La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica. È questo il titolo del messaggio per la 53a Giornata mondiale della pace 2020, che papa Francesco ha pubblicato il 12 dicembre. Le parole chiave sono paura, memoria e speranza. Ma sullo sfondo c’è anche l’ecologia, così come lo scorso anno la responsabilità politica. Il testo del messaggio è lineare, quasi didascalico, ma contiene passaggi che colpiscono. Anzitutto il tema della paura.
La presentazione del documento L’arte della ricerca del volto di Dio. Linee orientative per la formazione delle contemplative, reso noto in ottobre dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, apparsa su L’Osservatore romano (20.11.2019, https://bit.ly/2YGSj5H) a firma del segretario mons. José Rodríguez Carballo, ne evidenzia con chiarezza i motivi. Si tratta della prima Ratio per la vita contemplativa femminile: manifesta ancora una volta la grande cura che ne ha la Chiesa, della quale essa è espressione ineludibile e il suo significato per chi s’interroga su di essa.
Scrivo queste note da Hong Kong. Mi è stato difficile decifrare le mie stesse emozioni all’arrivo in questa città, la mia casa per oltre 25 anni! È l’atmosfera che si respira, lo stato d’animo che mi sembra diverso. La gente sembra intristita e tesa. Iniziata la conversazione, molti mostrano delusione, rabbia, incredulità e paura.
Il 32° viaggio apostolico di papa Francesco e il suo 4° in Asia ha toccato due paesi significativi del continente, anche se per motivi diversi. Dissimili per quanto riguarda regimi politici, storia, cultura, abitudini, climi e sviluppo, in qualche modo simili per un’apparente apertura al dialogo e alle altre culture, ma anche per la difficoltà a essere compresi in maniera profonda. Una sfida particolarmente significativa per la missione e in generale per la vita della Chiesa cattolica in loco, da molti percepita come straniera, se non addirittura estranea.
Abbandonare il «vittimismo» verso i cristiani orientali; abbracciare una nuova prospettiva del «riconoscimento di una comune umanità da proteggere» e del ripensamento dei rapporti con i musulmani «in termini di cittadinanza inclusiva». Il tutto a partire dal Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi lo scorso 4 febbraio da papa Francesco e il grande imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyib. Ne abbiamo parlato con il domenicano Claudio Monge, che vive a Istanbul da 16 anni.
Il processo di riconoscimento dei diritti femminili nella maggior parte degli ordinamenti confessionali può dirsi tutt’altro che compiuto. Come infatti viene dimostrato anche da recenti statistiche, le donne pur essendo religiosamente più attive occupano una posizione diversa e inferiore rispetto agli uomini. Un’analisi superficiale di tali dati potrebbe indurre a considerare le religioni come intrinsecamente patriarcali e misogine. Al contrario, una lettura più attenta, che miri a liberare dai condizionamenti storici e sociali il messaggio divino, consente di confutare tale ipotesi.
I vescovi statunitensi si rifugiano nello status quo, sia sul piano ecclesiale sia su quello politico. L’assemblea autunnale della Conferenza dei vescovi cattolici (USCCB) a Baltimora (11-14 novembre) non ha visto né sorprese né rotture pubbliche con Roma, come accadde lo scorso anno sulla nuova regolamentazione della gestione delle violenze sessuali.
Avrebbe dovuto essere il primo beato «mediatico» per la Chiesa cattolica statunitense. Dopo una tradizione di beatificazioni e canonizzazioni che si è concentrata sui religiosi missionari negli Stati Uniti, la notizia della beatificazione di Fulton Sheen (1895-1979), programmata nella diocesi di Peoria (Illinois) per il 21 dicembre, sarebbe stato il segnale della possibilità di coniugare tradizione e modernità nel cattolicesimo.
La Chiesa cattolica in Germania ha ufficialmente cominciato il proprio cammino sinodale il 1o dicembre 2019, prima domenica d’Avvento. L’accensione, compiuta da un vescovo e un laico, di una «candela sinodale» nelle cattedrali di tutte le diocesi tedesche è stato l’atto simbolico, semplice e silente, che ha dato avvio a un percorso che durerà 2 anni.
