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Moralia Blog

Liberi e responsabili. Il futuro della pandemia dipende da noi

Stiamo seguendo le vicende della pandemia in Italia da quasi un anno, dalla sua prima «esplosione» a marzo fino agli attuali sviluppi che lasciano intravedere la concreta disponibilità del vaccino. Tutto questo accompagnato dalla costante critica che è stata fatta da singoli e gruppi a questo o quel provvedimento: da chi ha sentito il bisogno di manifestare il dissenso sui social alle class action dei «negazionisti».

Il tema di fondo, comunque, è sempre lo stesso: il contrasto tra libertà e responsabilità.

Misure oggettive od opinabili, ma comunque necessarie

Sappiamo bene che si tratta di una dialettica presente anche in altri ambiti socio-esistenziali, ma forse in questi giorni e in queste circostanze si è fatta più accesa.

Credo che debbano essere chiari a tutti due distinti livelli di prevenzione in cui si confrontano la scienza da un lato, lo stato dall’altro.

Da un lato vi sono i provvedimenti sanitari. Sono solo tre, non molto diversi da quelli utilizzati nella storia delle epidemie di tutti i tempi: protezione, distanziamento, igienizzazione. Sono provvedimenti oggettivi, da rispettare senza troppe discussioni.

Tutto questo, però, nel mondo reale deve necessariamente confrontarsi con la vita di tutti i giorni: la scuola, il lavoro, le esigenze di culto, le implicanze economiche, la sopravvivenza stessa delle famiglie e dell’intera collettività. Questo comporta l’identificazione di alcuni provvedimenti assolutamente necessari, ma opinabili nella loro articolazione, che possono risultare sgraditi a questa o quella categoria di persone. Ma qualsiasi provvedimento limitativo della libertà individuale lo è! Se anziché quello se ne adotta un altro lascerà scontenta, perplessa o risentita altra parte della popolazione.

In realtà vi è un grande antidoto a tutto questo cioè il senso di responsabilità. Non fare assembramenti significa… non fare assembramenti, significa rispettare una distanza sociale ovunque, significa non ammassarsi attendendo un autobus o facendo la coda davanti al panificio, non andare a una festa e così via.

La responsabilità diventerebbe così reale espressione di libertà, sanando il conflitto. In realtà anche se gravoso è molto più facile obbedire che agire responsabilmente: toglie il peso della scelta ma, al tempo stesso, espone più facilmente all’errore, alla scelta sbagliata. Ma è un rischio da correre in una società matura.

Anche sul piano moral-teologico l’obbedienza ai Comandamenti, formulati in un linguaggio decisamente imperativo, è di più immediata esecuzione rispetto al Discorso della montagna, non meno normativo ma formulato in un linguaggio parenetico che esalta la responsabile creatività morale della persona.

E se in altri paesi le cifre della pandemia sono migliori che in Italia è perché il dissidio tra libertà e responsabilità è stato composto e superato in una pronta prassi obbedienziale. Per cultura sono paesi più adusi a questo.

Ma quando il senso di responsabilità fallisce non rimane che obbedire, e più fallisce più si è costretti a farlo. Molte delle misure restrittive sono state occasionate proprio dal fallimento di questa responsabilità. In sua assenza scatta l’obbligo. Vogliamo più libertà? Allora dovrebbe essere riscoperto il senso di responsabilità: la scienza, e le indicazioni che ne derivano, non è oggetto di trattativa.

Anche la Chiesa non è immune

Anche la Chiesa non è immune da tutto questo. Quanto spesso affermato, anche da autorevoli prelati, circa l’ingerenza statale nella libertà di culto dimentica che, secondo l’insegnamento evangelico, la vita viene prima del culto e di fronte all’asino caduto nel pozzo si mette da parte il sabato per salvarlo.

Quando il primo Johnson (quello che ancora non aveva avuto il COVID-19) diceva che gli inglesi rispetto agli italiani amano la libertà, il presidente Mattarella aveva dato quella magnifica risposta per cui anche gli italiani amano la libertà ma amano anche la serietà.

Facciamo quindi buon uso di entrambe, mostrandoci all’altezza della situazione. Un maggiore senso di responsabilità porta alla diminuzione di costrizioni imperative e a un effettivo esercizio di quella libertà, non sempre ragionevolmente invocata.

In attesa di una massiccia diffusione del vaccino, il futuro della pandemia dipende da noi, non dai capricci di un virus.

 

Salvino Leone, medico, è docente di teologia morale e bioetica alla Facoltà teologica di Sicilia e vicepresidente dell'ATISM. Tra le sue opere più recenti Bioetica e persona. Manuale di bioetica e medical humanities, Cittadella, Roma 2020.

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