Luglio 2016 è stato un mese costellato in Europa da tre attentati costati la vita a numerose persone e nei quali agli attentatori è stato attribuito il blasfemo grido di guerra: «Allah Akbar». Ne parliamo con Oliver Roy, esperto di cultura araba e islamica, docente all’Istituto europeo di Firenze (cf. anche Regno-att. 10,2012,335).
Si parla ormai di un passaggio epocale ossia della fine del Medio Oriente delineato dagli accordi di Sykes-Picot del 1916 quando, dopo il crollo dell’impero ottomano, si è disegnata la geopolitica della zona in prospettiva ancora coloniale ed europea. Quel mondo sta crollando violentemente. Una lettera comparsa anonima su Il Regno attualità del 15 ottobre 1990 dal titolo Qui la chiesa scomparirà potrebbe essere riletta e utilizzata come utile strumento di lettura degli – almeno – ultimi 25 anni. Si tratta di un testo che Giuseppe Dossetti – ormai da diversi anni in Medio Oriente, dopo l’esperienza nella Seconda guerra mondiale, poi di quella come politico italiano e di protagonista del Vaticano II – scrive alla vigilia della prima guerra del Golfo nell’autunno del 1990.
Papa Francesco ha incastonato la XXXI Giornata mondiale della gioventù (GMG) di Cracovia, nel corso del viaggio che ha compiuto in Polonia dal 27 al 31 luglio scorsi, in un discorso, evangelico e politico, di apertura al mondo, spirito di accoglienza verso i rifugiati e i migranti, superamento delle tentazioni nazionalistiche, suonato come contrappunto rispetto alla prevalente linea politica polacca e pungolo per l’episcopato del paese di Giovanni Paolo II.
Decine di migliaia di persone hanno gremito il 6 settembre scorso piazza San Pietro in Vaticano per assistere alla proclamazione da parte di papa Francesco della beata Teresa di Calcutta santa. Una proclamazione molto attesa e accolta da un fragoroso applauso da parte del pubblico dei fedeli, tra i quali vi erano persone di tutte le estrazioni sociali: dai cardinali ai presidenti, dai sacerdoti ai ministri, ai mendicanti, provenienti da tutti i continenti.
I media hanno seguito molto da vicino i recenti negoziati tra la Santa Sede e il Partito comunista cinese e sembra che entrambe le parti siano più vicine a raggiungere la meta di un accordo o quantomeno a definire un tema importante – la nomina dei vescovi. Anche se non sono ancora stati forniti i dettagli di un ipotetico accordo, in molti sono convinti che Santa Sede e governo di Pechino abbiano raggiunto una qualche intesa e che sia imminente il ristabilimento dei rapporti diplomatici.
La Chiesa tutt’intera è chiamata oggi a vivere – in obbedienza al Vangelo di Gesù, in ascolto della voce dello Spirito e a servizio dei fratelli – «una nuova tappa dell’evangelizzazione». Papa Francesco, a partire dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium, propone con energia e perseveranza quest’impegno alto e generoso in cui hanno da convergere con slancio e determinazione tutte le espressioni ed energie del popolo di Dio. La recente lettera Iuvenescit Ecclesia della Congregazione per la dottrina della fede, diretta ai vescovi della Chiesa cattolica, si accredita in proposito come un contributo significativo.
In passato accadeva spesso che le persone fossero battezzate, si sposassero e venissero sepolte nella propria parrocchia; oggi, però, circa la metà degli americani a un certo punto della propria vita cerca una nuova comunità, sia all’interno della propria confessione sia in un’altra. Questo di solito avviene in concomitanza con un trasferimento. Se si vuole attirare nella propria parrocchia qualcuna di queste persone in ricerca, che cosa è necessario fare? Secondo uno studio pubblicato il 23 agosto dal Pew Research Center, ciò che è importante per le persone in cerca di una nuova parrocchia è una bella omelia, il sentirsi accolti e lo stile delle celebrazioni della comunità. Inoltre, per chi ha figli, sono importanti le attività dedicate ai bambini.
