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Documenti, 5/1996

La libertà e la vera pace (viaggio in America Latina)

Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II torna in America Centrale dopo 13 anni. Il suo LXIX viaggio pastorale, che ha avuto luogo dal 5 al 12 febbraio, ha toccato Guatemala, Nicaragua, El Salvador, e si è concluso in Venezuela, dove il papa era stato 11 anni or sono. È la prima visita, dopo la "caduta dei muri", in quell'area che fu teatro di "una continua lotta, di vasti interessi strategici, per far prevalere, anche con sistemi violenti, ideologie politiche ed economiche opposte, come il marxismo e il capitalismo sfrenati". Rispetto al precedente viaggio, trova sì un clima di maggiore libertà, ma anche una pacificazione della società pressoché ancora tutta da costruire, un incremento della criminalità e della delinquenza, un allargato divario tra ricchi e poveri. Pubblichiamo: – il discorso di arrivo, pronunciato all'aeroporto di Ciudad de Guatemala, lunedì 5.2.1996; – il saluto di commiato dal Nicaragua, pronunciato all'aeroporto di Managua, mercoledì 7 febbraio; – l'omelia della santa messa celebrata sulla spianata "Siglo XXI" di San Salvador, giovedì 8 febbraio.

La libertà e la vera pace. All’arrivo in Guatemala

Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II torna in America Centrale dopo 13 anni. Il suo LXIX viaggio pastorale, che ha avuto luogo dal 5 al 12 febbraio, ha toccato Guatemala, Nicaragua, El Salvador, e si è concluso in Venezuela, dove il papa era stato 11 anni or sono. È la prima visita, dopo la "caduta dei muri", in quell'area che fu teatro di "una continua lotta, di vasti interessi strategici, per far prevalere, anche con sistemi violenti, ideologie politiche ed economiche opposte, come il marxismo e il capitalismo sfrenati". Rispetto al precedente viaggio, trova sì un clima di maggiore libertà, ma anche una pacificazione della società pressoché ancora tutta da costruire, un incremento della criminalità e della delinquenza, un allargato divario tra ricchi e poveri. Pubblichiamo: – il discorso di arrivo, pronunciato all'aeroporto di Ciudad de Guatemala, lunedì 5.2.1996; – il saluto di commiato dal Nicaragua, pronunciato all'aeroporto di Managua, mercoledì 7 febbraio; – l'omelia della santa messa celebrata sulla spianata "Siglo XXI" di San Salvador, giovedì 8 febbraio.

Urge la vera pace (Red.)

Red.
Giovanni Paolo II torna in America Centrale dopo 13 anni. Il suo LXIX viaggio pastorale, che ha avuto luogo dal 5 al 12 febbraio, ha toccato Guatemala, Nicaragua, El Salvador, e si è concluso in Venezuela, dove il papa era stato 11 anni or sono. È la prima visita, dopo la "caduta dei muri", in quell'area che fu teatro di "una continua lotta, di vasti interessi strategici, per far prevalere, anche con sistemi violenti, ideologie politiche ed economiche opposte, come il marxismo e il capitalismo sfrenati". Rispetto al precedente viaggio, trova sì un clima di maggiore libertà, ma anche una pacificazione della società pressoché ancora tutta da costruire, un incremento della criminalità e della delinquenza, un allargato divario tra ricchi e poveri. Pubblichiamo: – il discorso di arrivo, pronunciato all'aeroporto di Ciudad de Guatemala, lunedì 5.2.1996; – il saluto di commiato dal Nicaragua, pronunciato all'aeroporto di Managua, mercoledì 7 febbraio; – l'omelia della santa messa celebrata sulla spianata "Siglo XXI" di San Salvador, giovedì 8 febbraio.

