La ribalta alla quale il martoriato Iraq è stato portato dal viaggio del papa sta tutta nel selfie delle giovani raccontato dall’obiettivo di Gianmarco Maraviglia e dalle parole di Laura Silvia Battaglia, inviati nella terra dei due fiumi.
Nel corso della conferenza stampa concessa durante il volo di ritorno dall’Iraq, a papa Francesco è stata posta una domanda sulla possibilità d’appoggiarsi all’idea di fraternità anche sul fronte dei rapporti con l’islam sciita. Dopo essersi richiamato al documento di Abu Dhabi (4.2.2019) firmato assieme al grande imam sunnita di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, e all’enciclica Fratelli tutti, il papa ha affermato che con al-Sistani si è compiuto un primo passo in ambito sciita a cui seguiranno altri.
Una giornata in cui questa sonnacchiosa cittadina agricola di provincia è diventata il centro della cristianità mondiale, con migliaia di persone e di famiglie riverse nelle strade in processione, le teste fluttuanti sotto un mare di candele e di icone, la banda del paese ad aprire il corteo, giovani suore e preti ululanti «Viva il papa», su pick up trasformati in juke box da migliaia di decibel.
Il 20 febbraio scorso papa Francesco ha accettato la rinuncia del card. Robert Sarah, 75 anni, alla carica di prefetto della Congregazione per il culto divino e quella del card. Angelo Comastri, 77 anni, alla carica di vicario generale per lo Stato della Città del Vaticano (nonché presidente della Fabbrica di San Pietro e arciprete della Basilica Vaticana). La doppia uscita di scena suggerisce di ricapitolare le principali «rinunce e nomine» avvenute nella Santa Sede (curia romana e altre istituzioni) mentre si compiono gli otto anni del pontificato bergogliano, considerandole dal punto di vista dell’età.
Un «chiaro segno dell’autenticità di un carisma è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del popolo santo di Dio per il bene di tutti» (esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 130; EV 29/2236): con questa citazione si apre la lettera apostolica in forma di motu proprio Authenticum charismatis, con la quale il pontefice ha recentemente modificato il can. 579 CIC.
Sulla questione dell’importanza di un’educazione interculturale, dunque al dialogo tra culture e tra religioni, abbiamo parlato col teologo Bryan Lobo, gesuita indiano, attualmente decano della Facoltà di missiologia e docente di Teologia delle religioni, Teologia della missione, Filosofia indiana, induismo e giainismo alla Pontificia università gregoriana.
La crisi provocata da Renzi e risolta da Mattarella, che ha dato vita al governo Draghi, mostra tutta la fragilità del sistema politico italiano e degli attuali soggetti di centro-destra e di centro-sinistra. L’Italia uscita dalle urne del 2018, nelle sue rappresentanze politiche era ed è del tutto inadeguata, anzitutto su un piano culturale, ad affrontare il nuovo tempo della vita del paese. Quel tempo che la pandemia ha tragicamente e pienamente disvelato.
Le conseguenze del COVID-19 sui sistemi politici vanno valutate sulla base di prospettive temporali diverse. Alcuni effetti si manifesteranno solo tra qualche tempo. Le trasformazioni economiche causate dalla recessione da COVID-19 provocheranno inevitabilmente un profondo disagio sociale, le cui conseguenze potrebbero riversarsi sulla politica democratica. È prevedibile, poi, un aumento dei flussi migratori con l’impatto che questi hanno su opinioni pubbliche già ora impreparate ad affrontare la trasformazione delle loro società in senso plurale.
La questione di una nuova legge sull’accesso alla cittadinanza italiana è tornata attuale durante le trattative per la formazione del governo Draghi. Non sappiamo però se il nuovo premier abbia intenzione d’impegnarsi su questo insidioso terreno, e se la sua ampia ma composita maggioranza reggerà alla prova.
Nei cinque capitoli di questo libro, abbiamo percorso un lungo cammino. Lo abbiamo fatto perché una concezione contemporanea della fede, come l’abbiamo annunciata fin dall’inizio, può essere articolata in modo credibile solo se resta capace di apprendimento durante il suo stesso processo. Ma l’apprendimento richiede tempo!
