Dieci anni di pontificato rappresentano un appuntamento periodizzante sia sul piano personale sia su quello ecclesiale. E lo sono certamente anche nel caso del pontificato di papa Francesco. Dieci anni caratterizzati, come non accadeva da secoli, dalla convivenza con un «papa emerito», Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, dimessosi dopo otto anni di pontificato, di fronte a una crisi d’autorità che non riusciva a governare, di cui gli scandali sono stati l’epifenomeno, e che hanno come raffigurato questo tempo della Chiesa come quello della crisi.
L’elezione di Francesco ha espresso un passaggio storico per la cattolicità, a capo della quale per la prima volta c’è un figlio della Chiesa «del sud del Sud», come lo ha definito il teologo Carlos María Galli nel dossier pubblicato in Regno-att. 2,2014,57.
C’è «stata e continua a esserci una grande attenzione soprattutto mediatica sul Cammino sinodale in Germania; questo ovviamente porta a letture frammentate e forse a volte superficiali». Così si è espresso il vescovo di Velletri-Segni, mons. Stefano Russo, davanti alla V Assemblea sinodale celebrata a Francoforte (9-11 marzo scorso), che gli chiedeva come viene recepito il sinodo tedesco in Italia. Russo è il primo osservatore inviato dalla Conferenza episcopale italiana al Synodaler Weg, il Cammino sinodale tedesco.
La rivista ha dato conto con attenzione del percorso del Cammino sinodale tedesco, sia quello preparatorio sia quello delle Assemblee sinodali.
Il Cammino sinodale tedesco è composto da 230 delegati, ha un proprio statuto e ha costituito 4 gruppi interni detti Forum: quello sul potere nella Chiesa, quello sulla dimensione esistenziale del prete, quello sui ministeri delle donne nella Chiesa e infine quello sulla morale sessuale.
Il rapporto della delegazione che rappresentava la Romania a Praga ricorda la primissima versione degli «orientamenti» per il processo sinodale nella Chiesa romena greco-cattolica, dove si dichiarava che essa è [già] una Chiesa sinodale, affermazione che rischiava di mettere fine al percorso prima ancora che fosse iniziato.
La Chiesa di Francesco, spesso attraversata da tensioni, sta faticosamente ma senza perdersi d’animo perseguendo una strada nuova, fortemente voluta dal pontefice che ritiene che il modo con cui vive la comunità dei credenti debba essere diverso, più aderente al Vangelo. Da qui il Sinodo sulla sinodalità, una scommessa che mette in discussione molteplici aspetti della prassi fin qui seguita dalla Chiesa, e che interroga anche gli specialisti del diritto canonico.
La kermesse nazional-popolare per eccellenza in Italia, il festival di Sanremo, ha portato sul palco, in televisione e sui social media la questione razzismo con il monologo della pallavolista Paola Egonu, e la questione del gender con numeri più o meno improvvisati da parte di cantanti, conduttori e consorti. Erano gli stessi giorni in cui un collega di università e dipartimento, coetaneo, esperto molto noto di razzismo e politica negli USA, Vincent Lloyd, pubblicava un articolo intitolato «Un professore afroamericano intrappolato in un inferno antirazzista», che ha suscitato ampio dibattito.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa ha provocato «il più grande e tragico spostamento di persone» avvenuto in Europa nel secondo dopoguerra. Basti pensare che in Ucraina, su una popolazione di poco superiore ai 43 milioni di abitanti, quasi 18 milioni sono stati costretti a spostarsi sia all’interno del paese sia verso altri paesi. Di questi, a fine gennaio 2023, oltre 9 milioni sono rientrati in patria, mentre 8 sono ancora nei paesi dell’Unione Europea. Da qui è partita la Fondazione ISMU, Iniziative e studi sulla multietnicità, nel suo XXVIII Rapporto sulle migrazioni.
La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito democratico (PD) è stata una sorpresa. Anzitutto perché è avvenuta in un contesto di partecipazione che è sembrata più alta delle aspettative. Quasi 1 milione e 100.000 partecipanti, dei quali 587.010 hanno votato per Elly Schlein e 505.032 per Stefano Bonaccini.
Non è mai mancata in queste pagine un’analisi approfondita della politica italiana, sia che si trattasse degli appuntamenti elettorali sia dell’approfondimento di questioni specifiche. Offriamo qui una rapida sintesi degli interventi principali pubblicati in questi ultimi due anni.
