Turchia - Referendum: come cambierà l'assetto statuale
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Per Erdoğan il voto del 24 giugno non è stato un successo folgorante. Il suo partito, l’AKP, ha perso 7 punti percentuali rispetto al voto legislativo del novembre 2015 e si è fermato a quota 295 seggi, 6 meno della maggioranza assoluta di 301 su 600. Ma l’opposizione si è frantumata dopo la sconfitta. Ora il sultano Erdoğan ha tutto il potere nelle sue mani. È il capo del governo, continua a guidare il suo partito, nomina e revoca i suoi ministri, emette decreti che non possono essere bocciati dal Parlamento. La Grande assemblea non ha il potere di sfiduciarlo. Può solo decidere improbabili elezioni anticipate con altrettanto improbabili 3/5 dei voti.
La Repubblica turca diventerà presidenziale il 3 novembre 2019, quando si voterà per il capo dello stato e per il Parlamento. Le tenui speranze che il processo deragli sono affidate alle fronde interne, finora perdenti, dell’AKP e del MHP.
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