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Manuela Panieri, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone.
Achille Ardigò (1921-2008) è stato un intellettuale cattolico democratico «militante»: con un’impegnativa milizia, cioè, sul piano della ricerca scientifica (in sociologia), sul piano civile e sul piano ecclesiale. Milizia, aggiungerei, radicalmente laica, senza ombre d’integralismo, eppure che ha il suo fondamento di senso nella fede cristiana.
Il libro vale una lettura attenta per la presenza di una serie di dinamiche storiche capaci di sollevare anche questioni teologiche centrali. In primo luogo sui criteri con cui la Chiesa cattolica si è interrogata – e s’interroga – sui «segni dei tempi». A partire da quali pressuposti la storia viene sentita e letta nella tradizione cattolica? E in quale maniera questi presupposti sono legittimamente cambiati negli ultimi 200 anni?
Molte le qualità dello studio della Bertoglio. In primo luogo l’intelligente scelta di evitare sterili contrapposizioni tra protestantesimo e cattolicesimo e, viceversa, di esaltare i punti di contatto, gli aspetti culturali condivisi, a partire dall’umanesimo, dal rinnovamento filosofico-artistico o dalle scoperte scientifiche che rivoluzionarono lo sguardo sul mondo al di là della propria appartenenza confessionale. La musica, in questa prospettiva, viene vista dall’autrice come forse l’unico linguaggio trasversale in grado di coinvolgere a un tempo cattolici e protestanti pur restando ferme le differenze di fondo che caratterizzarono un secolo straordinario e ineguagliabile come il Cinquecento.
Nella mole sterminata di titoli sul papa, il libro curato dal giornalista inglese Austen Ivereigh si distingue per due aspetti: da un lato perché affronta il tema della crisi causata dal COVID e l’allarga su vari fronti (biografico, sociale, economico, ecclesiale e spirituale); dall’altro perché si coglie la profonda rielaborazione dei numerosi colloqui col pontefice. Il COVID è una crisi che deve portare a un miglioramento: oggi, invece – dice Francesco – «vedo molte barricate», costruite dai tanti che sono interessati a mantenere le cose come stanno.
La straordinaria esperienza di Martin Luther King nasce dentro questa terribile, lacerante, contraddizione tra il piano ideale – «il faro delle nazioni» – e la sua sistematica negazione – l’ingiustizia sociale e razziale –. Merito di Paolo Naso, docente di Scienza politica all’Università La Sapienza, è aver identificato in questo conflitto il nucleo, assieme incandescente e tragico, della vita del pastore battista.
Giuseppe Ruggieri, docente di Teologia fondamentale, che in questo testo vuole «comunicare la lezione della vita» (7) che gli è stato dato di imparare, ci mette a disposizione il distillato di un’esistenza radicalmente messianica vissuta da Gesù, che rimane la «forma» a partire dalla quale ogni cristiano è chiamato a vivere la sequela in spirito di libertà.
Ci si potrebbe chiedere che rapporto esista tra cinema e teologia. Al di là del fatto (comunque non banale) che importanti film affrontano tematiche di carattere religioso, possiamo pensare a un rapporto più profondo tra la teologia e la settima arte? Paolo Cattorini, docente di Bioetica presso l’Università dell’Insubria (sede di Varese) ci conduce in questa riflessione originale, attraversando non casualmente anche tematiche tipiche della filosofia della medicina.
È un dialogo profondo quello che Yukiko Ueno intesse idealmente con il marito, Giovanni Franzoni, padre conciliare, già abate del monastero di San Paolo fuori le Mura a Roma, animatore della comunità cristiana di base di via Ostiense, scomparso nel 2017. Un intimo colloquio inframezzato da lettere, ricordi, testimonianze di tante amiche e amici. Il libro è una polifonia di voci che permette di cogliere aspetti inediti della personalità e della spiritualità di Franzoni e, in forma autobiografica, di quelle di Yukiko.
