Tutto si deciderà nel prossimo maggio, all’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (CEI), la prima in presenza dopo oltre un anno di pandemia di COVID. Lì si decideranno i tempi e le modalità, il quando e il come di un eventuale sinodo nazionale della Chiesa italiana. L’ultimo Consiglio permanente (22-24 marzo scorso) ha convenuto che la Presidenza presenti all’Assemblea dei vescovi un breve documento per chiedere lumi.
Secondo la bibliografia della fondazione Weltethos (2017) l’ultima intervista ad Hans Küng risale al 2015 ed è apparsa nel volume di Gabriele Palasciano, Dio e Cesare (Baldini e Castoldi, Milano 2016), alle pagine 150-162, con il titolo «Paradigmi di comprensione dell’islam nella realtà socio-politica contemporanea». Per gentile concessione dell’autore e dell’editore la riproponiamo qui in memoria del teologo svizzero, di cui Il Regno in passato ha pubblicato molti interventi.
La reazione dell’arcivescovo di Vienna, card. Chistoph Schönborn, al responsum della Congregazione per la dottrina della fede sulla benedizione delle coppie omosessuali (cf. in questo numero a p. 215) – con il suo «non essere contento» per i limiti del pronunciamento romano – è scaturita non solo da personale sensibilità e attenzione pastorale, ma anche da una cultura cattolica di lingua tedesca, che da anni lavora con finezza sul tema.
Non era difficile prevedere che sarebbero state espresse nei paesi di lingua tedesca, dove sono più maturi i percorsi di cura pastorale delle persone omosessuali (cf. in questo numero a p. 212), le reazioni più critiche al Responsum della Congregazione per la dottrina della fede a un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso, pubblicato il 15 marzo (cf. Regno-doc. 7,2021,211).
La spinta di papa Francesco per la sinodalità all’interno della Chiesa coincide cronologicamente con l’ascesa dei leader populisti e la crisi della democrazia. La sinodalità ha quindi anche una dimensione ad extra. È una risposta ecclesiale ai leader populisti che dirottano la religione seminando divisioni e sfruttando la rabbia di chi si sente escluso, come ha notato recentemente in una conferenza il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e già arcivescovo di Manila, nelle Filippine, uno dei teatri di questo nuovo populismo in paesi a maggioranza cristiana o cattolica.
Nell’ultima parte del mese di marzo si sono susseguite e sovrapposte una serie di notizie sul tema delle violenze e degli abusi avvenuti nella Chiesa cattolica, provenienti da diverse regioni del mondo: segno inequivocabile che il processo di presa di coscienza sta procedendo, anche se non dovunque e non allo stesso modo.
La rielaborazione dell’eredità del fondatore con alle spalle una pesante carriera criminale in materia sessuale è stata oggetto di decenni «dolorosi» all’interno della Congregazione dei legionari di Cristo. Data dal 2005 almeno, quando p. Alvaro Corcuera successe al «padre», come veniva chiamato Marcial Maciel Degollado (Regno-att. 12,2006,368); passa attraverso la nomina nel 2010 di un delegato pontificio, il card. Velasio De Paolis e il suo tentativo di riforma della grande struttura clericale, a cui si affiancava quella laicale del Regnum Christi.
Probabilmente nei nostri cinema non verrà mai proiettato e non a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. Che la pellicola in due anni abbia attraversato l’Oceano e sia stata sottotitolata in italiano, però, è già un passo avanti festeggiato dalle associazioni e dai movimenti accomunati nelle battaglie per la difesa della vita. Per chiedere alle principali case cinematografiche di diffondere in Italia questo film è stata organizzata anche una petizione.
Richiamando la novità introdotta da Amoris laetitia nel metodo del discernimento pastorale con la scansione «accompagnare, discernere, integrare», il preside della Facoltà teologica del Triveneto, Andrea Toniolo, ha avviato l’11 marzo scorso il convegno «“Amore e giustizia voglio cantare”: la giustizia profezia della Chiesa. Il caso del rapporto tra teologia e diritto alla luce dei dibattiti suscitati da Amoris laetitia».
L’immagine che abbiamo degli Stati Uniti d’America è quella di un paese nel quale i temi religiosi sono fonte di grande polarizzazione culturale e politica. Ma è proprio così? Robert Putnam e David Campbell circa dieci anni fa avevano messo in dubbio questa immagine (American Grace, How Religion Divides and Unites Us, Simon and Schuster, New York 2010). La religione divide – dicevano – ma anche unisce.
Nestor Miguez è pastore della Chiesa evangelica metodista argentina e attuale presidente della Federazione argentina delle Chiese evangeliche (FAIE), che riunisce una quindicina di denominazioni protestanti storiche. Figlio del pastore José Miguez Bonino, uno dei maggiori teologi latinoamericani del XIX secolo e unico osservatore evangelico del continente al concilio Vaticano II, è autore di vari articoli e libri. Il Regno l’ha intervistato sulla situazione del protestantesimo e dell’ecumenismo in America Latina.