La libertà e la vera pace. Commiato dal Nicaragua

Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II torna in America Centrale dopo 13 anni. Il suo LXIX viaggio pastorale, che ha avuto luogo dal 5 al 12 febbraio, ha toccato Guatemala, Nicaragua, El Salvador, e si è concluso in Venezuela, dove il papa era stato 11 anni or sono. È la prima visita, dopo la "caduta dei muri", in quell'area che fu teatro di "una continua lotta, di vasti interessi strategici, per far prevalere, anche con sistemi violenti, ideologie politiche ed economiche opposte, come il marxismo e il capitalismo sfrenati". Rispetto al precedente viaggio, trova sì un clima di maggiore libertà, ma anche una pacificazione della società pressoché ancora tutta da costruire, un incremento della criminalità e della delinquenza, un allargato divario tra ricchi e poveri. Pubblichiamo: – il discorso di arrivo, pronunciato all'aeroporto di Ciudad de Guatemala, lunedì 5.2.1996; – il saluto di commiato dal Nicaragua, pronunciato all'aeroporto di Managua, mercoledì 7 febbraio; – l'omelia della santa messa celebrata sulla spianata "Siglo XXI" di San Salvador, giovedì 8 febbraio.

La libertà e la vera pace. Omelia a San Salvador

Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II torna in America Centrale dopo 13 anni. Il suo LXIX viaggio pastorale, che ha avuto luogo dal 5 al 12 febbraio, ha toccato Guatemala, Nicaragua, El Salvador, e si è concluso in Venezuela, dove il papa era stato 11 anni or sono. È la prima visita, dopo la "caduta dei muri", in quell'area che fu teatro di "una continua lotta, di vasti interessi strategici, per far prevalere, anche con sistemi violenti, ideologie politiche ed economiche opposte, come il marxismo e il capitalismo sfrenati". Rispetto al precedente viaggio, trova sì un clima di maggiore libertà, ma anche una pacificazione della società pressoché ancora tutta da costruire, un incremento della criminalità e della delinquenza, un allargato divario tra ricchi e poveri. Pubblichiamo: – il discorso di arrivo, pronunciato all'aeroporto di Ciudad de Guatemala, lunedì 5.2.1996; – il saluto di commiato dal Nicaragua, pronunciato all'aeroporto di Managua, mercoledì 7 febbraio; – l'omelia della santa messa celebrata sulla spianata "Siglo XXI" di San Salvador, giovedì 8 febbraio.

Le emozioni dell’89 (Red.)

Red.
Le emozioni dell'89      "Questa visita si sviluppa in circostanze molto diverse rispetto alla precedente. Coloro che ricordano la visita di 13 anni fa sanno che il papa venne in Nicaragua e celebr� la santa messa, anche se non riusc� a incontrare realmente la gente": nel Nicaragua ex sandinista, tutti i discorsi del pontefice, fatta eccezione per quello di congedo...

Magistero ecclesiastico e teologia. Discorso di Giovanni Paolo II alla Congregazione

Giovanni Paolo II
"Dobbiamo oggi prendere atto di una diffusa incomprensione del significato e del ruolo del magistero della chiesa", a partire dal "modo di concepire l'autorità", la quale "non trova attuazione soltanto quando interviene il carisma dell'infallibilità". Lo ha affermato Giovanni Paolo II lo scorso 24 novembre, ricevendo in udienza l'assemblea plenaria della Congregazione per la dottrina della fede, dedicata appunto al problema della recezione dei pronunciamenti del magistero ecclesiastico (doc. n. 1). "Ciò – ha proseguito il papa – è alla radice delle critiche e delle contestazioni... nei riguardi dei più recenti documenti del magistero pontificio", tra le quali la Congregazione per la dottrina della fede, con un editoriale su L'Osservatore romano firmato * * * (doc. n. 2), ha recentemente stigmatizzato quelle registrate nel volume collettaneo di 16 teologi moralisti Moraltheologie im Abseits? (Teologia morale in disparte?) Antwort auf die Enzyklika "Veritatis splendor", Herder, Freiburg im Br. 1994. "Alcuni autori sono convinti di poter rendere la Veritatis splendor oggetto di una "quaestio disputata"... In questo modo si incorre in un comportamento teologicamente ed ecclesiologicamente scorretto". Cf. anche Regno-att. 4,1996,80; 22,1995,654.

