Bioregno I – Bioetica globale: il tutto interconnesso
Muovendo dall’assunto che tutto sia strettamente relazionato, oggigiorno l’integralità appare un criterio imprescindibile per comprendere e affrontare ogni problematica, sia essa sociale, politica, ambientale, economica o culturale.
In effetti, si adotta ad esempio un approccio riduttivo dinnanzi al fenomeno dell’inquinamento nel momento in cui ci si limiti a constatare il degrado ambientale che esso comporta; è questa una chiave interpretativa univoca che dimentica come tale fenomeno, pregiudicando tra le altre cose la qualità e l’accesso alle risorse naturali, specie per i paesi più poveri del mondo, sollevi anche questioni di giustizia sociale nonché di responsabilità nei confronti delle generazioni future.
Ecco perché, come giustamente evidenzia papa Francesco nel quarto capitolo dell’enciclica Laudato si’, un luogo inquinato è espressione di un’unica e complessa crisi socio-ambientale (139).
I temi globali dell'etica: dall'ecologia alla salute...
Nell’ultimo decennio l’esigenza di ampliare lo sguardo e di prediligere un approccio integrale è emersa anche nel dibattito bioetico: dovendo superare un orientamento biomedico che la portava ad occuparsi prevalentemente delle questioni etiche sollevate dal continuo progresso medico-tecnologico, la bioetica è oggi chiamata ad affrontare temi di portata globale, quali il rispetto della dignità umana e delle libertà fondamentali, l’accesso giusto ed equo alle cure essenziali, la condivisione dei benefici derivanti dalla ricerca scientifica e la protezione della biosfera e della biodiversità.
Sono questi alcuni dei principi contenuti nella Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani approvata all’unanimità il 19 ottobre 2005 dalla trentatreesima Conferenza generale dell’UNESCO. A dire il vero, negli ultimi anni già a livello biomedico si è avvertita la necessità di adottare una prospettiva più ampia: quando si parla di promozione della salute, è sempre più frequente l’utilizzo dell’espressione “salute globale” che invita a cogliere l’interdipendenza tra le varie dimensioni dell’esistenza umana che concorrono a determinare lo stato di salute.
In questa direzione va anche l’attuale Codice italiano di deontologia medica il quale, all’art. 5 con perifrasi Promozione della salute, ambiente e salute globale, chiede al medico di
«considerare l’ambiente di vita e di lavoro e i livelli di istruzione e di equità sociale quali determinanti fondamentali della salute individuale e collettiva».
Tutto è interconnesso
Alla luce di queste brevi considerazioni, si può constatare come non possa che rientrare anche in ambito bioetico la visione del tutto interconnesso, cioè l’idea in base alla quale ogni cosa è relazionata all’altra e si deve quindi tenere conto dell’interconnessione tra l’uomo e le altre forme di vita nonché tra gli esseri viventi e l’ambiente che li circonda.
Pur essendo condivisibile, questa visione rischia però di dar luogo a pericolose logiche di appiattimento qualora non sia antropologicamente fondata. È questo un pericolo rilevato dallo stesso pontefice nell’enciclica richiamata in precedenza quando afferma in maniera sintetica ma altrettanto netta:
«Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia» (118).
In effetti, per poter prestare attenzione e cure al bioregno, l’uomo deve innanzitutto riflettere su se stesso e attivare quel meccanismo della motivazione che può condurlo ad essere un soggetto morale in relazione con l’ambiente. Detto altrimenti, egli dovrà chiedersi: che tipo di essere umano voglio diventare?Perché devo istituire una buona relazione con le altre forme di vita e con l’ambiente che mi circonda?
Da questo punto di vista, il contributo della bioetica può risultare significativo soprattutto nel momento in cui solleciti tali interrogativi e favorisca una visione integrale che riconosce le interconnessioni ma al tempo stesso le specificità e le differenze tra le molteplici componenti della biosfera.