La teologia morale dopo Amoris laetitia
Moralia | Una collaborazione dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) con Il Regno.
Si è svolto ad Alghero dal 3 al 7 luglio il decimo seminario di studio dell’Associazione dei teologi moralisti italiani (ATISM) dal tema suggestivo ed impegnativo: La teologia morale dopo Amoris laetitia. Ogni qualvolta che termina un’esperienza stimolante scrivere a caldo delle impressioni è sempre problematico. Ci sono almeno due guadi da superare: il primo è quello di cadere nella retorica di dire tutto è stato bello; il secondo di distruggere tutto ciò che si è ascoltato.
Alcuni nodi
Per evitare, in parte, i due estremi, cercherò di sottolineare alcuni aspetti, emersi in questi giorni di riflessione, che, a mio avviso, possono stimolare ulteriori approfondimenti e dibattiti anche in questa piazza virtuale che è Moralia.
- Il primo aspetto, su cui bisognerà continuare a riflettere, emerge dai numeri 310-312 di dell’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco (AL). In questi numeri il documento invita i teologi moralisti a proporre una riflessione morale capace di ripensare la teologia morale in modo che mostri e fondi la morale alla luce della misericordia. Si pone perciò con forza una domanda: cosa intendiamo per misericordia in teologia morale? È un principio applicativo, fondativo, o cosa ancora? La prospettiva con cui leggiamo la misericordia è gravida di conseguenze non solo pastorali ma anche teoriche.
- Un secondo aspetto che merita attenzione è comprendere il faticoso cammino del discernimento morale che si inserisce in vissuti sempre più complessi e segnati da fragilità. C’è un rischio in questo cammino: come arrivare al giudizio morale “oggettivo”? In questo cammino di discernimento come aiutare la coscienza a riconoscere il bene quale concretizzazione di libertà verso una piena responsabilità? A volte si rischia di cambiare linguaggio, mantenendo però categorie teologiche che non rispondono più alle sfide dei tempi.
- Un terzo aspetto che deve farci riflettere è la riflessione morale e pastorale sul come integrare le fragilità. La logica della contrapposizione tra norma e coscienza non credo che sia corretta. La strada è invece quella del dialogo. Proprio in questo campo papa Francesco ci suggerisce due prospettive fondamentali: il tempo è superiore allo spazio e la realtà è superiore all’idea.
- Un quarto aspetto che merita una seria articolazione morale è il concetto di bene possibile. L’imperativo morale non è un imperativo giuridico ma un invito forte e deciso a procedere nel cammino verso la pienezza. Di conseguenza è doveroso domandarsi come mettere insieme l’esigenza morale e il cammino dell’uomo condizionato da molteplici fattori a livello personale e sociale.
- Un ultimo aspetto, di cui la teologia morale deve farsi carico per restare fedele alle istanze di AL, è la riflessione intorno alla coscienza. Troppe volte essa viene vista come incapace di raggiungere il bene da fare. È doveroso di conseguenza chiederci: quale formazione della coscienza la Teologia Morale ha da proporre?
Una conversione alla misericordia
Al termine di questo cammino mi sembra in effetti che al centro della proposta di AL ci sia la coscienza e la sua formazione. Attraverso il discernimento la coscienza è chiamata ad individuare ciò che è meglio fare nel cammino di risposta al progetto di Dio. Per questo il discernimento personale va aiutato e sostenuto dal discernimento pastorale, in una dinamica di accompagnamento. È indispensabile perciò una conversione alla misericordia della teologia morale. Perché non basta formulare correttamente la verità ma è indispensabile “accompagnare” e favorirne il riconoscimento da parte della coscienza.