Il risultato delle ultime elezioni europee, il voto che, dopo l’insediamento del nuovo governo, abbiamo atteso per un anno intero come un giudizio di conferma e d’appello, ci ha messo di fronte a un caso che nella politica italiana è unico. Dentro la stessa area di governo un partito raddoppia e uno dimezza.
Le elezioni per il Parlamento europeo del 26 maggio scorso hanno rappresentato una sorpresa. In passato a ogni elezione la partecipazione elettorale è sempre stata non solo minore di quella delle elezioni per il Parlamento nazionale, ma anche in costante calo. Stavolta invece è risalita rispetto a quella delle elezioni del 2014 in 20 paesi su 28 dell’Unione. In alcuni è risalita di molto; tra questi sono numerosi i paesi dell’Europa dell’Est.
Possiamo individuare tre nuclei principali del recente viaggio del papa in Romania (31.5-2.6): l’Europa e le ideologie, l’emigrazione, l’ecumenismo. Nella tradizione non scritta delle conferenze stampa in aereo di ritorno dai viaggi, grazie alle domande dei giornalisti emergono sempre, oltre ai temi d’attualità più generale, le impressioni del pontefice, le sottolineature degli incontri personali, anche gli aspetti non detti nei testi ufficiali.
Nel suo intervento nella nuova grande cattedrale consacrata il 25 novembre 2018, che accoglieva per la prima volta il vescovo di Roma, il patriarca Daniel della Chiesa ortodossa romena ha dedicato ampio spazio a ringraziare la Chiesa cattolica. Il suo aiuto è arrivato ai fedeli romeni sia in patria, sia nella diaspora.
La Repubblica Ceca, nata nel 1993 dalla divisione della Cecoslovacchia, fa parte dell’Unione Europea dal 2004 e appartiene allo «spazio Schengen», ma ancora non all’eurozona. Di come siano attualmente i rapporti con l’Europa e la situazione nel paese meno religioso dell’UE (secondo Eurobarometro) abbiamo parlato con il card. Dominik Duka, arcivescovo di Praga.
Dopo le elezioni europee, proseguiamo la carrellata sui paesi al confine Est dell’Europa, per comprendere come stia modificandosi la percezione sia della presenza della minoritaria Chiesa cattolica sia del senso stesso dell’istituzione europea. Per questo abbiamo contattato mons. Ph. Jourdan, classe 1960, dal 2005 amministratore apostolico del paese.
La decisione annunciata da Benedetto XVI l’11 febbraio 2013 di rinunciare al ministero petrino non ha solo determinato la convocazione di un conclave senza che il pontefice eletto in quello precedente fosse defunto, ma ha anche posto immediatamente la questione della definizione di uno statuto per il rinunciante.
Come si sconfigge uno stereotipo? L’età moderna ha proposto soprattutto una via, quella illuministica della conoscenza. Ai nostri giorni si è invece più cauti e ci si affida piuttosto ai limiti del sapere, forse persino al dubbio. Questa problematica conclusione ben s’attaglia all’esito più facilmente verificabile dell’importante convegno internazionale svoltosi a Roma il 7-9 maggio scorso e intitolato «Gesù e i farisei: un riesame interdisciplinare».
Con la nascita dello Stato di Israele nel 1948, la comunità samaritana si divise in due centri: uno a Nablus (allora in Giordania) e uno a Holon, a sud di Tel Aviv (Israele). Oggi la comunità samaritana non conta più di 800 persone. Il governo di Tel Aviv ha concesso a tutti i membri la cittadinanza d’Israele. Nonostante ciò, tra chi vive a Tel Aviv e chi abita nella zona di Nablus esistono differenze marcate. I «samaritani di Tel Aviv» vivono nella società israeliana, prestano servizio militare nell’esercito con la Stella di Davide e parlano l’ebraico moderno.
Dalla 37ª Assemblea generale svoltasi a Tegucigalpa (Honduras) dal 13 al 18 maggio – un’assemblea elettiva e programmatica – il Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) esce rinnovato e dà avvio a un processo sinodale di riforma che si pone esplicitamente nel solco della Chiesa tracciato da papa Francesco.
Negli Stati Uniti la legislazione sull’aborto continua a essere la questione simbolicamente più divisiva a livello sia politico sia ecclesiale. La divaricazione delle posizioni dei repubblicani e dei democratici sull’interruzione di gravidanza ha creato, dalla fine degli anni Settanta in poi, una polarizzazione politica che non accenna a diminuire.