La grandissima parte delle adozioni funziona. In alcuni casi all’interno della nuova famiglia i rapporti tra genitori e figli possono incontrare ostacoli che vengono però affrontati con sostegni professionali da parte dei servizi sociali. In rarissime occasioni (3 su 100) si verificano delle vere e proprie crisi, molto dolorose, che comportano un intervento del tribunale e possono portare anche al fallimento dell’adozione, con la decadenza della responsabilità genitoriale e la conseguente esperienza di un doppio abbandono per il minore.
Nella serie televisiva di fantascienza Raised by Wolves – Una nuova umanità, creata da Aaron Guzikowski, che ha debuttato su HBO Max nel 2020 e ha trasmesso nel 2022 la seconda stagione, dopo una devastante guerra religiosa sulla Terra tra gli atei e i seguaci del culto di Mitra, due androidi («Madre» e «Padre») devono creare una nuova umanità su Kepler-22b: Madre è una dea artificiale dei vivi e della morte.
Il Grand prix del Festival di Cannes è il premio più importante dopo la Palme d’or: il regista e sceneggiatore Lukas Dhont si è guadagnato il superbo riconoscimento nell’edizione della kermesse del 2022, dopo aver già conquistato nel 2018 la Caméra d’or per Girl, come miglior opera d’esordio. Classe 1991, in bilico tra realismo ed evocazioni simboliche, Dhont fin da subito si è incamminato verso un itinerario narrativo che mette a fuoco con rara delicatezza le trasformazioni della giovinezza e i processi di sviluppo dell’identità.
L’indagine storica ora in corso di pubblicazione è stata resa possibile dall’apertura anticipata degli archivi della CEA, della Segreteria di Stato vaticana e della Nunziatura apostolica di Buenos Aires, di norma non disponibili prima che siano trascorsi 70 anni dagli eventi.
Non vengono più a messa. Ecco una frase che sentiamo ripetere spesso da preti e cristiani impegnati. A fine anni Novanta si ripeteva spesso: «I giovani non vengono più a messa». Poi all’inizio del nuovo secolo abbiamo iniziato a dire: «I bambini non vengono più a messa». Ora, soprattutto dopo la pandemia, diciamo: «Non vengono più a messa», in riferimento agli adulti e anche, un po’, agli anziani.
Avevo incontrato Vittorio Bachelet per la prima volta all’uscita laterale di San Pietro, il 5 o il 6 dicembre 1965, alla vigilia della conclusione del concilio Vaticano II. Ero venuto a Roma, da Brescia, per vivere da vicino quei giorni; e padre Carlo Manziana, vescovo di Crema e amico di Paolo VI, mi aveva portato a conoscerlo assieme ad altri «uditori», «periti» e vescovi, protagonisti del Concilio.
Causa la guerra, nel 2022 non avevano potuto partecipare alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Oggi sono presenti, anche se le loro parole, i volti, i toni della voce sono profondamente segnati da questo anno trascorso dall’inizio della «full scale Russian invasion», come è ufficialmente definita la guerra. Gli editori ucraini sono tornati a Bologna, alla kermesse che nel 2023 compie 60 anni, presentandosi in 3 panel, oltre che con un proprio stand.
Pensare a un classico trattato «sulla Chiesa» rimanda immediatamente a «natura» e «missione» della stessa, sebbene gli approcci possano variare anche sensibilmente. Pur senza aver scritto un manuale, di recente se ne è interessato anche il teologo australiano Richard Lennan, docente di Teologia sistematica presso il Boston College, la cui ultima fatica è Tilling the Church, in cui natura e missione della Chiesa vengono rilette attraverso la metafora del «coltivare», in particolare nel senso evocato da papa Francesco nella sua enciclica sulla cura della casa comune, Laudato si’.
Per la prima vola il pubblico italiano ha la possibilità d’accedere a 3 scritti giovanili, editi postumi, sul Barocco di Franz Rosenzweig, in grado d’offrire una prospettiva del tutto originale circa la storia della cultura dal XVI all’inizio del XX secolo. Essi si presentano in vario modo: pagine diaristiche, appunti per una relazione a un convegno che, presi nel loro insieme, posseggono un tessuto connettivo capace d’unire tra loro musica, arti figurative, poesia, filosofia, scienze, stato e soggetto culturale.
Sul tema della sinodalità nella Chiesa vi è già una bibliografia imponente, fiorita soprattutto nel corso degli ultimi decenni. Il libro che si presenta potrebbe quindi sembrare un ennesimo titolo destinato ad affiancarsi alle centinaia già pubblicati su questo argomento. E tuttavia, l’ultimo lavoro di Carlo Fantappiè, autorevole canonista ordinario all’Università di Roma Tre, presenta caratteristiche inedite che lo fanno particolarmente apprezzare.
