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Documenti, 17/2000

Dominus Iesus

Congregazione per la dottrina della fede
«Deve essere, infatti, fermamente creduta la dottrina di fede…». «È quindi contraria alla fede della Chiesa la tesi…». È questo l'andamento che caratterizza i sei capitoli della recente dichiarazione Dominus Iesus «circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa». Firmato dalla Congregazione per la dottrina della fede e ratificato e confermato da Giovanni Paolo II «con certa scienza e con la sua autorità apostolica», il documento è stato presentato il 5 settembre scorso. La motivazione dell'intervento, lungamente esposta dal card. Ratzinger in conferenza-stampa, è così riassunta nell'«Introduzione»: «Il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio)» (n. 4; si può utilmente vedere in proposito, dello stesso Ratzinger, «Relativismo problema della fede»; Regno-doc. 1,1997,51ss). Quanto al linguaggio della dichiarazione, su cui l'opinione pubblica ecclesiale ha dato vita nelle scorse settimane a un certo dibattito, esso «risponde alla sua finalità… di riesporre la dottrina della fede cattolica, indicando nello stesso tempo alcuni problemi fondamentali che rimangono aperti a ulteriori approfondimenti, e di confutare determinate posizioni erronee o ambigue» (n. 3). Cf. ampiamente Regno-att. 16,2000,517-521. L'Osservatore romano 6.9.2000, inserto tabloid.

L'espressione Chiese sorelle

Congregazione per la dottrina della fede
L'espressione Chiese sorelle si può usare in senso proprio solo nel quadro dei rapporti tra Chiese particolari, cattoliche e non, in un contesto che mantenga chiaro che «l'una, santa, cattolica e apostolica Chiesa universale non è sorella ma madre di tutte le Chiese particolari». Anche formulazioni quali «le nostre due Chiese» sono da evitare, perché «fonte di fraintendimento e di confusione teologica». Una nota di poche cartelle, datata 30 giugno 2000 e giunta ai presidenti delle conferenze episcopali accompagnata da una breve lettera del card. Ratzinger, regolerà d'ora in poi l'uso e l'applicazione dell'espressione Chiese sorelle nei documenti del magistero e in quelli del dialogo ecumenico, segnatamente tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse. Destinata a non essere resa pubblica, la nota ha iniziato invece a circolare all'inizio di settembre, diffusa dall'agenzia Adista e dall'americano National Catholic Reporter insieme ad alcune anticipazioni sui contenuti della Dominus Iesus (in questo numero a p. 000), creando un comprensibile effetto di sovrapposizione e di reciproco rafforzamento; cf. Regno-att. 16,2000,521. Adista n. 61, 9.9.2000, 3-5. Cf. Origins 30(2000) 14, 14.9.2000, 222-224.

Lettera

Joseph Ratzinger
Nota della Congregazione per la dottrina della fede Santa Sede Nota della Congregazione per la dottrina della fede L'espressione Chiese sorelle L'espressione Chiese sorelle si può usare in senso proprio solo nel quadro dei rapporti tra Chiese particolari, cattoliche e non, in un contesto che mantenga chiaro che "l'una, santa, cattolica e apostolica Chiesa universale non...

Nota

card. J. Ratzinger, mons. T. Bertone
Nota della Congregazione per la dottrina della fede Santa Sede Nota della Congregazione per la dottrina della fede L'espressione Chiese sorelle L'espressione Chiese sorelle si può usare in senso proprio solo nel quadro dei rapporti tra Chiese particolari, cattoliche e non, in un contesto che mantenga chiaro che "l'una, santa, cattolica e apostolica Chiesa universale non...

