Vaccini: lo sguardo delle vittime
Moralia | Una collaborazione dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) con Il Regno.
Morire di morbillo
La notizia, di qualche giorno fa: un bambino muore, mentre era in terapia per una forma tumorale - con consistenti speranze di successo - per aver contratto il morbillo, contro cui era inerme. Aldilà di alcune distorsioni, legate alla presentazione del caso da parte dei media, si tratta di un caso esemplare, che evidenzia i gravi problemi legati al ritorno di malattie che sembravano debellate, evidenziando soprattutto l'asimmetria nell'esposizione ai relativi rischi. é quindi anche l'occasione per ritornare su alcune questioni etiche, cui già abbiamo fatto cenno su Moralia.
La "sconfitta" di determinate patologie è legata al persistere di un percentuale di vaccinati all'interno della popolazione di riferimento sufficiente ad evitare che singoli casi possano facilmente contagiarne altri, creando così aree di diffusione. Via via che tale percentuale si abbassa, invece, cresce progressivamente la probabilità che simili dinamiche possano attivarsi. Certo, il morbillo, come altre malattie, non è di per sé necessariamente grave, ma porta con sé la possibilità di complicazioni che - specie per soggetti fragili come sono spesso i bambini immunodepressi - possono anche tradursi in conseguenze importanti. Ecco, dunque, l'asimmetria del rischio: chi non è vaccinato o non fa vaccinare i propri figli fa una scelta che non riguarda solo la sua persona privata, ma ha anche forti implicazioni sociali, poiché contribuisce alla riduzione della protezione per quei soggetti fragili che non possono personalmente vaccinarsi.
Tutto è connesso
Forse il primo elemento da sottolineare è che tale dinamica costituisce solo un aspetto dell'elevato grado di interconnessione che caratterizza le relazioni tra persone nelle società complesse. In esse, infatti, i comportamenti personali non sono mai soltanto tali: davvero in quest'ambito - per riprendere l'espressione di papa Francesco nell'enciclica Laudato si' - tutto è connesso. Le vite dei singoli, le loro possibilità di costruire esistenze dotate di futuro dipendono in misura determinante dalle scelte di altri, di molti altri. C'è un allungamento delle catene causali, che in taluni ambiti - si pensi al mutamento climatico - giungono ad avere le dimensioni dell'intera famiglia umana. Se, dunque, nelle nostre azioni ne va delle vite di altri, le parole dell'etica non potranno che richiamare ad una responsabilità parimenti estesa. Ogni volta, infatti, che l'esistenza di un collegamento causale si accompagna il suo riconoscimento da parte del sapere condiviso, sparisce la possibilità di invocare la fatalità ed entriamo decisamente nello spazio della responsabilità morale.
Un bene da tutelare
Sono considerazioni che valgono a pieno titolo anche per le scelte legate alla prevenzione sanitaria ed ai vaccini: un elevato livello di protezione (almeno contro le malattie per cui ciò è ragionevolmente possibile) costituisce un prezioso bene comune, che è responsabilità di ognuno e di tutti tutelare. Non si può in tal senso che guardare con favore a quelle scelte legislative che mirino a rafforzare il livello di protezione, imponendo eventualmente anche alcune limitazioni a coloro che rifiutino di adeguarvisi. Qui non vale l'appello ad una supposta libertà di cura fondata sull'art.32 della Costituzione: è vero che esso afferma che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario», ma aggiunge immediatamente "se non per disposizione di legge". Di più tale affermazione segue immediatamente l'altra - più fondamentale - secondo cui «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività».
Nella questione che stiamo affrontando è dunque piuttosto in gioco una dimensione di quell' «adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» cui chiama l'articolo 2 della Costituzione, appena prima di ricordare all'art.3 che «é compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana».
In una società che scopre nuovi livelli di connessione, anche la solidarietà sociale rivela nuove dimensioni, che vanno affrontate sul piano etico come su quello giuridico. Anche di questo - di un'attenta e competente considerazione dei problemi, a partire dallo sguardo delle vittime - vive un'etica civile.