Come si dice di solito: le elezioni amministrative non sono le politiche. Vero, ma i segnali ci sono tutti. Il Partito democratico (PD) vince stando fermo, direi immobile politicamente, e arretrando elettoralmente di meno. Lega e Movimento 5 Stelle (M5S) perdono la partita elettorale e la prospettiva. Non hanno espresso una linea politica (la Lega salviniana) e non avevano e non hanno trovato un’identità (il M5S).
La rivista Il Regno, assieme alla Comunità monastica di Camaldoli, ha ripreso, dopo il lungo periodo COVID, la scuola di Camaldoli. Il secondo anno dei «Percorsi di cultura politica» è stato dedicato al tema delle «Metamorfosi della democrazia» (30 settembre – 3 ottobre). Scopo degli incontri è avviare un confronto formativo sui grandi temi della cultura, nazionale e internazionale, consapevoli del crescente vuoto formativo che attraversa anche il nostro mondo cattolico.
Reso noto il 5 ottobre 2021, il Rapporto della Commissione indipendente sulle violenze sessuali nella Chiesa cattolica (CIASE), elaborato sulla base di indagini, audizioni di esperti e, soprattutto, di vittime, fa il punto sui casi di violenza sessuale subiti dai minori per mano di chierici e religiosi negli ultimi 70 anni. Propone numerose raccomandazioni sull’accoglienza delle vittime, il riconoscimento della responsabilità della Chiesa, una riparazione per i danni causati, il reclutamento e la formazione dei sacerdoti, l’evoluzione del diritto canonico e un migliore governo della Chiesa.
Con la pubblicazione il 7 settembre del Documento preparatorio e del Vademecum per la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» (Regno-att. 17,2021,527), il Sinodo della Chiesa universale è entrato nella fase più operativa. Contemporaneamente da un lato sono fiorite nuove iniziative locali e altre, già esistenti, hanno sincronizzato i propri calendari almeno per quanto riguarda la fase diocesana del Sinodo che si celebrerà a Roma (cf. Regno-att. 12,2021,344).
Nel nuovo Parlamento federale (Bundestag) tedesco, eletto lo scorso 26 settembre, sono rappresentati gli stessi partiti della scorsa legislatura: Unione cristiano-democratica di Germania e Unione cristiano-sociale (CDU/CSU), che formano un gruppo parlamentare, Partito socialdemocratico tedesco (SPD), Partito liberale democratico (FDP), i Verdi, il partito della Sinistra (Die Linke) e l’Alleanza per la Germania (AFD).
Mentre la bufera dei casi di abusi e violenze sessuali compiuti in contesto ecclesiale si è abbattuta anche sulla Francia, con proporzioni che lasciano senza fiato (cf. in questo numero a p. 552), la Germania cattolica porta avanti il suo cammino di riflessione alla ricerca di strade verso un indispensabile rinnovamento che proprio lo scandalo degli abusi e delle violenze ha fatto emergere come improcrastinabile.
Sin «dal primo momento papa Bergoglio si è messo con piglio a rimuovere i sedimenti del passato e ha manifestato una forza rinnovatrice non comune, paragonabile nei tempi moderni solo a quella di Paolo VI, nella stagione immediatamente successiva alla conclusione del concilio Vaticano II». Queste parole, scritte da Giuseppe Dalla Torre poco prima della sua immatura scomparsa, mi son venute in mente una volta letto, con la dovuta attenzione, per come meritava, lo scritto di Paolo Cavana, che di Dalla Torre è stato allievo, apparso su Regno-att. 16,2021,501ss.
Fare memoria dei 50 anni di cammino ecclesiale e civile di Caritas italiana non può essere un atto celebrativo. Un organismo che è stato istituito dalla Conferenza episcopale italiana come inveramento della stagione conciliare, non può che lasciarsi interrogare dalla Scrittura e dalle parole dei suoi iniziatori, per fare memoria del tempo che ha attraversato lungo il suo cammino di servizio nella e per la Chiesa italiana (…) Memoria anche del male incontrato, nei volti e nelle storie delle persone segnate da violenze, ingiustizie ed esclusioni e memoria anche dei limiti che hanno rischiato di rendere opaca la testimonianza al Dio della storia, che asciugherà ogni lacrima, che accoglierà ogni sofferenza.
Non è solo la cronaca che ci parla della crisi dei preti. Sotto l’iceberg dei casi eclatanti sta emergendo la necessità di un profondo ripensamento del ministero presbiterale, frutto dell’incrocio tra più criticità. Tre recenti volumi pubblicati dalle Edizioni dehoniane Bologna offrono uno spaccato interessante su un tema di cui anche la rivista a più riprese si è occupata (cf. Regno-att. 4,2021,133; 16,2021,492).