Introduzione alla Dominus Iesus

Card. P. Eyt, arcivescovo di Bordeaux
La pubblicazione in lingua francese della dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede Dominus Iesus comprende un’articolata introduzione del card. P. Eyt, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale francese, che offriamo in traduzione italiana ai lettori. Con linguaggio pacato e fare argomentativo Eyt illustra i contenuti centrali della dichiarazione, le ragioni culturali e intraecclesiali che ne hanno suggerito la pubblicazione, il difetto delle posizioni teologiche non conformi o quantomeno ambigue rispetto al dato della fede cattolica. Attraverso un costante riferimento ai testi conciliari e al magistero recente di Giovanni Paolo II, l’introduzione riesce ad aprire l’impianto della dichiarazione verso prospettive positive di sviluppo ecclesiale e interreligioso dei nodi problematici: il rapporto fra la pretesa incondizionata della singolarità cristologica, l’unicità della mediazione ecclesiale e la molteplicità storica delle religioni: «Il documento auspica che l’odierna teologia, quando medita sulla presenza di altre esperienze religiose e sul loro significato nel piano salvifico di Dio, sia invitata a esaminare gli aspetti e gli elementi positivi delle religioni diverse da quella cristiana». In due riquadri, presentiamo anche le dichiarazioni rilasciate in corrispondenza della pubblicazione della Dominus Iesus da Karl Lehmann e da J.A. Fiorenza, presidenti rispettivamente della Conferenza episcopale tedesca e di quella cattolica degli Stati Uniti. Originale: stampa (19.9.2000) da sito Internet www.cef.fr. Nostra traduzione dal francese.

Dichiarazione di mons. Lehmann

K. Lehmann
Dichiarazione di mons. Lehmann   Dichiarazione di mons. Lehmann In occasione della pubblicazione in Germania del documento Dominus Jesus sul sito Internet della Conferenza episcopale tedesca è apparsa la seguente dichiarazione stampa di mons. Karl Lehmann, vescovo di Mainz, presidente della Conferenza episcopale tedesca (stampa [5.9.2000] dal sito Internet www.dbk.de; nostra...

Dichiarazione di mons. Fiorenza

J.A. Fiorenza
Dichiarazione di mons. Fiorenza Dichiarazione di mons. Fiorenza A introduzione della versione americana ufficiale del documento Dominus Jesus su Origins viene pubblicata la seguente dichiarazione stampa di mons. Joseph A. Fiorenza, arcivescovo di Galveston-Houston, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti � NCCB (Origins 30[2000] 14, 14.9.2000; nostra...

La città di s. Petronio nel terzo millennio

card. Giacomo Biffi
«L’Italia non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza un’inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto». La nota del cardinale arcivescovo G. Biffi, che tradizionalmente apre l'anno pastorale della diocesi di Bologna (12.9.2000), ha ricevuto un'ampia eco nazionale e internazionale. Essa rintraccia quel «volto cristiano» che caratterizza la città attraverso una rassegna di alcuni edifici-simbolo e di alcuni tratti socio-culturali che ne caratterizzano «l'anima». Tuttavia, scrive il card. Biffi nella nota pastorale, oggi si assiste a «un innegabile calo di tensione» di tale storica civiltà dalle radici profondamente cattoliche, che rischia di soccombere anche per mano dell’islam veicolato dall'immigrazione: esso infatti è portatore di valori «incompatibili» con quelli del patrimonio culturale italiano, fondato sul cattolicesimo, «religione nazionale storica». Pertanto da un lato «i criteri per ammettere gli immigrati non possono essere solamente economici e previdenziali», e dall’altro «le autorità civili non dovrebbero trascurare» il fatto che «le condizioni di partenza dei nuovi arrivati non sono ugualmente propizie». Sul tema dell'immigrazione in Italia cf. in questo numero a p. 000. Opuscolo, EDB, Bologna 2000.