Magistero ecclesiastico e teologia

Giovanni Paolo II - Congregazione per la dottrina della fede
"Dobbiamo oggi prendere atto di una diffusa incomprensione del significato e del ruolo del magistero della chiesa", a partire dal "modo di concepire l'autorità", la quale "non trova attuazione soltanto quando interviene il carisma dell'infallibilità". Lo ha affermato Giovanni Paolo II lo scorso 24 novembre, ricevendo in udienza l'assemblea plenaria della Congregazione per la dottrina della fede, dedicata appunto al problema della recezione dei pronunciamenti del magistero ecclesiastico (doc. n. 1). "Ciò – ha proseguito il papa – è alla radice delle critiche e delle contestazioni... nei riguardi dei più recenti documenti del magistero pontificio", tra le quali la Congregazione per la dottrina della fede, con un editoriale su L'Osservatore romano firmato * * * (doc. n. 2), ha recentemente stigmatizzato quelle registrate nel volume collettaneo di 16 teologi moralisti Moraltheologie im Abseits? (Teologia morale in disparte?) Antwort auf die Enzyklika "Veritatis splendor", Herder, Freiburg im Br. 1994. "Alcuni autori sono convinti di poter rendere la Veritatis splendor oggetto di una "quaestio disputata"... In questo modo si incorre in un comportamento teologicamente ed ecclesiologicamente scorretto". Cf. anche Regno-att. 4,1996,80; 22,1995,654.

Magistero ecclesiastico e teologia. Osservazioni sul libro Moraltheologie im Abseits?

Congregazione per la dottrina della fede
"Dobbiamo oggi prendere atto di una diffusa incomprensione del significato e del ruolo del magistero della chiesa", a partire dal "modo di concepire l'autorità", la quale "non trova attuazione soltanto quando interviene il carisma dell'infallibilità". Lo ha affermato Giovanni Paolo II lo scorso 24 novembre, ricevendo in udienza l'assemblea plenaria della Congregazione per la dottrina della fede, dedicata appunto al problema della recezione dei pronunciamenti del magistero ecclesiastico (doc. n. 1). "Ciò – ha proseguito il papa – è alla radice delle critiche e delle contestazioni... nei riguardi dei più recenti documenti del magistero pontificio", tra le quali la Congregazione per la dottrina della fede, con un editoriale su L'Osservatore romano firmato * * * (doc. n. 2), ha recentemente stigmatizzato quelle registrate nel volume collettaneo di 16 teologi moralisti Moraltheologie im Abseits? (Teologia morale in disparte?) Antwort auf die Enzyklika "Veritatis splendor", Herder, Freiburg im Br. 1994. "Alcuni autori sono convinti di poter rendere la Veritatis splendor oggetto di una "quaestio disputata"... In questo modo si incorre in un comportamento teologicamente ed ecclesiologicamente scorretto". Cf. anche Regno-att. 4,1996,80; 22,1995,654.

Notificazione su Vassula Ryden

Congregazione per la dottrina della fede
Gli "errori dottrinali" contenuti nelle "presunte rivelazioni" di Vassula Ryden ("linguaggio ambiguo" in materia trinitaria, "chiave millenaristica", auspicio dell'avvento di "una comunità pan-cristiana") sono l'oggetto di questa severa notificazione diffusa dalla Congregazione per la dottrina della fede il 23 ottobre scorso. Il breve testo denuncia il "disordine ecumenico" provocato dalla posizione ecclesiale della veggente ("partecipando abitualmente ai sacramenti della chiesa cattolica, pur essendo greco-ortodossa", sembra "porsi al di sopra di ogni giurisdizione ecclesiastica"), invita i fedeli "a non considerare come soprannaturali gli scritti e gli interventi della signora" e "sollecita" i vescovi perché "non venga concesso alcuno spazio alla diffusione delle sue idee". Nata in Egitto da genitori greci il 18.1.1942, Vassula Ryden ha vissuto in diversi paesi, specie africani, prima di stabilirsi in Svizzera, dove risiede attualmente. Divorziata e risposata, due figli, di famiglia ortodossa, non era praticante fino a quando, nel 1985, iniziò a ricevere delle "rivelazioni private" in forma di messaggi che le verrebbero dettati da Cristo stesso.

