Davide Maggiore
N’Djamena tra giugno e luglio, Bamako a novembre, Ouagadougou a gennaio: la seconda metà del 2015 ha confermato, nel più sanguinoso dei modi possibili, che l’Africa resta uno dei fronti principali di attività dei gruppi islamisti radicali. L’estate di violenze vissuta dal Ciad ha visto oltre 60 persone perdere la vita in attacchi suicidi nella capitale, segno dell’escalation di violenza imposta dagli estremisti nigeriani di Boko Haram, capaci per la prima volta di colpire il paese. Nel tardo autunno, sono stati con ogni probabilità i Mourabitoun, gruppo guidato dall’inafferrabile Mokhtar Belmokhtar e legato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico a mietere 20 vittime nell’assalto all’hotel Radisson Blu di Bamako. Rivendicazioni sono però arrivate anche da altri gruppi attivi in Mali, come il finora meno noto Front de libération du Macina. E ancora Belmokhtar e i qaedisti hanno rivendicato l’azione del 15 gennaio scorso contro l’hotel Splendid e il caffè Cappuccino di Ouagadougou, in Burkina Faso, dove i morti sono stati 30.
Articolo, 15/01/2016, pag. 48