Immigrazione: per una nuova cittadinanza

Città dell'uomo
Episodi di razzismo, sbarco di clandestini sulle nostre coste, fenomeni di criminalità legati a bande straniere sono gli aspetti più evidenti di un «problema immigrazione» che negli scorsi mesi ha «costretto la politica a rivelare il suo vero volto, provocando divisioni accese come raramente si vedono ormai su altri problemi, nel panorama un po' spento del dibattito politico quotidiano». Nello scorso giugno Città dell'uomo, l'associazione milanese di cultura politica fondata da Giuseppe Lazzati, è intervenuta con un documento dal titolo La sfida politica dell'immigrazione a esprimere severe critiche sull'approccio politico adottato dalla destra di governo milanese e dalla destra di opposizione nazionale nei confronti del problema: tale impostazione risente di una «logica fortemente poliziesca, unilateralmente diretta a soddisfare l'ansia di sicurezza di molta parte del dilatato ceto medio italiano». Inoltre «la relazione allegata alla proposta (Bossi-Berlusconi) teorizza esplicitamente una necessità di difesa della purezza dell'identità nazionale, intesa anche in senso culturale-cattolico». Al contrario, «qualsiasi percorso di governo moderno, ancorato ai valori della giustizia e dell'uguaglianza dei diritti delle persone si misura... sulla capacità della classe politica di essere davvero “classe dirigente”, che non rincorre semplicemente gli umori diffusi ma costruisce lentamente consenso, convincendo soprattutto il proprio elettorato con progetti di nuova cittadinanza». Sul tema cf. anche in questo numero a p. 000. Originale: stampa da supporto magnetico in nostro possesso.

500 anni: dialogo e speranza

Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile
Una richiesta di perdono a indios e neri e un impegno, oggi, nella difesa dei poveri; l'attualità di Gesù Cristo, fonte della speranza, e un appello ai cattolici perché avanzino nella conversione, nella comunione e nella solidarietà. Sono i poli del documento Brasile – 500 anni: dialogo e speranza. Lettera alla società brasiliana e alle nostre comunità, approvato dalla 38a Assemblea generale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (26.4-3.5.2000). Il documento fa dunque parte delle iniziative con cui la Chiesa e l'intero paese hanno ricordato i 500 anni dall'arrivo in Brasile dei portoghesi; così pure il luogo dell'incontro, Porto Seguro, gli ospiti (card. Sodano), le celebrazioni che l'hanno accompagnato servivano a sottolineare questo speciale e controverso anniversario (cf. ampiamente Regno-att. 10,2000,338ss). Anche la II parte del documento, che ricorda la storia del Brasile dal XVI secolo a oggi e il ruolo della Chiesa, è stata oggetto di discussione tra i vescovi, e infine ridotta d'ampiezza; per un approccio più articolato cf. in proposito il saggio di O. Beozzo in questo numero a p.564. Originale: stampa da supporto magnetico in nostro possesso. Nostra traduzione dal portoghese.

Lettura storica dei 500 anni

José Oscar Beozzo
Gli "altri" 500 anni: "perché si giunga a pensare al Brasile non solo come al frutto degli ultimi 500 anni e del progetto coloniale, ma come al risultato di una lunga storia di molti popoli e culture, nella quale si colloca questa fase drammatica, più breve, degli ultimi 500 anni". È il tema che lo storico brasiliano J.O. Beozzo sviluppa in una relazione presentata nel 1999 all'assemblea del Consiglio indigenista missionario (CIMI) tenutasi a Brasilia, e poi diffusa nell'imminenza delle celebrazioni dei 500 anni dall'arrivo in Brasile dei portoghesi (cf. Regno-att. 10,2000, 338 e in questo numero a p. 553). Beozzo individua la terra, il lavoro e la donna come le tre questioni cruciali attraverso cui descrivere gli ultimi 500 anni tenendo bene in vista i diritti violati dei popoli indigeni, e così trasformare la celebrazione dei 500 anni in lotta per il ripristino di tali diritti. La Chiesa, per la sua parte, è esortata a "lasciarsi de-colonizzare… per diventare umile compagna delle popolazioni indigene". Originale: stampa da supporto magnetico in nostro possesso. Nostra traduzione dal portoghese.