La perenne sorgente della speranza (Lettera ai domenicani)

Timothy Radcliffe
"Maria ha ascoltato la promessa fattale dall'angelo, e ha concepito la Parola di vita. Sembra così semplice. [...] Che altro si deve dire? Non tradiamo forse questa semplicità nelle nostre complesse discussioni? Ma non è stato così semplice per Maria. La storia comincia con la sua perplessità. "Ella a queste parole rimase turbata e si domandava che senso avesse tale saluto”. In controtendenza rispetto a una cultura "che ha perduto la fiducia che lo studio sia un'attività che valga la pena di intraprendere e che dubita che il dibattito possa condurci alla verità che bramiamo", ma anche rispetto alla crescente marea del fondamentalismo "derivante da una grande paura di pensare e che offre "la falsa speranza di una fede senza ambiguità"", p. Timothy Radcliffe op, maestro dell'Ordine domenicano, scrive questa lettera dal titolo La perenne sorgente della speranza. Lo studio e l'annuncio della buona novella. Datata 21.11.1995, festa della presentazione di Maria, la lettera si propone come stimolo per "rinnovare la relazione d'amore tra l'Ordine e lo studio". Quest'ultimo è strada per la santità e strumento di speranza contro la povertà culturale che sta devastando il mondo intero.

Dopo Palermo con il papa verso il giubileo (Prolusione al Consiglio permanente della CEI)

C. Ruini
Una "valutazione ampiamente positiva" del convegno di Palermo e del suo "progetto o prospettiva culturale orientato in senso cristiano" è la nota caratteristica della prolusione del presidente della CEI, card. Ruini, all'ultimo Consiglio permanente (Roma, 22-25 gennaio). All'ordine del giorno, il Consiglio aveva infatti una prima discussione del "documento o nota pastorale" sul dopo Palermo, che comunque farà riferimento in primo luogo – ha precisato Ruini – agli interventi di Giovanni Paolo II, i soli tra i testi palermitani ad avere "carattere magisteriale". Prima di concludere sul tema del giubileo del 2000, la prolusione si sofferma poi a lungo, richiamando i più recenti discorsi di Giovanni Paolo II, sull'attualità ecclesiale, sulla politica internazionale e su quella nazionale, ancora riprendendo le parole del papa a Palermo sul "discernimento personale e comunitario" cui sono chiamati in proposito i cattolici italiani, e sottolineando la precedenza dei principi "su ogni considerazione di metodo o di schieramento" (n. 7). Il Consiglio permanente ha diffuso a lavori conclusi (30 gennaio) il consueto comunicato, che informa su numerosi adempimenti e nomine (Comitato nazionale per il giubileo, Caritas, Rinnovamento nello Spirito, ecc.: cf. Regno-att. 4,1996,89-101).

Difesa critica e dinamica (ai Comitati per la Costituzione)

Giuseppe Dossetti
"Confermo la mia adesione a un ragionevole federalismo, purché garantito da una coscienza più motivata e più matura dell'unità nazionale; così confermo il mio favore per una riforma profonda del bicameralismo... e ancora confermo il favore verso un rafforzamento molto robusto della figura del primo ministro e una stabilizzazione più accentuata dell'esecutivo...". Il monaco Giuseppe Dossetti, convalescente a Camogli, affida a questo Messaggio ai partecipanti al Coordinamento nazionale dei Comitati per la Costituzione (Bologna, 3.2.1996) il compito di smentire l'immagine di "conservatorismo costituzionale" con cui è stato identificato in questi due anni di ripresa di attività pubblica in ambito strettamente politico (a partire cioè dalla lettera al sindaco di Bologna per il 25 aprile 1994 e dal discorso per i dieci anni dalla morte di Lazzati, il 18 maggio 1994 (Regno-doc. 13,1994,444). La conclusione del messaggio entra più decisamente nella stretta attualità politica, con una dura censura agli accordi in materia istituzionale tra PDS, Forza Italia e AN, che in quei giorni parevano pressoché conclusi (cf. Regno-att. 4,1996,87s).

