Ecologia integrale fa rima con «elettorale»?
Riprendiamo le nostre riflessioni di etica pre-elettorale con un nuovo sasso nello «stagno» – pieno di promesse – dei programmi elettorali: la questione ambientale, che pare essere completamente uscita di scena. Che cosa chiedere ai nostri aspiranti governanti su questo tema? Ci guida nella riflessione Bruno Bignami.
In tempo di elezioni le promesse si sprecano. Mari e monti non si negano a nessuno. Talora si raggiunge il ridicolo e non resta che ironizzare su chi la spara più grossa. Ciak, si gira: il teatrino elettorale farà audience in TV, ma delude chi pensa la politica come una forma alta di carità.
C’è da chiedersi che cosa significhi fare una campagna elettorale dopo l’enciclica Laudato si’. Ci siamo abituati ad affrontare le questioni ambientali limitandoci ai temi dei rifiuti, delle discariche, della raccolta differenziata... La politica si è accontentata di prevedere un Ministero dell’ambiente con un ministro ad hoc.
Eppure si rimane con l’amaro in bocca quando si tratta l’ecologia come un settore tra gli altri, come un problema da risolvere, come un argomento per appassionati. L’ecologia integrale, invece, rappresenta un modello di umanità, uno stile di vita e di società, uno sguardo complessivo sulla realtà, un progetto politico alto: è la capacità di tenere connesse questioni sociali e ambientali.
Come fare? Riflettere sulla tutela ambientale in tre punti
- Per prima cosa la politica nazionale ha il compito di dettare regole che consentano di sanzionare chi inquina o degrada la casa comune. Una società sana sa porre limiti «attinenti a previsione e precauzione, regolamenti adeguati, vigilanza sull’applicazione delle norme, contrasto della corruzione, azioni di controllo operativo sull’emergere di effetti non desiderati dei processi produttivi, e intervento opportuno di fronte a rischi indeterminati o potenziali» (Laudato si’, n. 177). È sotto gli occhi di tutti quanto la corruzione degradi il livello umano e sociale. Dà l’illusione che tutto sia comprabile, comprese le persone e la possibilità di avvelenare relazioni e territori. La corruzione è frutto del tumore dell’interesse privato come assoluto e genera malattie che ammorbano le differenti «terre dei fuochi» collocate sia a Sud che a Nord del paese. La politica però non ha solo il compito di fare da barriera alle cattive abitudini, ma attraverso leggi sagge può incoraggiare buone pratiche. Sarebbe opportuno incentivare un’imprenditorialità diffusa e amica dell’ambiente, stimolare una creatività sostenibile da parte dei giovani, favorire un’economia che valorizzi i territori. In questo senso l’ecologia non è un problema, ma è la soluzione!
- C’è un secondo aspetto che una seria campagna elettorale potrebbe portare alla pubblica discussione. È il cambio di paradigma nella valutazione economica e sociale del bene comune. La lettura dell’andamento economico affidato solo al PIL è ampiamente insufficiente. Tende a perpetuare logiche consumistiche. Così il dibattito è inquinato in partenza: si vuole incentivare la crescita dei consumi facendo leva su un modello di sviluppo quantitativo che non ha futuro. È fuori tempo massimo nell’appuntamento con la storia. Al contrario, invocando il principio secondo cui «il tempo è superiore allo spazio», la politica si preoccupa di avviare processi. Sposa la lungimiranza della progettazione anziché la miopia del risultato immediato. «La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine» (Laudato si’, n. 178). Quanta fatica nei dibattiti politici a mantenersi all’altezza di un progetto di paese che guardi almeno ai prossimi cinquant’anni! Riusciremo a sognare un’Italia dove si vola alto nella gestione dei beni comuni, nella mobilità, nella produzione energetica...?
- In più, ed è il terzo aspetto, la politica può assumere il compito di formare le coscienze. Attraverso la tassazione e la legislazione può incoraggiare una migliore efficienza energetica nella produzione industriale e nelle abitazioni, promuovere una gestione smart dei trasporti. Può favorire un’agricoltura sostenibile e capace di tutelare la biodiversità, un’economia di riciclaggio e riduzione dei rifiuti, forme di cooperazione che spingano i giovani a rimanere nei territori che altrimenti rischiano di impoverirsi anno dopo anno... La realizzazione di politiche capaci di arginare i cambiamenti climatici passa da una molteplicità di interventi. Persino il tema delle migrazioni conosce cause ambientali: come ignorarlo?
L’«ecologia integrale» attraversa la vita della gente molto più dell’«ecologia a macchia di leopardo», che si accontenta di salvaguardare gli animali domestici o di discorrere sul ponte dello Stretto di Messina! Chissà se un colpo di ali della politica ci porterà una campagna elettorale che faccia rima con ecologia integrale. È chiedere troppo?