Gesù, Signore della storia

Vescovi argentini
In occasione dell’inizio del Congresso eucaristico nazionale (Cordova, 8-10.9.2000), con una celebrazione della Riconciliazione dei battezzati, l’episcopato e l’intera Chiesa argentina hanno pronunciato la loro confessione di colpa e richiesta di perdono per il male commesso nel recente passato (cf. Regno-att. 16,2000,561), sull’esempio della celebrazione papale svoltasi in S. Pietro la prima domenica di quaresima (cf. Regno-doc. 7,2000,223ss). Per la prima volta la Chiesa argentina nel suo complesso riconosce e confessa esplicitamente il coinvolgimento negli anni sanguinosi della dittatura militare: "Ti chiediamo perdono per i silenzi responsabili e per la partecipazione effettiva di molti tuoi figli a uno scontro politico tanto violento, a violazioni della libertà, a torture e delazioni, alla persecuzione politica". Nel corso della sua 79a Assemblea generale la Conferenza episcopale argentina aveva approvato e pubblicato il documento Gesù Cristo, Signore della storia (San Miguel, 13.5.2000). Il testo si muove lungo le linee generali della tematica giubilare, della centralità cristologica e del carattere di "passaggio" dell’ora presente; offrendo alcuni spunti riferiti alla vita del paese e al cammino compiuto dalla Chiesa locale: "Sul fondamento della parola di Dio dobbiamo costruire ogni giorno, con la partecipazione di tutti, la storia comune". Una maggiore contestualizzazione caratterizza le riflessioni offerte dai vescovi argentini su alcune specifiche tematiche giubilari: la richiesta di amnistia per gli immigrati privi di una regolamentare documentazione; l’affermazione del diritto alla terra delle popolazioni aborigene (proprietà e ritorno); la situazione carceraria nel paese (cf. riquadri). Originali: stampa (11.9.2000 e 13.6.2000) da sito Internet www.aica.org. Nostre traduzioni dallo spagnolo.

Riconciliazione dei battezzati

Vescovi argentini - Ges� Cristo, Signore della storia Chiese nel Mondo Vescovi argentini Gesù, Signore della storia In occasione dell�inizio del Congresso eucaristico nazionale (Cordova, 8-10.9.2000), con una celebrazione della Riconciliazione dei battezzati, l�episcopato e l�intera Chiesa argentina hanno pronunciato la loro confessione di colpa e richiesta di perdono per il male...

Gesù Cristo, Signore della storia

I vescovi della Repubblica argentina
Vescovi argentini - Ges� Cristo, Signore della storia Chiese nel Mondo Vescovi argentini Gesù, Signore della storia In occasione dell�inizio del Congresso eucaristico nazionale (Cordova, 8-10.9.2000), con una celebrazione della Riconciliazione dei battezzati, l�episcopato e l�intera Chiesa argentina hanno pronunciato la loro confessione di colpa e richiesta di perdono per il male...

Tre gesti giubilari

Riflessioni sui carcerati in occasione del Grande Giubileo   Tre gesti giubilari Nel corso della 79a Assemblea plenaria, l'11 maggio i vescovi argentini hanno anche approvato tre brevi documenti riguardanti altrettanti "gesti giubilari", che compaiono in appendice al documento Gesù Cristo, signore della storia, e che riportiamo di seguito (stampa [13.6.2000] da sito...

Economia e regno di Dio

VI Conferenza generale dei dehoniani
"Ispirati e animati dal Cuore di Gesù, siamo inviati a collaborare e a impegnarci per una società più giusta e solidale, nella quale tutte le persone, e in modo particolare i meno favoriti, abbiano possibilità e condizioni per vivere con dignità". Con queste parole i superiori maggiori e i partecipanti alla VI Conferenza generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore (dehoniani) si rivolgono ai 2.300 confratelli nel messaggio finale dell’assemblea. Tema della riunione, tenutasi a Recife (Brasile) dal 16 al 26 maggio, era "Economia e regno di Dio". Le precedenti conferenze generali, che si svolgono a metà del mandato del superiore generale, si erano tenute a Roma (1969), Capiago, Italia (1976), Neustadt, Germania (1982), Brusque (SC), Brasile (1988), Hales Corners (WI), Stati Uniti (1994). Il messaggio si divide in quattro parti: realtà e aspettative; uno sguardo teologico; linee-forza della conferenza; opzioni, proposte e priorità. Fra le sottolineature maggiori del documento vi è la conferma di una spiritualità che implichi l’attenzione al sociale, la consapevolezza dell’attuale processo di globalizzazione neoliberale, la riaffermazione dell’insegnamento sociale della Chiesa, la scelta preferenziale dei poveri. Più che la ricerca e la completezza sono state privilegiate le scelte pratiche e viabili che i religiosi e l’insieme della famiglia dehoniana possono assumere: la testimonianza di povertà, la formazione e l’informazione, i movimenti sociali, la pratica economica. Originale: stampa da supporto magnetico in nostro possesso.

