Il disegno di legge Zan (così chiamato per il nome del relatore alla Camera, on. Alessandro Zan, del Partito democratico, d’ora in avanti DDL Zan) è stato approvato dalla Camera il 4 novembre 2020. Attualmente è all’esame del Senato, e dal 5 novembre è fermo in Commissione, dove non è ancora iniziato l’esame (DDL S-2005).
Il Piano italiano per l’utilizzo del Next Generation EU ha rispettato la scadenza del 30 aprile ed è stato condiviso, approvato a larga maggioranza dal Parlamento e trasmesso alla Commissione Europea: il principale obiettivo per cui è nato il Governo Draghi è dunque stato raggiunto.
Il lavoro presentato dal governo «segna un passo in avanti», ma la strada per arrivare a una vera strategia per il futuro del paese – una strategia, per dirla con le parole della bozza presentata alle Camere dal premier Mario Draghi, che «non dovrà riportarci al tempo di prima, ma dovrà costruire un’Italia nuova» – è ancora lunga. Bisogna fare un «salto»: lo dichiara Caritas italiana nel dossier Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Contributo a un percorso di riflessione, analisi e proposta pubblicato a fine aprile.
Una professione in crisi d’identità e di prospettive, aggravata dallo stress test del COVID specialmente laddove, come in Italia, più evidenti erano i segni del suo declino. Si potrebbero sintetizzare lapidariamente così i risultati della recente indagine su Teachers in Europe: careers, development and well-being effettuata dalla rete europea Eurydice sui 27 paesi dell’UE (a cui sono stati aggiunti Regno Unito, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia).
Come si stanno organizzando movimenti e associazioni nel pontificato di Francesco? Come Francesco interpreta il loro carisma in una Chiesa «in uscita»? Come interpretano il vasto mondo della comunicazione? Dopo aver analizzato il motu proprio che riporta a Roma il discernimento sull’autenticità del carisma dei nuovi istituti di vita consacrata diocesani (Donata Horak in Regno-att. 6,2021,148), è stata la volta della rilettura della crisi di alcuni carismi fondativi, spesso caratterizzati dall’elitismo dei vertici, alla luce della concezione di popolo di Dio, base della Chiesa sinodale (Massimo Faggioli in Regno-att. 8,2021, 216). Qui presentiamo invece un’analisi sulla presenza di associazioni e movimenti nel mondo della comunicazione social, che evidenzia il limite dell’istituzionalizzazione e la tentazione del modello influencer. (Red.)
Si è svolta dal 25 aprile al 2 maggio la XVII assemblea nazionale dell’Azione cattolica dal titolo «Ho un popolo numeroso in questa città». Un appuntamento inedito – si è svolto a distanza con un’apposita piattaforma per consentire ai soci di partecipare e ai delegati di votare – che rappresenta il modo con cui l’associazione vuole vivere questi mesi di pandemia: «L’AC non si ferma a rimpiangere quello che ci manca, ma vive questo tempo in maniera significativa, creativa, all’altezza di quello che il tempo ci chiede» – spiega il presidente Matteo Truffelli –.
Tra qualche giorno ricorre un anniversario che è alle radici del nostro impegno. 50 anni fa, il 14 maggio 1971, Paolo VI firmava la Octogesima adveniens, la lettera al card. Maurice Roy (all’epoca presidente della Pontifica commissione Iustitia et Pax) per gli 80 anni dell’enciclica di Leone XIII Rerum novarum. Era il primo testo importante sull’impegno sociale e politico dopo il concilio Vaticano II (…) ma rispetto a quell’assemblea erano accadute alcune importanti novità di contesto.
Il pubblico delle serie televisive in streaming su piattaforme globali si è ritrovato di recente attorno a prodotti di successo che offrono all’Occidente una prospettiva diversa sulle società e le culture mediorientali, come Fauda (un thriller ambientato nell’intelligence israeliana), Ethos (sullo sfondo di una Istanbul multiculturale contemporanea), e L’attaché (un musicista ebreo-israeliano di famiglia marocchina, che si trasferisce a Parigi dopo che sua moglie Annabelle è stata nominata nuovo addetto dell’ambasciata israeliana).
A oltre mezzo secolo di distanza, la dichiarazione conciliare Nostra aetate si conferma come la svolta decisiva nei rapporti tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo. A partire da essa sono avvenuti molti fatti ed eventi che hanno ridefinito in profondità le relazioni cristiano-ebraiche. Nella dichiarazione si legge, tra l’altro, che, a motivo del grande patrimonio spirituale comune tra cristiani ed ebrei, occorre promuovere la reciproca conoscenza e stima che si ottengono sia attraverso studi «biblici e teologici» sia mediante un fraterno dialogo (n. 4; EV 1/865).
