Quasi un testamento. La lettera con la quale papa Francesco ha accompagnato, il 1° luglio scorso, la nomina del nuovo prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, l’argentino Víctor Manuel Fernández, 60 anni, finora arcivescovo di La Plata, in sostituzione del settantanovenne gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer, è un documento importante del pontificato.
Nel cantiere della Chiesa sinodale aperto da papa Francesco l'Instrumentum laboris costituisce certamente la road map meglio articolata e completa che sinora sia stata prodotta e occorre riconoscere che il gruppo che l’ha preparata, vagliando e mettendo a confronto il ricco materiale arrivato da ogni angolo della terra, difficilmente potrà essere accusato di non aver preso posizione.
E' stata per oltre un secolo – tra alti e bassi e alcune interruzioni – un’occasione di riflessione per i cattolici italiani sui grandi cambiamenti dell’Europa e della società, della famiglia, del lavoro, dell’ambiente e delle nuove forme della democrazia. Giunta alla 50a edizione, la Settimana sociale dei cattolici in Italia (che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024) si rinnova e punta sulla partecipazione.
Per Agostino, nella relazione con l’altro – inclusi noi stessi – è l’interiorità che conta: in una dilatazione che oltrepassa l’ambito psicologico e si schiude alla contemplazione religiosa. E lungo i sentieri dell’interiorità s’incammina anche la ricerca della pace, intesa come desiderio di edificazione di un’autentica comunione universale con Dio e tra gli uomini.
Un po’ sparito dalle cronache, comprensibilmente, dopo l’iniziale indigestione mediatica di due anni fa, il processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di stato è andato avanti (cf. Regno-att. 6,2022, 153; 20,2022,618). E alla 61a udienza, il 13 giugno scorso, si è conclusa la fase istruttoria con l’ascolto in aula degli ultimi testimoni.
La metafora più appropriata per definire la «vicenda Rupnik» è quella del pendolo. Si oscilla cioè tra poli diametralmente opposti e il moto non sembra smorzarsi.
Esattamente a distanza di 94 anni dall’emanazione della legge del 7 giugno 1929, il 7 giugno scorso è entrata in vigore la nuova Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, che sostituisce la previgente Legge del 26 novembre 2000.
Daniel Flores, 62 anni, è dal 2009 vescovo di Brownsville in Texas, al confine col Messico. È la più grande diocesi degli Stati Uniti, con 1,2 milioni di cattolici (dicembre 2021) e 11.125 kmq d’estensione. Le domande che gli rivolgiamo partono innanzitutto da qui, dal suo territorio a stretto contatto con i migranti, per poi spaziare fino al Sinodo, di cui è stato il responsabile per gli USA e nella cui Assemblea di ottobre parteciperà come padre sinodale.
La vicenda boliviana del gesuita spagnolo p. Alfonso Pedrajas, detto Pica, rivelata da El País – il racconto di un sacerdote pederasta attraverso le pagine del proprio diario (cf. Regno-att. 12,2023,385) –, ha avuto in tempi brevi sviluppi significativi. «Questa problematica continua a essere una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo», ha scritto il 31 maggio papa Francesco al presidente della Bolivia, Luis Arce, in risposta alla lettera che questi gli aveva inviato poco prima.
Per motivi professionali recentemente mi sono trovata a cena con persone che non conoscevo. Durante la piacevole serata è emerso il tema dei matrimoni misti tra cattolici e musulmani (cf. anche Regno-att. 12,2023,359). Due convitati avevano per motivi personali un parere opposto su questo ambizioso azzardo sentimentale. Uno aveva risolto la faccenda per principio con l’impossibilità anche solo d’immaginare questo intreccio; l’altro sosteneva che era invece possibile anche se tutt’altro che semplice, a patto di lavorare assiduamente sulle differenze.
La ricerca della giustizia è un’istanza radicale che accompagna le nostre esistenze individuali e l’evoluzione delle società in ogni tempo e in ogni luogo; tuttavia, ci sono dei momenti storici particolarmente densi, che potremmo definire di passaggio, nei quali si delinea o viene a maturazione un vero e proprio «salto di paradigma». Il tempo che stiamo vivendo potrebbe segnare uno di questi cruciali passaggi, dal modello afflittivo-retributivo a quello riparativo-rigenerativo.
Il libro parla dell’esperienza d’amore con il desiderio e l’urgenza di mostrarne la consistenza ontologica contro la sua odierna spettrale mimesi – lo «spettro» è metafora presente nel testo – che, tanto più inconsistente ed evanescente, quanto più si presenta avvincente come dinamica erotica generale nella quale l’amore è insensatamente equiparato a qualsiasi affetto o attaccamento a un oggetto.
Il fatto che la nascita e la morte non siano per noi esseri umani esperibili in modo diretto e cosciente – ma che da queste esperienze ne siamo inizialmente toccati soltanto attraverso il nascere e il morire d’altri – è il pensiero umanamente e teologicamente rivelativo da cui prende l’avvio il testo di Sequeri, che si manifesta denso di riflessioni e meditazioni teologiche.
