Cancel culture e wokismo: la trappola del nuovo inizio
È necessario prendere le distanze dal desiderio di purificazione della cancel culture e dalla sua fantasia di un nuovo inizio su uno sfondo immacolato. Si può piuttosto creare uno spazio per storie diverse – quelle dei dominanti e quelle degli emarginati repressi – e far nascere un proficuo dibattito. Ne saranno oggetto questioni umane e sociali che hanno dovuto essere messe in campo, certo sulla base di posizioni legittimamente contestate, ma che poi sono state inscritte in una costellazione di modi diversi di rispondere a esse nel corso della storia.
Come nel caso del cristianesimo: in primo luogo in relazione alla Bibbia, che alcuni vorrebbero riscrivere, anche in un modo più sottile ma sintomatico che la svincola dalla tradizione di cui è intessuta come testo canonico. In secondo luogo, considerando due casi: il violento testo di Martin Lutero sugli ebrei e le condanne del papato, nel Sillabo, nei confronti d’ogni autonomia di un ordine umano e civile concepito al di fuori di riferimenti religiosi, in questo caso cristiani, o addirittura specificamente cattolici. In definitiva, occorre aprirsi a un modo d’investire sul passato e sul presente che avvalora la fecondità delle differenze, lontano da ogni visione idealista e surrettiziamente totalizzante.
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