Che cosa si intende riferendosi all’ascolto attivo? A un primo livello la locuzione rimanda a un’attitudine dialogica caratterizzata da grande attenzione e partecipazione comunicativa; gli studi di psicologia, da cui la categoria ha avuto origine, mostrano come chi viene ascoltato attivamente maturi sotto il profilo emotivo, si apra all’esperienza, allenti le proprie difese e diventi più accettante e meno rigido.
Il meccanismo è drammatico nella sua semplicità: l’aumento della povertà e della mancanza di lavoro a causa della pandemia e la difficoltà di accesso al credito costringono sempre più persone a ricorrere ad altri canali d’indebitamento – alcuni controllati dalle stesse banche – pronti ad approfittare della vulnerabilità di chi è più fragile.
Si è aperto per il governo spagnolo di centro-sinistra un nuovo capitolo del processo che intende fare chiarezza sulla storia nazionale del XX secolo. Mentre è ancora in elaborazione la Legge di Memoria democratica, riguardante quanti avevano subito persecuzioni ideologiche tra il 18 luglio 1936 e la promulgazione della Costituzione nel 1978 (cf. Regno-att. 4,2021,91-92), viene ora sollevata la questione degli immobili della Chiesa.
Una «polizia del pensiero sta prendendo sempre più piede nello spazio comune». Le Chiese cristiane in Francia passano all’offensiva nel dibattito pubblico circa la revisione della Legge sulla laicità del 1905, approvata in prima lettura all’Assemblea il 16 febbraio e in discussione in Senato il 30 marzo.
Ha avuto vita breve, meno di tre mesi, il gruppo segreto della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), istituito nel novembre 2020 per trattare il problema inedito di un cattolico liberal come Joe Biden alla Casa bianca: il tema sarebbe stato quello della partecipazione alla comunione eucaristica da parte del presidente e della presunta «confusione» che il ruolo di Biden avrebbe creato nei cattolici circa il vero insegnamento della Chiesa. Uno scoop del National catholic reporter a metà febbraio dava notizia dello scioglimento della commissione, sul quale il presidente della Conferenza episcopale ha fornito notizie ai vescovi solo il primo giorno di marzo.
Mons. Rogelio Cabrera Lopez biblista già vescovo di Tacambaro dal 1996, di Tapachula dal 2001 e di Tuxtla Gutierrez dal 2004, è dal 2012 arcivescovo di Monterrey e dal 2018 presidente della Conferenza dell’episcopato messicano (CEM). Il Regno lo ha intervistato sulla situazione del paese e della Chiesa del Messico.
L'imboscata del 23 febbraio scorso che è costata la vita al nostro ambasciatore Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del Programma alimentare mondiale, Mustapha Milambo Baguma, ha riportato prepotentemente le attenzioni dell’Italia e dell’Occidente sulla Repubblica democratica del Congo. Un dramma che raccontiamo e denunciamo da anni, su queste pagine.
Perché cronologicamente dopo il cristianesimo, che in Gesù ha ricevuto il verbo di Dio fatto carne, appare di nuovo una religione con una pretesa di rivelazione che è diventata efficace nella storia? Qual è il significato del Corano per il cristianesimo se viene riconosciuto come Scrittura rivelata? Il teologo Kurt Appel affronta la questione del canone biblico e delle sue implicazioni di potere nelle due tradizioni (ebraica e cristiana) in rapporto con il Corano. Se il canone vuole che il suo lettore incontri la gloria del nome di Dio YHWH, che nel Nuovo Testamento avviene nella croce, cioè nell’empatia radicale con chi soffre, il contenuto del canone non coincide mai con un libro. Perché se il canone è ispirato dallo Spirito Santo, allora è radicalmente aperto alla sua rilettura. Nella storia l’apertura del canone si manifesta nel fatto che non esiste come un solo testo, ma nell’arco di una pluralità di testi. Forse l’espressione più estrema di questo attualmente si trova nella tensione tra la Bibbia e il Corano, dove quest’ultimo ancora una volta segna un’alterità ineludibile all’interno del canone biblico concluso con Gesù. Se la fratellanza significa l’affermazione dell’alterità, e se il nome di Dio YHWH non è direttamente rappresentabile, allora l’Evangelo potrebbe esprimersi come fratellanza canonica nella tensione tra Bibbia e Corano.