Doveva essere il patriarca che avrebbe avvicinato Mosca alla Chiesa di Roma e all’Europa, che avrebbe dato un significativo sviluppo al dialogo ecumenico. Del resto si era reso protagonista di un incontro storico, il primo tra un vescovo di Roma e un capo della Chiesa russa dallo scisma con gli ortodossi del 1054. L’incontro era avvenuto all’aeroporto dell’Avana, il 12 febbraio 2016.
Una delle conseguenze della strage del Krokus City Hall [del 22.3.2024; ndr] a opera dei terroristi dello Stato islamico-Khorasan, oltre al rigurgito d’intolleranza verso i migranti dell’Asia centrale presenti in tutta la Russia, è l’ulteriore sprofondamento della popolazione russa nell’apatia e nella depressione.
A colloquio con l’arcivescovo Gallagher, nominato da Papa Francesco segretario per i Rapporti con gli stati nel novembre 2014.
Jo Bailey Wells, vescovo donna dal 2016 al 2023 di Dorking, diocesi suffraganea di Guildford della Chiesa d’Inghilterra, e da un anno segretaria generale aggiunta della Comunione anglicana (con compiti di servizio e collegamento verso i membri dell’episcopato di tutto il mondo), è stata invitata da papa Francesco alla riunione del Consiglio dei cardinali del 5 febbraio scorso per spiegare come la Chiesa d’Inghilterra e la Comunione anglicana sono arrivate a ordinare le donne.
Delle lettere autenticamente paoline (cf. Regno-att. 6,2024,144ss), solo Filippesi menziona le figure degli episcopi (l’impiego di questo termine va sicuramente preferito a quello di vescovi, che rimanda a una situazione istituzionalizzata solo successivamente) al plurale, assieme ai diaconi. Ma che funzione hanno tali figure all’interno della lettera?
Venerdì 15 marzo scorso la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi ha presentato in conferenza stampa due nuovi documenti che, assieme a una lettera del papa al card. Mario Grech, segretario generale, sono un ulteriore passo verso la definizione dell’oggetto della II sessione della XVI Assemblea generale, che si terrà in ottobre.
Nella società contemporanea non poche persone utilizzano le reti sociali digitali e altre piattaforme on-line per condividere con i propri follower messaggi religiosi e spirituali, utilizzando un linguaggio innovativo. Si tratta di «influencer digitali della fede». In particolare in Brasile esiste un gran numero e una grande varietà di persone che lavorano sulle reti sociali digitali in nome della fede cattolica, costituendo un fenomeno che può essere meglio compreso solo in modo inter- e trans-disciplinare.
Con il titolo «La Bibbia per la riforma della Chiesa» si è svolto nei giorni 12 e 13 marzo scorsi il XVIII convegno annuale della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna (FTER), a cura del Dipartimento di storia della teologia. Nel corso delle 3 sessioni sono intervenuti alcuni docenti della Facoltà, affiancati da altri relatori italiani e stranieri, il cui impegno ha consentito all’evento di mantenere un buon livello nelle diverse relazioni e nella discussione con i numerosi partecipanti.
Chiunque abbia un tetto da mettere a disposizione è benvenuto. «Ci rivolgiamo alle parrocchie, ma anche alle singole famiglie, alle aziende e a chi ha capannoni dismessi e quindi tetti molto ampi». Gli unici esclusi sono i campi agricoli: «La terra è sacra, serve per le coltivazioni e non vogliamo che venga invasa da pannelli fotovoltaici, come purtroppo sta già avvenendo in giro per l’Italia».
Negli ultimi anni la genitorialità non biologica, di cui si fa esperienza attraverso l’istituto dell’affido e dell’adozione, è sempre più al centro della narrativa cinematografica. Senza dubbio emerge anche una particolare attenzione per tutte quelle situazioni di passaggio come le case famiglia o le comunità educative, altrettanto attive nel creare un clima domestico con un’attenzione educativa e di cura autorevole e amorevole.
Il discorso pubblico di papa Francesco sull’Europa si è spesso caratterizzato per un riferimento storico. Il pontefice ha ricordato che si è persa memoria di quanto accadde all’indomani della Seconda guerra mondiale. Allora i leader di paesi coinvolti nel tragico conflitto (com’è noto, esponenti di partiti democratico-cristiani) avviarono il processo d’integrazione europea allo scopo di fare del continente uno spazio di pace.
