La fine del governo Movimento 5 Stelle (M5S)-Lega e l’esito della crisi di governo di agosto dice molto delle condizioni critiche in cui versa il nostro sistema politico. Che l’esperienza di governo M5S-Lega, che in poco più di un anno ha condotto il paese in stagnazione economica e all’isolamento internazionale, fosse finita era apparso chiaro con le elezioni europee.
L’Africa ha bisogno che ci siano amici, e non persone interessate, che l’aiutino a mettere in atto tutte le proprie risorse per progredire; ma ha bisogno prima di tutto che siano gli stessi africani coscienti della loro responsabilità nel cercare all’interno delle proprie società soluzioni ai problemi. Era questo l’auspicio del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, alla vigilia del viaggio apostolico di papa Francesco in Mozambico, Madagascar e Maurizio ed è su tale duplice piano che si possono ripercorrere gli inviti lasciati dal pontefice in queste terre dell’Africa australe.
Il 29 agosto è stato ucciso l’ennesimo consacrato. Il terzo in Nigeria, l’undicesimo in Africa da gennaio. Si chiamava don David Tanko ed era il giovane sacerdote della parrocchia di St. Peter di Kurfa Amadu. Si stava adoperando come mediatore in un conflitto locale.
Se il 2018 era stato l’anno delle grandi speranze per l’Eritrea, il 2019 è stato quello delle grandi delusioni. La distensione con l’Etiopia, nata grazie all’apertura del premier etiope Abiy Ahmed, aveva portato grandi aspettative. Per anni il regime di Asmara aveva rimandato qualsiasi riforma democratica, opponendo come scusa la minaccia incombente di una nuova guerra con l’Etiopia. L’accordo di pace pareva quindi un viatico per un’apertura politica di Asmara. A un anno dalla firma dell’accordo di pace, nulla però sembra mutato in Eritrea.
Oltre 2.000 morti. È il bilancio ufficiale a un anno dallo scoppio della nuova epidemia di Ebola nella regione del Nord Kivu, Repubblica democratica del Congo. Una zona di cui tante volte abbiamo scritto, in questi anni, a causa dell’instabilità e delle continue, efferate stragi. Una regione senza pace: ai danni della crudeltà umana ora si è aggiunto pure il temibile virus.
Nello scrivere queste note sul card. Achille Silvestrini (per molti di noi, suoi amici, era «don Achille») debbo lasciare da parte proprio i sentimenti personali, maturati in anni d’assidua frequentazione e di collaborazione (fin dal 1981) a livello individuale e con la rivista Il Regno, di cui aveva grande considerazione, al punto da istituire annualmente (dal 1986) un incontro estivo a Dobbiaco dedicato all’analisi dei principali problemi della vita della Chiesa.
Papa Francesco ha pronunciato il 21 giugno scorso, in occasione del viaggio compiuto a Napoli, un denso discorso. Prendendo spunto dal convegno organizzato dalla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale su «La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto mediterraneo», si è soffermato sulla teologia dell’accoglienza. L’intervento, molto articolato e approfondito, merita attenzione sotto diversi profili.
Ecco il passaggio principale del discorso di papa Francesco tenuto in occasione del convegno «La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo» promosso dalla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale – sezione San Luigi – di Napoli il 21 giugno scorso (il testo integrale sul prossimo numero di Documenti).
Continua negli Stati Uniti il dibattito su nazionalismo e razzismo all’interno delle Chiese. Nel mese di agosto si è avuta la presa di posizione di una ventina di teologi e storici laici, appartenenti a confessioni cristiane diverse (cattolici, ortodossi e protestanti) e docenti nelle più importanti università, pubblicata sulla rivista Commonweal.1 Il documento risponde al ralliement tra l’amministrazione Trump e ampi settori del cristianesimo americano – specialmente evangelicale e cattolico – visibile fin dalla campagna elettorale e dall’inizio della presidenza: dal 2016 a oggi il consenso di questi settori del cristianesimo bianco per Trump non si è indebolito.
Il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi (Torre Pellice [TO], 25-29.8.2019) ha eletto come moderatora Alessandra Trotta. Un viso e una voce familiari all’ambiente. Palermitana, avvocata civilista, è diacona dal 2003. Dal 2009 al 2016 è stata presidente dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI).
Con la Sessione di formazione ecumenica svolta dal 21 al 27 luglio ad Assisi, il Segretariato attività ecumeniche (SAE) ha concluso il biennio 2018-2019 dedicato al tema «Le Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra». Quest’anno il focus era sulla povertà, vista in correlazione con le problematiche odierne del creato.
Il destino dell’Esarcato patriarcale in Europa occidentale, cioè l’arcivescovado ortodosso dei russi europei, sembra segnato: si unirà al Patriarcato di Mosca, anche se l’opposizione della minoranza interna impedisce che la cosa avvenga in tempi brevi. Per capire la complicata vicenda, anche un po’ paradossale, occorre fare un passo indietro.