Gianni Baget Bozzo è stato un grande: ma di quale grandezza? E su quale delle tante cattedre, pulpiti, testate, microfoni che gli furono offerti? Presente a due convegni che si fecero nel 2019 per il decennale della morte, posso attestare il vasto riconoscimento del ruolo da lui svolto nelle varie stagioni, ma debbo aggiungere che quel riconoscimento era proposto in una confusione delle lingue che più grande non potrebbe essere.
Vissuto, anche per scelta, ai margini, Erik Peterson, filologo e storico della tradizione cristiana antica, che è vissuto tra il 1890 e il 1960, costituisce ancor oggi un riferimento per la conoscenza del cristianesimo delle origini. La vastità dei suoi interessi, che andavano dalla filologia all’archeologia, dalla Bibbia alla patrologia, dalla storiografia alla liturgia e alla teologia politica (per ricordarne solo alcuni) è la testimonianza della ricchezza di una personalità di prim’ordine.
Diacono permanente della diocesi di Milano, Antonio Fatigati ha conseguito il dottorato in Teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale con una tesi sulla teologia nel Decameron, un tema che suscita l’interesse del lettore. Per questo accostamento l’autore tiene ben presente il ricco patrimonio di studi storico-critici sul Boccaccio e ne indica i titoli più significativi.
Si apre con una domanda e si chiude con una risposta entrambe semplici il primo libro in traduzione italiana del teologo Anthony J. Godzieba, docente emerito alla Villanova University di Philadelphia, i cui interessi incrociano la teologia fondamentale, la fenomenologia e l’estetica. L’autore si domanda se «nel nostro mondo secolarizzato, consumistico, tecnologizzato, possiamo ancora fare esperienza del mistero di Dio» (5) e risponde positivamente, congiungendo la teologia trinitaria e l’immagine del Dio amore in un itinerario che sfida gli stereotipi che complicano la strutturazione del discorso di fede oggi.
Chi è Francesco Guccini? Il letterato aggrappato alle radici montanare, l’agnostico con un profondo senso religioso, più in generale un uomo che si lascia interrogare dalla vita senza la pretesa d’avere le risposte in tasca: nelle sue canzoni incontriamo i «ma», i «forse», gli «oppure». Un personaggio sapiente e complesso, e bene hanno quindi fatto Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini a scegliere 17 parole chiave – da «acque» a «tempo», passando per «gatti» e «notte» – per raccontare le diverse facce della produzione musicale e non solo del «Maestrone».
Un filo rosso sottende i 7 saggi che costituiscono il volume di Giorgio Sgubbi, 2 dei quali del tutto inediti: l’argomentata rilevanza che ha nella sua ricerca teologica e filosofica la recta ractio all’interno di quella che Giovanni Paolo II ebbe a definire la teologia quale «scientia amoris».
Il titolo del paragrafo introduttivo – «Biografie, bibliografie, geografie» – del libro di Roberta Fossati, pubblicato nella collana «Teologhe e teologie» a cura del Coordinamento teologhe italiane, annuncia quanto il testo offre al lettore: un racconto storiografico che dipana dense trame di personalità, vicende, relazioni di donne del primo Novecento proiettate verso un nuovo protagonismo storico e culturale. Donne di una certa notorietà oppure scrittrici, giornaliste, poetesse, educatrici poco o per niente conosciute, punta dell’iceberg di un continente in gran parte sommerso e di cui emergono tracce attraverso il recupero che via via si va facendo di carteggi, diari, confessioni, appunti.
Alzi la mano fra i lettori chi conosce Vladimir Nikolaevič Zabughin (Pargolovo, San Pietroburgo 1880 – Solda, Bolzano 1923). Non molti, probabilmente. Ma anche quei pochi che, a qualche titolo, lo ricordano, quasi certamente non conoscono la davvero sorprendente estensione intellettuale di questo studioso russo dalla vita breve, stroncata anzitempo da un incidente alpinistico. L’occasione per colmare tale lacuna, immergendosi nel contempo in una godibilissima lettura, è offerta dal nuovo volume di Alessandro Giovanardi.
Il gesuita Paolo Bizzeti è dal 2015 vicario apostolico dell’Anatolia e dal 2019 membro della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Come vescovo e religioso, riflette sulla necessità di rivedere il rapporto tra vescovi e religiosi a fronte di un mondo nuovo cui la Chiesa intera si affaccia.
L'Italia si sta scoprendo sempre più plurale sotto il profilo religioso. Il paradigma della secolarizzazione inarrestabile trova in realtà un contrappeso nella fioritura di un’ampia gamma di esperienze religiose, diverse a loro volta dalla storica prevalenza della Chiesa cattolica. La vivacità delle minoranze storiche, principalmente ebraiche e valdesi, il crescente soggettivismo della ricerca spirituale che favorisce l’adesione alle religioni orientali, l’insediamento di circa 5,5 milioni di immigrati, di cui solo 900.000 di tradizione cattolica, hanno prodotto una moltiplicazione di luoghi di culto e centri d’aggregazione distinti da quelli della confessione che in Italia è stata storicamente quasi il sinonimo dell’idea di religione.