A volte esistono incroci molto misteriosi e, per questo, insolitamente promettenti. Come quello che, una settimana dopo aver visitato la mostra dedicata ai «Preraffaelliti. Rinascimento moderno» al Museo Civico San Domenico di Forlì, mi ha portato, nel mare magnum della Fiera del libro per ragazzi di Bologna, allo stand del Junior poetry festival.
Il merito del robusto lavoro di Körner è, inoltre, di tratteggiare ciò che lui stesso definisce le «rappresentazioni paradigmatiche» del Primo e del Secondo Testamento che fondano l’impegno eminentemente politico del cristianesimo. Rappresentazioni che introducono, a loro volta, piste ancora del tutto inesplorate, a iniziare dallo stile di vita declinato in modo del tutto nuovo.
Attraverso gli appunti dell’allora arcivescovo di Milano e altri documenti rimasti segreti fino a qualche mese fa, viene ricostruita la vicenda di uno dei periodi più drammatici dell’Istituto che, almeno in un’occasione, rischiò la bancarotta.
Proprio nello sforzo di scrivere della maternità in termini positivi, sfidando anche la gran parte della lettura critica femminista, la filosofa sostiene la necessità di riconcettualizzare il rapporto tra umano e zoe (la vita infinita, indistruttibile di tutti i viventi), tra umano e ambiente diremmo oggi, secondo una prospettiva non-antropocentrica.
È «un dato innegabile che in Italia, rispetto ad altri paesi europei e occidentali, vi è un diverso approccio rispetto al valore collettivo della res publica e dei suoi beni; la totalità dei cittadini non pensa e non dimostra, quantomeno con i comportamenti concreti, d’essere consapevole che i beni pubblici sono di tutti e che quindi vanno difesi da tutti» (190).
Responsabilità e moralità possono esistere nelle organizzazioni? Possiamo condensare in questo interrogativo il senso dell’ultimo saggio di mons. Gianni Manzone, a lungo docente di Dottrina sociale presso la Pontificia università lateranense di Roma e attualmente canonico della cattedrale di Alba.
Appena trascorso un secolo dalla sua nascita (25 ottobre del 1923) e ormai un quinquennio dalla morte (29 agosto 2019), nello scrivere queste note sul card. Achille Silvestrini (per molti di noi, suoi amici, era «don Achille») debbo lasciare da parte proprio i sentimenti personali, maturati in anni d’assidua frequentazione (fin dal 1981) e di collaborazione diretta (dal 1989) a livello individuale e con la rivista Il Regno.
Di fronte alla Chiesa cattolica sta un passaggio fondamentale, che riguarda non solo la sua antropologia e la sua ecclesiologia, ma anche il modo con cui pensa la tradizione cui appartiene e che non smette di incarnare. La questione dell’ordinazione, nella sua potenziale estensione anche alle donne, solleva contemporaneamente tre livelli di questioni, che fino a oggi hanno ricevuto una risposta insufficiente.
È successo di tutto. Forse lo si può dire sempre, di ogni tempo che la Terra ha conosciuto, ma di sicuro lo stiamo dicendo di questi anni appena trascorsi. Una pandemia ha sigillato il mondo, fermato la corsa, ha squadernato l’umana fragilità, gonfiato la paura. Poi una guerra impensata, nel cuore della civiltà che l’aveva solennemente ripudiata con principi quasi universalmente condivisi.
Il volume raccoglie i tre interventi portati in quell’alto consesso, dai quali possiamo estrarre un’intenzione comune: la necessità, come precisa Lucia Vantini, di dismettere una volta per tutte la pratica del sorvolo, cioè la tendenza radicata di sorvolare sulle «cattive sintesi», sul «falso universale» che vorrebbe tenerci tutte e tutti dentro, come quando si dice fratelli ma s’intende anche sorelle.
Il compito impossibile che si prefigge Pierre Menard serve insomma allo scrittore argentino per riflettere sulla questione della recezione di un’opera da parte del lettore e in particolare sul gioco ermeneutico che si può instaurare tra lettura e riscrittura. La lettura, ci ricorda infatti Borges, è, a suo modo, una forma di riscrittura. Riscrittura innanzitutto di chi legge, che esce trasformato dall’incontro con il testo.
I rapporti intercorsi tra Angelo Giuseppe Roncalli e Giovanni Battista Montini, i futuri papi Giovanni XXIII e Paolo VI, hanno attirato l’interesse degli osservatori e degli studiosi di teologia e storia della Chiesa per ragioni che attengono alle rispettive modalità d’incarnare il papato, complice il fatto che l’uno sia stato il successore dell’altro, ma soprattutto per il comune coinvolgimento nella cornice del concilio Vaticano II.