Dopo 14 fine settimana di proteste, manifestazioni pacifiche, di caos e violenza, ai quali ha risposto la polizia, occasionalmente con brutalità, la peggiore crisi sociale e politica degli ultimi decenni non si è ancora risolta.
Dialogo con la professoressa Karlijn Demasure, direttrice per 4 anni del Center for Child Protection (CCP) dell’Università gregoriana (cf. anche Regno-att. 2,2017,12). Questa teologa nata in Belgio – madre di 4 figli e nonna di 8 nipoti – ha fatto un lavoro incredibile: «Il mio ambito di ricerca è la teologia pratica: si inizia da un problema concreto, lo si studia e si tenta di trovare una soluzione. Può essere qualsiasi problema, io ho scelto gli abusi sessuali sui minori».
L'intervista che proponiamo è emblematica sotto molti aspetti. Condotta in inglese, usa costantemente il termine «abuse», tradotto letteralmente con l’italiano «abuso» e abbiamo deciso di lasciarlo tale quale. Su queste pagine (cf. Regno-att. 22,2005,751 e Regno-att. 6,2019,138) abbiamo sempre usato l’espressione «violenza sessuale» e non «abuso», che è un calco – un false friend – dall’inglese.
Volontariato e terzo settore è quell'area che comprende enti e soggetti non riconducibili né al mercato né allo stato. Compongono una realtà sociale, economica e culturale in continua evoluzione. Una rete invisibile. Una risorsa preziosa? Un giro d’affari?
Ma dove batte il cuore di Comunione e liberazione? Difficile dirlo con un Meeting catapultato proprio nei giorni dell’harakiri del primo governo Conte nato dall’alleanza Cinquestelle-Lega. Ma se si dovesse usare un applausometro, il neopresidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, è quello che più ha scaldato gli animi alla fiera di Rimini, soprattutto quando ha richiamato il «ruolo decisivo» che devono giocare i cattolici in politica.
Parole come «robotica» o «intelligenza artificiale» sono recentemente entrate esplicitamente nell’interesse, nella riflessione e nella prassi ecclesiale. Il workshop annuale della Pontificia accademia per la vita (25-26.2.2019) ha infatti avuto come titolo «Roboetica: persone, macchine e salute» e si collega al già annunciato evento del prossimo anno sull’intelligenza artificiale.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Francesco Pistoia, Valeria Roncarati, Domenico Segna.
Il «Corpo» urla, piange, mangia. Vampirizza tutte le energie, ogni attenzione, colonizza ogni pensiero. Il Corpo è un piccolo sovrano insediato tra le mura domestiche. Più precisamente, in una culla.
Il volume presenta il fenomeno dello sviluppo delle tecnologie digitali e del contemporaneo emergere delle preoccupazioni relative alla cybersecurity sia a livello nazionale sia internazionale. All’interno dell’attuale società dell’informazione, il crescente bisogno di tutelare la sicurezza dei cittadini, della società e degli organismi statali pone degli importanti interrogativi sulle minacce digitali divenute sempre più frequenti e capaci di mettere a repentaglio alcuni valori delle società moderne e, addirittura, la pace internazionale.
Le lettere che i due esponenti della vita politica ed ecclesiale si sono scambiati dal 1930 al 1963 mettono in luce la loro diversa personalità, ma anche sensibilità religiosa. La Pira, impegnato nel sociale e nella politica nazionale e internazionale; Montini, uomo delle istituzioni ecclesiastiche e attento e prudente interlocutore della vita politica. Nelle loro missive rivelano grande amicizia e stima reciproca, espresse sempre in un linguaggio formale.
Chi scorra l’indice di questo saggio constata immediatamente come il lavoro di Andrew McGowan presenti la genesi del culto cristiano secondo un piano espositivo che, già a prima vista, si differenzia in modo sensibile dalle trattazioni storico-liturgiche a noi più familiari. Gli aspetti che ne rendono originale l’impianto sono anzitutto la delimitazione cronologica (che oltrepassa di poco i primi quattro secoli) e la centralità accordata, entro i sei capitoli che costituiscono il corpo principale della trattazione, alle categorie, in senso lato, antropologiche.
L’amore di Simone Weil per la persona di Cristo e la passione per il suo messaggio sono una costante delle sue opere spirituali. La scoperta del cristianesimo, che è avvenuta attraverso tappe successive, ha concorso, in maniera decisiva, a plasmare i contorni della sua vita interiore, nella quale convergono esperienze diverse, frutto dell’accostamento a una pluralità di tradizioni culturali e religiose.
