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Moralia Blog

Il “gender” a scuola?

Da qualche tempo a questa parte alcuni interventi collegano all’ultima riforma scolastica l’educazione intorno alla sessualità e alla cosiddetta “identità di genere”, veicolata gergalmente con la parola “gender”.

Il gender...

Questa teoria nega che il “maschile” e il “femminile” costituiscano quella polarità che in modo sostanziale caratterizza da sempre la nostra identità di esseri umani. Il discorso che essa sostiene tende a cancellare, in altri termini, la differenza sessuale intesa come dualità uomo/donna, perché la si ritiene causa nel corso dei secoli di discriminazione, soprusi, prepotenze da parte del sesso forte su quello debole. Siamo di fronte alla punta più avanzata della negazione della datità naturale, fino alla convinzione che l’essenza della natura è la cultura quale gioco di forze.

Ora la distinzione tra genere e sesso è innegabile, perché mette in evidenza il fatto che la sessualità umana ha una duplice valenza, che dice ciò che all’essere umano è dato e ciò che l’essere umano elabora e interpreta. Altrettanto innegabile è però che – per raggiungere il nobilissimo scopo di evitare qualsiasi forma di discriminazione e di prevaricazione a motivo del sesso – non è necessario rimuovere la differenza sessuale, e anzi è fuorviante. Eppure è quanto pretende di sostenere questa nuova cultura sessuale.

... e la Buona scuola?

Ora, va da sé chiedersi: questa teoria è legiferata dalla riforma Renzi? Per rispondere e dissipare il panico, credo vada detto con chiarezza che nessuna legge dello Stato italiano prevede di introdurre la teoria suddetta.

Leggiamo, in particolare, il comma 16 dell’art. 1 della Legge 107/2015 tanto citata e incriminata: «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni». Ciò a cui mira l’offerta formativa, dunque, è la prevenzione e il contrasto nell’educazione delle giovani generazioni della violenza, delle discriminazioni i cui volti sono l’omofobia e il femminicidio.

E a conferma di ciò mi riferisco da ultimo a una nota di chiarimento emanata dal MIUR per spiegare, più di quanto non fosse già chiaro, il comma 16 della legge 107/2015: «La finalità del suddetto articolo non è, dunque, quella di promuovere pensieri o azioni ispirati a ideologie di qualsivoglia natura, bensì quella di trasmettere la conoscenza e la consapevolezza riguardo i diritti e i doveri della persona costituzionalmente garantiti, anche per raggiungere e maturare le competenze chiave di Cittadinanza, nazionale, europea e internazionale, entro le quali rientrano la promozione dell’autodeterminazione consapevole e del rispetto della persona».

Simmetriche confusioni

Per concludere mi sembra che alla base di queste diatribe vi siano l’incapacità di distinguere obiettivi e mezzi da parte dell’ideologia gender, e l’errore di confondere una cultura inclusiva e solidale con la teoria gender, da parte dell’anti ideologia gender.

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