Cercherai relazioni di giustizia
In un tempo segnato da ingiustizie e battaglie identitarie, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un richiamo forte per la vita delle Chiese e per il loro modo di agire nel mondo.
Il tema scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, «La giustizia, solo la giustizia seguirai» (Deuteronomio 16,20), leggermente ammorbidito dalla traduzione interconfessionale «cercate di essere veramente giusti», ci porta al cuore della fede giudeo-cristiana. «Eccelso è il Signore perché abita in alto; egli riempie Sion di equità e di giustizia» (Salmo 33,5): la giustizia caratterizza il divino, inseguirla è compito dell’umano in quanto la giustizia fa parte della stessa struttura dell’universo, «principio stabilito da Dio intorno al quale Dio desidera che la realtà, qualsiasi realtà prenda forma e si sviluppi» (Franco Loi). Compito di donne e uomini, dunque, è di agire la giustizia senza se e senza ma.
Non c’è nessuna identità da difendere
Per la testimonianza biblica, cercare «il regno e la giustizia di Dio» (Mt 6,33) vanno mano nella mano poiché l’uno è fonte dell’altro. Ma che cosa significa cercare la giustizia? Se il divino è fonte di giustizia, ogni essere umano in quanto impronta del divino è al contempo soggetto e oggetto di giustizia. Inseguire la giustizia, dunque, significa agire di conseguenza senza riguardi personali dovuti al genere (per esempio), alla nazionalità, al conto in banca, all’identità sessuale o a qualsiasi altra variabile in base alla quale ci identifichiamo e ci lasciamo identificare. Di fatto, non c’è nessuna politica identitaria da seguire, nessuna appartenenza da difendere, perché la giustizia è soprattutto un termine relazionale che ha a che fare con Dio, gli uni con gli altri, con il pianeta terra. Apparteniamo tutti e tutte al Tutto e mediante il Tutto a tutti senza eccezione.
In altre, parole, ciò che conta è la relazione. Esattamente come afferma la teologa Isabel Carter Heyward, poco tradotta e appena conosciuta in Italia. Per lei, inseguire la giustizia significa creare «right relation», laddove «right» porta con sé un’area semantica analoga al “giusto”. Raddrizzare le relazioni storte. Mettere in sesto le relazioni incrinate. Innalzare gli umiliati e abbassare i potenti affinché predomini la mutualità e regni l’equità. Compito delle Chiese, quindi non è di partecipare alla costruzione di identità fisse – “la donna”, “il clero”, “l’extra-comunitario” – intorno alle quali polarizzarci, perché abbiamo già la nostra identità: siamo “in Cristo”, portiamo la traccia di Dio.
Ci vuole un amore appassionato
«Cercate veramente la giustizia» significa allora resistere a ogni tipo di relazione storta e adoperarsi affinché si raddrizzi. Gli esempi abbondano, dalle relazioni che recano violenza alle donne al rifiuto di relazione che lascia nei nostri porti persone «senza un posto dove posare il capo»; dalla relazione di coloro che arricchendosi condannano altri alla miseria alla relazione tra le vittime di guerra lontane e le bombe prodotte in casa nostra. Dappertutto le relazioni sono distorte dall’egoismo e della paura, dall’indifferenza e dall’odio, dall’avidità e dal disprezzo di se stessi e degli altri.
Hai voglia inseguire la giustizia. Che cosa ci vuole per rompere con la mentalità imperante del “si salvi chi può” e “prima gli italiani” (a patto che siano maschi, bianchi e eterosessuali)? Ancora una volta la teologia delle donne ci viene in aiuto. Ci vuole un amore appassionato, potenza dell’eros, come diceva Audrey Lorde, o – secondo un altro afroamericano, Martin Luther King –, la forza di amare. «L’atto di amare, di manifestare amicizia, di far regnare la giustizia è il nostro modo di incarnare Dio nel mondo», scrive Heyward. Di fatto, «la bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate», canta il salmista (Salmo 85,10). Una passione che non può che avere a cuore il corpo dell’altra (o dell’altro) che va visitato e vestito, unto e profumato, cibato e accolto.
Ecco che cosa vuole dire inseguire la giustizia. «La giustizia, solo la giustizia seguirai». È un messaggio rivolte alle Chiese, invitate a guardarsi e a rendere diritte le relazioni distorte al loro interno. Non solo perché il testo si rivolge al singolo, e davanti alle sue parole ognuno e ognuna di noi è nudo e esposto. Dio è in attesa perché se «la verità germoglia dalla terra, la giustizia guarda dal cielo». Se diamo corpo al sogno di Dio allora «il Signore elargirà ogni bene e la nostra terra produrrà il suo frutto. La giustizia camminerà davanti a lui e seguirà la via dei suoi passi» (Salmo 85,11-13).
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Queste riflessioni sono basate su uno studio tenuto l’8 gennaio nella chiesa di San Pietro ad Assemini dal professor Franco Loi, al quale va un profondo ringraziamento (E. G.)
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