La prossima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Roma, 22-25 maggio) riveste un’importanza particolare in questo passaggio della vita della Chiesa in Italia e in questo scorcio di pontificato. Dopo un decennio cambia il presidente.
Prima nei congressi di circolo, poi con le primarie del 30 aprile, Renzi torna saldamente alla guida del Partito democratico. Le primarie rimangono lo strumento di legittimazione politica migliore e costituiscono il ricambio della rappresentanza politica messo in campo in questi anni.
L’Azione cattolica italiana compie 150 anni. Un anniversario di tutto rispetto misurato sulla storia unitaria del nostro paese.
È inscindibile il racconto della XVI Assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana («Fare nuove tutte le cose. Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale»; Roma, Domus Pacis, 28.4-1.5.2017) da quello del 150° anniversario dell’associazione (cf. in questo numero a p. 262), le cui celebrazioni si sono aperte domenica 30 in piazza San Pietro, alla presenza di papa Francesco.
L’abbraccio con Ahmad al Tayyeb, l’imam di al Azhar; la preghiera davanti al «muro dei martiri», memoriale della strage nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo al Cairo, in un omaggio compiuto insieme al copto Tawadros II, al patriarca ecumenico Bartolomeo e ai rappresentanti delle altre confessioni; e la messa allo Stadio dell’aeronautica con il piccolissimo gregge dei copti cattolici: è in queste tre istantanee che si può riassumere l’attesa visita apostolica di papa Francesco al Cairo, tenutasi il 28 e il 29 aprile 2017.
Oggi rappresentano la principale Chiesa cristiana del Nord Africa, con 8 milioni di fedeli in Egitto (il 10% della popolazione) e qualche migliaio in Cirenaica (Libia) e Sudan. La loro però è sempre stata una vita difficile.
Il 26 aprile la Commissione USA per la libertà religiosa internazionale, presieduta da p. Thomas Reese – gesuita, già direttore di America – ha reso noto il Rapporto 2017, delineando un quadro complessivo internazionale e mettendo a fuoco il caso Russia, come «caso di particolare preoccupazione». Riportiamo qui, in una nostra traduzione dall’inglese, l’Introduzione e la Sintesi del Rapporto (ndr).
I Testimoni di Geova tornano nel mirino delle autorità di Mosca: la Corte suprema russa lo scorso 20 aprile ha vietato l’attività del gruppo religioso e ne ha sequestrato i beni a favore dello stato.
Il 5 maggio presso il Senato si è tenuta una conferenza stampa intitolata «La grande bugia delle navi taxi. Le ONG e il soccorso in mare». Organizzata dal presidente della Commissione diritti umani di Palazzo Madama L. Manconi, vi hanno partecipato, oltre ad alcuni deputati e senatori, Caritas italiana e le ONG Medici senza frontiere, Save the Children e Open Arms. Riprendiamo ampi stralci dell’intervento di don F. Soddu, direttore della Caritas (ndr).
Sono numerose le iniziative che le diocesi di tutto il mondo stanno mettendo in campo per partecipare, sulla base del Documento preparatorio uscito a gennaio (cf. Regno-att. 2,2017,9; Regno-doc. 3,2017,67), alla preparazione del Sinodo dei vescovi del 2018 su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Tra queste, e limitatamente alle Chiese europee, ne segnaliamo qui tre che si caratterizzano per l’utilizzo dei canali digitali attraverso la specifica modalità di un questionario da compilare on-line.
In attesa delle decisioni del Consiglio permanente, in programma per il 15-16 maggio 2017, la Conferenza dei vescovi francesi ha affidato a due interviste del presidente mons. Georges Pontier, rilasciate a Radio Vaticana (8 maggio) e al quotidiano La Croix (10 maggio) mentre si trovava a Roma, un commento più ampio ma comunque sobrio al risultato delle elezioni presidenziali.
Le tematiche di fine vita possono essere affrontate da vari punti di vista: giuridico, tecnico, medico, bioetico. Forse però ci si dimentica della visione esistenziale sottesa a essi. Eppure di fronte alla morte quello che conta non saranno la legge o la tecnica, ma una preparazione interiore che purtroppo è quasi sempre assente.