Questo piccolo libro di don Giuliano Zanchi, autore prolifico, direttore della Rivista del clero italiano, dedica all’Apocalisse alcune pagine di meditazione per «trovare quella familiarità con la Bibbia che consenta al nostro presente di essere abitato dalla fede».
Il romanzo – molto verosimile – che l’autore tratteggia attorno alla vicenda di «Diletta» svolge questo compito: quello di dare un nome a ciò che crea inquietudine ricorrente alla protagonista: una violenza subita da bambina piccolissima, sepolta nella sua memoria, oltre ad altri episodi che invece le sono più chiari. Il testo fa inoltre comprendere che solo l’aiuto di professionisti competenti può fare imboccare la strada di una completa guarigione che comunque richiede un percorso terapeutico molto lungo.
Nelle pagine che seguono Pino Petruzzelli immagina e narra la sua ultima tragica notte prima del patibolo per lui predisposto da Hitler il 9 aprile 1945.
In un momento in cui la curia romana riserva particolari attenzioni alla Chiesa tedesca, un recente libro ci fa ricordare che non si tratta di una novità. Ne è autore un giovane e brillante studioso, Francesco Tacchi – assegnista di ricerca in Storia del cristianesimo presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia –, che si propone di ricostruire i rapporti tra la Santa Sede e la Germania durante la crisi modernista.
In questo piccolo libro l’autore non nomina mai se stesso, tuttavia è molto presente a motivo di una trasparente empatia mostrata nei confronti di Benedetto XV (1854-1922). Le affinità tra Giacomo Dalla Chiesa e Giovanni Cereti sono facilmente individuabili: entrambi profondamente genovesi, entrambi presbiteri con studi giuridici alle spalle, entrambi, una volta trasferitisi a Roma, con ruoli di primo piano nella Confraternita di San Giovanni Battista dei genovesi.
Si è soliti far coincidere la caduta dell’Impero romano con il sacco di Roma a opera dei visigoti del re Alarico, nel 410 d.C. Sempre attorno a questo periodo, si è soliti pensare che il paganesimo sia stato sostituito dal cristianesimo: con l’imperatore Teodosio I, infatti, esso divenne religione di stato e i templi pagani furono, a poco a poco, chiusi, abbattuti o riconvertiti alla religione cristiana.
Donne colte e dotate di una forte personalità, che hanno saputo muoversi nell’universo maschile dell’alto clero navigato della corte papale, tenendo testa ai sospetti e alle critiche maschiliste. Dal racconto delle loro storie emerge uno spaccato di vita della Santa Sede, fatto di luci e di ombre: sotterfugi, omissioni, mistificazioni e altro caratterizzano la vita di parte degli uomini di questo ambiente, che s’intrecciano però anche con scelte coraggiose, motivate da grande amore per Cristo e la Chiesa.
Vorrei che si «ricordassero solo due piccole cose: 1) La liturgia è una cosa viva, ma fragile; muore nelle mani di chi non la sa trattare. 2) La liturgia è una cosa viva, ma solo se è dinamica, volta cioè verso l’avvenire, con l’avvertenza che il suo dinamismo è tra due poli: quello del mistero di salvezza realizzato da Cristo e quello dello stesso mistero di salvezza da realizzarsi in noi» (Salvatore Marsili).
Il libro, uscito in edizione originale inglese nel 2018, ha già avviato tra gli specialisti un ampio e acceso confronto. L’autrice, tra le più significative studiose di Filone in senso assoluto, insegna Pensiero ebraico alla Hebrew University di Gerusalemme ed è specialista del rapporto tra la cultura giudaica e la coeva letteratura filosofica greco-latina. Per tale opera su Filone ha ricevuto il Polonsky Prize for Creativity and Originality in the Humanistic Disciplines della Hebrew University.
Il pensiero novecentesco non ha smesso di investigare il cuore di tenebra della guerra, incrociando saperi e punti di vista diversi. Da Hannah Arendt a Simone Weil fino a Elias Canetti, i nodi della violenza, della forza, del potere sono stati radiografati incessantemente per approssimarsi alla condanna che, per lo scrittore americano Jack Kerouac, è incisa in ogni uomo: l’attitudine al massacro (Angeli di desolazione, Mondadori, Milano 2018, 106).
Aldo Preda raccoglie lettere a (e di) Zaccagnini e pagine di tante personalità della Chiesa, della cultura, della politica. L’insieme è un denso profilo della sua vita, della sua educazione cristiana, del suo impegno nella GIAC e nella FUCI, del suo ingresso nella Resistenza. L’amore per la famiglia, per la Chiesa e per il prossimo sostanzia il suo agire e i suoi sentimenti. Il dolore per la perdita di Grazia e Luca, figli adorati, e per l’assassinio di Moro lo accompagna sino al termine del suo pellegrinaggio terreno.