Questa raccolta mette bene in luce la dimensione interiore di una personalità, che ha ricoperto ruoli di primo piano nella vicenda politica italiana, dal Dopoguerra a tutti gli anni Settanta del secolo scorso. Attraverso di essa vengono infatti ripercorse alcune tappe importanti della vita pubblica e privata del politico ravennate, del quale si rende trasparente la ricca umanità sostenuta da una profonda spiritualità cristiana, al punto che – come giustamente osserva Preda nella Presentazione – si possono trovare qui le strutture portanti «dell’intreccio politica-santità, della spiritualità della politica» (p. 10).
Il libro – 6° ponderoso volume di una collana di «Storia della Chiesa in Europa centro-orientale», finanziata parzialmente dalla Conferenza episcopale USA e dall’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre –, dimostra che questo proclama non si è avverato. Queste pagine rendono conto delle ragioni che hanno condotto molti fedeli cattolici, laici e religiosi, a testimoniare, pur avendo subito vessazioni fino alla morte, la fede in Cristo.
È un regalo poter sfiorare e poi ancora tornare indietro e fermarsi e immaginare e sentire la storia di uno spirito immenso, capace di partire dal proprio dolore e arrivare a quello del mondo e poi ricomprenderlo nella sua arte con una chiarezza pittorica, con il colore, infine con la sapienza del colore, come lui stesso scrive più volte.
Dopo due giorni di colloqui, il 23 agosto le delegazioni della Santa Sede e del governo vietnamita hanno comunicato d’avere raggiunto l’accordo per la designazione di una rappresentanza permanente in Vietnam «in vista dell’apertura della sede alla prima data possibile».
Il Vaticano ha approvato il 30 agosto il nuovo regime amministrativo della Chiesa di rito siro-malabarese, una comunità di 3,5 milioni di fedeli del principale rito orientale presente in India in 35 diocesi, e in 4 fuori dal paese. La decisione è stata presa dal Sinodo dei 57 vescovi siro-malabaresi, riunito dal 19 al 30 agosto a Kakkanad, presso Kochi, che aveva all’ordine del giorno una grave crisi, in corso da tempo, con pesanti conseguenze per la comunità.
Perché la sinodalità ha come fondamento la Chiesa intesa come popolo di Dio? Perché – afferma S. Dianich – essa «pone immediatamente al centro della riflessione la missione e il suo soggetto.
Tutti i fedeli ne sono responsabili, destinati, ciascuno con le sue singolarità, a convergere nell’unico soggetto collettivo che ne è il portatore, il popolo di Dio». Tuttavia mentre i «ruoli particolari» sono stati definiti anche dal punto di vista canonistico «con acribia», quello dei fedeli laici «in maniera del tutto generica». Per questo occorre una «teologia dei carismi» che ridica a «ogni credente che se egli non ci fosse tutta la Chiesa sarebbe diversa».
Un altro modo per declinare la questione della sinodalità è considerarla dal punto di vista ecumenico: come mostra H. Legrand, il dialogo tra cattolici ortodossi pone le due Chiese di fronte al rapporto tra sinodalità e primato, che è per entrambe problematico. Per quelle ortodosse, perché la sinodalità sta prevalendo sulla comunione gerarchica; per quella cattolica, il contrario. E così, il dialogo ecumenico, spingendo ciascuna Chiesa a una riforma interna sempre più necessaria, si mostra molto più centrale di quanto in realtà è considerato.
Nel contesto del dialogo fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, è proprio in un momento opportuno che il gruppo di lavoro sant’Ireneo offre una riflessione approfondita sulla comunione ecclesiale e sul posto che vi occupano la sinodalità e il primato, perché questa è attualmente una questione cruciale per entrambe le Chiese così come per le loro reciproche relazioni.
Il 2 settembre 2019 è mancato il teologo toscano mons. Giordano Frosini, figura che, pur intensamente spesa in una realtà ecclesiale e civile di provincia –Pistoia –, non ha cessato d’indagare i grandi problemi della Chiesa universale, pensata come compagna dell’umanità nella storia di tutti.
Nato a Espelette, villaggio dei Paesi Baschi francesi, Roger Etchegaray rimase sempre molto legato alla sua terra; un piccolo simbolo ne è il caratteristico copricapo da lui indossato in tante occasioni. Ancor più qualificante in tal senso fu però la decisione di tornarvi per concludere là la propria lunga avventura terrena. Non fu però alle falde dei Pirenei che nacque il suo amore per il popolo ebraico.
Inaspettata sensazione leggendo lo Strumento di lavoro del Sinodo dell’Amazzonia pubblicato il 17 giugno (cf. Regno-doc. 15,2019, 449ss): che si parlasse di noi. Di noi cristiani europei sperduti nel gorgo secolare come quei nostri fratelli in quello vegetale. Chissà che da una Chiesa nascente – mi dicevo – possa venire un aiuto a una Chiesa che sente gli anni.