Lo psicoanalista Vittorio Lingiardi sceglie una bellissima metafora di Freud per guidarci nel suo viaggio onirico: il sogno è l’«ombelico», la porta segreta che ci lega al mistero, che ci connette all’ignoto, illuminandolo ma non svelandolo, consentendoci d’attraversarlo ma non d’afferrarlo o sistematizzarlo.
La quarta di copertina di questo volume qualifica l’autore, arcinoto ai lettori del Regno, come «un appassionato studioso della Bibbia»; ma da queste pagine che egli ha dedicato al Padre nostro nel 1991, per i tipi di Marietti (all’interno di una collana dedicata alle preghiere delle diverse religioni), e che ora TS edizioni gli ha chiesto di riprendere in mano, traspare altrettanto la sua passione per il legame tra ebraismo e cristianesimo: quasi in ogni pagina ribadisce che questa preghiera si caratterizza come «testimone dell’unità dei due Testamenti».
E' una straordinaria biografia costruita con grande accuratezza e sincera partecipazione emotiva da don Augustyn Babiak, cappellano d’origine ucraina che accompagna la comunità ucraina in Trentino Alto Adige. Il soggetto del racconto è il metropolita greco-cattolico di Leopoli, Andrea Szeptyckyj (1865-1944), protagonista di un lungo periodo di storia dell’Ucraina, tra l’inizio del XX secolo e la Seconda guerra mondiale, segnato da profondi conflitti, sia politici sia religiosi, in un contesto di grandi mutamenti all’interno dell’Europa del Novecento.
Laureata in Lettere all’Università di Bologna col grande italianista Ezio Raimondi, sceneggiatrice, soggettista, autrice di saggi e racconti, nel suo volume inserisce numerosi riferimenti a famigliari, amici, letterati, cattolici, protestanti, illuministi, romantici, liberali, patrioti.
Don Tonino cercava di ridare enfasi al ministero presbiterale, esaltando il valore profetico e, partendo dal vissuto quotidiano, invitava a giungere alle vette più intime della relazione trinitaria.
Anche se dimagrita dopo la riorganizzazione portata avanti negli ultimi 5 anni, la Conferenza delle Chiese europee (KEK) è ancora un luogo significativo d’incontro tra le Chiese protestanti e ortodosse europee. Soprattutto in questo momento particolare, in cui la guerra iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa nel 2022 da un lato spacca l’ortodossia, e dall’altro sfida l’Unione Europea ad avviare una terza fase del proprio progetto storico, o a vederne il fallimento.
In prossimità del 20 giugno, l’UNHCR ha pubblicato il suo rapporto annuale sui rifugiati nel mondo. È il principale punto di riferimento per comprendere le dimensioni del fenomeno e forse abbattere qualche luogo comune.
È il 17 giugno quando giunge la notizia che nella notte c’è stata un’ennesima strage di studenti in terra d’Africa. La mente corre alle ragazze di Chibok, in Nigeria, rapite nel 2014 in 276 e di cui un centinaio tutt’ora manca all’appello; poi alla strage di Garissa, all’università assaltata in Kenya dagli al-Shabaab nel 2015, con 150 morti.
Pochi sanno che all’estremità nord-orientale dell’India, in un’area già sottoposta a contenziosi territoriali e tensioni che coinvolgono anche Cina, Myanmar e Bangladesh, da alcuni mesi sta nuovamente avvenendo una persecuzione nei confronti delle comunità cristiane.
Una «testimonianza di come su un piano politico ed ecclesiale la Chiesa greco-cattolica ucraina… veda e giudichi la lettura che Roma e il papa danno dell’invasione russa e della guerra sul territorio dell’Ucraina»; «una lettura amara, a tratti dura», che denota «un’incomprensione (forse reciproca) tra Roma e Kiev.
È utile conoscerla dalla sua voce, anche per i risvolti ecumenici e per il futuro di quella confessione in Ucraina. Conoscerla non significa condividerla fino in fondo. Significa assumerla come un dato di realtà». Con queste parole Gianfranco Brunelli introduce la lunga intervista che l’arcivescovo maggiore greco-cattolico di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, ha concesso il 23 giugno scorso alla testata ucraina online Glavkom.
«Dovremmo essere sempre più consapevoli e capire quale ruolo ha il santo padre nel mondo e nella Chiesa. Anche criticandolo come figli, diremo cosa ci aspettiamo da lui come da nostro padre! Ogni sana critica è utile e, significativamente, il papa ce la permette, chiamandoci alla parresia, e l’ascolta!», dice rispondendo a una domanda sul rischio che i fedeli greco-cattolici si allontanino da Roma.
Le parole dell’arcivescovo Shevchuk sono utili anche per capire il contesto della missione di pace affidata da papa Francesco al card. Zuppi – di cui riportiamo qui una cronaca fedele – focalizzata soprattutto sul versante umanitario.
Pubblichiamo la traduzione italiana (a cura del Segretariato di Roma; nostra revisione) dell’intervista che sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha concesso alla testata Glavkom, pubblicata il 23 giugno 2023, bit.ly/44d6hNH (red.).