Trasformare la minaccia ecologica in opportunità ecologica: questo sta cercando di fare la Chiesa cattolica in Francia, con un cammino di 3 anni cominciato il 5-6 novembre a Lourdes, all’assemblea plenaria della Conferenza episcopale, cui hanno partecipato i 120 vescovi insieme a 240 laici, religiosi, sacerdoti.
Attraverso la sentenza n. 242/2019 la Corte costituzionale ha reso operativo un ambito di cooperazione non punibile all’intento del malato di darsi la morte, confermando l’indirizzo espresso nell’ordinanza n. 207/ 2018, con cui aveva sollecitato il Parlamento a legiferare – cosa non avvenuta – in conformità ai criteri in essa indicati. La Corte, che dunque aveva già scelto di compiere simile passaggio, ora lo attua precisandone alcuni presupposti: che rispondono, parrebbe, a un intervenuto proposito delimitativo, ma la cui incidenza pratica resta incerta.
Rondine nasce in un borgo medievale toscano a pochi chilometri da Arezzo, dove hanno sede i principali progetti di formazione, in particolare la World House, un percorso di 2 anni rivolto a giovani provenienti da paesi in conflitto attuale o recente o appartenenti a culture diverse che accettano di convivere con il proprio «nemico».
Dopo 13 anni, 9 mesi e 18 giorni di governo, Evo Morales Ayma, primo presidente indio in un paese a maggioranza indigena, il 10 novembre scorso ha rassegnato le dimissioni da presidente della Bolivia. Disordini ininterrotti con centinaia di feriti e 3 morti avevano fatto seguito alle elezioni del 20 ottobre, in cui egli si presentava per il quarto mandato e dalle quali sembrava essere uscito vincitore.
Negli «ultimi due anni l’atteggiamento dello stato rispetto alle popolazioni indigene è molto cambiato. Ora agisce in modo truculento contro le popolazioni indigene, proponendo una prospettiva integrazionista, secondo cui gli indios si devono integrare nella società per poter esistere, e favorendo chi vuole sfruttarne i territori. Così Roberto Liebgott, coordinatore regionale Sud del Consiglio indigenista missionario (CIMI), ha illustrato il rapporto Violenza contro i popoli indigeni in Brasile 2018, da cui emerge un aumento delle invasioni delle terre indigene da 96 casi a 109 (ma nei primi 9 mesi del 2019 sono già 160) e degli omicidi di nativi da 110 a 135.
Ha sempre attratto molto la mia fantasia e la mia attenzione che in quel deposito mitico di memoria collettiva davvero prezioso che è la favola dei Grimm I musicanti di Brema l’asino suoni il liuto. L’asino liutista dev’essere un simbolo mitico a partire dall’Alto Medioevo, visto che lo troviamo raffigurato nella miniatura di un Pontificale del XIV secolo. Anche questo liutista è un animale fantastico ed è legato a un particolare rituale di celebrazione della follia come vittoria degli istinti sulla società organizzata.
Con «Animalía» di Nottetempo prima e con «Storie naturali» di Marsilio poi i due editori decidono di esplorare il mondo degli animali, novella rivisitazione del bestiario di medievale memoria.
Gli asini sono comuni. Vivono nella maggior parte del mondo accanto agli esseri umani, una presenza integrata in molte culture. Anche se in gran parte del mondo sviluppato non sono più utili per gli sforzi umani, in Africa tirano ancora carri, portano carichi pesanti in India, trasportano turisti in Grecia e bambini in gita lungo le spiagge britanniche. Se consideriamo da quanto tempo sono addomesticati e quanto siano stati preziosi nella storia umana, sappiamo ben poco della loro vita o delle loro storie, o anche del loro benessere.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Luigi Bosi, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Giuliano Martino, Manuela Panieri, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone.
