Prolungare sino a noi l’eco dell’appello alla conversione lanciato da san Giovanni Paolo II ai mafiosi, in Sicilia, il 9 maggio 1993: è il motivo della lettera che i vescovi siciliani pubblicano nel 25o anniversario di quell’evento con la loro lettera, che s’intitola Convertitevi! Essa non è un compendio di teologia morale o di etica sociale. È un discorso pastorale, che fa del magistero agrigentino di Giovanni Paolo II un paradigma da coniugare ulteriormente.
La vicenda ancora parzialmente oscura del sequestro e dell’assassinio di Aldo Moro, di cui ricordiamo i quarant’anni, ha fatto per molto tempo premio sulla sua parabola di politico e di statista. Nella memoria degli italiani resta la Renault 4 amaranto con il suo mesto carico, non un percorso di almeno vent’anni in cui Aldo Moro fu il vero perno dell’evoluzione storica e politica della democrazia repubblicana in Italia.
Lungo gli anni, e specialmente in occasione degli anniversari del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro, sono stati pubblicati numerosissimi libri. Ricordiamo in particolare quello a firma dello stesso G. Formigoni: Aldo Moro. Lo statista e il suo dramma, Il Mulino, Bologna 2016. Una fonte con alcuni percorsi bibliografici aggiornati è l’Archivio Flamigni, in https://bit.ly/2IkUKGt.
Pensare la missione oggi, progettarla in maniera rinnovata, giovane e aperta alle sfide del mondo contemporaneo: sono queste le tematiche che hanno animato il 62° Convegno missionario nazionale dei seminaristi che si è tenuto nel Seminario maggiore di Padova dal 12 al 15 aprile.
Molti immigrati trovano nelle appartenenze, aggregazioni e pratiche religiose un punto di riferimento importante nella loro esperienza d’insediamento in terra straniera. All’interno stesso delle religioni storiche, l’accoglienza degli immigrati mette in moto dinamiche variegate. In questo panorama, la diocesi di Milano ha introdotto un segno di novità, avviando con mons. Mario Delpini un «Sinodo minore» dedicato alla «Chiesa dalle genti», ossia alla presenza dei fedeli di origine immigrata e si può immaginare – come ha scritto anche don Antonio Torresin – cf. Regno-att. 8,2018,214 – ne possano scaturire novità interessanti.
Si parte da un tema marginale; se ne discutono i fondamenti epistemologici; se ne ripercorre la storia; si indicano le piste più feconde: le prospettive che si aprono potrebbero ridiscutere da cima a fondo l’architettura complessiva del sistema osservato: potrebbe essere sintetizzato anche in questo modo il convegno annuale della Facoltà teologica del Triveneto, dedicato a «Conoscere sé stessi. Identità e finalità del pastoral counseling» e tenutosi a Padova lo scorso 20 aprile.
Oggi è imprescindibile la necessità d’interrogarsi su di un clima culturale caratterizzato da un pluralismo di fatto, di culture e di fedi. Raccogliere quest’istanza pluralista significa pensare al senso e alla funzione delle altre religioni nel piano di Dio; dunque non solo pensare a come si possano salvare i non-cristiani oppure se vi siano elementi di verità nelle altre religioni, tanto per citare i due classici interrogativi che hanno abitato la ricerca teologica soprattutto postconciliare.
Da un paio di mesi in Germania si è acceso un dibattito sul ruolo e l’integrazione dell’islam nel paese. Tutto è iniziato con le dichiarazioni del nuovo ministro degli Interni, il leader dell’Unione cristiano-sociale Horst Seehofer, per 10 anni presidente della Baviera.
Mentre stiamo chiudendo questo numero, sta avendo luogo a Roma l’incontro di papa Francesco con i vescovi cileni, 31 diocesani e ausiliari e 2 emeriti. Il papa, «richiamato dalle circostanze e dalle sfide straordinarie poste dagli abusi di potere, sessuali e di coscienza che si sono verificati in Cile negli ultimi decenni, ritiene necessario esaminare approfonditamente le cause e le conseguenze, così come i meccanismi che hanno portato in alcuni casi all’occultamento e alle gravi omissioni nei confronti delle vittime», recita il comunicato della Sala stampa vaticana del 12 maggio. Riportiamo qui di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, la dichiarazione del portavoce del Gruppo dei laici di Osorno, Juan Carlos Claret, resa nota il 3 maggio e pubblicata da Periodista digital, https://bit.ly/2Ihtus5 (M.E. G., D. S.).
