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Per la vita del mondo: etica ortodossa

«Per la vita del mondo»: questo il titolo del recente documento del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli che ripensa l’etica sociale ortodossa. Un testo elaborato da una commissione di studio insediata dal patriarca Bartolomeo I e quindi approvato da lui e dal Sinodo del Patriarcato; un documento ampio, che in sei sezioni attraversa vaste aree dell’esperienza umana e del vissuto sociale.

Lo fa attingendo alle migliori componenti dello stile teologico ortodosso, caratterizzandosi cioè per i forti richiami teologici – cristologici, pneumatologici, eucaristici – così come per i continui riferimenti ai padri della Chiesa; è ad esempio il riferimento a una comunione interumana che ha le sue radici in quella trinitaria ad assumere valore paradigmatico per pensare un’etica attenta alla socialità ed alla relazionalità. E significativo è il fatto che ogni sezione si apra con un riferimento liturgico quale esergo che la dà il tono e la orienta.

Tradizione e novità

Il testo declina però tale ricchezza di riferimenti tradizionali in forme abbastanza diverse rispetto a quelle intese in altre analoghe espressioni del mondo ortodosso (si pensi al testo di etica sociale varato vent’anni fa dalla Chiesa russa), con ampi riferimenti ai dibattiti contemporanei. Solo poche indicazioni, per accennare un quadro significativo, che meriterebbe una presentazione assai più ampia.

* Forte e intensa la sottolineatura dell’attenzione di Cristo per i poveri, a fondare una puntuale e articolata riflessione etica declinata nel segno della giustizia, sia per quanto riguarda il mondo del lavoro, che per la sicurezza sociale e per i rapporti internazionali.

* Ancor più incisiva la sottolineatura del fondamento creazionale della dignità umana, su cui s’innesta una forte valorizzazione del linguaggio dei diritti umani, quale strumento significativo per darvi espressione. Di qui il riconoscimento del valore privilegiato dell’esperienza democratica, quale forma di governo che meglio sembra garantire tale plesso di istanze. Certo, la prospettiva ortodossa non può identificarsi con alcun tipo di regime – nei confronti del quale fa sempre valere la critica escatologica del Regno di Dio – ma la democrazia viene segnalata come realtà ricca di valenze positive.

* Si disegna in tal senso un rapporto articolato tra Chiesa e potere politico, sganciato da modelli storici passati (pur mantenendo un riferimento positivo alla symphonia dell’Impero bizantino), per confrontarsi invece positivamente con realtà politicamente differenziate. Esplicita, in particolare, la presa di distanza da forme di nazionalismo etnico-religioso.

* Positivo il riferimento al dialogo ecumenico, con alcune aperture teologicamente importanti anche per i rapporti con le altre religioni (con un’attenzione privilegiata per i due monoteismi).

* La forte attenzione ecologica – certo non inattesa viste le posizioni in tale ambito del patriarca Bartolomeo – non si declina in termini polemici contro la scienza e la tecnica, che anzi vengono valorizzate come strumenti per coltivare l’umano benessere.

Molte altre indicazioni potremmo trovare per evidenziare la novità di un testo che – nonostante la lunghezza – merita di essere letto con attenzione nelle sue singole sezioni.

Un campo di tensioni; la forza di una novità

Certo, nel valutare l’importanza del documento occorre pure tenere conto dello status del Patriarcato di Costantinopoli – da cui esso proviene – nel mondo ortodosso. Il primato a esso riconosciuto, infatti, non ha lo stesso senso che può avere quello del papa per il mondo cattolico, ma si qualifica invece come primato d’onore.

In questo momento, poi, esso vive gravissime tensioni col Patriarcato di Mosca – una realtà di grandissimo peso, anche numerico, entro l’ortodossia: certamente alcuni degli accenti del testo vanno letti anche nel quadro di tale orizzonte polemico. Non è possibile quindi considerare Per la vita del mondo come rappresentativo dell’intero mondo ortodosso (e alcune reazioni critiche a esso lo hanno mostrato con chiarezza).

In nessun modo però tali considerazioni possono sminuire il grande valore di un documento che esprime una lettura innovativa – ma non per questo meno eticamente densa – della tradizione ortodossa, mostrandovi virtualità che per un lettore occidentale possono risultare addirittura sorprendenti. A uno sguardo più attento esse appariranno piuttosto l’espressione di quel processo che sta interessando anche altre grandi tradizioni religiose dell’umanità e che le vede tutte coinvolte in un dialogo e un confronto con la condizione di un’umanità in cambiamento veloce.

Nella capacità di declinare efficacemente in tale inedito contesto le proprie indicazioni, ne va del futuro di molte tradizioni morali: il Patriarcato offre un contributo importante in tal senso.

 

Simone Morandini è coordinatore del progetto «Etica, teologia, filosofia» della Fondazione Lanza e insegna all’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia; è coordinatore del blog Moralia.

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