Come sottolinea nella Prefazione S. Zamagni citando, a sua volta, H. Arendt, «La democrazia non è una procedura, ma un costume»; vale a dire, per comprendere appieno il motivo per il quale un certo costrutto teoretico si forma, è necessario conoscere il quadro socio-economico. È ciò che ha fatto Domenico Santangelo in questo suo approfondito lavoro, laddove conoscenza della materia e passione per la stessa si amalgamano e si sostengono l’una con l’altra.
«Il nuovo Dizionario nasce dall’esigenza di dare un nuovo contributo alla riflessione teologica e morale in relazione all’attualità che stiamo oggi affrontando e vivendo. Un’attenzione data anche all’ambito tecnologico, sia dal punto di vista bioetico che da quello comunicativo» – ha proseguito Giannino Piana, ripercorrendo le tappe storiche che hanno portato all’edizione del 2019 –. Senza dimenticare di ringraziare le EDB che «grazie alla nascita della Rivista di teologia morale, hanno dato un grande contributo alla riflessione della teologia morale da un punto di vista pastorale».
La migrazione è una sfida epocale. Un fenomeno che investe l’Italia e l’Europa e al quale non è possibile sottrarsi. Come affrontarlo? Gli atteggiamenti sono diversi. C’è chi demonizza i flussi migratori rendendoli merce elettorale dalla quale trarre facile consenso. C’è chi, al contrario, è a favore di un’accoglienza illimitata. Dove sta la ragione? Difficile dirlo. Certo è che non si può affrontare un fenomeno così vasto senza una conoscenza approfondita delle sue cause. Proprio per questo presentiamo 3 libri usciti da poco in libreria che offrono uno spaccato diverso, ma per certi versi coerente.
Il romanzo si può leggere attraverso la lente della simbologia biblica. La trama del racconto è la diaspora dei componenti d’una famiglia ebraica, che si svolge in un ambiente internazionale: New York, Londra, Madrid, Milano, Tel Aviv...: «Siamo tutti uomini e donne d’aria, capaci di volare in giro per il mondo senza rimpianti, senza mai guardarsi indietro (…) Quello che conta è vivere, non ricordare. Perché i ricordi più sono dolci più male fanno all’anima e al corpo» (112).
Al di là delle polemiche strumentali che l’espressione «nuovo umanesimo» ha suscitato nell’area ecclesiale antimoderna, anche a motivo del suo utilizzo nell’arena politica, la sua evocazione ha in papa Francesco – che l’ha utilizzata parlando al V Convegno nazionale della Chiesa italiana (2015) a Firenze, e vi ha fatto riferimento davanti alle istituzioni europee a Strasburgo (2014) – un preciso orizzonte di riferimento: l’invito costante «a una riforma della Chiesa a partire dal “centro della fede”», che «corrisponda al “cambiamento d’epoca” al quale assistiamo e che porti a inventare un nuovo stile di vita cristiana nel mondo contemporaneo e una nuova maniera di esservi presenti»; sono proprio «il fondamento e l’effetto» di tale stile che «potranno essere colti dai nostri contemporanei come un nuovo umanesimo». Su questo presupposto Christoph Theobald modula una riflessione che interpreta l’auspicio di un nuovo umanesimo alla luce della sua visione del «cristianesimo come stile». Prende dunque le mosse dalle aspirazioni e inquietudini che si esprimono nelle nostre società per scorgervi dei «segni dei tempi» (parte I), per poi interrogarsi sul Vangelo di Dio e sulla maniera ecclesiale di renderlo «presente» (II), e di farlo appunto nella forma di un nuovo umanesimo (III).
Comunità cristiane ospitali che non danno per scontato il dono di essere ospitate. E che, sforzandosi di vivere una vita possibilmente umana, tengono acceso il piccolo fuoco della speranza. Potrebbe essere sintetizzato così – ma finendo inevitabilmente per ridimensionare un discorso ampio e assai stimolante – il contributo che Christoph Theobald ha offerto ai lavori della giornata di studi promossa dalla Commissione per la Pastorale della cultura e delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale toscana a 4 anni dal V Convegno ecclesiale nazionale celebrato a Firenze nel 2015, svoltasi lo scorso 23 novembre.