Il mese di novembre 2022 ha visto due appuntamenti di rilievo nella vita politica ed ecclesiale degli Stati Uniti. Alle elezioni di medio termine gli americani si sono espressi per il rinnovo della Camera e di 35 dei 100 seggi del Senato al Congresso e di molte altre cariche locali (governatori, procuratori di giustizia, assemblee legislative). Spesso il partito al potere alla Casa Bianca viene penalizzato nella tornata elettorale a metà del mandato presidenziale, e ci si attendeva una valanga a favore del Partito repubblicano.
Perché riflettere sul dialogo? La risposta a questa domanda nasce dalla costatazione delle tensioni e dei conflitti presenti nel «villaggio globale», spesso non assenti neanche nelle comunità cristiane. Se «dialogo» vuol dire «incontrarsi mediante la parola» («dia-logos»), dialogare è necessario per camminare insieme, per vivere, cioè, quello stile di «sinodalità» («sinodo» significa «cammino fatto insieme»), cui papa Francesco sta chiamando la Chiesa di fronte alle sfide e alle promesse dei nostri tempi.
Il duro confronto che ha visto protagonisti a Roma i 62 vescovi tedeschi in visita ad limina a fine novembre ha messo in luce alcuni snodi teologici (cf. in questo numero a p. 688). Sul sito della Conferenza episcopale tedesca, oltre a una pagina in italiano (e inglese e spagnolo) sul Cammino sinodale (https://bit.ly/3FnpDVp) in generale, si trovano anche i testi degli interventi da parte tedesca a Roma (https://bit.ly/3Y0xEI0). Da segnalare che su Vatican News è apparsa il 24 novembre una sintesi in tedesco delle relazioni dei cardinali Ouellet (Dicastero per i vescovi) e Ladaria (Dicastero per la dottrina della fede) svolte all’incontro a porte chiuse tra vescovi (non vi hanno potuto accedere i laici che in forma permanente collaborano con la Conferenza episcopale) e alcuni capi dicastero della curia.
Per «decenni, i Paesi Bassi sono stati considerati in Vaticano i piantagrane liberali della Chiesa cattolica. Ora questo ruolo è stato assunto dai vicini tedeschi e belgi. Roma ha messo in riga i vescovi olandesi, ma non ha fermato l’esodo». Questa sintesi estremamente eloquente e azzeccata è apparsa sul quotidiano olandese Nederlands Dagblad, che ha seguito la visita ad limina dei suoi vescovi a Roma (7-12.11.2022). La settimana successiva è toccato ai confratelli tedeschi e quella dopo ancora ai vescovi del Belgio. Ovviamente, tre visite molto diverse.
È bene partire da alcune premesse lessicali, relative sia al termine «sinodalità», sia ad altri che più spesso si richiamano a riguardo di questo tema nell’esame degli Atti. Anzitutto occorre tenere presente che il vocabolo «sinodalità» costituisce un vero e proprio conio del linguaggio religioso cristiano, dal momento che non appare ancora registrato nemmeno dai dizionari cartacei ed elettronici più recenti, e tanto meno dai lessici latini e greci, per quanto in Rete sia ormai frequente imbattersi in esso.
C’erano numerosi occhi puntati sulla conferenza stampa (trasmessa su YouTube, https://bit.ly/3VQo9cI) indetta il 17 novembre dalla Conferenza episcopale italiana per presentare il 1o Report sull’attività di prevenzione e formazione condotta dai Servizi diocesani (interdiocesani e regionali) per la tutela dei minori e d’ascolto di vittime effettuato dai Centri d’ascolto. Una sorta di mappatura di quello che va maturando nei diversi territori della Penisola, avviato a partire dal 2019.
Brevissima rassegna di notizie tra metà novembre e metà dicembre per comprendere come le violenze sessuali e gli abusi di diverso genere siano una questione «sistemica».
All’origine di questo saggio c’è un confronto con il metodo psicologico dell’Assessment terapeutico, istituito presso l’Università cattolica di Milano e recentemente ripresentato al Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II da F. Aschieri e C. Augello, rispettivamente coordinatore scientifico e membro del Centro europeo per l’Assessment terapeutico.1
Si chiamava Aryeh Shechopek, aveva 16 anni, un bel viso pulito. I genitori lo avevano portato a Gerusalemme dal Canada, dove era nato. La gente racconta che Aryeh era sempre pronto ad aiutare gli altri. L’altra mattina attendeva l’autobus per andare a scuola, quando a pochi metri da lui è esplosa una bomba piazzata da un palestinese non ancora individuato. Fra i quasi 200 palestinesi uccisi dall’inizio dell’anno nei Territori occupati dall’esercito o dai coloni israeliani, è piuttosto lunga la lista dei minorenni e di chi è stato assassinato a caso: innocente come Aryeh.