Messaggio all'IGAD

Vescovi del Sudan
"E se Cristo venne venduto per trenta denari, il nostro popolo è stato sacrificato per qualche barile di petrolio. Il prolungarsi della guerra aumenterà la frammentazione del Sudan, le divisioni tribali e l'istintiva ricerca individuale di cibo, denaro e sicurezza, e provocherà un ulteriore aumento degli sfollati interni". È questo il passaggio chiave del messaggio che la Conferenza dei vescovi cattolici del Sudan ha rivolto, durante la propria assemblea annuale plenaria tenuta a Pesaro (1-21.9.2000) all'IGAD, l'organismo regionale che periodicamente tenta di negoziare all'interno del conflitto sudanese. Il testo, datato 15 settembre, è un'accusa circostanziata dell'azione di distruzione che il governo sudanese sta compiendo contro la popolazione cristiana, soprattutto con bombardamenti nella zona Sud. Ma esso mira anche a riportare l'attenzione su un conflitto che nei paesi occidentali sembra apparentemente dimenticato: "Abbiamo la netta sensazione che manchi la volontà politica di restaurare la pace" e che organismi come "l'ONU e l'Organizzazione per l'unità africana siano indifferenti… come se il Sudan non potesse essere considerato parte della famiglia delle nazioni". Ciò che rende la situazione particolarmente tragica è che l'estrazione del petrolio, rispetto alla quale numerosi paesi stranieri "si sono precipitosamente mostrati interessati", "alimenterà ulteriormente la guerra piuttosto che accelerarne la fine". Sudan Catholic Bishops' Conference, Message to IGAD. Nostra traduzione dall'inglese.

Le sfide del diritto penale internazionale

Carla Del Ponte
Dopo gli orrori e i massacri perpetrati durante la seconda guerra mondiale, "si è assistito alla proliferazione di norme sempre più sofisticate relative ai diritti umani e al diritto internazionale umanitario", insieme a "una crescita esponenziale di massicce violazioni dei più elementari diritti umani". Infatti, la "repressione penale dei crimini più odiosi non faceva parte del sistema di tutela dei diritti umani creato dalle Nazioni Unite". È solo con la creazione del Tribunale penale internazionale per la Iugoslavia (1993) e del Tribunale penale internazionale per il Ruanda (1994) che il Consiglio di sicurezza dell'ONU dimostra d'aver compreso che solo attraverso la "giustizia" può esservi un "ristabilimento e mantenimento della pace" in questi paesi e a livello internazionale. Chi parla è il magistrato elvetico Carla del Ponte, procuratore generale dei tribunali dell'ONU dal 15.9.1999, in una conferenza tenuta lo scorso 14 aprile all'Università di Friburgo, Svizzera. Il testo si snoda nel confronto tra le prerogative di questi due tribunali ad hoc e lo statuto della Corte penale internazionale, che i paesi ONU hanno approvato a Roma il 17 luglio 1998 (Regno-doc. 7,1999,201ss), ma non ancora reso operativo. Al di là delle potenzialità e dei limiti che la Corte avrà, si tratta comunque di un traguardo "della massima importanza nel processo di istituzionalizzazione di una giustizia penale internazionale". Originale: stampa (20.4.2000) da sito Internet www.unifr.ch. Nostra traduzione dal francese.