Indicare un qualche punto della situazione politica italiana, a 8 mesi dall’insediamento del nuovo governo, significa affrontare non solo l’analisi di ciò che il governo Lega-5Stelle ha fatto o non ha fatto, ma riprendere un’analisi complessiva della situazione del sistema politico italiano. E dunque affrontare quello che il governo è. Quello che sono i soggetti che lo compongono.
Dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018, le analisi politiche apparse sulla rivista a firma del direttore sono le seguenti.
L’anno 2018 ha svelato, a cascata, l’insospettata ampiezza degli abusi e delle violenze sessuali commessi da membri del clero cattolico e soprattutto la loro sistematica copertura da parte della gerarchia. La Chiesa cattolica si è così trovata sotto la costante pressione dei suoi stessi fedeli e dell’opinione pubblica.
Sul fronte dello scandalo degli abusi e delle violenze sessuali, gli eventi del 2018 hanno approfondito le tensioni tra papa Francesco e la Chiesa negli Stati Uniti, e in particolare con l’episcopato. I primi giorni del 2019 parlano di una crisi ancora in pieno svolgimento, che però pare essere rientrata dalla fase più critica dell’agosto e settembre 2018, quando due dozzine di vescovi diedero pubblicamente sostegno all’ex nunzio Carlo Maria Viganò e alla sua iniziativa senza precedenti (con la richiesta di dimissioni del papa).
La diocesi austriaca di Gurk-Klagenfurt sta vivendo da alcuni mesi un periodo di grande tensione, che è andato sempre più in crescendo. Vale quindi la pena, controllando le emozioni, considerare separatamente alcuni aspetti, che nella realtà dei fatti si trovano strettamente intrecciati e si acuiscono a vicenda.
Non vi è osservatore di cose ecclesiali che non abbia considerato gli avvicendamenti del 2018 ai vertici dei «media vaticani» interrogandosi sul grado di continuità che essi esprimono rispetto alla riforma avviata da papa Francesco nel 2015 (cf. Regno-att. 4,2017,75). Per farlo è utile leggere le biografie dei nuovi responsabili guardando ai loro predecessori.
C’è molta attesa in Amazzonia per questo Sinodo; un appuntamento che non sta scaldando il cuore di un Occidente impegnato a guardarsi continuamente allo specchio, ma che si annuncia ugualmente gravido di una vivacità interessante. Una riflessione conpadre Enrico Uggé, missionario del PIME originario di Castiglione d’Adda, in missione in questo angolo del Brasile da quasi 50 anni.
Sono in Amazzonia dal 1948. Con figure come mons. Aristide Pirovano o padre Augusto Gianola, che hanno fatto conoscere le storie degli indios e dei caboclos all’Italia.
A colloquio con Mauricio Lopez Oropeza, segretario esecutivo della Rete ecclesiale panamazzonica (REPAM). Il Regno lo ha intervistato in qualità di membro del Consiglio presinodale nominato dal papa in vista dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi che in ottobre sarà dedicata ad «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale» (cf. anche in questo numero a p. 14).
C'è una Chiesa che richiama l’accoglienza e la «concreta solidarietà». E arriva anche a contemplare la disobbedienza civile, quando i legislatori e una parte dei politici sono indifferenti al dramma di disperati in cerca di protezione. È avvenuto tra la fine del 2018 e l’inizio del nuovo anno: 49 migranti hanno atteso per oltre due settimane al largo di Malta sulle navi delle ONG Sea Watch 3 e Sea Eye prima di poter mettere piede sulla terraferma; e i sindaci di Palermo e di Napoli, Leoluca Orlando e Luigi de Magistris, si sono proposti di sospendere il decreto sicurezza approvato qualche giorno prima dal Parlamento.
Resistenza alla legge ingiusta. Obiezione di coscienza. Disobbedienza civile. Sono parole tornate di grande attualità, specialmente dopo il più recente tra i provvedimenti legislativi che hanno eretto la «sicurezza» a emblema, riconducendo a un’indiscutibile esigenza sociale, nei giusti limiti riconosciuta come tale dalle carte internazionali dei diritti umani, interventi anche discutibilissimi sul patrimonio di diritti e di libertà delle persone.