Il card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, è originario della diocesi di Verona. Dopo essere stato vicario parrocchiale, nel 1976 è stato inviato a Roma per la formazione diplomatica alla Pontificia accademia ecclesiastica, laureandosi anche in Diritto canonico presso la Pontificia università gregoriana. Riprendiamo qui, in una nostra traduzione dallo spagnolo, l’intervista che María Martínez López gli ha fatto lo scorso 24 novembre per la testata Alfa y Omega (https://bit.ly/3OZwwQQ) che ringraziamo per la gentile concessione (red.).
Il regime iraniano, dopo quasi tre mesi di repressione e chiusura nei confronti delle proteste che lo assediano, ha lanciato in questi giorni un primo segnale d’apertura: sabato 4 dicembre il procuratore generale della Repubblica islamica, l’ayatollah Jaafar Montazeri, ha parlato della «chiusura» della famigerata polizia religiosa, la Gasthe Ershad, colpevole della morte in detenzione di Mahsa Amini, la ragazza arrestata perché indossava il velo in modo inappropriato (cf. Regno-att. 18,2022,594).
Intervista alla teologa Virginia Azcuy Virginia Raquel Azcuy, teologa femminista argentina con alle spalle studi a Tubinga (Germania) sotto la direzione di Peter Hünermann, dal 1988 insegna Teologia spirituale alla Pontificia università cattolica argentina di Buenos Aires e svolge attività di ricerca presso il Centro teologico «Manuel Larraín» della Pontificia università cattolica del Cile. Coordina anche il programma di studi, ricerche e pubblicazioni «Teologanda».
In cima alla sua agenda di governo, il nuovo presidente della Repubblica Gustavo Petro – insediatosi il 7 agosto – ha messo la piena pacificazione del paese. La Colombia è infatti attraversata da un conflitto armato il cui inizio è fatto solitamente risalire all’omicidio, avvenuto nel 1948, del leader (d’area progressista) Jorge Eliecer Gaitan. Agli inizi era uno scontro tra milizie liberali e conservatrici; poi tra organizzazioni guerrigliere di sinistra ed esercito; infine sono intervenuti gruppi paramilitari di estrema destra, spesso collegati coi cartelli del narcotraffico.
Il secolo XIX è centrale per comprendere quello che l’autrice chiama «il destino antimoderno» del cattolicesimo. Gli ultimi 200 anni rappresentano una serie di tentativi di risposta contro la moderna laicità e lo stato laico: da Donoso Cortes al teologo statunitense William Cavanaugh (che è diventato un punto di riferimento per teologi di tendenza «radical orthodoxy», anche in Francia e in Italia). Il momento rivelatore è quello politicista reazionario di Maurras, negli anni Venti del secolo XX, per comprendere poi il tentativo di Mounier e Maritain di adattarsi alla modernità e salvare l’essenziale del cristianesimo: un tentativo che il libro definisce fallito.
Óra. Difendi conserva prega è una sorta di manifesto, di atto d’amore per la preghiera. Non è un trattato, non un’opera omogenea o strutturata ma, al contrario, si offre come un testo rapsodico nel quale il vissuto del cantante/orante s’annoda alla meditazione sulla preghiera, è ritmata dalle parole delle preghiere: dal De profundis al Padre nostro. «Credo – scrive l’autore – il pregare un ragionevole atto, intimo a sociale.
Il libro di Campelli, puntuale, analitico e informato (dotato di un’abbondante bibliografia e sitografia in inglese e in italiano), ha uno scopo specifico e uno più ampio. Il primo, indicato già nel sottotitolo, è costituito dall’esame dell’istituto della cittadinanza nell’ordinamento giuridico israeliano; il secondo si estrinseca in una dimensione comparativa.
Dal settembre 1994, in cui la incontrai per la prima volta, alla primavera 2019, in cui lasciò questo mondo, non sono mancate le opportunità per scrivere di madre Cànopi. Ogni volta è stato naturale ritornare all’indigenza radicale da cui origina l’abbazia Mater Ecclesiæ, che l’accomuna ai nuovi corsi nella storia della consacrazione. I primordi di Cîteaux, di Vallombrosa, di Monte Oliveto, degli eremiti del Monte Carmelo e de La Verna (solo per ricordare pochi esempi) sono analoghi per audacia di spirito e materiale penuria. È su quel retroterra millenario che la nostra visuale sull’Isola San Giulio d’Orta sconfina dai limiti del singolo evento e al contempo ne individua i tratti peculiari.
Teologo centrale per la cultura cattolica della seconda metà del Novecento, Hans Küng è stato oggetto di un’accesa diatriba da parte di alte gerarchie della Chiesa. Un conflitto con la Congregazione per la dottrina della fede che si inasprì sino al punto da provocare, nel 1979, la revoca dell’autorizzazione all’insegnamento della teologia: una condanna emblematica di una fra le personalità più autorevoli del concilio Vaticano II.