Francesco non poteva immaginare che solo una settimana dopo il suo accorato appello per Haiti al messaggio Urbi et orbi della domenica di Pasqua (4 aprile), 10 cattolici, tra cui 7 religiosi (2 suore e 5 sacerdoti), vi sarebbero stati rapiti, mentre si recavano alla cerimonia per l’insediamento di un parroco non lontano dalla capitale: 1 milione di dollari è la richiesta di riscatto.
François Boespflug, teologo, storico dell’arte e storico delle religioni, è autore di numerose e considerevoli monografie tra le quali ricordo soltanto Le immagini di Dio. Una storia dell’Eterno nell’arte (Einaudi, Milano 2012) e l’imponente Crucifixion. La Crucifixion dans l’art: un sujet planetaire (Bayard, Paris 2019). Nel suo ultimo lavoro Il giorno di Pasqua nell’arte. Gli incontri del Risorto (traduzione di E. Fogliadini, Jaca Book, Milano 2021), egli ci regala un altro libro, bello e necessario, che fa da complemento a quello sulla crocifissione, ma anche alla più recente monografia Gesù fu veramente bambino?, pubblicata anch’essa per i tipi di Jaca Book nel 2020.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone, Emiliano Vincenzo Toppi.
A cinquant’anni dalla nascita di Caritas italiana, se non è ancora facile fare un bilancio storico-pastorale di questo nuovo organismo pastorale – voluto da Paolo VI e istituito dal card. Poma, presidente della CEI, con decreto del 2 luglio 1971 –, è certamente più facile delineare il grande contributo che diede don Giovanni Nervo (1918-2013), primo presidente (1971-1976) dell’organismo pastorale della Chiesa italiana, di cui poi fu vicepresidente e direttore fino al 1986.
Gli intenti dell’opera sono dichiarati in apertura di volume: «Lo scopo di questa analisi – che non vuole essere una ricognizione sistematica, per linee biografiche o tematiche, dell’intero itinerario intellettuale di Hugo Ball – è quello di ripercorrere in maniera sintetica ma approfondita alcune stazioni di quella parabola, alla luce di due elementi concettuali tra loro intrecciati: l’attitudine balliana alla dissidenza e la sua prestazione specificamente teologico-politica».
Ma perché associare la santità a Totò? Non si tratta di un accostamento irriverente e (forse) un po’ troppo ardito? Ecco la risposta di Isotta: «Per me Totò è un santo: per l’altezza della sua arte, per la gioia da lui per decenni donata a milioni di persone: gente del popolo, piccola borghesia, poi persino alta, ma anche autentici reietti. Per essere riuscito, con la risata che suscitava, a far per un attimo dimenticare a tutti, non solo ai reietti, le loro tragedie» (p. VIII).
La società di massa, composta da individui atomizzati, regolata dal sistema dei bisogni e dei consumi, trova in Adorno un interprete e un critico molto lucido. Nella sua opera Minima moralia, scritta 70 anni fa, riesce a illuminare l’identità sfuggente e alienata del mondo industrializzato. Il filosofo, esponente di spicco della Scuola di Francoforte, ha scelto di riflettere sul tema in forma aforistica: in 304 frammenti getta uno sguardo disincantato sulla società massificata, dominata dalla razionalità scientifica e dalla tecnocrazia.
Con il suo libro, nato da un corso tenuto alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, nel sostenere che l’amore omosessuale è una forma possibile d’amore cristiano, Aristide Fumagalli ha attirato l’attenzione di molti. Per la Prefazione del neo-cardinale Marcello Semeraro, certo, ma anche perché testo e tesi provengono da una cattedra, da un teologo di riconosciuta fama, e sono frutto d’una solida teologia morale. E perché colmano una lacuna italiana con un testo agile ma rigoroso, che ripercorre l’evoluzione della percezione dell’omosessualità, della sua eziologia scientifica, delle posizioni teologiche e della dottrina.
Massimo Faggioli, che da anni vive e lavora negli USA, con questo suo meritevole saggio permette di fare il punto della situazione sul cattolicesimo nell’America ancora scossa dai «barbari» che hanno invaso, con tanto di feriti e di morti, Capitol Hill. Un’America su cui soffia il vento della secolarizzazione e, al contempo, quello di un neo-tradizionalismo in grado di unire evangelicals e una parte di vescovi cattolici, alleati contro il neoeletto presidente e ostili a papa Francesco, un sudamericano che, con la sua Chiesa «in uscita», sta riconfigurando l’essere cattolico.