Il Liber pastoralis del vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, non è un racconto sulla cura animarum dei pastori, quanto piuttosto una riflessione che mira a raccogliere la sfida attuale di «edificare la testimonianza dei cristiani e la Chiesa come testimonianza». Una sorta di meditazione sapienziale – di taglio pastorale – sui momenti essenziali per la vita delle persone e della missione della comunità cristiana, affinché divengano luogo del Vangelo accolto e trasmesso al mondo.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Manuela Panieri, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Daniela Sala, Domenico Segna.
Si rilegge lo splendido cocktail creato da Bruce Chatwin già malato e però come sempre scatenato di storie (Che ci faccio qui?, Adelphi, Milano 1990) come presi in un capogiro da eccesso di mondo. Malgrado l’assurdità del tutto che fa disperare dell’umanità, si finisce di leggere e vien voglia di vivere e ancora vivere.
La Repubblica turca diventerà presidenziale il 3 novembre 2019, quando si voterà per il capo dello stato e per il Parlamento. Le tenui speranze che il processo deragli sono affidate alle fronde interne, finora perdenti, dell’AKP e del MHP.
La “decentralizzazione” della Chiesa prospettata da papa Francesco nell’Evangelii gaudium (cf. n. 16) allo scopo di favorire l’inculturazione del messaggio del Vangelo nei diversi contesti sociali è parte di un processo di decolonizzazione. Parla Paulo Suess, missionario tedesco in Brasile dal 1966, dottore in Teologia fondamentale, docente di Missiologia all’Istituto teologico di São Paulo e consulente del Consiglio indigenista missionario (CIMI).
Il paese sta invecchiando, le persone vivono più a lungo di un tempo, le famiglie sono meno numerose e i conti dell’Istituto di previdenza rischiano di collassare. Occorre quindi mettere mano a una riforma delle pensioni, com’è già accaduto in gran parte dei paesi sviluppati. Ma il progetto di riforma portato in discussione al Parlamento ha suscitato immediate proteste dei lavoratori e di quanti s’impegnano per la tutela dei diritti dei più deboli.
Il 12 maggio la Commissione elettorale congolese ha annunciato che le elezioni previste per fine anno potrebbero ulteriormente slittare a causa dell’insicurezza.
Cala la diffusione. Diminuiscono i morti. Aumentano le politiche di prevenzione. Davvero la malaria può essere sconfitta entro il 2030?
Quella di un personaggio fino a pochi mesi fa assai popolare e potenziale candidato alla presidenza dello stato tra due anni, è stata una caduta incentivata dall’estremismo religioso.
Cinquant’anni fa, dal 5 al 10 giugno 1967, si scatenava la Guerra dei sei giorni, che aveva come esito la disfatta degli eserciti arabi e l’occupazione israeliana della penisola del Sinai, della Striscia di Gaza, di Gerusalemme Est e dell’intera Cisgiordania. Una guerra lampo, a mezzo secolo dalla quale il problema del diritto di esistenza d’Israele e dell’occupazione dei territori non è ancora stato risolto (cf. la Dichiarazione della Commissione Giustizia e pace dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, qui a p. 314).
Che cosa sono oggi i Territori occupati? E come la demografia e fenomeni epocali come quello migratorio influenzano la politica e la forma democratica dello Stato di Israele? Sergio Della Pergola, tra i maggiori studiosi della popolazione ebraica in Israele e nella diaspora, parte dallo spaccato reale degli insediamenti, per mostrare che la pacificazione della regione avrebbe effetti miracolosi per l’economia e la società sia israeliane sia palestinesi; ma può essere ottenuta solo da una leadership politica capace di visione, competenza e coraggio.
Alla vigilia dell’anniversario della Guerra dei sei giorni (5-10 giugno 1967), la Commissione Giustizia e pace dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa riunita a Gerusalemme ha reso noto un duro comunicato sul tema del rischio della «normalizzazione» della situazione israelo-palestinese. Lo pubblichiamo in una nostra traduzione dall’inglese (red.).
Se nella Bibbia si va alla ricerca dell’ironia o del sarcasmo gli esempi non mancano, se s’insegue un umorismo cordiale o una comicità dichiarata, il cesto resta praticamente vuoto.