Dormitori, case d’accoglienza, mense, locali con docce, distribuzione di abbigliamento pulito, servizi di prima necessità e d’assistenza sanitaria. La Chiesa ha risposto così all’invito rivolto più volte da Francesco di aprire le porte delle parrocchie, dei conventi, degli oratori e delle canoniche, per accogliere chi vive per strada e non ha famiglia. Ma ci sono anche diversi vescovi in prima linea nell’accoglienza, avendo destinato una parte dei palazzi della curia all’ospitalità di poveri, italiani e stranieri.
Nei giorni 6 e 7 dicembre 2018 Palazzo Sant’Andrea, sede a Roma dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica, ha ospitato il convegno «L’Azione cattolica italiana nella storia del paese e della Chiesa (1868-2018)». L’incontro conclude una serie di iniziative che il presidente dell’ACI, Matteo Truffelli, in collaborazione con l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI, ha messo in cantiere per ricordare il 150o anniversario della fondazione.
Il problema della dismissione dei luoghi di culto cattolici, della loro vendita e della successiva trasformazione in abitazioni, ristoranti, discoteche o moschee, si è andato ampliando negli ultimi 30 anni. Il fenomeno intressa la Chiesa cattolica come le comunità protestanti, assumendo maggiore rilievo in Francia, Belgio, Olanda, Germania, Svizzera, Stati Uniti e Canada, ma pure in Italia. Il convegno internazionale «Dio non abita più qui?» (Roma 29-30.11.2018), promosso dal Pontificio consiglio della cultura, dalla Conferenza episcopale italiana (Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto) e dalla Pontificia università gregoriana (facoltà di Storia e beni culturali della Chiesa), ha voluto fare il punto della situazione.
L’ampio saggio di Vincent Holzer,1 docente presso l’Institut catholique di Parigi, titolare della cattedra di Filosofia e teologia «Dominique Dubarle», nonché membro ordinario della Pontifica accademia di teologia, offre una dotta ricostruzione storica orientata da una marcata preoccupazione teorica. Tesi centrale del libro è che compito qualificante del discorso teologico è assumere la cristologia come principio fondamentale e architettonico del suo sviluppo. È la cristologia pertanto a costituire l’angle unificateur (17) anche del rapporto tra il sapere critico della fede e la filosofia: la pertinenza della distinzione tra teologia e filosofia trova determinazione in rapporto alla cristologia.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Niccolò Pesci, Francesco Pistoia, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone.
Il Vangelo secondo il rock è il frutto di un lavoro intelligente e creativo e s’inserisce in un filone che la casa editrice segue da anni, approfondendo la ricerca del religioso nei prodotti della cultura popolare: dai Simpson a Mafalda, da Harry Potter a Leonard Cohen. Miele, giornalista di Avvenire, per la stessa casa editrice ha pubblicato Il Vangelo secondo Bruce Springsteen (cf. Regno-att. 6,2018,161) e ripropone qui alcuni temi biblici presenti nelle canzoni del «Boss». Primo tra tutti quello del fallimento della paternità: da Adam Raised a Cain, con il male trasmesso da una generazione all’altra, a My Father’s House, una rilettura della parabola del figliol prodigo con finale infelice.1
Il volume parte da una constatazione: molti italiani pensano di essere in credito con il proprio paese, ovvero d’avergli dato molto più di quanto ricevuto. Segue un interrogativo: se credono che sia stato loro promesso e poi non garantito il massimo, è perché qualcuno ha preso questo impegno con loro? E se sì, chi è stato? L’autore, docente di Storia contemporanea alla LUISS, tenta di rispondere a queste domande, che rimandano a una riflessione più ampia sull’ascesa del populismo e la crisi della democrazia liberale e pluralista.
Andrea Monda è stato nominato il 18 dicembre scorso direttore de L’Osservatore romano. Una nomina, precisa in un comunicato Paolo Ruffini, prefetto della Segreteria per la comunicazione, che rappresenta «una sfida e una risposta all’appello di papa Francesco a essere “Chiesa in uscita”, ad “avviare processi” inediti anche nella comunicazione». Il volume conferma le ragioni di questa scelta: racconto autobiografico dell’esperienza d’insegnante di religione nelle scuole superiori della capitale, nel testo l’autore s’interroga su come parlare di Dio alle odierne giovani generazioni, alternando i piani dell’esperienza personale con quelli della riflessione.