Per il pontificato di Francesco, la Chiesa cattolica negli Stati Uniti ha rappresentato sin dall’inizio una scena particolarmente difficile. L’estremizzazione e polarizzazione ideologica del paese non risparmia il panorama religioso, le Chiese e la comunità cattolica. La spaccatura nasce negli anni Settanta e s’approfondisce dalla metà degli anni Ottanta, anche a causa di una politica di nomine episcopali che favorisce prelati ingaggiati nelle «cultu-re war». Il pontificato di papa Francesco, abbracciato dal cattolicesimo liberal e respinto da quello neo-conservatore e neo-tradizionalista, l’ha fatta emergere.
Il confronto sull’ospitalità eucaristica in determinate circostanze per i coniugi luterani, su cui i vescovi cattolici tedeschi avevano votato a Ingolstadt (cf. Regno-att. 6, 2018,150), si è spostato a Roma e ora deve ritornare in Germania. In febbraio, nella sua assemblea plenaria, la Conferenza episcopale tedesca con una maggioranza di tre quarti aveva votato a favore di un sussidio per la cura pastorale delle coppie con un partner cattolico e l’altro luterano.
A trent’anni dalla guerra in Irlanda del Nord, un panormama di come vive la Chiesa cattolica oggi dall’inizio di tutto il dolore dei cosiddetti "Troubles", i disordini che infiammarono le strade delle sei Contee, contrapponendo, da una parte, l’Irish Republic Army (IRA) e, dall’altra, l’Ulster Voluteers Force (UVF) e la Royal Ulster Constabulary (RUC).
Nel tentativo di uscire dalla vita, ma non dalla storia, della Spagna contemporanea, l’Euskadi Ta Askatasuna, l’organizzazione terroristica intitolata a «Paesi baschi e libertà» e universalmente nota con l’acronimo ETA, sta dando corso a un’articolata sequenza di atti pubblici, a valle di un processo decennale le cui tappe salienti sono state la dichiarazione di fine delle azioni armate (2011) e la consegna alle autorità francesi di gran parte del proprio arsenale (2017).
Dal 18 al 23 marzo 2018, si è tenuto a Brasilia l’8o Forum mondiale sull’acqua, che ha visto la presenza di più di 120.000 partecipanti provenienti da 172 paesi, compresi ministri, ambasciatori, funzionari, esperti, accademici, rappresentanti del settore privato e della società civile. L’evento, nato nel 1997 a Marrakech, è diventato uno dei principali forum sull’acqua e i documenti prodotti hanno un’eco sostanziale nelle negoziazioni multilaterali.
Un’altra uccisione. Un altro nome che allunga la lista dei sacerdoti cattolici uccisi nell’est della Repubblica democratica del Congo. Ne abbiamo scritto varie volte (cf. Regno-att. 18,2017,536). Domenica 8 aprile, abbé Etienne Nsengiyumva, ordinato nel 2012 e nominato parroco di Kitchanga, un villaggio del territorio del Masisi, nel cuore della zona più turbolenta, infestata di milizie e gruppi armati, è stato ucciso con un colpo alla testa. Una vera e propria esecuzione di fronte a testimoni.
Non si arrestano le aggressioni ai sacerdoto cattolici nella Repubblica democratica del Congo: ripercorriamo i recenti casi avvenuti in Nord Kivu dal 2012 fino ai giorni nostri.
A partire da questo numero inauguriamo una collaborazione stabile tra la nostra rivista e la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale che si realizza in questa rubrica «Libri del Mese» dove ospiteremo alcune recensioni a firma dei docenti della Facoltà stessa. Qui il prof. Giuseppe Noberasco, che insegna Teodicea e Teologia sistematica a Genova e a Milano, offre una panoramica sui testi di alcuni teologi che hanno affrontato il ruolo e la possibilità stessa della riflessione teologica nel mondo contemporaneo (red.).
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Manuela Panieri, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Domenico Segna.
Il movimento evangelicale è costituito da quella galassia estremamente variegata e vivace di Chiese che si situano all’interno del mondo protestante, di cui costituiscono l’ala teologicamente più conservatrice, ma anche quella ormai maggioritaria e in continua crescita soprattutto nel Sud del mondo. Proprio perché si tratta di un movimento piuttosto variegato e libero nelle sue espressioni, e che non si riconosce in un’autorità centrale, è importante la raccolta delle Dichiarazioni evangeliche, pubblicata dalle EDB in un primo volume nel 1997, con i documenti del trentennio dal 1966 al 1996, e ora in questo secondo volume che propone dichiarazioni del ventennio 1997-2017, poiché permette di conoscere con maggiore precisione e aderenza al reale una parte del cristianesimo che, soprattutto in Europa, è piuttosto ignoto, e su cui permangono molti pregiudizi.
