Attualità, 2/2016, 15/01/2016, pag. 44
Etiopia: terra e democrazia
A fianco dell'emergenza siccità, proteste soffocate e ambiziosi progetti di sviluppo
Davide Maggiore
Terra significa cibo, terra significa diritti. Per questo essa è al centro di due allarmi arrivati nelle ultime settimane dall’Etiopia: un «gigante» dal punto di vista demografico (quasi 100 milioni di abitanti) ed economico (crescita media del 10% per un decennio) del continente, che si trova ad affrontare contraddizioni pesanti. Un paese «dotato di vaste terre arabili, enormi risorse per quanto riguarda il bestiame e biodiversità incontaminata, ben collocato per investimenti nell’agro-industria», lo ha definito a fine gennaio il ministro degli Esteri, Tedros Adhanom, nel corso di un incontro ufficiale. Eppure si tratta dello stesso paese per il quale, proprio in quei giorni, l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), chiedeva più risorse: 1,2 miliardi di dollari, necessari a garantire la sicurezza alimentare di oltre 10 milioni di persone, messe in pericolo dalla siccità che ha colpito diverse aree del paese e minaccia di estendersi.
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