L’importante volume è introdotto da una doppia Prefazione a cura di altri due amici – papa Francesco e rav Abraham Skorka –: il primo è stato interpellato da Michelini, frate minore, preside dell’Istituto teologico di Assisi, che nel 2017 aveva predicato gli esercizi spirituali della Quaresima al papa, il secondo da Morselli, studioso di filosofia ebraica, saggista e presidente dell’Amicizia ebraico-cristiana di Roma. La Bibbia dell’amicizia racchiude 52 commenti a brani della Torah-Pentateuco realizzati da autori e autrici ebrei e cristiani, alcuni impegnati ai Colloqui, tra cui il coordinatore Matteo Ferrari, Alexander Rofé, Miriam Camerini, Sandro Ventura, Gabriella Maestri.
Sabina Moser si è impegnata a estrarre [dagli Scritti di Londra] quanto può aiutare a leggere criticamente il presente, sottraendolo alla deriva dei fatti compiuti, all’inerzia della caduta in un presente avulso da una reale coscienza storica e da una visione a cui ispirare l’agire.
In vista del 10 febbraio, il Giorno del ricordo, istituito nel 2004 per riandare appunto con la memoria a tali vicende, abbiamo parlato con Raoul Pupo, docente di Storia contemporanea all’Università di Trieste e uno dei massimi conoscitori del fenomeno delle foibe e dell’esodo, ripercorrendone le tappe storiche e approfondendone gli aspetti politici e sociali.
Uscito nelle sale cinematografiche lo scorso 15 novembre, Rosso Istria (Red Land) è un film del regista argentino Maximiliano Hernando Bruno. «Raccontare per la prima volta al cinema questa vicenda così drammatica e per troppo tempo dimenticata da tutti era una sfida troppo importante per dire di no», è stato il commento del regista, che nel film racconta la storia della studentessa istriana Norma Cossetto, violentata, uccisa e gettata nella foiba di Surani dai partigiani di Tito nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943.
Con il riconoscimento da parte del Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, arrivato il 5 gennaio con la firma dell’atto formale (Tomos) e la sua successiva consegna, diventano 15 le Chiese ortodosse autocefale, cioè indipendenti. La nascita della nuova Chiesa indipendente in Ucraina tuttavia è accompagnata da profonde turbolenze nel mondo ortodosso. Come si era visto nei mesi scorsi (Regno-att. 20,2018,585ss), già l’annuncio dell’evento aveva provocato la reazione più estrema da parte del Patriarcato di Mosca, che ha interrotto la comunione con il Patriarcato Ecumenico poiché ritiene che quest’ultimo abbia agito contro il diritto canonico.
Un grande caos. Così, almeno a oggi appare la situazione post-elettorale in Congo. La prima notizia, tuttavia, è proprio che si sia votato. Non era così scontato. La data fissata da mesi era il 23 dicembre, in extremis rinviata di una settimana a causa – ufficialmente – di un incendio che aveva colpito il più grande deposito di materiale elettorale della capitale, mandando in fumo qualche migliaio di machines à voter, lo strumento fortemente voluto dal governo e altrettanto fortemente contestato dalle opposizioni, che temevano brogli.
In Italia se ne è parlato solo per l’arresto lampo della giornalista di Articolo 21 Antonella Napoli, da anni impegnata nel paese: la polizia l’ha fermata, le ha sequestrato tutto il girato e l’ha rilasciata. Sullo sfondo, le manifestazioni scoppiate in Sudan il 19 dicembre, il giorno dopo l’annuncio del governo di voler triplicare il prezzo del pane (da 1 a 3 libbre sudanesi). È bastato un niente perché si passasse dalle proteste per l’aumento del pane alla richiesta di dimissioni di Omar al-Bashir, giunto al potere nel 1989 con un colpo di stato, con cui rovesciò il primo ministro democraticamente eletto, Sadiq al-Mahdi.