Olivier Roy insegna all’Istituto europeo universitario di Firenze, dov’è consulente scientifico del programma Middle East Directions presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies, e dirige il progetto di ricerca ReligioWest finanziato dal Consiglio europeo per la ricerca. Dopo una prima valutazione dei sommovimenti che a partire dal 2011 hanno interessato l’Africa del Nord e il Medio Oriente (cf. Regno-att. 10,2012,335) e una successiva analisi della narrativa della violenza a matrice islamica che in particolare nel 2016 ha attraversato l’Europa (Regno-att. 14,2016,385), gli chiediamo un bilancio su un decennio particolarmente tormentato.
Come molti alla vigilia temevano, nemmeno le elezioni del 23 marzo scorso sono riuscite a far uscire Israele dalla crisi politica che dura ormai dal Natale 2018 (cf. Regno-att. 18,2019,526). Era stato ancora una volta Netanyahu a volere le nuove elezioni, mandando a monte dopo appena qualche mese il governo d’unità nazionale formato un anno fa con l’ex generale Benny Gantz, il suo sfidante centrista.
Quasi 1.200 pagine: è il rapporto finale della Commissione Duclert, istituita da Emmanuel Macron nel 2019 e incaricata di studiare il coinvolgimento della Francia nel genocidio ruandese. Composta da una quindicina di esperti, sotto la presidenza dello storico Vincent Duclert, la Commissione ha esaminato gli archivi francesi sul genocidio ruandese e sul periodo che lo aveva preceduto e preparato, negli anni tra il 1990 e il 1994.
Se ne vociferava da tempo. Qualcuno ne aveva anche scritto, ma date e fatti non coincidevano. Si parlava di una strage di cristiani, di un santuario preso d’assalto, ma la coltre fumogena che avvolgeva il Tigray dal 4 novembre scorso non permetteva una verifica indipendente: comunicazioni tagliate, Internet bloccato, impossibile capirne di più. Poi i confini sono stati aperti ad alcune ONG, i collegamenti sono parzialmente ripresi, la gente in fuga ha cominciato a raccontare e così anche i ricercatori di Amnesty International e Human Rights Watch hanno potuto svolgere il loro lavoro.
Nel 2020 in Cina i divorzi hanno superato per la prima volta i matrimoni. Un segnale di evoluzione sociale e di opposizione strisciante alle politiche demografiche governative che dall’obbligo del figlio unico sono arrivate a una liberalizzazione del numero dei figli che sembra ignorare però molti fattori. Ultima iniziativa ufficiale per rilanciare le unioni regolari, un piano di consulenza matrimoniale ampiamente pubblicizzato in queste settimane.
Resta precaria la situazione delle Filippine in questo 2021 in cui si ricordano i 500 anni dall’inizio dell’evangelizzazione. Nonostante il fatto che sia un arcipelago, il paese sta subendo pesantemente il contagio da COVID-19 e delle sue varianti, mentre vede un drastico calo di visitatori, di migranti e di rimesse. Una triplice crisi, la sua: pandemica, economica e politica.
C’è il rischio che nelle attuali discussioni ecclesiali si confonda la struttura Sinodo con la sinodalità in quanto «nota costitutiva di tutta la vita ecclesiale». In questa prospettiva si apprezza oggi «l’emergere dello spirito e della forma di un’ecclesialità sinodale», dopo che «il concilio Vaticano II ha proposto la collegialità episcopale e Francesco è andato avanti nella sua recezione sotto la forma di una collegialità sinodale». Guardando al Concilio e alla sua recezione nelle riforme del papa relative allo svolgimento degli ultimi Sinodi dei vescovi, Rafael Luciani e Serena Noceti mostrano che per intendere questa ecclesialità sinodale occorre fare riferimento all’ecclesiologia del popolo di Dio sviluppata dal pontefice. Tuttavia non basta affermare un generico primato di uno stile se non si mettono in atto concrete modalità istituzionali che lo esprimano. Come afferma p. Hervé Legrand, si tratta di un «apprendimento» necessario e fruttuoso sia ad intra, perché attenuerà «l’identificazione della Chiesa con il clero»; sia ad extra, perché mostrerà, «di fronte al degrado attuale del dibattito politico» e informativo che la «sinodalità coltiva il rispetto» delle convinzioni di tutti e della partecipazione piena di ciascuno ai processi decisionali.
Per passare dall’evocazione della sinodalità a una sua concreta realizzazione non servono né discorsi (specie se rivoluzionari) né decreti (autoritari). Ma vi si giungerà al termine di forme di apprendimento complesse. Senza poterle elencare tutte, perché la sinodalità ha molti aspetti, ne ricorderemo alcune, necessarie al rinnovamento del sinodo diocesano, ma anche, nello stesso spirito, a tutta la Chiesa.