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Documenti, 17/2000, 01/09/2000, pag. 587

Le sfide del diritto penale internazionale

Carla Del Ponte
Dopo gli orrori e i massacri perpetrati durante la seconda guerra mondiale, "si è assistito alla proliferazione di norme sempre più sofisticate relative ai diritti umani e al diritto internazionale umanitario", insieme a "una crescita esponenziale di massicce violazioni dei più elementari diritti umani". Infatti, la "repressione penale dei crimini più odiosi non faceva parte del sistema di tutela dei diritti umani creato dalle Nazioni Unite". È solo con la creazione del Tribunale penale internazionale per la Iugoslavia (1993) e del Tribunale penale internazionale per il Ruanda (1994) che il Consiglio di sicurezza dell'ONU dimostra d'aver compreso che solo attraverso la "giustizia" può esservi un "ristabilimento e mantenimento della pace" in questi paesi e a livello internazionale. Chi parla è il magistrato elvetico Carla del Ponte, procuratore generale dei tribunali dell'ONU dal 15.9.1999, in una conferenza tenuta lo scorso 14 aprile all'Università di Friburgo, Svizzera. Il testo si snoda nel confronto tra le prerogative di questi due tribunali ad hoc e lo statuto della Corte penale internazionale, che i paesi ONU hanno approvato a Roma il 17 luglio 1998 (Regno-doc. 7,1999,201ss), ma non ancora reso operativo. Al di là delle potenzialità e dei limiti che la Corte avrà, si tratta comunque di un traguardo "della massima importanza nel processo di istituzionalizzazione di una giustizia penale internazionale". Originale: stampa (20.4.2000) da sito Internet www.unifr.ch. Nostra traduzione dal francese.

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