Il CTI compie vent’anni e scommette sulla teologia pubblica
In Italia, più che altrove, la teologia rischia l’insignificanza o la marginalità. Ma nei suoi vent’anni di vita il Coordinamento teologhe italiane ha sperimentato una terza via, che verrà messa a tema e rilanciata nel prossimo seminario annuale (Roma, 15 aprile): una teologia pubblica – perché consapevole della parzialità – e generativa, perché cresciuta nel vivo dei conflitti e delle periferie.
È possibile che la teologia dica una parola significativa nel dibattito pubblico in Italia, il Paese che ha chiuso le Facoltà teologiche da più di un secolo? È la domanda, ma anche la sfida, che si pone il Coordinamento delle teologhe italiane (CTI) nel Seminario annuale “Verso una teologia pubblica. Storie, conflitti, visioni” che si terrà a Roma il prossimo 15 aprile [programma completo e iscrizioni qui: Seminario Nazionale 2023 - CTI - Coordinamento Teologhe Italiane].
I limiti del contesto italiano
La “teologia pubblica” si muove sulla linea di confine tra due possibili derive: da un lato, l’insignificanza – quando si appiattisce su un minimo comun denominatore all’interno delle acquisizioni e delle conoscenze di altri ambiti disciplinari; dall’altro lato, la marginalità – quando ribadisce l’assolutezza della rivelazione e si pone come alternativa oppositiva rispetto alle dinamiche culturali e sociali.
Eppure, la società avrebbe tanto bisogno dell’apporto della teologia negli ambiti della convivenza sociale, della giustizia, del conflitto interreligioso, delle dinamiche del potere, dell’economia e del lavoro. La difficoltà di trovare una strategia teologica che non ripieghi nell’insignificanza o nella privatizzazione, in società post-secolari contrassegnate da presenze religiose plurali, è tanto più marcata in Italia, dove le università statali registrano l’assenza delle facoltà teologiche, percepite come luoghi appartati di formazione intra-confessionale e ministeriale, e dove “i teologi” sono per lo più appartenenti al clero e quindi fanno teologia a partire da una condizione esistenziale, lavorativa e di genere molto connotata.
La parzialità generativa della teologia delle donne
In tale contesto italiano, venti anni fa muoveva i primi passi il CTI: dal collegamento e dalla riflessione di un gruppo di teologhe docenti presso diverse facoltà sul territorio nazionale, ha preso forma il Coordinamento, nato dall’esigenza di dare corpo e consapevolezza alla novità di una teologia delle donne. Questo nuovo soggetto, comparso recentemente nel panorama teologico, muove da un angolo visuale che potrebbe essere considerato veramente angusto: si tratta di donne, teologhe, inserite in contesti ecclesiali che solo eccezionalmente aprono prospettive di corresponsabilità ed esercizio del ministero, in una società non particolarmente pronta a riconoscere la professione della teologia e la sua rilevanza culturale. In realtà, proprio questa particolarità e apparente ristrettezza della situazione vitale in cui le teologhe si muovono custodisce un notevole potenziale generativo: infatti, non si può fare teologia pregnante di significato in modo neutro, ovvero senza tener conto della parzialità di ogni punto di osservazione, innanzitutto della parzialità di genere (di cui alcune teologhe, ma soprattutto molti uomini teologi sembrano ancora oggi inconsapevoli), ma anche della particolarità delle situazioni vitali collocate nelle periferie esistenziali, nei conflitti sociali, nella pluralità delle interpretazioni.
In dialogo con il mondo, trasformando la Chiesa
Per questo al seminario le teologhe si confronteranno con voci e apporti di studiose di diversi ambiti e discipline: Marinetta Cannito, consulente internazionale in materia di trasformazione dei conflitti e restorative justice, per una ricomprensione del potere come capacità di innescare processi di riconciliazione sociale; la filosofa Annarosa Buttarelli, direttrice scientifica della Scuola di alta formazione Donne di Governo, per una riflessione sulle radici profonde della sovranità posta a livello dell’amore filosofico-politico. La biblista Marinella Perroni, tra le fondatrici e prima presidente del CTI, sarà impegnata in un confronto con la scrittrice Michela Murgia a partire dal suo ultimo libro “God save the queer, Catechismo femminista” (Einaudi 2022), esempio di una riflessione su femminismo e transfemminismo a partire da categorie teologiche e rivolta a un pubblico non specialista e al di fuori dell’accademia.
Ovviamente non mancheranno apporti strettamente teologici. Alla teologa e pastora battista Elizabeth Green viene affidata la relazione di apertura, per un inquadramento dei diversi modelli di teologia pubblica come si sono delineati specialmente nelle società anglosassoni, e per una valutazione della loro praticabilità in Italia. L’ecclesiologa Serena Noceti svolgerà una riflessione sul modello di potere nella Chiesa e sulle dinamiche della gestione dei conflitti e delle procedure deliberative, per una autorità capace di rendere conto e “autorizzare”, cioè sostenere la compartecipazione e corresponsabilità delle donne e degli uomini che compongono il noi ecclesiale.
Infine, è previsto un momento di celebrazione del ventennale attraverso una tavola rotonda in cui si confronteranno tre generazioni di teologhe: Luisa Alioto, teologa specializzata in studi giudaici; Maria Bianco, docente di filosofia e di teologia al Centro Hurtado e alla Pontificia Università Antonianum; Stella Morra, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana. Ripercorrere la storia di questi vent’anni significa acquisire consapevolezza di come la presenza di donne che fanno teologia in prospettiva di genere abbia innescato dinamiche e visioni nuove della teologia in Italia; il senso di questo confronto intergenerazionale non è tanto quello di fare un bilancio sulla storia già vissuta, quanto quello di delineare temi e sfide per l’azione e la riflessione dei prossimi anni.
La scelta della location per il seminario non è casuale, né neutra: fuori dalle aule accademiche, la teologia occupa per un giorno la Città dell’Altra Economia, uno dei primi spazi in Europa interamente dedicato a quelle pratiche economiche che si caratterizzano per l’utilizzo di processi a basso impatto ambientale, che garantiscono un’equa distribuzione del valore, che non perseguono il profitto e la crescita a ogni costo e che mettono al centro le persone e l’ambiente. Luogo di pensiero creativo, ben si adatta ad ospitare il seminario annuale delle teologhe italiane, che vuole essere fucina di una teologia pubblica significativa e liberante, che assume i conflitti di genere e di potere come occasione per generare nuove forme di convivenza nelle Chiese e nelle società.