati, saranno concorrenti alle elezioni, condividendo la stessa visione casuale della politica: dalle alleanze internazionali all’economia, all’Europa.

 

 

Tipo Articolo
Tema Politica Vita internazionale
Area EUROPA
Nazioni

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