Le regioni ecclesiastiche italiane

Giorgio Feliciani
La chiesa italiana conosce l'istituto delle regioni ecclesiastiche fin dal 1889; da allora esse hanno assunto importanza sempre maggiore fino a quando, il 4 novembre 1994, la Congregazione per i vescovi ha attribuito loro la personalità giuridica canonica pubblica (cf. riquadro qui a fianco, dove a titolo di esempio si riporta il caso della regione ecclesiastica Emilia-Romagna). L'autore del saggio ne trae spunto per valutare come il ruolo di tali entità, e delle conferenze episcopali regionali, si sia sviluppato nel tempo da una funzione eminentemente dialogica e consultiva, a un potere anche decisionale vincolante per le diocesi, sia pure limitatamente al campo dell'intesa con le regioni civili: "un'imponente valorizzazione dell'istituto che va ben al di là delle direttive e degli auspici formulati dal regolamento della CEI del 1985, e che appare dovuta soprattutto alla notevole rilevanza del ruolo svolto dalle conferenze regionali nei rapporti con le autorità civili, ampiamente documentato dalle varie intese stipulate in questi ultimi anni" (si pensi, per esempio, all'ambito dell'istruzione, dei beni culturali ecclesiastici e dell'assistenza spirituale negli ospedali).

Le regioni ecclesiastiche italiane. Decreto e norme statutarie

Congregazione per i vescovi
La chiesa italiana conosce l'istituto delle regioni ecclesiastiche fin dal 1889; da allora esse hanno assunto importanza sempre maggiore fino a quando, il 4 novembre 1994, la Congregazione per i vescovi ha attribuito loro la personalità giuridica canonica pubblica (cf. riquadro qui a fianco, dove a titolo di esempio si riporta il caso della regione ecclesiastica Emilia-Romagna). L'autore del saggio ne trae spunto per valutare come il ruolo di tali entità, e delle conferenze episcopali regionali, si sia sviluppato nel tempo da una funzione eminentemente dialogica e consultiva, a un potere anche decisionale vincolante per le diocesi, sia pure limitatamente al campo dell'intesa con le regioni civili: "un'imponente valorizzazione dell'istituto che va ben al di là delle direttive e degli auspici formulati dal regolamento della CEI del 1985, e che appare dovuta soprattutto alla notevole rilevanza del ruolo svolto dalle conferenze regionali nei rapporti con le autorità civili, ampiamente documentato dalle varie intese stipulate in questi ultimi anni" (si pensi, per esempio, all'ambito dell'istruzione, dei beni culturali ecclesiastici e dell'assistenza spirituale negli ospedali).

Il servizio pastorale nella parrocchia

Vescovi tedeschi
"Il riordino dei servizi pastorali" è il tema de Il servizio pastorale nella parrocchia, testo approvato durante l'assemblea generale dell'episcopato tedesco a Fulda il 28 settembre 1995 e reso noto il 26 ottobre. Si tratta di una "piattaforma" che fornisce criteri generali per valutare nelle singole diocesi ruoli e competenze dei servizi pastorali svolti da laici e da ministri ordinati. Il testo (cf. Regno-att. 2,1996,46) afferma innanzitutto che "il servizio di pastore e direttore della comunità è inscindibilmente legato alla presidenza della celebrazione dell'eucaristia e (che) viene compiuto da un sacerdote", ma senza escludere "il problema di nuove vie d'accesso al sacerdozio". Da un lato i parroci devono essere disponibili a delegare "facoltà e competenze" e i fedeli non possono pretendere dai ministri ordinati "che si occupino di tutto" e in maniera esclusiva. Dall'altro lato i diversi collaboratori pastorali devono dimostrare "capacità e disponibilità a un'azione comune svolta in modo coordinato". In tal modo, ai laici possono essere affidati compiti di direzione della parrocchia o anche di presidenza di "celebrazioni liturgiche", fermo restando che "la responsabilità generale" rimane al parroco.