Con una decisione che ha certamente del nuovo, papa Francesco sarà a Lund (Svezia) il 31 ottobre prossimo, accanto al vescovo Munib A. Younan, presidente della Federazione, e al rev. Martin Junge, che ne è segretario generale, per una celebrazione che vuole mettere «in luce i 50 anni di costante dialogo ecumenico tra i cattolici e i luterani e i doni di questa collaborazione», come spiegava poche settimane fa una nota congiunta della FLM e del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani. Ne parliamo con il vescovo cattolico di Stoccolma e di tutta la Svezia, Anders Arborelius (cf. anche Regno-att. 22,1999,745).
Circa 250 persone venute da tutta l’Italia, isole comprese hanno partecipato alla 53° sessione del Segretariato attività ecumeniche (SAE): un’associazione interconfessionale di laici dedicata all’ecumenismo e al dialogo, a partire dal dialogo ebraico-cristiano. A p. Lambert Vos osb, storico, priore di Chevetogne, direttore di Irénikon – che da quasi ottanta anni presenta studi storici, teologici, spirituali o monastici per condividere le ricchezze della Tradizione di cui vivono tutte le Chiese d’Oriente e d’Occidente – abbiamo posto alcune domande in margine alla sessione del SAE, tenutasi ad Assisi dal 25 al 30 luglio scorso.
Dal 22 al 25 agosto si è svolto ad Ariccia (RM) il XXVI congresso nazionale dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM; cf. Regno-att. 8,2016,205). Il raduno dei teologi moralisti e dei cultori della materia ha celebrato il 50° di fondazione dell’Associazione costituitasi dopo la chiusura del concilio Vaticano II e in questa occasione ha posto al centro la riflessione sullo stato della disciplina e sul ruolo dell’ATISM come associazione teologica.
Abbiamo chiesto ai presidenti dell’ATISM di raccontarci, in qualche battuta, la loro esperienza e i nodi morali cruciali che hanno affrontato. Ecco la voce di alcuni di loro.
Sono lontani gli anni in cui si arrivava a Rimini e ci si trovava in mezzo ai «centurioni» del centro-destra. Certo, anche qui ci saranno sempre i soliti «giapponesi» dispersi nella giungla che pensano ancora a quei tempi, ma il Meeting è soprattutto una forma di rispecchiamento, di registrazione degli equilibri esterni, con i quali il movimento di Comunione e liberazione e il suo braccio operativo, la Compagnia delle opere, fa i conti per ridefinire la propria immagine pubblica e il proprio sistema di relazioni.
Si è conclusa la prima fase del percorso di riforma della disciplina del terzo settore, tramite l’entrata in vigore della legge 6 giugno 2016, n. 206 «Delega al governo per la riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale». Da diverso tempo si discute della necessità d’effettuare un intervento in questo ambito, considerate le dimensioni e l’importanza del ruolo ricoperto dagli enti del terzo settore – oltre 300.000 in base all’ultimo censimento ISTAT – all’interno del nostro sistema socio-economico. Diverse e significative le novità introdotte dalle legge delega entrata in vigore lo scorso luglio, anche se occorrerà ora attendere i decreti legislativi la cui emanazione è prevista entro 12 mesi.
Il prossimo 22 novembre ricorrerà il centesimo anniversario della nascita di padre David Maria Turoldo. Con la pubblicazione di quest’ampia e approfondita biografia a cura di Mariangela Maraviglia "David Maria Turoldo. La vita, la testimonianza (1916-1992)", uscito per i tipi di Morcelliana (pp. 447, € 30,00), l'autrice conclude un percorso di studio che l’ha vista instancabile peregrina proprio come lo fu il frate poeta. Basta dare un semplice sguardo alla quantità degli archivi utilizzati per rendersi conto del paziente lavoro di scavo documentario che l’ha vista impegnata in decine di città italiane e straniere; carte di archivio continuamente intrecciate tra di loro a dimostrazione che per dipanare l’intricato gomitolo di ogni biografia è necessario sciogliere tutti i nodi e seguire tutti i fili.
Un libro fondamentale, esigente nelle sue pretese teoretiche ma, al contempo, capace di offrire al lettore la prospettiva concettuale più corretta per cogliere la verità speculativa, senza contraffazione alcuna, dei cosiddetti Quaderni neri (schwarze Hefte), e cioè di quei «taccuini filosofici» che Martin Heidegger redasse a partire dal 1931 fino alla metà degli anni Settanta, i quali «accompagnano il suo pensiero storico-ontologico (seinsgeschichtliches Denken)» (23) e che raccolgono le idee che di tanto in tanto gli venivano in mente e che egli annotava su quaderni di tela cerata nera, tenuti sul comodino.