Un anniversario non è mai solo un anniversario. Una ricorrenza. Celebrare Dante nel 2021, nel 7° centenario della morte, significa svolgere nuovamente la lezione del nostro passato, ritornare alle ragioni fondative dell’Italia e della sua civiltà, oramai orientate in una prospettiva europea. E farlo in un tempo sospeso e decisivo qual è questo.
La questione della pedofilia del clero ha assunto un crescente rilievo all’interno dell’odierno dibattito ecclesiale: lo testimonia il moltiplicarsi di pubblicazioni sull’argomento. In questo contesto cominciano anche ad apparire libri che lo analizzano in una prospettiva storica. Nonostante le difficoltà nell’accesso alla documentazione, alcuni pionieristici lavori usciti nell’Europa nord-occidentale hanno mostrato che leggere la vicenda sul lungo periodo, evitando di schiacciarla sull’attualità, aiuta ad affrontare il tema in maniera più consapevole.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Francesco Pistoia, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone.
Un sacerdote diventato famoso per essere stato il segretario particolare (o meglio il suo «contubernale», come si definiva) del patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, rimanendogli poi accanto dopo l’elezione al papato con il nome di Giovanni XXIII. Ma anche un vescovo conciliare deciso – finché gli è riuscito – a portare avanti le indicazioni scaturite dalla grande assise del concilio Vaticano II, vissuta inizialmente come uno degli osservatori più privilegiati, accanto a chi l’aveva voluto, poi declinata nel culto di una memoria da sottrarre al mito e ridare alla storia.
All’interno della prestigiosa collana dedicata all’opera omnia di Origene, con testo greco o latino a fronte, appare ora il volume dedicato ai Salmi con Introduzione, testo critico riveduto e note a cura di Lorenzo Perrone, uno dei massimi esperti a livello internazionale dell’Alessandrino (espressione cara al curatore). Tra i numerosi e autorevoli studi di Perrone ricordiamo almeno il poderoso volume, La preghiera secondo Origene: l’impossibilità donata (Morcelliana, Brescia 2011).
La genericità del titolo scelto per l’edizione italiana di questo libro, nato negli Stati Uniti, dove l’autore dirige il Programma sull’estremismo religioso (George Washington University), racconta molto di quanto poco in Occidente, e in Italia in primis, si conosca il fenomeno della Fratellanza musulmana, nata in Egitto nel 1928 per mano di Hassan al Banna. The closed circle. Joining and leaving the Muslim Brotherhood in the West (letteralmente, Il circolo chiuso. Entrare e uscire dalla Fratellanza musulmana in Occidente) era infatti il titolo originale.
Emanuele Pili cura, nella collana del Centro di metafisica e filosofia delle arti dell’Università San Raffaele di Milano, in edizione critica, con note, commento e saggio introduttivo, Delle laudi dell’amistà e Dialogo tra Cieco e Lucillo, due inediti giovanili di Antonio Rosmini.
Per Chiara Frugoni, con il suo volume pubblicato nel momento in cui la pandemia si è manifestata in tutta la sua virulenza, è possibile stabilire, per alcuni aspetti, un legame tra il 2020 e il 1348, sebbene siano evidenti le differenze tra le due epoche. Come allora anche ai nostri tempi abbiamo assistito all’impotenza delle cure, siamo stati muti testimoni di decine di bare trasportate con i camion dell’esercito per essere sepolte senza alcun familiare ad assistere alla cerimonia, come nel caso della Lombardia e di Bergamo in particolare, senza poi contare il numero insufficiente dei medici e degli infermieri per affrontare un contesto così eccezionale.
Per il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han, una delle voci più autorevoli e originali del pensiero contemporaneo, il COVID ha soltanto accelerato e reso trasparente un processo in atto da tempo: l’edificazione della società senza dolore. Nelle società avanzate il dolore è stato progressivamente bandito, esonerato, anestetizzato. Nella narrazione che domina il nostro tempo, il dolore non serve più, ha cessato di essere eloquente, ha smesso di essere com-preso dentro un orizzonte di senso.
Assassinato dalla stidda nel 1990 a soli 38 anni d’età, sulla strada che collega Canicattì ad Agrigento, Rosario Livatino è il primo magistrato che sale agli onori degli altari. Il riconoscimento della sua morte «violenta» quale martirio «in odio alla fede» ha permesso di procedere alla beatificazione, com’è stato per don Pino Puglisi nel 2013. E sia per la causa riguardante don Puglisi sia per quella di Livatino, postulatore è Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra, che sul giudice santo ci consegna ora due importanti pubblicazioni.
