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Moralia Blog

Giubileo 2.0: un anno che non si chiude, un anno che non esclude

Domenica 20 novembre: conclusione del Giubileo della misericordia, tempo denso e per molti aspetti inedito. Un anno da rimeditare, per non disperdere tanti elementi di novità preziosi e moralmente qualificanti. Lo faremo schematicamente, su pochi punti.

Domenica 20 novembre: conclusione del Giubileo della misericordia, tempo denso e per molti aspetti inedito. Un anno da rimeditare, per non disperdere tanti elementi di novità preziosi e moralmente qualificanti. Lo faremo schematicamente, su pochi punti:

  • abbiamo vissuto un Giubileo decentrato, celebrato in ogni diocesi, nei cinque continenti; che ha avuto alcuni dei suoi momenti forti nei luoghi del disagio e della sofferenza. Un Giubileo per un’era globale, per una chiesa che si sa comunione di comunità: è privo di senso contare le presenze a Roma per valutarne il successo o – come vorrebbe De Mattei - l’insuccesso.
  • abbiamo condiviso uno stile giubilare nuovo, in cui all’apertura di una porta all’inizio (nel segno della memoria del Concilio) non corrisponde una simmetrica chiusura alla conclusione: la Lettera apostolica Misericordia et misera (MM) del 21.11 sottolinea che la porta della misericordia rimane sempre aperta per l’incontro e l’accoglienza. E tale permanente apertura trova un’espressione ben più che simbolica nel prolungamento, anche aldilà del periodo giubilare, della facoltà concessa ai sacerdoti di assolvere il peccato di aborto (facoltà e non obbligo, come titolava invece SkyTV). Perchè davvero «non c’è legge né precetto che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo» (MM, n.11).
  • abbiamo dunque parlato in quest’anno - ben più che di indulgenze e delle forme per ottenerle - soprattutto del Dio di misericordia e del perdono, da sperimentare personalmente e da praticare nella storia e nel tempo. Non a caso alcune delle porte della misericordia sono state localizzate nei luoghi dell’accoglienza e della solidarietà. Non a caso è di quest’anno l’Esortazione post-sinodale Amoris laetitia, così incisiva nel delineare percorsi ecclesiali viabili anche per chi vive situazioni familiari difficili.
  • abbiamo sperimentato la novità di un Giubileo disegnato e vissuto ecumenicamente. In tal senso la Bolla di indizione Misericordiae vultus con l’accentuazione della misericordia che precede l’agire umano e lo rinnova. Nello stesso senso il rapporto col mondo ortodosso, espresso dalle strette relazioni con Bartolomeo I, ma anche dall’incontro con Kirill di Mosca. ed infine la conclusione, intrecciatasi a Lund con l’apertura del cinquecentenario della Riforma, in un’accentuazione condivisa della Parola che guarisce e della grazia che salva.
Novità sconcertanti?

Una novità evangelica – quest’ultima come le altre – forse risultata inquietante per chi vive un cristianesimo fatto soprattutto della difesa di valori tradizionali e regole inviolabili. L’azione dei quattro cardinali che per mesi insistentemente chiedono formali chiarimenti al papa sul suo magistero è l’espressione più eclatante di un dissenso che assume forme anche più radicali.

Eppure il Giubileo non è davvero stato occasione per svendere dottrina e morale, come insinuano i malpensanti, ma l’espressione di un’attenzione pastorale per le singolarità personali, per biografie spesso segnate dalla sofferenza. Non a caso la Misericordia et misera sottolinea che «ognuno porta con sé la ricchezza e il peso della propria storia, che lo contraddistingue da ogni altra persona. La nostra vita, con le sue gioie e i suoi dolori, è qualcosa di unico e irripetibile, che scorre sotto lo sguardo misericordioso di Dio» (n.14).

Più che la rigorosa riaffermazione delle regole occorre «un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante perché chiunque, nessuno escluso, qualunque situazione viva, possa sentirsi concretamente accolto da Dio, partecipare attivamente alla vita della comunità ed essere inserito in quel Popolo di Dio che, instancabilmente, cammina verso la pienezza del regno di Dio, regno di giustizia, di amore, di perdono e di misericordia» (ivi). 

A chi è saldamente radicato in tale realtà, le contestazioni non possono certo togliere il sonno, ribadiva Francesco nell’intervista ad Avvenire del 17 novembre. Vivere l’esperienza della misericordia aiuta anche a dire serenamente col salmista «in pace mi corico e subito mi addormento, perchè tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare» (Sal. 4, 9).

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