Dalla riflessione del gruppo teologico del Segretariato attività ecumeniche (SAE) sul tema «Donne e ministeri nella Chiesa», la rivista sta pubblicando i contributi dei membri del gruppo che appartengono alle diverse confessioni cristiane. Dalla Chiesa avventista del settimo giorno (D. Romano in Regno-att. 12,2021,358), alla Chiesa battista (L. Maggi in Regno-att. 14,2021,421) fino alla Chiesa ortodossa (cf. qui a p. 593) e alle Chiese pentecostali con il contributo che segue a firma di Paola Rimoldi, teologa pentecostale (red.).
Mentre il papa si trovava in Slovacchia a settembre (cf. Regno-att. 16,2021,477) un evento on-line (https://bit.ly/3Ca7CqN) organizzato da Future Church e Women’s Ordination Conference ha ricordato la figura di Ludmila Javorova, la prima donna prete ordinata nel 1970 dal vescovo Felix Maria Davidek per servire la Chiesa clandestina in Cecoslovacchia (cf. anche Regno-att. 10,1996,261), con una presentazione di suor Miriam Therese Winter.
Prima di parlare dell’ordinazione delle donne nella Chiesa ortodossa, la cui pratica non è mai esistita, poniamo una domanda semplice: da dove viene il problema stesso? Si può formulare, almeno in teoria? Se nel mondo protestante tradizionale, nel suo insieme, questa ordinazione è da tempo accettata (con qualche eccezione, però, come nella Chiesa luterana lettone, per quanto io sappia), la maggior parte delle comunità nuove e carismatiche non vuole neanche sentirne parlare.
Era diventato famoso in tutto il mondo grazie a un film ispirato alla sua storia, Hotel Ruanda. Ora, però, Paul Rusesabagina per lo stato ruandese è un criminale. Il 20 settembre è stato condannato dall’Alta corte a 25 anni di carcere con l’accusa d’aver formato e finanziato un gruppo che ha compiuto attacchi terroristici.
A colloquio con mons. Carlos Castillo Mattasoglio, già parroco in vari quartieri popolari di Lima e a lungo impegnato nella pastorale giovanile, ma anche ordinario di Teologia alla Pontificia università cattolica del Perù (PUCP) e autore di un’originale riflessione denominata «Teologia della rigenerazione» (cf. Regno-att. 6,2011,168), è dal 2019 arcivescovo di Lima.
Con l’avvio del percorso del Sinodo della Chiesa universale il 10 ottobre, anche l’Asia si prepara a dare il proprio contributo. Il cammino, che a livello continentale avrà luogo tra settembre 2022 e giugno 2023, sarà ovunque preceduto da una preparazione a livello diocesano e dalla pubblicazione di un primo Instrumentum laboris tra un anno. Il percorso complessivo evidenzierà anche la varietà di situazioni di un continente che resta quello con maggiori potenzialità di crescita per la Chiesa cattolica che opera in condizioni spesso sfavorevoli, comunque d’assoluta minoranza, potendo contare circa 140 milioni di battezzati su 4,6 miliardi di abitanti.
«Il dovere di soccorrere gli stranieri svantaggiati continuerà ad avere scarsa importanza, finché il senso dell’ospitalità universale e la dedizione a un nuovo “progetto per la pace perpetua” non avranno sovrastato, nella comprensione che abbiamo di noi stessi, la legittima soddisfazione di appartenere, a titolo di cittadini liberi, alla “nostra” comunità nazionale». Le parole conclusive di questo saggio sulla condizione di straniero, firmato da Paul Ricoeur, ne sintetizzano il contenuto, la cui attualità è ben lontana dall’esaurirsi a oltre vent’anni dalla sua prima stesura. Il percorso che il filosofo francese ci invita a seguire prende le mosse dalla distinzione fra i «membri» di ciascuna comunità nazionale e quelli che chiamiamo «stranieri», e dunque dalla domanda sulla «natura della comprensione che abbiamo di noi stessi come membri». Successivamente s’indagano, in «ordine crescente di tragicità», tre «figure reali» che lo «straniero in mezzo a noi» assume, mettendo alla prova il nostro «dovere di ospitalità»: «prima di tutto chi si fa visitatore per sua libera volontà; poi l’immigrato (…) che risiede in mezzo a noi, più o meno contro la sua volontà; e infine il rifugiato (…) che il più delle volte desidera invano di essere accolto presso di noi».