Dirò qualche parola (…) al fine di far sì che Luciano Gherardi sia ricordato (…) come penso possa aver desiderato essere ricordato: non come una figura di eccezione ma come un uomo comune, e dunque un presbitero comune (…) Uomo del concilio Vaticano II e (…) uomo del Concilio rispetto a un altro concilio: al tridentino, di cui visse gli esiti estremi e ancora per un poco vitali negli anni della sua formazione (…)
Dal 29 aprile al 1° maggio si è svolta on-line la seconda seduta del XXIII Sinodo luterano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI). Fondata nel 1949, la CELI è membro della Federazione luterana mondiale (FLM). Al Sinodo, intitolato «Continuità, cambiamento, futuro. La misericordia come responsabilità della Chiesa», si è discusso di digitale, giustizia di genere, giovani, ambiente, diaconia. Ne abbiamo parlato col decano, pastore Heiner Bludau.
Tutti sanno che in Europa i paesi del Benelux, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno depenalizzato e legalizzato l’eutanasia e il suicidio assistito quasi 20 anni fa. Nel marzo 2021, la Spagna è diventata il quarto paese europeo a legalizzare l’eutanasia volontaria a partire da determinate circostanze. Secondo questa legge, che molto probabilmente entrerà in vigore nel giugno 2021, il permesso di porre fine alla propria vita riguarda gli adulti con malattie «gravi e incurabili» che causano «sofferenze insopportabili».
A trent’anni dalla fine del regime di Mohammed Siad Barre, che ha fatto sprofondare la Somalia in uno stato di semianarchia, il paese è immerso in una nuova e profonda crisi politica. Scaduti in autunno i termini per tenere elezioni parlamentari e a febbraio quelli per le elezioni presidenziali, Mogadiscio non riesce a imboccare una strada che porti al voto e al rinnovo delle fragilissime istituzioni nazionali.
Manca esattamente un anno alle prossime elezioni presidenziali in Colombia, previste per fine maggio 2022. Un tempo complicato per l’ormai impopolare governo del presidente Iván Duque, espressione del partito conservatore Centro Democrático, il cui gradimento è sceso al 33%. E per un paese in profonda crisi sociale, il cui malessere dallo scorso 28 aprile è esploso con migliaia di persone riversatesi per le strade delle principali città, come Bogotá, Medellín e Cali, e non accenna a placarsi.
Al terzo tentativo il banchiere Guillermo Lasso ce l’ha fatta. Sconfitto nel 2013 da Rafael Correa e nel 2017 da Lenin Moreno, l’11 aprile il candidato dell’alleanza di centrodestra tra il Movimento creando opportunità (CREO) e il Partito social-cristiano (PSC) ha infatti conquistato la presidenza della Repubblica, vincendo col 52,4% dei voti il ballottaggio contro Andrés Arauz, delfino di Correa e in lizza per la progressista Unione per la speranza (UNES).
A quattro mesi dal colpo di stato del 1o febbraio, la situazione in Myanmar sembra orientarsi più che verso una soluzione pacifica verso una vera e propria guerra civile. Secondo le stime contenute in un rapporto del Programma ONU per lo sviluppo pubblicato a inizio maggio, la profonda crisi economica potrebbe riportare nella povertà metà della popolazione.
La Chiesa ha da sempre adottato la territorialità come proprio principio strutturante e organizzativo. L’architettura delle chiese, la loro presenza fisica, la visione spaziale nel rapporto tra Chiesa e città hanno definito nei secoli la dimensione pastorale e politica della Chiesa stessa. La contestazione del principio territoriale legato alla crescita della mobilità sociale ha avuto un effetto di sradicamento e di scomposizione.
I tentativi di ristrutturazione interna alle Chiese in relazione ai grandi cambiamenti d’epoca non sempre hanno colto i rischi e le sfide che essi ponevano, spesso si è come cercato di salire su un treno in corsa. Il treno della modernità. Con risultati secolarizzanti e comunque fuorvianti.
Secondo Gilles Routhier occorre andare oltre l’approccio strategico e organizzativo, ponendosi invece le domande fondamentali, le uniche che possano mettere al riparo da un progressismo sfuocato e da un conservatorismo inutile.
Per che cosa? E in vista di che cosa la Chiesa abita la città? Un ritorno all’annuncio che non isola e non emargina. Occorre ristrutturarsi come spazio d’incontro comunitario tra le diversità e differenze per giungere al fonte battesimale e alla mensa eucaristica. Tornare a essere segno.