Così il “vino nuovo” trasforma la vita religiosa
2 Febbraio, Giornata della vita consacrata /1 -Il mondo delle religiose di vita apostolica si confronta con i mutamenti della storia, che chiedono nuove vie di missione e nuove pratiche di vita evangelica, spingendo anche a un rinnovamento delle strutture. Il vento del Concilio, che ha cambiato la vita delle donne, continua a sostenerle in questa ricerca.
Ci sono giorni nuovi davanti a noi, un futuro che ci chiama, generato da un presente radicato in un fecondo passato. Si potrebbe porre il punto di domanda alla fine di questa prima frase: perché, riferendola alla vita religiosa, ci si sta chiedendo da più parti, soprattutto nel mondo occidentale, se ci sia davvero un futuro. Le analisi si susseguono,[1] la conta degli anni si somma a quella degli acciacchi, la lista dei “benvenuti” è molto più corta di quella degli addii; le celebrazioni degli anniversari di professione vedono spesso un grande numero di cinquantesimi, sessantesimi, mentre i venticinquesimi cominciano a scarseggiare…
Non possiamo sapere cosa sarà il futuro: per cui il punto di domanda lo lasciamo stare, e diamo voce a una affermazione di cambiamento che la storia ci spinge a vivere. Volenti o nolenti, consapevoli o inconsapevoli, la vita religiosa è in questo mondo in trasformazione, di meticciati, di incroci di culture, di dialoghi interreligiosi. Lo è in particolare la vita religiosa apostolica: dentro questa realtà in trasformazione non vi possono essere elementi che rimangono fermi, pena la fossilizzazione.
Il Vangelo non è un messaggio chiuso e concluso,[2] ma vitale e aperto, che continua a crescere con chi lo legge. E cerca di viverlo. È in questa dimensione del vivere sempre più il Vangelo di Gesù, alla sua sequela, che la vita religiosa si mette in movimento, cerca nuovi modi di essere nel mondo, nel popolo di Dio, cerca di ascoltare la nuova missione che nel tempo il Signore fa scorgere tra le pieghe della storia a uomini e donne che, attirati dalla sua preziosità, cercano con tutte le loro forze di sentirlo vicino, di condividere la sua vicinanza divina nella quotidianità della vita, in case al centro della città o nelle periferie della storia. Con quella scelta preferenziale che lui ha fatto: per i poveri, per chi è ai margini della vita, per chi è “piccolo”.
Respirare il vento del Concilio
Nel mondo delle donne religiose di vita apostolica si respira ancora quell’aria di novità che il concilio Vaticano II ha portato nella Chiesa, e in particolare nella vita consacrata: poter leggere i testi delle Scritture nella propria lingua, poterli studiare da donne, conoscere e attingere alla vivacità spirituale che viene dalla parola di Dio è stata la grande chiave di volta per le donne consacrate, sorelle non di sangue ma di fede, che con determinazione hanno rivisto i propri statuti e le regole di vita, con lo studio delle fonti carismatiche di fondatori e fondatrici: per intravedere e vivere ciò che lo Spirito dice oggi alla sua Chiesa.
Se la forza dirompente del vento conciliare si è affievolita nel tempo, non ha però smesso di soffiare e inarcare le vele per raggiungere terre prima difficilmente abitate da donne e ancor meno da religiose: i territori della riflessione teologica sono stati raggiunti a fatica ma con molta significatività per la presenza di Dio nel mondo. Come pure gli ambiti della cultura di genere, della riflessione economica, filosofica, oltre che pedagogica, sono territori ora abitati e attraversati dal mondo delle donne religiose.
E nella vita apostolica si ricerca e innesca quel circuito virtuoso di passaggio generativo tra teoria e prassi, tra fede e vita, tra Vangelo e testimonianza, tra cultura e carità, che è la fonte della continua trasformazione in chiave spirituale vitale. È la sfida e nel contempo il punto di partenza e ripartenza: che trae forza anche dalla sapienza delle donne che riflettono sul loro essere delle “comunità di pratica” evangelica e rivedono le forme della missione, della vita fraterna, della vita spirituale comune, nel continuo divenire che se da un lato sembra perdere alcuni contorni, dall’altro ne vede l’abbozzo di altri.
Vino nuovo, otri nuovi
Molti istituti dedicano tempo a informarsi, a confrontarsi, a discernere in quale direzione lo Spirito stia soffiando sulle vele. E sono le strutture che piano piano (o veloce veloce?) vanno a essere modificate. Con nuove pratiche e nuove interpretazioni evangeliche della missione, la struttura si modifica: ma può far paura, pensando che non vi sia più vita. Invece la vita c’è, vita secondo lo Spirito: proprio per questo ha la forza di cambiare le strutture. Vino nuovo in otri nuovi! dice Gesù in Mc 2,22 e in tutti i sinottici: è il tempo della sperimentazione di nuovi otri,[3] che siano rispondenti ai diversi e nuovi tipi di vino che rallegrano il cuore delle donne e degli uomini, per la festa di nozze di Dio con tutta la sua famiglia umana, per il banchetto che lui imbandisce e al quale tutti siamo chiamati, prendendoci cura gli uni degli altri, le une delle altre, nell’accezione ampia della cura in termini di pensiero, di uguale dignità nel riconoscimento della reciproca diversità, di attenzione ai processi e alle strutture che permettono e promuovono lo sviluppo di ciascuno e ciascuna.
«Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate» (Evandelii gaudium, n. 99). Prendersi cura, incoraggiarsi, accompagnarsi: da intendere come verbi reciproci, che chiamano in relazione due o più persone, e non come verbi riflessivi, che si agganciano a un sé attorcigliato attorno alla propria visione narcisistica. Una pro-esistenza adulta, l’esistere per, è il nucleo umanizzante del messaggio evangelico che nella vita religiosa apostolica trova anche oggi declinazione di pensiero, azione, volontà, cuore.
[1] Molto interessante a questo proposito la pubblicazione del Centro diocesano vocazioni dell’arcidiocesi di Milano diretto da Claudia Ciotti, (Come) mi vedi? Ricerca sulla percezione della vita consacrata femminile, Centro Ambrosiano, Milano 2017.
[2] Nell’incontro con sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e seminaristi tenutosi il 16 gennaio 2018 nella Cattedrale di Santiago del Cile durante il viaggio apostolico in Cile e Perù, papa Francesco ha affermato che «Spesso sogniamo le “cipolle d’Egitto” e ci dimentichiamo che la terra promessa sta davanti, e non dietro. Che la promessa è di ieri, ma per domani».
[3] Una riflessione sulla riforma dei processi di ristrutturazione, di governo, di relazione, di formazione è contenuta negli Orientamenti pubblicati dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica a conclusione dell’anno della vita consacrata, Per vino nuovo, otri nuovi. Dal Concilio Vaticano II la vita consacrata e le sfide ancora aperte, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2017.
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