Documenti, 17/2000, 01/09/2000, pag. 585
Messaggio all'IGAD
"E se Cristo venne venduto per trenta denari, il nostro popolo è stato sacrificato per qualche barile di petrolio. Il prolungarsi della guerra aumenterà la frammentazione del Sudan, le divisioni tribali e l'istintiva ricerca individuale di cibo, denaro e sicurezza, e provocherà un ulteriore aumento degli sfollati interni". È questo il passaggio chiave del messaggio che la Conferenza dei vescovi cattolici del Sudan ha rivolto, durante la propria assemblea annuale plenaria tenuta a Pesaro (1-21.9.2000) all'IGAD, l'organismo regionale che periodicamente tenta di negoziare all'interno del conflitto sudanese. Il testo, datato 15 settembre, è un'accusa circostanziata dell'azione di distruzione che il governo sudanese sta compiendo contro la popolazione cristiana, soprattutto con bombardamenti nella zona Sud. Ma esso mira anche a riportare l'attenzione su un conflitto che nei paesi occidentali sembra apparentemente dimenticato: "Abbiamo la netta sensazione che manchi la volontà politica di restaurare la pace" e che organismi come "l'ONU e l'Organizzazione per l'unità africana siano indifferenti… come se il Sudan non potesse essere considerato parte della famiglia delle nazioni". Ciò che rende la situazione particolarmente tragica è che l'estrazione del petrolio, rispetto alla quale numerosi paesi stranieri "si sono precipitosamente mostrati interessati", "alimenterà ulteriormente la guerra piuttosto che accelerarne la fine".
Sudan Catholic Bishops' Conference, Message to IGAD. Nostra traduzione dall'inglese.
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