Il servizio pastorale nella parrocchia. Direttive per diaconi e laici (Red.)

Red.
"Il riordino dei servizi pastorali" è il tema de Il servizio pastorale nella parrocchia, testo approvato durante l'assemblea generale dell'episcopato tedesco a Fulda il 28 settembre 1995 e reso noto il 26 ottobre. Si tratta di una "piattaforma" che fornisce criteri generali per valutare nelle singole diocesi ruoli e competenze dei servizi pastorali svolti da laici e da ministri ordinati. Il testo (cf. Regno-att. 2,1996,46) afferma innanzitutto che "il servizio di pastore e direttore della comunità è inscindibilmente legato alla presidenza della celebrazione dell'eucaristia e (che) viene compiuto da un sacerdote", ma senza escludere "il problema di nuove vie d'accesso al sacerdozio". Da un lato i parroci devono essere disponibili a delegare "facoltà e competenze" e i fedeli non possono pretendere dai ministri ordinati "che si occupino di tutto" e in maniera esclusiva. Dall'altro lato i diversi collaboratori pastorali devono dimostrare "capacità e disponibilità a un'azione comune svolta in modo coordinato". In tal modo, ai laici possono essere affidati compiti di direzione della parrocchia o anche di presidenza di "celebrazioni liturgiche", fermo restando che "la responsabilità generale" rimane al parroco.

Democrazia e promozione umana

Conferenze episcopali regionali dell’Africa occidentale francofona
Se un tempo i vescovi africani, "preoccupati di unire le energie... hanno pensato che il partito unico potesse aiutare a non disperdere le forze", oggi non è più sostenibile una tale struttura a causa dell'"evoluzione dittatoriale, inasprita da poteri militari" che essa ha assunto. Oggi sembra che la democrazia possa rappresentare "una via per spezzare la morsa dei molteplici problemi" dell'Africa, anche se essa, "nella sua forma liberal-occidentale", non è "una panacea". Lo afferma un testo di ampio respiro, che tratta dello stato della Democrazia e della promozione umana nei paesi delle Conferenze episcopali regionali dell'Africa occidentale (CERAO) di lingua francese (comprendono Burkina Faso, Benin, Costa d'Avorio, Guinea, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Togo e Capo Verde). Una lettera pastorale preparata durante il Consiglio permanente del CERAO (Abidjan, Costa d'Avorio, 7-12.2.1995) e pubblicata il 15 settembre. Ribadendo le motivazioni teologiche che spingono i vescovi a interessarsi delle vicende politiche degli stati, vi si prende atto del cambiamento del quadro internazionale che implica riconoscere la necessità di nuove vie.

AECAWA: difendere la vita

Red.
In parallelo alla CERAO, l'Associazione delle conferenze episcopali dell'Africa occidentale anglofona (AECAWA, formata da Gambia, Ghana, Liberia, Nigeria e Sierra Leone) ha tenuto l'assemblea plenaria triennale (Enugu, Nigeria, 4-12.11.1995) sul tema I diritti umani in Africa occidentale. Il comunicato finale, dopo un breve excursus sul magistero della chiesa universale sui diritti umani, espone un nutrito elenco di violazioni, riferite ad alcuni episodi di attualità.

Quindici anni di richieste. Lettera al governo

Vescovi del Vietnam
ecclesiastici: in questi 15 anni, scrive la Conferenza episcopale del Vietnam al governo, "vi abbiamo già presentato cinque testi con i nostri suggerimenti e i nostri desideri. (...) La maggior parte dei problemi da noi segnalati sono rimasti senza risposta; e ciò ha reso più difficile il nostro compito pastorale e la vita religiosa del fedeli. Inoltre, la politica di libertà religiosa del governo ha perso molto del suo potere persuasivo". Il nuovo elenco di richieste (doc. n. 1) è stato rivolto al capo del governo, Vo Van Kiet, il 1o ottobre 1995, al termine dell'annuale assemblea generale della Conferenza episcopale (25.9-1.10.1995; doc. nn. 2 e 3). L'iniziativa cade in un momento abbastanza teso nei rapporti tra governo e Santa Sede, a causa della questione della nomina del vescovo di Città di Ho Chi Minh (cf. Regno-att. 16,1995,476). Anche i vescovi vi fanno riferimento, chiedendo che "in attesa di una soluzione", l'attuale amministratore apostolico mons. Van Nghi possa comunque "esercitare le sue funzioni".