Ci vuole coraggio. A pubblicare questa tesi praticamente integrale di Mary Lembo, religiosa togolese della Congregazione delle suore di santa Caterina di Alessandria, formatrice e psicoterapeuta, sostenuta alla Pontificia università gregoriana nel 2019. Anche sister Mary ne ha avuto molto, soprattutto a non demordere dalla sua intenzione. Perché se è chiaro che un campione di 9 vittime di violenze sessuali e abusi tra religiose (o giovani in formazione) africane è risicato, il fatto che sia riuscita a rompere il tabù del silenzio (alle pp. 197-200 spiega come) sul tema è frutto della sua determinazione a far emergere un fenomeno sul quale la Chiesa africana fatica a far luce.
La notte del 26 aprile 1998 mons. Juan José Gerardi Conedera, 75 anni, vescovo ausiliare e vicario generale dell’arcidiocesi di Città del Guatemala, viene barbaramente assassinato nel cortile dell’arcivescovado. In apertura del libro, l’autore specifica di trattare «della vicenda di un vescovo a torto poco noto in Italia», e del suo piccolo paese, il Guatemala, che nella seconda metà del Novecento «ha conosciuto una terribile storia di persecuzione e di violenza, alla quale mons. Gerardi si è opposto con le armi del diritto e della fede».
Giovanni della Croce (1542-1591) è considerato unanimemente un autentico vertice della mistica cattolica. Collaboratore, amico e consigliere di santa Teresa d’Avila nella riforma del Carmelo, il grande mistico del XVI secolo ha dato un’impronta ineliminabile alla spiritualità cattolica che va decisamente oltre il proprio tempo, caratterizzato dalla Riforma cattolica in chiave antiprotestante, per giungere sino ai nostri giorni.
Inclusione, integrazione, interazione: sono voci entrate da tempo nel lessico politico, sociale, morale: privato e pubblico. Ora, dopo tante analisi, tanti programmi e tanti buoni propositi nei confronti degli esclusi, ci accorgiamo che quelle parole sono diventate vocaboli, quelle aspirazioni si sono tradotte in chiacchiere, quelle idee si sono trasformate in ideologie.
Il volume che raccoglie alcuni tra i lavori significativi, tra i tanti, del professor Bertolino, muove dall’invito sempre pressante e denso di speranza con cui egli – in tono amicale più che di superiorità, che pure gli deriva dalla qualità della sua monumentale opera che lo colloca tra i più fecondi e innovatori studiosi del diritto, e non solo ecclesiastico e canonico, nel Novecento e in questo scorcio del terzo millennio – si rivolge ai giovani che s’avvicinano agli studi di Diritto ecclesiastico e di Diritto ecclesiale.
«Quale Dio mi potrà salvare?»: è con questa domanda che un giovane studente in giurisprudenza di nome Martin Lutero volle lasciare il saeculum per entrare nel convento degli agostiniani di Erfurt. La sua angoscia trova la risposta in Dio stesso che salva il peccatore in maniera ingiustificata, immeritata e gratuita.
Una scrittrice e un giornalista, attingendo al Vangelo e alla vita quotidiana, sviluppano in un epistolario le loro considerazioni sulla fede. Le lettere che si sono scambiati fra il 2020 e il 2021 non fanno che un breve cenno alla pandemia o ad altri drammi del periodo, danno invece spazio alla vita personale degli autori, considerata il luogo privilegiato della presenza di Dio.
Con il voto del 19 novembre, anticipato rispetto alla scadenza della legislatura nella prossima primavera, la Malaysia ha rinnovato la Camera dei rappresentati del suo Parlamento bicamerale, modificando in maniera all’apparenza significativa la sua leadership e le sue prospettive politiche.
Oggi «le identità vengono maltrattate, ma è bene farsi carico di ciò che è stato loro attribuito, evitando di lasciare questo tema in mano ai reazionari o ai fondamentalisti, poiché si tratta di questioni umane e sociali fondamentali». È questo il nucleo del saggio di Pierre Gisel. Il suo percorso va dalla centralità delle genealogie nella Bibbia ebraica alla filialità, che nel cristianesimo sfuma in un’«offerta per tutti» secondo una «modalità adottiva e appartenente a un ordine dello spirito»: un orizzonte universale, con la sua ambivalenza verso una «omogeneizzazione totalizzante». Lo sguardo poi corre alla modernità, con la rottura delle discendenze e delle identità autoreferenziali, e soprattutto alla postmodernità, con la fine dei messianismi e degli ideali sociali e il primato del funzionale su uno sfondo neutralizzato. L’autore vede la società attuale condurre «un processo di omogeneizzazione in sordina», giustificato in termini di «egualitarismo indifferenziato, con l’obbligo di adattarsi» e con il conseguente fiorire di radicalizzazioni (ne fa parte anche la cancel culture).
È necessario un passo indietro: non «tornare ad abitare le antiche discendenze e tradizioni così come sono», ma «affrontare deliberatamente la pluralità di cui è intessuto il mondo». Una rilettura della propria storia e una rielaborazione delle proprie proposte, conclude Gisel, che interpella tanto il cristianesimo quanto la modernità.