L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ha sconvolto radicalmente il quadro delle relazioni internazionali e dell’intera geopolitica.
Papa Francesco ha scritto (il 10 febbraio) una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.
Alcune considerazioni tra antico e nuovo su Antiqua et nova, la nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana a firma dei dicasteri per la Dottrina della fede e per la Cultura e l’educazione, pubblicata lo scorso 28 gennaio.
Nell’incontro della Commissione internazionale anglicano-cattolica per l’unità e la missione, che si è tenuto a Canterbury alla fine di gennaio 2024, sono stato invitato a tenere una relazione su «Safeguarding: prospettive teologiche e pastorali», davanti a una sessantina di vescovi anglicani e cattolici.
Come prima diocesi italiana a istituire un centro d’ascolto per le vittime, Bolzano-Bressanone continua a detenere il primato anche per il fatto d’aver finanziato e pubblicato un rapporto indipendente sulle violenze e gli abusi avvenuti sul proprio territorio.
In un’epoca caratterizzata da profondi cambiamenti demografici e sociali, l’Italia si conferma sempre più come un paese intrinsecamente legato alle migrazioni, sia in entrata sia in uscita.
Un rapporto scomposto e scorretto con il denaro ingenera delicate problematiche etiche, prima fra tutte quella della corruzione.
La nascita del movimento monastico cristiano è divenuta, in specie negli ultimi anni, oggetto di molteplici studi.
Nel discorso pubblico di papa Francesco il sintagma «inutile strage» appare in maniera discontinua, ma con una certa frequenza. Il richiamo, comprensibilmente concentrato attorno alla partecipazione del pontefice alle numerose commemorazioni centenarie della Grande guerra.
Davanti al mistero dell’incarnazione Stefano Fenaroli «si toglie i sandali dai piedi» (15) e con un’azione «immersiva», piuttosto che di «fronteggiamento», compenetra nella Deep Incarnation quasi in assonanza con l’aggettivo che la connota.
Sebbene la storia narrata dal Libro della Genesi sia entrata nell’immaginario collettivo, il romanzo di Miele, giornalista di Avvenire, cattura coinvolgendo da subito colui che legge nei palpiti esistenziali delle figure bibliche.
L’orizzonte immanente del testo – in qualche modo confermato anche dalle belle pagine sul «ruolo preziosissimo della morte» (201-206) –, le molte parti tecnico-pratiche che contiene e gli imperativi che le costellano.
Si leggono volentieri uno di seguito all’altro, a maggior ragione nelle settimane che seguono da vicino l’ultimo Festival di Sanremo, questi due volumi della collana «Maestri di frontiera».
Una trentina di anni fa il monaco di Bose Alberto Mello curò un’edizione italiana dei Pirqè Avot (Detti di rabbini, Qiqajon 1993, 22009). Ora lo stesso autore propone una specie di completamento di quel suo precedente lavoro con la traduzione integrale degli Avot di Rabbi Natan A.
Non è facile orientarsi nella geopolitica: prospettive che sembravano consolidate vacillano, idee che parevano condivise vengono messe in discussione, principi che ritenevamo indiscutibili sono rinnegati.
Al centro della riflessione viene messo il declino della narrazione tradizionale, proponendo la ripresa di una riflessione profonda e stimolante, che abbina filosofia, sociologia e critica culturale.
Tutti incolpano il COVID per il calo dei fedeli alla messa domenicale, ma è davvero così? In realtà, a guardare i dati di lungo periodo l’andamento era del tutto prevedibile e in corso già da tempo.
Un biblista domenicano, un cristiano che amava trascorrere lunghi periodi in Terra Santa, sia a Gerusalemme sia tra i luoghi nei quali la Parola vivente predicò la sua buona novella.
Questo articolo arriva prima della notte degli Oscar (il prossimo 2 marzo), che sancirà definitivamente a chi andranno i premi che s’imprimeranno per la 97a volta nella storia del cinema mondiale.
Frequentatrice saltuaria di cinema ma assidua di questioni ecclesiastiche, ho gustato molto il film Conclave.
Non era difficile immaginare che su un tema caldo come l’immigrazione, molto sentito dai suoi elettori e politicamente redditizio, il neo-eletto Donald Trump avrebbe dato corso alla realizzazione delle sue promesse elettorali.
Più di 200.000 rifugiati siriani sono tornati a casa dalla caduta di Bashar al-Assad a metà gennaio, ha annunciato l’ONU.
La data del 10 gennaio scorso, giorno del giuramento del presunto presidente vincitore delle elezioni del 28 luglio 2024, ha suscitato parecchie attese.
Il computo ufficiale dei morti ha superato i 3.000. In 3 giorni di scontri. Corpi abbandonati per giorni sulle strade della città di Goma…
Il Myanmar – 54 milioni di abitanti oggi per oltre la metà spinti sulla soglia della povertà o sotto di essa –, giunto ormai al quinto anno di una dittatura militare tornata dopo un decennio di fragile democrazia, devastato da un conflitto interno.
Con quali parole nella Bibbia si esprime il grido del dolore? La serie di passi che qui viene proposta muove da due constatazioni: che «il lessico del dolore non è mai solipsistico anche quando lo si ritiene inesprimibile», e che davanti al dolore la parola biblica – così come quella filosofica, poetica e artistica – risponde alla ricerca di dargli un senso. Cui va aggiunta un’avvertenza: è una serie «parziale», non mira «ad alcuna completezza»; piuttosto «la prima forma di commento si rivela nella scelta dei brani e nell’accostarli l’uno all’altro». Nel libro dell’Esodo l’espressione del dolore è affidata a un grido, «inarticolata protesta vocale di chi soffre troppo»; nelle Lamentazioni a un articolato linguaggio poetico, non profetico: vero e proprio «alfabeto del dolore». Il libro di Giobbe – personaggio dichiaratamente letterario – «sbaraglia gli altri (…) come riferimento privilegiato per parlare del soffrire». La domanda è «perché il giusto soffre al pari dell’empio?». Non va letto come una «tragedia»: il suo intento è quello di «non lasciare alla sventura l’ultima parola». Nei canti del servo del Signore del libro di Isaia la prospettiva muta radicalmente: ci si domanda qui «se i giusti siano nelle condizioni di diventare strumento di salvezza per tutti». Nel Vangelo di Matteo i riferimenti ai canti del servo compaiono in relazione a episodi di guarigione: qui «la parola diventa davar “parola-fatto-evento”; [Gesù] si è “caricato delle malattie” perché guarisce, e guarisce perché “si è caricato delle malattie”».