Quindici anni di richieste al governo

Vescovi del Vietnam
ecclesiastici: in questi 15 anni, scrive la Conferenza episcopale del Vietnam al governo, "vi abbiamo già presentato cinque testi con i nostri suggerimenti e i nostri desideri. (...) La maggior parte dei problemi da noi segnalati sono rimasti senza risposta; e ciò ha reso più difficile il nostro compito pastorale e la vita religiosa del fedeli. Inoltre, la politica di libertà religiosa del governo ha perso molto del suo potere persuasivo". Il nuovo elenco di richieste (doc. n. 1) è stato rivolto al capo del governo, Vo Van Kiet, il 1o ottobre 1995, al termine dell'annuale assemblea generale della Conferenza episcopale (25.9-1.10.1995; doc. nn. 2 e 3). L'iniziativa cade in un momento abbastanza teso nei rapporti tra governo e Santa Sede, a causa della questione della nomina del vescovo di Città di Ho Chi Minh (cf. Regno-att. 16,1995,476). Anche i vescovi vi fanno riferimento, chiedendo che "in attesa di una soluzione", l'attuale amministratore apostolico mons. Van Nghi possa comunque "esercitare le sue funzioni".

Quindici anni di richieste. Rapporto all’Ufficio per gli affari religiosi

Ufficio per gli affari religiosi
ecclesiastici: in questi 15 anni, scrive la Conferenza episcopale del Vietnam al governo, "vi abbiamo già presentato cinque testi con i nostri suggerimenti e i nostri desideri. (...) La maggior parte dei problemi da noi segnalati sono rimasti senza risposta; e ciò ha reso più difficile il nostro compito pastorale e la vita religiosa del fedeli. Inoltre, la politica di libertà religiosa del governo ha perso molto del suo potere persuasivo". Il nuovo elenco di richieste (doc. n. 1) è stato rivolto al capo del governo, Vo Van Kiet, il 1o ottobre 1995, al termine dell'annuale assemblea generale della Conferenza episcopale (25.9-1.10.1995; doc. nn. 2 e 3). L'iniziativa cade in un momento abbastanza teso nei rapporti tra governo e Santa Sede, a causa della questione della nomina del vescovo di Città di Ho Chi Minh (cf. Regno-att. 16,1995,476). Anche i vescovi vi fanno riferimento, chiedendo che "in attesa di una soluzione", l'attuale amministratore apostolico mons. Van Nghi possa comunque "esercitare le sue funzioni".

Quindici anni di richieste al governo. Comunicato dell’assemblea

Vescovi del Vietnam
ecclesiastici: in questi 15 anni, scrive la Conferenza episcopale del Vietnam al governo, "vi abbiamo già presentato cinque testi con i nostri suggerimenti e i nostri desideri. (...) La maggior parte dei problemi da noi segnalati sono rimasti senza risposta; e ciò ha reso più difficile il nostro compito pastorale e la vita religiosa del fedeli. Inoltre, la politica di libertà religiosa del governo ha perso molto del suo potere persuasivo". Il nuovo elenco di richieste (doc. n. 1) è stato rivolto al capo del governo, Vo Van Kiet, il 1o ottobre 1995, al termine dell'annuale assemblea generale della Conferenza episcopale (25.9-1.10.1995; doc. nn. 2 e 3). L'iniziativa cade in un momento abbastanza teso nei rapporti tra governo e Santa Sede, a causa della questione della nomina del vescovo di Città di Ho Chi Minh (cf. Regno-att. 16,1995,476). Anche i vescovi vi fanno riferimento, chiedendo che "in attesa di una soluzione", l'attuale amministratore apostolico mons. Van Nghi possa comunque "esercitare le sue funzioni".