Durante la propria esistenza Martin Lutero non ebbe modo d’incontrare alcun «turco», tuttavia l’assenza fisica di questo avversario, che sconfiggeva eserciti cristiani uno dietro l’altro, non lo distolse mai dall’affrontare il credo rivelato a Maometto tramite il Corano.
Niente come il linguaggio restituisce quel processo che il filosofo della decrescita Serge Latouche ha chiamato «la colonizzazione profonda dell’immaginario da parte dell’economico» (Come reincantare il mondo. La decrescita e il sacro, Bollati Boringhieri, [Torino] 2020, 30).
Il titolo del libro è un’eco delle parole di Gesù «non mi trattenere». Parole che invitano a lasciare la presa non solo su Cristo risorto, ma su tutte le persone e le cose, perché le relazioni non si lasciano sottomettere alla nostra volontà. Se la casa è il luogo che dall’infanzia sentiamo più nostro, dove mette le radici la nostra identità, il tempo però ci costringe, per le ragioni più diverse, ad abbandonare questo spazio protettivo; così altre case e altri ambienti entrano a far parte della nostra vita.
Nelle elezioni presidenziali tenutesi in Argentina il 19 novembre 2023, Javier Milei è uscito trionfante dalla battaglia contro il suo avversario politico, il centrista Sergio Massa, con quasi il 56% dei voti espressi. L’originalità di questa elezione non risiede nella maleducazione del candidato eletto, spesso paragonata a quella di Donald Trump. Questa è la prima volta nella storia che un presidente si dichiara «libertario».
Il nuovo volto del potere in Senegal ha il nome di Bassirou Diomaye Faye: uno dei paesi più stabili d’Africa, uno dei pochi a non aver mai subito un golpe, ha brillantemente superato anche la prova di queste elezioni, che s’annunciavano turbolente e avevano fatto temere il peggio.
Ad Haiti l’anarchia è sovrana. Non c’è un presidente dal 2021, dopo l’assassinio di Jovenel Moïse (cf. Regno-att. 16,2021,528). Non c’è un parlamento dal gennaio 2020, ovvero da quando tutti i deputati e due terzi dei senatori hanno concluso il loro mandato senza mai essere stati rinnovati (gli ultimi 10 senatori lo hanno concluso a gennaio 2023).
Una «cosa sono i ministeri o uffici ecclesiali (come il presbiterato o l’episcopato), che la Chiesa contingentemente affida ad alcuni fedeli, mediante il sacramento dell’ordine (imponendo loro le mani), e altra cosa è il sacerdozio, che il Nuovo Testamento riconosce proprio esclusivamente di Gesù risorto, al quale l’insieme dei cristiani (uomini e donne) partecipa per il sacramento del battesimo, senza alcun bisogno di facoltà particolari». Può essere considerato questo il perno della riflessione che qui proponiamo: una rilettura, condotta in libertà, con brillantezza e qualche esplicita annotazione umoristica, della Lettera agli Ebrei, in particolare per considerare criticamente, entro un più ampio ragionamento sul ministero, l’«esclusione programmatica delle donne dal sacerdozio e dalla celebrazione di alcuni segni sacramentali ecclesiali (cresima, eucaristia, remissione dei peccati, unzione degli infermi)». L’autore annota in apertura che si tratta di «riflessioni personali su alcune riforme di dottrina e di linguaggio che mi sembrano scaturire da un’ingenua, ma attenta, lettura del Nuovo Testamento, che rimetto tuttavia interamente al giudizio e all’insegnamento autoritativo della Chiesa, mia madre»; ma è difficile non rilevare, proprio in riferimento alla donna nella Chiesa, la forza delle conclusioni: non c’è altra ordinazione sacerdotale; le donne sono già sacerdoti.
In Giovanni, a differenza dei Sinottici, la parola «piedi» torna solo nella parte finale del Vangelo. Essa raggiungerà la massima intensità in relazione alla «lavanda» (cf. Gv 13,5.6.8.9.10.12.14); tuttavia, il gesto trova una sua consistente anticipazione in riferimento a Maria, sorella di Marta e Lazzaro.
Come svolgere oggi nella città secolare una Via crucis che parli a tutti e non provochi rigetto? Propongo una parabola dal vero mirata a questo insegnamento.