Massimo Faggioli, docente presso il dipartimento di Teologia e scienze religiose di Villanova University (Philadelphia), è uno studioso italiano che ormai da anni indaga sul mondo cattolico, avendo presente in maniera particolare il contesto statunitense. Non fa eccezione questo testo ora tradotto nella nostra lingua (titolo originale: Catholicism and Citizenship: Political Cultures of the Church in the Twenty-First Century). Ciò non significa che il libro abbia pertinenza solo in un ambito statunitense. Come indicano il titolo e il sottotitolo dell’edizione italiana, le sue prospettive si allargano a orizzonti estesi all’intero cattolicesimo mondiale dell’inizio del XXI.
L'ultimo libro di Donatella Di Cesare ha l’ambizione d’affrontare il problema del fenomeno migratorio dal punto di vista filosofico, intrecciandolo con l’ambito storico, giuridico, religioso, e con l’attualità politica. Non è semplice dipanare i numerosi fili che costituiscono la trama del testo. L'a decostruisce, con una serrata critica, alcuni presupposti dello stato, messi raramente in discussione perché ritenuti naturali e scontati: la differenza tra stranieri e cittadini, la presenza delle frontiere, la legittimità di un’entità istituzionale basata essenzialmente sul diritto degli autoctoni a difendere prima di tutto la loro identità.
È raro trovare professioni di poetica così determinate come quella di Flannery O’Connor e allora vien naturale cercare nelle sue narrazioni (poche, due romanzi e una manciata di racconti) qualcosa d’intimamente militante, un storia in cui pur nella congestione delle azioni e dei gesti e degli eventi alla fine il male non sia l’ultima parola.
L’acqua è per noi scontata, come la luce in una stanza quando premiamo l’interruttore. Fuori dall’Italia, invece, 6 litri possono essere il quantitativo giornaliero a disposizione di una persona, come hanno certificato le Nazioni Unite, per le quali ancora 800 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e circa 2 miliardi e mezzo di persone non hanno l’acqua per i servizi igienici. In Burkina Faso, a 3.500 chilometri da noi, una tanica si riempie dopo aver pompato per 20, 30 e 40 volte, aiutandosi con una leva che aziona il semplice meccanismo del pozzo, ideato per riportare in superficie quello che si trova 40 metri sotto terra.
Il nuovo sindaco di Tunisi, Souad Abderrahim ha rotto tutti gli schemi. Eletta nelle file di Ennahda non ha nulla che risponda agli stereotipi che in Europa si associano alle donne di un partito d’ispirazione islamica. E lei è un po’ il simbolo di questa Tunisia uscita dalle elezioni amministrative che si sono tenute il 6 maggio.
In Siria uomini, donne e bambini – ricorda Caritas – sono costretti a pagare un prezzo altissimo, spesso attraverso strategie negative di sopravvivenza che le vittime dei conflitti devono attuare e subire a causa della guerra. Il rapporto ne individua alcune: lavoro minorile, bambini soldato, violenze domestiche, matrimoni precoci, sfruttamento economico, rischi per gli ordigni inesplosi, separazione familiare, molestie, prostituzione, rapimenti, indebitamento, svendita dei beni, ingresso in circuiti illegali.
È del 2 maggio il rapporto annuale del SIPRI, lo storico istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, che attesta la cifra record nell’ultimo quinquennio delle spese per sistemi d’arma: 1.739 miliardi di dollari nel 2017, pari al’1,1% in più rispetto all’anno precedente. Si tratta del 2,2% del PIL mondiale, una percentuale che non era mai stata raggiunta da inizio millennio. Tra i paesi importatori primeggiano invece l’India, l’Arabia Saudita, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e la Cina: da soli, costituiscono il 35% dell’intero import mondiale.
In questo 2018 sono già 5 i sacerdoti morti in Messico a seguito d’atti di violenza. Mentre si contano a centinaia le minacce e le estorsioni contro sacerdoti e vescovi. Proprio all’infelice epilogo di un sequestro è legato l’ultimo decesso: quello dell’ultra ottantenne José Moisés Fabile Reyes, cappellano emerito della basilica nazionale Santa Maria di Guadalupe, sequestrato il 3 aprile, morto per infarto durante la prigionia e ritrovato il 25 dello stesso mese dietro il pagamento del riscatto da parte della famiglia.