Dopo il sacco di Roma dell’agosto 410, l’Impero romano riprende un certo vigore, sebbene il problema dei barbari lo attanagli di continuo. Un autore emblematico di questa difficile situazione, per cui Roma ha bisogno dei barbari federati amici per difendere i confini dall’invasione di altre nazioni barbare, questa volta nemiche e pronte a entrare nel territorio dell’Impero e devastarlo, è Salviano vescovo di Marsiglia, che opera verso la metà del V secolo ed è noto soprattutto per le sue simpatie verso i «forestieri».
La crisi umanitaria vissuta dalle comunità del popolo yanomami ha ricevuto, all’inizio del 2023, grande visibilità, in Brasile e all’estero. Tuttavia, non è una situazione che si è creata dall’oggi al domani e neppure durante gli ultimi mesi. Per anni, le violenze subite nel proprio territorio sono state denunciate dai leader indigeni, dalle loro associazioni e dalle organizzazioni che difendono i diritti dei popoli indigeni e la protezione dei territori, dinanzi a tutte le autorità dello Stato brasiliano e agli organismi internazionali (cf. Regno-att. 16,2020,460).
Il 12 marzo il Nicaragua ha «sospeso» le relazioni diplomatiche con la Santa Sede. È la reazione del regime Ortega-Murillo a un passaggio dell’intervista rilasciata da papa Francesco all’argentino Infobae, pubblicata il 10. Alla domanda sull’accusa di Ortega alla Chiesa cattolica d’essere una mafia, il pontefice ha risposto «Con molto rispetto, non mi resta altro che pensare a uno squilibrio della persona che guida [il paese]. Lì abbiamo un vescovo prigioniero, un uomo molto serio e capace. Ha voluto dare la sua testimonianza e non ha accettato l’esilio». Il pontefice ha poi assimilato questa dittatura a quelle bolscevica e hitleriana.
Eletto con il 37% delle preferenze: Bola Ahmed Tinubu è il nuovo presidente della Nigeria, il più popoloso stato africano, un gigante demografico ed economico, piagato però da disuguaglianze profonde, terrorismo e corruzione endemica: un paese di oltre 213 milioni di abitanti (ma solo 93 milioni sono gli elettori) dei quali 4 su 10 vivono sotto la soglia di povertà.
Il 25 febbraio scorso le Filippine hanno ricordato la Rivoluzione dell’EDSA, così chiamata ufficialmente perché sulla Epifanio de los Santos Avenue, grande arteria che circonda la parte centrale di Manila, si tennero nel 1986 le convulse fasi finali della marcia condotta da Corazon – «Cory» – Aquino e dall’arcivescovo della capitale, il cardinale Jaime Sin, che videro i soldati deporre le armi davanti a milioni di persone disarmate e in preghiera.
Se un presidente interviene alla televisione pubblica dichiarando che nel 75o anniversario dell’indipendenza il suo paese «è sul punto della distruzione», ciò segnala qualcosa di più di una mera difficoltà. E in effetti la situazione dello Sri Lanka a tre quarti di secolo dalla fine della dominazione coloniale britannica è grave sotto ogni punto di vista. Pesano oggi molte questioni irrisolte e anche le confessioni religiose ne sono coinvolte, perché le loro rivalità storiche o le loro compromissioni con la politica le ha spesso aggravate.
«Il tempo è superiore allo spazio». Nei molti bilanci provvisori pubblicati in occasione del decennale dell’elezione di Francesco è stata spesso ripresa e commentata questa citazione del documento programmatico del pontificato, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (n. 222). Ma tale affermazione non può essere ratificata «in assoluto e fuori dal contesto in cui viene pronunciata». Di qui l’utilità di riprendere «ciascuno dei due termini in questione», il «tempo» e lo «spazio», per «individuare chiaramente che cosa comportano e per proporne un’articolazione» che «li convaliderà entrambi nei loro rispettivi contenuti». Questa ripresa si colloca su un orizzonte storico e filosofico che tiene sempre come riferimento la relazione che il cristianesimo ha stabilito con il tempo e con lo spazio, fino a formulare l’idea che esso e la Chiesa si propongano come «eterotopie, parola che dice sia un luogo (…) sia un altrove», e che in tal modo siano «intempestivi, ma nel cuore del tempo, per questo tempo e fatti di questo tempo»; accompagnati da narrazioni da riscrivere e da una legittimazione da ripensare «alla luce del civile e nel confronto e nell’interazione con i diversi modi che abbiamo di dare forma all’umano sulla superficie di questa terra».