Uno degli aspetti più rilevanti dell’attuale crisi ecclesiale si manifesta nel moltiplicarsi delle notizie relative ai casi di pedofilia che hanno coinvolto il clero di ogni parte del globo. Il fenomeno ha determinato una perdita di credibilità della Chiesa agli occhi dei contemporanei: come può essere «madre e maestra» un'istituzione che non rispetta i ragazzi a essa affidati?
L’ultimo documento redatto dalla Pontificia commissione biblica è stato pubblicato sotto forma di libro, dal titolo Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica (LEV, Città del vaticano 2019, pp. 336, € 15). Datato simbolicamente 30 settembre, festa di san Girolamo, il testo è stato reso noto solo a dicembre, suscitando qualche immediata polemica, concentrata su alcuni passaggi, estrapolati dal contesto, dedicati all’omosessualità. Le reazioni hanno indotto il segretario della Commissione, il gesuita Pietro Bovati, a compiere alcune precisazioni sugli autentici scopi dell’ampio documento.1
Il volume Scrivo all’amico raccoglie, a eccezione di due precedenti lettere, il carteggio intercorso tra La Pira e Montini tra il 1951 e il 1963. Lo scambio epistolare tra i due corrispondenti ha, rispetto a questa edizione, più larghi limiti cronologici. Lo testimonia la trascrizione di oltre 1.000 lettere indirizzate dal professore fiorentino a Montini che si trova nel CD allegato al volume Unità della Chiesa, unità del mondo pubblicato nel 2017 a cura di Augusto d’Angelo (edizioni Polistampa).
Il volume di Guglielmo Forni Rosa Scritti cristiani. La religione di fronte alla modernità (Persiani Editore, Bologna 2019, pp. 254, € 16,90) raccoglie scritti d’occasione pubblicati su riviste e giornali dal 1983 ai giorni nostri. A esso l’autore ha assegnato un titolo che è per metà assertivo – Scritti cristiani –, dunque riflessioni di un intellettuale che si professa cristiano; e per metà discorsivo –La religione di fronte alla modernità –, che suggerisce piuttosto una trattazione storico-filosofica.
Ha sempre attratto molto la mia fantasia e la mia attenzione che in quel deposito mitico di memoria collettiva davvero prezioso che è la favola dei Grimm I musicanti di Brema l’asino suoni il liuto. L’asino liutista dev’essere un simbolo mitico a partire dall’Alto Medioevo, visto che lo troviamo raffigurato nella miniatura di un Pontificale del XIV secolo. Anche questo liutista è un animale fantastico ed è legato a un particolare rituale di celebrazione della follia come vittoria degli istinti sulla società organizzata.
Nei mesi scorsi è stato pubblicato il 4o volume della traduzione italiana dei Settanta. L’intera opera merita una speciale attenzione. Con questa pubblicazione si conclude un notevole sforzo editoriale intrapreso dalla Morcelliana di Brescia (davvero benemerita e subentrata in seconda battuta, dopo un passo indietro della UTET), ovverosia la versione in lingua italiana della Bibbia dei Settanta, l’Antico Testamento greco. L’opera s’affianca con assoluta dignità ad altri progetti stranieri realizzati o in corso di realizzazione.3 L’edizione italiana ha il pregio – quasi unico rispetto agli altri progetti – di presentare il testo greco a fronte della versione, permettendo immediatamente l’accesso alla fonte.
Il presidente della Commissione delle conferenze episcopali europee (COMECE), il gesuita mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e da poco cardinale, ha pubblicato in vista delle votazioni tenute nell’Unione il 26 maggio una nota di orientamento per gli elettori cattolici. Vi ha ricordato che le politiche populiste di risposta alla crisi del continente vengono spesso motivate come una difesa dell’identità cristiana delle nazioni che vi abitano.
Parole come «robotica» o «intelligenza artificiale» sono recentemente entrate esplicitamente nell’interesse, nella riflessione e nella prassi ecclesiale. Il workshop annuale della Pontificia accademia per la vita (25-26.2.2019) ha infatti avuto come titolo «Roboetica: persone, macchine e salute» e si collega al già annunciato evento del prossimo anno sull’intelligenza artificiale.
Una città «a misura d’uomo»: ecco la parola d’ordine, che ricorre sempre più spesso sulle labbra di urbanisti, filosofi, politici, ma pure delle persone comuni. Con questa espressione, s’intende richiamare un certo ideale di convivenza: giusta, sostenibile, collaborativa, ospitale. Senza dubbio, stando alla nostra esperienza concreta, di fatto una città così non esiste: ciò che sperimentiamo è piuttosto una realtà urbana segnata da luci e ombre; una realtà al contempo promettente e minacciosa, protettiva e insicura, capace d’inclusione e di scarto.
Oggi con il termine «terrorismo» si indica comunemente l’irruzione improvvisa di un pericolo per la vita comune, una minaccia portatrice di disordine e negatrice dei più elementari valori di convivenza umana: una sfida barbara alla civiltà occidentale e alla democrazia. Per molti aspetti, si potrebbe dire che esso rappresenti nel nostro tempo il male assoluto, quel polo negativo dell’assetto ordinario del mondo che un tempo era simboleggiato dalla figura del demonio.