Il vol. di Étienne Nodet, docente di Letteratura intertestamentaria all’École biblique et archéologique française di Gerusalemme, viene incontro a questa necessità: quella di «facilitare l’uso della Bibbia in modo personale o in gruppo», tenendo conto del fatto che essa è rivelazione di Dio (e, quindi, anche dell’uomo e del senso della sua esistenza), e che gli autori che l’hanno materialmente composta sono stati divinamente ispirati, la qual cosa li ha portati a leggere e a raccontare le azioni e i fatti permeati dalla presenza dell’agire di Dio.
E' arrivata in libreria l’edizione 2016 di Politica in Italia, pubblicazione curata dall’Istituto Cattaneo di Bologna, che ogni anno propone l’analisi e la valutazione critica dei principali avvenimenti politici italiani. Frutto del lavoro e della collaborazione di numerosi specialistici delle discipline sociali e politiche, i volumi della serie contribuiscono ad approfondire la conoscenza delle dinamiche politiche in atto nella società italiana, con particolare riguardo alle situazioni di contesto, anche internazionali.
È da poco uscito il volume collettaneo curato da Silvia Bevilacqua e Pierpaolo Casarin, Philosophy for children in Gioco. I bambini e le bambine (ci) pensano, che prende spunto da un progetto e un video realizzati in alcune scuole primarie milanesi. L’obiettivo è quello di mettere l’accento sulla rilevanza della pratica della filosofia per la costruzione di società inclusive. In particolare, la «Philosophy for children» (P4C) aiuterebbe a maturare le competenze democratiche necessarie per valorizzare le diversità, ivi comprese quelle religiose. Qui di seguito proponiamo in versione abbreviata una delle riflessioni pubblicate nel volume.
In questo clima di scontro infuocato e assoluto, che non lascia molto spazio per analisi maggiormente sfumate, la pubblicazione del volume di Paolo Pombeni rappresenta un’occasione preziosa per inquadrare la revisione della seconda parte della Carta costituzionale in un contesto di più vasto respiro. L’autore, già docente dell’Università di Bologna ed esperto di storia dei sistemi politici, ci ricorda come la nascita di una «Costituzione» sia sempre un evento complesso, irriducibile alla stesura di un testo scritto, frutto di tanti e diversi fattori storici, politici e giuridici.
Edmund Burke, Lord Acton, John H. Newman, e ancora Robert H. Benson, Gilbert K. Chesterton, Christopher Dawson: intellettuali cattolici inglesi dell’Ottocento (e del primo Novecento) i cui profili vengono ricostruiti nel volume con rigore e passione e resi fruibili in un modulo narrativo scorrevole e attraente. Rocco Pezzimenti, docente alla LUMSA di Roma, nel volume scrive stimolanti pagine di storia contemporanea che educano alla storia e alla ricerca: pagine utili ai giovani, da consigliare alle scuole di formazione politica.
«Buon pranzo». «Buon appetito». Sono le parole e i gesti «normali» a cui papa Bergoglio ci ha abituati. «La comunicazione di questo pontefice – come nota Viganò, neoprefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, in questo pamphlet – arriva a tutti proprio perché, grazie a una grande consapevolezza e raffinatezza nella gestione dei codici linguistici e culturali, riesce ad avvicinarsi a quell’impossibile “grado zero” teorizzato dal semiologo Roland Barthes».
«Per i bambini italiani di classe media, chi deve essere cortese sono le donne e i bambini». Siamo a pagina 93 dell’Elogio della cortesia, di Giovanna Axia (il Mulino, 2012 ma la prima edizione è del 1996, un longseller carsico, passato di suggerimento in suggerimento). È un piccolo saggio che pretende di essere letto con il ritmo di un romanzo perché le storie di bambini che fanno la pace «prima» di aver fatto la guerra sono irresistibili pezzetti di mondo reale. Una pace preventiva, sorprendente, quando la guerra era già bella apparecchiata, pronta a diventare zuffa di parole e di gesti visti in TV e anche tra gli adulti della vita vera.