L'arresto di Luiz Inacio «Lula» da Silva, condannato in secondo grado a 12 anni di prigione con l’accusa di corruzione per aver ricevuto come tangente un appartamento di cui non risultava proprietario e finito in carcere prima della sentenza definitiva, ha segnato un salto di qualità nella crisi politico-istituzionale che il Brasile vive dal 2016, con l’impeachment della presidente della Repubblica Dilma Rousseff, eletta due anni prima, e l’insediamento di Michel Temer, che ha imposto una netta virata a destra del governo.
Qual è l’orizzonte dell’esercizio della teologia oggi? E in Italia in particolare? Dopo una ricognizione storica sul percorso (a volte accidentato) e lo statuto dei centri di studio teologici – in Italia ormai solo intra-ecclesiali –, Milena Mariani propone tre grandi interrogativi su cui confrontare la richiesta tanto insistita dal papa, anche nella recente Veritatis gaudium, di un sapere teologico «in uscita»: se, innanzitutto, l’emarginazione della teologia dal resto delle discipline non sia anche un’autoemarginazione di un pensiero troppo preoccupato dell’intra moenia ecclesiale. Poi, se sia seriamente considerato il dato dell’analfabetismo religioso oggi dilagante e se, infine, il doppio binario degli studi per chierici e per laici sia realmente fruttuoso. All’interno di questa barriera ve n’è un’altra, sottolineata da Cristina Simonelli, che è quella della presenza quasi clandestina delle teologhe, che dice di una forma clericale che la materia ha assunto in via di fatto più che di diritto. Veritatis gaudium offre un orizzonte nuovo. Come scrive Piero Coda, il testo «ha preso atto della vorticosa accelerazione e della vasta proporzione del cambiamento in atto». Interdisciplinarietà, trans-disciplinarietà devono tradursi in volontà di «vivere rischiosamente e con fedeltà sulla frontiera». Il tracciato è aperto, lo si vorrà percorrere?
Uscito a fine gennaio 2018, anche se con una data di dicembre, Veritatis gaudium è un documento d’alto livello magisteriale – una costituzione apostolica a firma di Francesco stesso – che supera e dunque sostituisce Sapientia christiana, del lontano 1979. Con questo documento decadono infatti le linee applicative di Sapientia christiana – ce ne sono di nuove in calce alla costituzione – ma soprattutto sembra evidente che decadano le piccole circolari, quali la Notio affiliationis theologicae del 1985,4 sulla quale si è preteso fondare in questi decenni l’esclusione delle donne dai luoghi accademici istituzionali nei quali siano presenti seminaristi (in Italia gli Istituti teologici affiliati).
Ci troviamo di fronte a un documento di respiro non congiunturale ma programmatico, destinato a dispiegare un’efficacia a lunga gittata sugli studi ecclesiastici e, più latamente, sull’impegno culturale d’ispirazione cristiana. La Veritatis gaudium è un segnale preciso sulla direzione di marcia da intraprendere per rilanciare questa storia d’impegno, dando nuovo impulso al processo che – a partire dal Vaticano II – ha preso atto della vorticosa accelerazione e della vasta proporzione del cambiamento in atto.
«Nessuno vive per se stesso»: la massima interagisce anche con la nostra terza coppia che mette in relazione tra loro «vita biologica» e «vita biografica». Nella prospettiva biologistica tutto si colloca su un piano che esula dalla soggettività personale; non così nell’ambito delle biografie, nel quale l’autocoscienza soggettiva e le relazioni con altre persone svolgono un ruolo determinante.
La Chiesa di Mazara del Vallo, nella sua lunga storia, innumerevoli volte è stata illuminata e sorpresa. Io sono testimone di quanto è accaduto nel pomeriggio dell’8 maggio del 1993 (…) Sono passati ormai venticinque anni da quell’evento che abbiamo vissuto nella fede, con la presenza apostolica di Giovanni Paolo II tra noi. Presentandosi a tutti come «pellegrino di pace e missionario del Vangelo», veniva a concludere i festeggiamenti del IX centenario della costituzione della nostra Chiesa locale.
Com’è scombinato il mondo: da un quarto di secolo qui da noi s’argomenta che i papi chiedono troppi perdoni, ed ecco il Parlamento del Canada che il 1° maggio intima a Francesco di «scusarsi» per l’annoso maltrattamento dei bambini aborigeni nelle scuole cattoliche. Sul pianeta inesplorato del perdono si va a tentoni e Francesco tasta con impegno il terreno, tra le proteste di chi l’accusa di dire troppo e chi vorrebbe dell’altro.