Ora di religione: manuali da (e a cui) non credere
Un sogno d’inizio anno scolastico: insegnare religione sostenendo soggettività femminili consapevoli del proprio valore e togliendo quelle maschili dalla trappola dell’ipertrofia. Un ostacolo: i libri di testo, che vanno per lo più in direzione ostinatamente – e colpevolmente – contraria.
È da poco iniziato l’anno scolastico, tempo di progetti e di sogni anche per me che, da tanti anni, insegno Religione in un liceo di Parma frequentato prevalentemente da ragazze. Il mio sogno per queste ragazze è che la scuola le accompagni alla scoperta di un mondo nel quale anche loro siano presenti e protagoniste. E che insegni ai loro compagni maschi a non sentirsi gli unici soggetti della storia.
Sembra banale, ma in realtà non è affatto facile. Basta dare un’occhiata ai libri di testo.
Cinquecento pagine senza una donna
Ho sottomano un manuale di Religione – tanto per fare un esempio – edito nel 2020 da una importante e nota casa editrice. Come è ovvio, un numero cospicuo di pagine è dedicato a Gesù. Ebbene, a giudicare da queste pagine, Gesù non ha mai interagito con una donna. Era attorniato da dodici maschi, ha guarito una serie di maschi, è stato visto risorto da Paolo e dai discepoli di Emmaus. Maria di Magdala, la Samaritana, Maria di Betania, la donna cananea, perfino Maria di Nazaret… Scomparse. Invisibili. Gli autori e l’autrice del libro vedono e raccontano solo uomini.
Stesso procedimento nelle parti dedicate alla Chiesa: un intreccio di papi, teologi, santi, maestri, testimoni… tutti uomini. Per non parlare del linguaggio, nel quale compare ossessivamente il sostantivo “uomo” quando sarebbe più sensato usare “persona” o “genere umano”.
In realtà nel testo in questione c’è una mezza paginetta (su 511 pagine) intitolata: «Donne e Chiesa: nuovi spazi?». Per la precisione si propone di «sviluppare l’argomento sulla base della documentazione sotto riportata», documentazione che si limita a una citazione del Vescovo di Roma riguardante la commissione di studio sulla possibilità del diaconato alle donne. Non viene mai posta la questione di un’autorità tutta maschile, non è presentata neanche un’esperienza cristiana in cui interagiscono donne e uomini… E ora si chiede di fare un temino senza nemmeno sapere che esistono fior di teologhe, bibliste, ecclesiologhe che sulla questione “Donne e Chiesa” hanno tanto da insegnare.
Ci saranno senz’altro testi meno squilibrati. L’importante è non pensare che si risolva il problema aggiungendo qualche “lettura” o “approfondimento” sulle donne alla fine di capitoli falsamente neutri. L’approfondimento dovrebbe preliminarmente vertere sul significato e la gravità di una debordante presenza maschile.
La storia degli uomini, una parte camuffata da intero
Ci si dimentica delle donne – e non le si nomina – perché, semplicemente, non le si vede anche se sono lì, in tutta la loro forza, il loro dolore, le loro parole. E già questo mi pare abbastanza sconcertante. Ma ciò che forse è ancora più grave è che si racconta una storia di soli uomini pensando e facendo credere che quella sia “la” storia, e non la storia “degli uomini”.
Raccontiamo pure la storia degli uomini, ma almeno spieghiamo che quella è solo una parte. Forse l’altro pezzo lo conosciamo meno, nessuno ce lo ha insegnato…ma c’è, e possiamo scoprirlo!
Aiuterebbe le ragazze a non sentirsi insignificanti e aiuterebbe i ragazzi a non diventare ipertrofici. Senza bisogno di fare progetti contro la violenza di genere.
La storia mancante… cerchiamola noi
Per realizzare il mio sogno metto il massimo dell’impegno in classe (evitando accuratamente di adottare manuali scolastici), ma nella mia città abbiamo fatto anche qualcosa di più.
Con la preziosa collaborazione del Coordinamento Teologhe Italiane, e l’organizzazione dell’Ufficio Scolastico della Diocesi, nella primavera scorsa è stato promosso un Corso di formazione per insegnanti di Religione sulla Teologia femminista. Era pensato per un massimo di 25 persone, ma le iscrizioni sono state ben più del doppio. Segno che l’esigenza di svecchiare e correggere l’approccio androcentrico al fatto religioso e alle Scritture è molto sentita. Spero che anche le case editrici possano procedere celermente per questa strada.