Il Signore non era nel terremoto... Sulla responsabilità del teologo
Un terremoto mandato da Dio per tutelare la famiglia? Ampio sconcerto hanno suscitato in questi giorni le infelici parole di padre Cavalcoli, autore di punta di Radio Maria. Accogliendo le suggestioni di un ascoltatore, infatti, egli ha associato il verificarsi di catastrofi naturali (come gli eventi sismici di questi mesi) al concetto di castigo divino per il peccato.
Un terremoto mandato da Dio per tutelare la famiglia?
Ampio sconcerto hanno suscitato in questi giorni le infelici parole di padre Cavalcoli, autore di punta di Radio Maria. Accogliendo le suggestioni di un ascoltatore, infatti, egli ha associato il verificarsi di catastrofi naturali (come gli eventi sismici di questi mesi) al concetto di castigo divino per il peccato.
Ha poi collegato quest’ultimo alle offese alla legge divina (così diffuse a suo dire nella società contemporanea) e segnatamente a quelle che toccano la dignità della famiglia e la sfera sessuale. «Vien fatto veramente di pensare che qui siamo davanti, chiamiamolo castigo divino, certamente è un richiamo molto forte della provvidenza (...) per ritrovare quelli che sono i principi della legge naturale» (dall’archivio di Radio Maria consultato il 7.11.16).
È venuto poi l’intervento indignato del Vaticano, che ha definito pagane le parole del domenicano, la sospensione della sua trasmissione da parte di Radio Maria (che forse finora ignorava la raffinatezza di pensiero di Cavalcoli?), accolte con soddisfazione dalla CEI: caso chiuso.
Eppure è forse il caso di riflettere un po’ meglio sul dire di chi si vale della qualifica di teologo per invitare i suoi critici alla rilettura del catechismo e magari per accreditarsi nella suggestiva figura del perseguitato-per-la-verità. L’intervento citato rivela in realtà soprattutto un curioso intreccio di modelli concettuali che ben poco hanno di evangelico e che la teologia ha superato da tempo.
Un Dio che manda il male?
Certamente inaccettabile l’idea che il verificarsi di specifici mali naturali possa essere espressione della volontà di Dio, come se Egli non fosse - lo ribadisce ogni giorno papa Francesco - soprattutto misericordia, tenerezza, amore che costantemente agisce per la vita in tutte le sue opere nel creato.
Lo sottolinea la Bolla di indizione dell’Anno della misericordia, Misericordiae vultus: in Gesù Cristo c’è soltanto misericordia e tale è il volto del Padre che egli rivela con le sua parole e le sue azioni. Chi si collochi alla sua sequela non può che restare sconcertato di fronte ad un linguaggio tanto lontano da tale realtà, così centrale per la rivelazione biblica.
La Croce di Gesù dice, infatti, di un Dio che è sì presente nel male, ma in quanto solidale con le vittime, al punto di essere al loro fianco nel dolore; un Dio che invita alla prossimità ed al sostegno nei loro confronti.
Non cade foglia che Dio non voglia?
Ma le parole di Cavalcoli rivelano anche un’immagine di Dio che è fallace anche in un altro senso: come se egli muovesse direttamente le dinamiche del cosmo, modificandole arbitrariamente per i suoi scopi - quasi come Zeus, che inviava fulmini quando decideva di vendicarsi dei suoi nemici.
Una sana teologia della creazione - memore tra l’altro della lezione di Tommaso d’Aquino - sa bene che il potente agire del Dio di misericordia si esprime in primo luogo nel porre in essere un cosmo caratterizzato da dinamiche sue proprie, capaci di muovere un’evoluzione generatrice di vita.
La loro regolarità - quella indagata dalle scienze - testimonia anche dell’affidabilità di un creatore che non interviene ogni giorno per modificarle arbitrariamente, ma sceglie di rispettarne l’autonomia (così come rispetta l’umana libertà). E - notiamolo appena di sfuggita - tra tali dinamiche si collocano anche quelle geologiche, essenziali per la possibilità di vita, ma purtroppo anche suscettibili di dar luogo ad eventi catastrofici
La natura vindice della legge naturale?
Terzo corto circuito concettuale, particolarmente infelice dal punto di vista morale, il riferimento al terremoto come castigo per le violazioni della legge naturale: si mescolano le leggi che la scienza coglie nei fenomeni naturali e la legge naturale di cui parla la morale, come se le prime si attivassero quasi automaticamente di fronte a violazioni della seconda (pensata come insieme di norme eterne ed immodificabili come le prime).
L’idea di legge naturale della grande tradizione cattolica è però ben diversa: essa dice della vocazione di un essere umano chiamato a scoprire - con la ratio donatagli - le forme in cui è chiamato a cooperare liberamente all’agire provvidente di Dio nel cosmo. Tale ricerca dovrà ovviamente esaminare tra l’altro quanto offerto dai saperi del tempo, inclusi quelli scientifici, ma non si tradurrà certo in un ribaltamento in dovere morale di quanto essi indicheranno.
Cavalcoli si è forse lasciato prendere dall’assonanza delle parole, giungendo a mettere in relazione nozioni provenienti da ambiti concettuali profondamente eterogenei, offrendo così un’interpretazione davvero infelice di ciò che è legge naturale (senza dire dei collegamenti con comportamenti, pretesi "innaturali", legati alla sfera familiare sessuale).
Forse talvolta l’uso dei media rende difficile esercitare la responsabilità cui un teologo è sempre chiamato Ciò non scusa però chi ha il compito di testimoniare il Dio di Gesù Cristo e di farlo sempre con saggezza e competenza, con rispetto e lungimiranza.