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Attualità
Attualità, 6/2023, 15/03/2023, pag. 195

Il futuro del cristianesimo. Meditare con Francesco su tempo e spazio

Pierre Gisel

«Il tempo è superiore allo spazio». Nei molti bilanci provvisori pubblicati in occasione del decennale dell’elezione di Francesco è stata spesso ripresa e commentata questa citazione del documento programmatico del pontificato, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (n. 222). Ma tale affermazione non può essere ratificata «in assoluto e fuori dal contesto in cui viene pronunciata». Di qui l’utilità di riprendere «ciascuno dei due termini in questione», il «tempo» e lo «spazio», per «individuare chiaramente che cosa comportano e per proporne un’articolazione» che «li convaliderà entrambi nei loro rispettivi contenuti». Questa ripresa si colloca su un orizzonte storico e filosofico che tiene sempre come riferimento la relazione che il cristianesimo ha stabilito con il tempo e con lo spazio, fino a formulare l’idea che esso e la Chiesa si propongano come «eterotopie, parola che dice sia un luogo (…) sia un altrove», e che in tal modo siano «intempestivi, ma nel cuore del tempo, per questo tempo e fatti di questo tempo»; accompagnati da narrazioni da riscrivere e da una legittimazione da ripensare «alla luce del civile e nel confronto e nell’interazione con i diversi modi che abbiamo di dare forma all’umano sulla superficie di questa terra».

 

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Le parole-chiave che attraversano il testo, come ad esempio laicità, politica, Stato, riconoscimento, religioni, radicalizzazioni, trascendenza, eccessi, differenze, genealogia, lasciano intendere che questo duplice ripensamento passa per le diramazioni di una storia lunga e differenziata. E può sfociare in una considerazione del sociale e del religioso che si apre alla produttività delle differenze, fonte di un rinnovamento utile per entrambe le realtà e capace di difendere, senza compromessi, la laicità.

 

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