Dignità delle donne

Collegio dei Vescovi cattolici cinesi
Collaborare al proprio progresso, restare solidali con la nazione nella realizzazione delle "due culture (spirituale e materiale)", amare i valori della famiglia, collaborare all'opera della chiesa: sono queste, in vista del 2000, le responsabilità delle "care sorelle" cinesi secondo la prima lettera pastorale del Collegio dei vescovi cattolici, intitolata Dignità e responsabilità delle donne e diffusa il 28 agosto 1995, a pochi giorni dall'apertura a Pechino della IV Conferenza mondiale dell'ONU sulle donne. Il testo va letto entro la dialettica tra il governo, la chiesa ufficiale, che lo firma, e la chiesa "sotterranea", che a fine 1994 aveva diffuso una propria lettera pastorale (cf. Regno-doc. 5,1995,132; Regno-att. 2,1996,52.56 e l'articolo di p. A. Lazzarotto in questo numero, p. 000). In particolare, oltre all'inevitabile parallelismo elogiativo nei confronti della nuova Cina e del suo governo, si nota – laddove si denuncia "che nel mondo d'oggi vi sono ancora luoghi dove si verificano fenomeni orribili, in cui la dignità della donna è calpestata" – il silenzio sulle violenze causate alle donne in Cina dalla rigida pianificazione familiare

Chiesa in Cina negli ultimi quindici anni

Angelo Lazzarotto
Come è cambiata la politica nei confronti della religione in Cina dal 1978 a oggi, cioè a partire dalla caduta della "banda dei quattro" e dall'ascesa al potere di Deng Xiaoping? Come si è modificato l'orientamento del governo nei confronti della chiesa cattolica ufficiale ("patriottica"), di quella non ufficiale ("sotterranea"), nonché della Santa Sede? P. Angelo Lazzarotto, missionario del PIME, responsabile del CUM (Centro unitario per la cooperazione missionaria tra le chiese) per l'Asia e l'Africa e noto esperto di cose cinesi, racconta gli ultimi quindici anni dei rapporti chiesa-stato in questa attenta panoramica (cf. anche Regno-att. 2,1996,52), auspicando in conclusione un definitivo e più convinto superamento, da parte del governo, dei pregiudizi nei confronti della religione, "ereditati dal marxismo di vecchio stampo". Per una migliore comprensione del testo, è utile tenere presente che è stato originariamente redatto e pubblicato sulla rivista del Centro studi Spirito Santo di Honk Kong Tripod, la cui vita è cronologicamente parallela, e in certa misura interna, alle stesse vicende narrate.

Confusione nell’Acquario (sulle teologie New Age)

P. Greer
La New Age è affollata da idee contraddittorie, al punto da minarne la complessiva coerenza. In particolare, dietro alle tante scorie esteriori, appaiono due principali matrici teologiche, incomponibili: un impianto "patriarcale" (dualismo, concezione separata dell'io, trascendenza; vi rientrerebbe tutto il versante gnostico), e uno "ecologico" (ritorno alla terra come la grande madre, visione unitaria, immanenza; i riferimenti sono quelli dell'ecofemminismo). È questa la tesi-guida di un saggio privo di intenti polemici, che si sofferma in particolare su alcuni autori e aree, consapevole comunque dell'impossibilità di studiare il movimento acquariano come un sistema unitario. L'autore, Paul Greer, è uno specialista della New Age in generale e in particolare delle sue problematiche teologiche; insegna al Dipartimento di studi religiosi dell'università di Stirling, in Scozia (dove – come è noto – si trova anche il centro di Findhorn, fondato negli anni sessanta e oggi forse il più importante punto di riferimento per la New Age al di fuori degli Stati Uniti). Cf. anche Regno-att. 14,1991,425ss e Regno-doc. 13,1991,415ss.