Forum dell'Etica civile per ritessere la città
Contrapposizione e conflitto sembrano essersi imposti come forma normale della dialettica pubblica, fino a cancellare ai nostri occhi quel fondo di relazioni che costituisce la convivenza nelle città. Eppure già la grande tradizione classica sottolineava la natura fondamentalmente sociale dell’essere umano.
Basti pensare al riferimento del pensiero greco alla polis o all’accento posto dal mondo latino sulla dimensione civile; ancor più all’istanza biblica di un amore del prossimo che interessa l'intera vita sociale. In tale prospettiva la persona si fa soprattutto abitando relazioni, trovando in esse riconoscimento e reciprocità, assumendole responsabilmente nella propria esistenza: la convivenza è fondamentale bene comune per uomini e donne.
Convivere nella civitas: esperienza fragile, ma preziosa
Eppure tale figura è difficile da percepire, in una società sempre più caratterizzata dalla ricchezza del pluralismo – di riferimenti ideali, di appartenenze culturali, ma soprattutto di interessi. Ne cogliamo, in effetti, la rilevanza soprattutto quando essa sembra venir meno, quando i legami si deteriorano, quando la vita assieme si trova dominata dalle conflittualità che estenuano la fiducia sociale.
È una situazione che genera effetti distorsivi potenti anche sul piano etico - e penso, ad esempio, al linguaggio dei diritti: fondamentale acquisizione della modernità, esso rischia di trasformarsi in mero strumento di affermazione di ego ipertrofici. In tal senso anche la violenza, che talora esplode nei contesti più degradati, appare come la manifestazione estrema di dinamiche culturali di ben più vasta portata. Ecco, dunque: cogliamo tutto il valore e la fragilità del bene della convivenza quando avvertiamo il timore che esso ci venga meno, lasciandoci in un tragico bellum omnium contra omnes.
Eppure, persino nei tempi più difficili, la convivenza nelle città vede anche dinamiche profondamente diverse – quella dell’integrazione e del dialogo, quella della cura condivisa dell’ambiente e del territorio, quella della partecipazione e della costruzione di legame sociale. Tante esperienze moralmente significative, tante prospettive di riflessione che proprio al bene comune mirano; che proprio nella costruzione della civitas hanno il loro fulcro.
La nostra vita nella città si presenta, insomma, come un'esperienza di contrasto, in cui non c'è solo il versante oscuro. L’ambivalenza della civitas - luogo concreto, ma anche figura simbolica dell'essere assieme - non è parola ultima, ma lascia aperta la possibilità di abitarla in forma eticamente densa. Ma lungo quali direzioni essa può esprimersi? Quali pratiche possono darle corpo?
Il Forum di Etica Civile
Approfondire tale spazio di riflessione; coglierne le potenzialità e le dinamiche; ritrovarne le ragioni ispiratrici: queste le ragioni che hanno portato un vasto gruppo di soggetti della società civile – dalla Fondazione Lanza di Padova ad Aggiornamenti Sociali, dalla FOCSIV al Il Regno, fino al Centro Longo di Torino, alla rivista Incontri ed al Centro Arrupe di Palermo - a promuovere il II Forum di Etica Civile, che si terrà a Milano l'1-2 aprile col titolo Cittadinanza ... ed oltre?.
Se il ricco programma - così come le linee del corposo percorso partecipato che l'hanno preparato - possono essere esaminati sul sito www.forumeticacivile.com, ciò che interessa in questa sede è sottolineare la rilevanza morale della tematica. L'ha puntualmente sottolineata anche il Presidente Mattarella che - ricevendo i promotori lo scorso 14 marzo - li ha invitati a far incontrare segmenti di società troppo spesso separati, promuovendo quella circolarità che sola crea comunità.
È del resto l'intuizione già colta dal moralista spagnolo Marcìano Vidal, cui si deve l'Idea di etica civile: essa mostra tutta la sua rilevanza nella capacità di saldare prospettive e motivazioni di chi opera in ambiti diversi (non a caso al Forum si parlerà di politica e di economia, di educazione e comunicazione, di cura dell'ambiente e di promozione del dialogo interreligioso).
Un'etica civile, insomma, per ritessere la città come spazio condiviso, in tutta la sua complessità; per offrire buone convincenti ragioni per il vivere assieme: questi i fili conduttori dell'appuntamento di aprile, occasione preziosa di approfondimento etico.