Pochi casi più della tragedia del terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso meritano di essere qualificati come «perfetti», nel senso usato (anche) per indicare un fenomeno giunto al suo massimo livello, per il concatenarsi di eventi negativi che agiscono in sinergia. Infatti, il bilancio finale del sisma – quasi 300 morti, migliaia di sfollati, paesi interi squassati e sbriciolati, attività economiche danneggiate quasi irreversibilmente in un’area assai vasta – non è affatto conseguenza (soltanto) di un’incontrastabile catastrofe naturale, ma si pone alla fine di una catena di eventi, non facile da ricostruire con sufficiente esattezza.
Un silenzio «vergognoso». Così lo aveva definito papa Francesco, all’indomani dell’ennesima strage, avvenuta il 13 agosto. Il riferimento era ai massacri di Beni, in Repubblica democratica del Congo, sistematicamente ignorati dall’opinione pubblica internazionale. Per dare seguito a questo appello, il 29 agosto sul posto si è recato in visita il nunzio apostolico in Repubblica democratica del Congo, mons. Luis Maryano Montemayor, insieme a Maman Sidikou, il patron della MONUSCO (la missione ONU per la stabilizzazione del Congo è la più grande al mondo, con 20.000 caschi blu).
Una media di 44 persone muore ogni giorno da due mesi – 2.927 in totale – nella guerra all’ultimo sangue contro la criminalità, dichiarata dal nuovo presidente filippino Rodrigo Duterte. Le cifre ufficiali sono state rese pubbliche a inizio settembre. Avvocato, settantunenne, Duterte è stato eletto a maggio al termine di una campagna dai toni fortemente populisti e incentrata su un programma di «ultrasicurezza» in cui ha promesso d’estirpare il narcotraffico nel giro di sei mesi. Secondo questi dati, la polizia, che sostiene d’agire per legittima difesa, ha ucciso 1.033 persone in operazioni anti-droga dall’arrivo di Duterte al potere il 30 giugno, mentre nello stesso periodo 1.894 persone sono state assassinate in circostanze non chiarite. Sulla violenza di questa campagna di lotta alla droga sono intervenute organizzazioni per la difesa dei diritti umani, denunciando anche esecuzioni sommarie per mano di civili incoraggiati dalla retorica presidenziale a farsi giustizia da soli.
Nessuna risoluzione concreta. Ma un primo passo è stato compiuto nel lungo percorso per porre fine a oltre mezzo secolo di conflitti tra il governo e le minoranze etniche armate del paese. È con questo ottimismo che il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che tenta di guidare una complessa transizione democratica dopo decenni di giunta militare in Myanmar, ha giudicato positivamente i lavori della conferenza di pace di Naypyidaw (iniziati il 31 agosto e terminati, con un giorno d’anticipo rispetto al programma, il 3 settembre).
Il disegno complessivo lo si coglierà compiutamente solo alla fine. Nel riformare la Curia romana, papa Francesco segue il metodo di procedere per parti, quasi ad experimentum, e per assestamenti. Gradualmente. Senza incertezze. Un metodo opposto a quello più ovvio e tradizionale: un quadro giuridico ed ecclesiologico generale e poi le scelte concrete sui vari dicasteri. Tre anni di lavoro, 16 sessioni, la prossima a dicembre. Il Consiglio dei 9 cardinali creato dal papa per assisterlo nel governo della Chiesa universale non si è solo occupato di riforma della Curia, ma certamente questo è stato un capitolo prioritario. La riforma della Curia romana non equivale alla riforma della Chiesa, ma ne è storicamente un capitolo importante. Dopo le prime attuazioni e giunti a un punto avanzato del lavoro, proponiamo qui un primo, autorevole bilancio. Mons. Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei cardinali, traccia un quadro preciso e interno del cammino compiuto, della ratio che l’ha guidato, del disegno ecclesiologico che lo ispira.
Un detto di Buddha afferma che la forza dei bimbi è il pianto; si può aggiungere che quella dei più piccoli tra i piccoli è il loro bisogno esigente e inerme. Quando si è adulti questa forza si tramuta in debolezza: il bisogno non cattura più, di per sé, la premura altrui.
Seguo Ratzinger da quasi cinquant’anni, da quando Franco Rodano mi disse nel 1969: «Leggi Introduzione al cristianesimo» che quell’anno era stato tradotto in italiano da Queriniana. Tante sono state nei decenni le vie per cercarlo e per amarlo, non tutte facili.