Pastorale urbana: sfidare la città
Ritornare a un annuncio che non isola e non emargina
La Chiesa ha da sempre adottato la territorialità come proprio principio strutturante e organizzativo. L’architettura delle chiese, la loro presenza fisica, la visione spaziale nel rapporto tra Chiesa e città hanno definito nei secoli la dimensione pastorale e politica della Chiesa stessa. La contestazione del principio territoriale legato alla crescita della mobilità sociale ha avuto un effetto di sradicamento e di scomposizione.
I tentativi di ristrutturazione interna alle Chiese in relazione ai grandi cambiamenti d’epoca non sempre hanno colto i rischi e le sfide che essi ponevano, spesso si è come cercato di salire su un treno in corsa. Il treno della modernità. Con risultati secolarizzanti e comunque fuorvianti.
Secondo Gilles Routhier occorre andare oltre l’approccio strategico e organizzativo, ponendosi invece le domande fondamentali, le uniche che possano mettere al riparo da un progressismo sfuocato e da un conservatorismo inutile.
Per che cosa? E in vista di che cosa la Chiesa abita la città? Un ritorno all’annuncio che non isola e non emargina. Occorre ristrutturarsi come spazio d’incontro comunitario tra le diversità e differenze per giungere al fonte battesimale e alla mensa eucaristica. Tornare a essere segno.
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