Il creato: responsabilità ecumenica
Moralia | Una collaborazione dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) con Il Regno.
Ogni anno la Giornata del creato offre spunti significativi alla riflessione di Moralia e già Bruno Bignami ne ha focalizzati alcuni. C’è però anche un fatto nuovo in questo 2017: un’accentuazione della dimensione ecumenica.
Ecumene ed ecologia
Proprio il 31 agosto, infatti, è stato reso pubblico il Messaggio presentato da papa Francesco, per la prima volta assieme al patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli: in un anno di attenzione forte per la Riforma, non si attenua la vicinanza al mondo ortodosso. Essa ha trovato espressione in molte occasioni, in particolare nella profonda sintonia con Bartolomeo. Basti ricordare la visita congiunta – col Metropolita di Grecia - a Lesbos, come anche quella alla comunità copta egiziana, dopo le violenze che l’avevano colpita, ma soprattutto l’intenso dialogo tra i due attivato dalla Laudato si’. Se, infatti, Bartolomeo è più volte richiamato nell’enciclica come preziosa fonte d’ispirazione, anch’egli ha riservato un’attenzione fraterna a “Francesco di Roma”, quando è intervenuto sulla cura della casa comune nei mesi successivi.
Del resto, su tali temi il dialogo ecumenico ha precedenti importanti: si pensi al processo su Giustizia Pace e Salvaguardia del Creato, culminato nel 1990 nella Convocazione di Seul, o alle tre Assemblee ecumeniche europee (Basilea 1989; Graz 1997; Sibiu 2007), così come alla Charta oecumenica del 2004. La stessa istituzione della Giornata del creato nel 1989 nasce da un’intuizione del predecessore di Bartolomeo, Dimitrios I, poi progressivamente recepita dalle altre chiese cristiane. C’è, insomma, una profonda sintonia di ecumene ed ecologia, che il Messaggio conferma ed approfondisce.
Chiamati a responsabilità
Con tali premesse non stupisce che i suoi toni siano vicini a quelli della Laudato si’. Così il richiamo alla Scrittura ed alla gratitudine per un creato che nella fede appare come dono prezioso da tutelare; così si caratterizza l’indicazione della vocazione umana nel creato: «Dio ha fatto l’umanità perché cooperasse nel preservare e proteggere l’ambiente naturale (...) la nostra dignità umana e il benessere sono profondamente connessi alla nostra cura per l’intera creazione».
Forte anche la denuncia di «uno scenario moralmente decadente», in cui attitudini e comportamenti oscurano la nostra chiamata: «la nostra propensione a interrompere il delicato ed equilibrato ecosistema del mondo, il nostro insaziabile desiderio di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta, e la nostra avidità per profitti senza limiti nel mercato». D’altra parte, se «l’ambiente umano e quello naturale si stanno deteriorando insieme», ciò «pesa sui popoli più vulnerabili». È, in particolare, «l’impatto del cambiamento climatico» sui poveri del pianeta a contraddire il riconoscimento e il rispetto dovuto a «tutti i popoli e tutte le creature viventi».
Compendiata nell’espressione «sviluppo sostenibile e integrale» l’alternativa, verso cui tutti sono chiamati ad operare. L’appello è specificamente rivolto a «coloro che sono in posizione di responsabilità di tipo sociale ed economica, o politica e culturale»: ad essi si chiede di ascoltare «il grido della terra» e i «bisogni dei marginalizzati», in vista della «guarigione della nostra creazione ferita». È una chiamata a responsabilità rivolta ad una politica spesso chiusa sul breve periodo, incapace di attenzione alle generazioni future.
Il Messaggio chiede una risposta «concertata e collettiva» alla crisi ecologica e specificamente al mutamento climatico: non singole iniziative, ma una responsabilità «condivisa e affidabile» che dia «priorità alla solidarietà e al servizio». Chiara qui la critica rivolta a tutti quei soggetti che ostacolano un’efficace azione condivisa per il contrasto al mutamento climatico. Difficile non pensare all’amministrazione del presidente Trump (pur mai nominata), apparentemente cieca persino di fronte a chiare conseguenza del riscaldamento globale, quale l’inedita violenza delle perturbazioni che in questi giorni devastano gli USA.
Il testo, però, si colloca soprattutto sul versante positivo: due grandi figure ecumeniche scelgono di rivolgersi insieme all’intera famiglia umana, per chiamare – con tale gesto, prima ancora che con i suoi contenuti - ad un impegno comune per la cura della terra.