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Attualità
Attualità, 16/2023, 15/09/2023, pag. 503

Per una fede critica

Joseph Moingt (1915-2020) e il rapporto con la storia, la Scrittura, il mondo

Pierre Gisel

La posizione di Joseph Moingt è certamente critica, ma dobbiamo chiederci che tipo di critica sia. Se i nostri tempi sono effettivamente inclini alla critica, spesso si tratta di una semplice denuncia, per di più globale. Ma può anche assumere la forma di differenziazioni all’interno di un determinato ambito, ed essere efficace. Dobbiamo quindi spiegare che cosa intendiamo.

 

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Laicità e fedi. Aprire la scatola nera del religioso

Pierre Gisel

Se si vogliono porre correttamente i rapporti tra le religioni e la società è opportuno un loro ripensamento. È quanto il teologo protestante Pierre Gisel propone in questo saggio, che procede distintamente, ripensando la società in se stessa – a fronte di una tendenza contemporanea a intendere la laicità come mera neutralità e a non voler trattare le questioni umane fondamentali –, e allo stesso modo ripensando la religione in se stessa – a fronte di un’ideologizzazione di ciò che essa dichiara, autonomizzato e deculturato in maniera ingannevole, con spinte verso il radicalismo. 

Le parole-chiave che attraversano il testo, come ad esempio laicità, politica, Stato, riconoscimento, religioni, radicalizzazioni, trascendenza, eccessi, differenze, genealogia, lasciano intendere che questo duplice ripensamento passa per le diramazioni di una storia lunga e differenziata. E può sfociare in una considerazione del sociale e del religioso che si apre alla produttività delle differenze, fonte di un rinnovamento utile per entrambe le realtà e capace di difendere, senza compromessi, la laicità.

 

Attualità, 2024-2

Cancel culture e wokismo: la trappola del nuovo inizio

Pierre Gisel

È necessario prendere le distanze dal desiderio di purificazione della cancel culture e dalla sua fantasia di un nuovo inizio su uno sfondo immacolato. Si può piuttosto creare uno spazio per storie diverse – quelle dei dominanti e quelle degli emarginati repressi – e far nascere un proficuo dibattito. Ne saranno oggetto questioni umane e sociali che hanno dovuto essere messe in campo, certo sulla base di posizioni legittimamente contestate, ma che poi sono state inscritte in una costellazione di modi diversi di rispondere a esse nel corso della storia.

Come nel caso del cristianesimo: in primo luogo in relazione alla Bibbia, che alcuni vorrebbero riscrivere, anche in un modo più sottile ma sintomatico che la svincola dalla tradizione di cui è intessuta come testo canonico. In secondo luogo, considerando due casi: il violento testo di Martin Lutero sugli ebrei e le condanne del papato, nel Sillabo, nei confronti d’ogni autonomia di un ordine umano e civile concepito al di fuori di riferimenti religiosi, in questo caso cristiani, o addirittura specificamente cattolici. In definitiva, occorre aprirsi a un modo d’investire sul passato e sul presente che avvalora la fecondità delle differenze, lontano da ogni visione idealista e surrettiziamente totalizzante.

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Il futuro del cristianesimo. Meditare con Francesco su tempo e spazio

Pierre Gisel

«Il tempo è superiore allo spazio». Nei molti bilanci provvisori pubblicati in occasione del decennale dell’elezione di Francesco è stata spesso ripresa e commentata questa citazione del documento programmatico del pontificato, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (n. 222). Ma tale affermazione non può essere ratificata «in assoluto e fuori dal contesto in cui viene pronunciata». Di qui l’utilità di riprendere «ciascuno dei due termini in questione», il «tempo» e lo «spazio», per «individuare chiaramente che cosa comportano e per proporne un’articolazione» che «li convaliderà entrambi nei loro rispettivi contenuti». Questa ripresa si colloca su un orizzonte storico e filosofico che tiene sempre come riferimento la relazione che il cristianesimo ha stabilito con il tempo e con lo spazio, fino a formulare l’idea che esso e la Chiesa si propongano come «eterotopie, parola che dice sia un luogo (…) sia un altrove», e che in tal modo siano «intempestivi, ma nel cuore del tempo, per questo tempo e fatti di questo tempo»; accompagnati da narrazioni da riscrivere e da una legittimazione da ripensare «alla luce del civile e nel confronto e nell’interazione con i diversi modi che abbiamo di dare forma all’umano sulla superficie di questa terra».