Si sono conclusi con un primo accordo formale di non belligeranza nella città portuale di Hodeida i colloqui di pace inter-yemeniti avvenuti lo scorso dicembre nella città di Rimbo, a 50 chilometri a Nord di Stoccolma, in Svezia. È il primo successo da tre anni a questa parte (cf. Regno-att. 4,2018,106), visto che tutti i precedenti colloqui di pace erano finiti in un nulla di fatto; tuttavia, anche in questo caso, si è proceduto per prima cosa a definire solo uno scambio di prigionieri tra le parti (2.000 soldati lealisti in cambio di 1.500 ribelli houthi).
Partecipiamo alla messa della domenica della sacra famiglia. In cinese. Posso solo riportare, quindi, impressioni. Percepisco da queste celebrazioni (e da ciò che vi sta fuori) quella che in fondo deve essere stata la motivazione ultima per il pontefice nell’insistere per arrivare all’accordo (provvisorio) sulla nomina dei vescovi: da un lato il voler offrire il messaggio evangelico a una vasta moltitudine di persone, ai tanti giovani orgogliosi d’appartenere a una grande nazione che oggi indica loro la meta del benessere, docili al richiamo delle sirene consumistiche e disponibili ad accettare forme di restrizione alla libertà personale; dall’altro il voler sostenere, unire e far crescere al passo della Chiesa universale comunità cattoliche tanto diverse quanto numerose.
E' ormai in mano all’autorità giudiziaria una vicenda che ha trovato ampio spazio nei mass media indiani e internazionali e che per le sue caratteristiche ha aperto un aspro dibattito a favore o contro i protagonisti, ma ha anche chiamato in causa la gerarchia ecclesiastica e i rapporti tra i diversi riti che caratterizzano la Chiesa indiana. Alla base, un presunto caso di violenza sessuale che ha coinvolto il vescovo cattolico della diocesi di Jalandhar, nello Stato indiano del Punjab, mons. Franco Mulakkal. Un’accusa che la diocesi ha a lungo tempo negato, ritenendola motivata da un’azione disciplinare che Mulakkal avrebbe avviato nei confronti di una religiosa, madre superiora del convento delle Missionarie di Gesù, congregazione fondata proprio a Jalandhar nel 1993.
Un accordo che sembra rilanciare rapporti tradizionalmente problematici, quello raggiunto dalle rappresentanze vaticana e vietnamita, che prevede la prossima nomina di un rappresentante pontificio ad Hanoi. La decisione si è concretizzata il 19 dicembre alla fine del 7o Incontro del Gruppo di lavoro congiunto tra Vietnam e Santa Sede, a conclusione della visita nel paese (18-20 dicembre) di una delegazione vaticana guidata da mons. Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli stati.
Non è scontato dare risposta a questa che sino a qualche tempo fa sarebbe parsa una domanda puramente retorica. Oggi, in particolare, è la spinta migratoria che costituisce il contesto «nuovo» in cui interrogativi scontati si ripropongono in termini drammatici, laddove il «come» arriva a mettere in crisi il «perché». Il peso del «come» è grande. Per essere in grado di aiutare gli altri – afferma Piero Stefani – occorre avere profondità spirituale, qualità etiche, senso dell’empatia, competenze politiche, sociologiche, giuridiche, psicologiche, pedagogiche, tecniche e godere, molto spesso, di adeguate risorse economiche. In società complesse e in un mondo globalizzato l’insieme dei fattori prima elencati viene chiamato sempre più in causa anche nel caso di semplici rapporti interpersonali. Dobbiamo quindi rinunciare? No, occorre innanzitutto non lasciare che l’accidia personale e collettiva così come il sentimento della paura o dell’incertezza del futuro abbiano il sopravvento. E, soprattutto, occorre porre come primo imperativo, antidoto d’ogni atteggiamento rinunciatario, quello di cercare di capire.
Non sono un pentito del blog ma ho deciso di passarci meno tempo. Non lo chiudo sia perché un giornalista in pensione ha un bisogno fisico di aggiornarsi e di scrivere, sia perché mi considero un esploratore della blogsfera per conto della mia comunità. Non ho ambizioni larghe: intendo la mia parrocchia. Vorrei aiutarla a passare dal cartaceo al digitale e da un sito Internet bacheca a un sito interattivo.