Tra i lasciti dei governi di centro-sinistra all’attuale maggioranza c’è il nodo della riforma del Terzo settore, il D.lgs. 117/2017. Per la sua attuazione rimangono ancora inevasi importanti provvedimenti – tra cui il fondamentale Registro unico nazionale del Terzo settore.
Occuparsi oggi di povertà significa tener conto di due trasformazioni verificatesi negli ultimi 10 anni. La prima è iniziata dal 2007 e ha eroso il consolidato e tradizionale modello italiano di povertà a cui eravamo abituati, quello in base al quale essa era concentrata nelle regioni meridionali, colpiva famiglie numerose e chi non lavorava.
Una neonata di appena un mese arriva a Pozzallo (RG), insieme a un cugino paterno, che l’ha portata con sé dopo che la madre è morta di parto in Libia. È una delle storie toccanti riportate nel dossier dell’ONG Save the children, dal titolo Children come first. Intervento di frontiera. Dossier finale che comprende i dati raccolti da ottobre 2016 a dicembre 2018 per monitorare la seconda fase dell’omonimo progetto avviato dall’ONG nel 2014 fino al 2020 con il duplice obiettivo d’aumentare il livello di consapevolezza sui minori migranti non accompagnati da adulti e di rafforzare la conoscenza dei soggetti impegnati nella loro accoglienza.
Dal 6 al 10 maggio si sono svolti i lavori dell’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali (UISG), che ha chiamato a raccolta a Roma (6-10 maggio) 850 responsabili provenienti da 80 paesi. Tema dell’appuntamento triennale era «Seminatrici di speranza profetica».
Oggi con il termine «terrorismo» si indica comunemente l’irruzione improvvisa di un pericolo per la vita comune, una minaccia portatrice di disordine e negatrice dei più elementari valori di convivenza umana: una sfida barbara alla civiltà occidentale e alla democrazia. Per molti aspetti, si potrebbe dire che esso rappresenti nel nostro tempo il male assoluto, quel polo negativo dell’assetto ordinario del mondo che un tempo era simboleggiato dalla figura del demonio.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Luigi Bosi, Maria Elisabetta Gandolfi, Giuliano Martino, Guido Mocellin, Valeria Roncarati, Domenico Segna.
Obiettivo primario della presente ricerca – ricca di informazioni e di riflessioni – è di dimostrare come la Santa Sede rappresenti un soggetto internazionale pienamente attivo nella comunità internazionale. Essa negozia, ratifica e aderisce a trattati bilaterali o multilaterali esprimendo la propria sovranità. Il volume si articola in tre parti: «La Santa Sede tra soggettività internazionale e strutturazione canonica»; «L’ordinamento internazionale: le diverse forme normative e il ruolo dei soggetti della comunità internazionale»; «La Santa Sede e la comunità internazionale: l’attività ordinaria tra frammentazione e integrazione».
Angela Di Matteo è docente di Lingua e letterature ispanoamericane presso l’Università degli studi Roma Tre. «Il libro è frutto di oltre tre anni di ricerca, dedicati interamente alla storia, all’antropologia e alla letteratura legate all’immagine della Madonna di Guadalupe», racconta l’autrice, la cui ricerca si dedica al teatro, alla narrativa messicana e argentina del XX e XXI secolo e all’antropologia dell’immagine sacra.
Il vol. è la pubblicazione annuale che l’organizzazione realizza a partire dagli anni Duemila per proporre una delle prime valutazioni sistematiche della cooperazione internazionale del nostro paese, in chiave di trasparenza e accountability. Come scrive nell’«Introduzione» Marco De Ponte, segretario generale della sezione italiana, «l’edizione 2018 riflette appieno la strada intrapresa da ActionAid per un impegno nei prossimi dieci anni a sostegno di un progetto che mette al centro la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Freschi di stampa, Sara e Tecla sono i primi due volumi della collana «Madri della fede», che dirigo per le edizioni San Paolo insieme a Cristina Simonelli, presidente del Coordinamento teologhe italiane. Obiettivo dell’editrice, per rispondere a un’esigenza diffusa e indifferibile, era quello di dare visibilità alle figure femminili della nostra storia religiosa e spirituale, spesso dimenticate o pochissimo conosciute.
La Fondazione G. La Pira ha promosso la pubblicazione delle opere del politico, intellettuale e uomo di fede che ha svolto un ruolo rilevante nella vita del nostro paese. Nato a Pozzallo, in Sicilia, nel 1904 e morto a Firenze nel 1977, La Pira ha lasciato un ricco archivio, importante per comprendere la politica e la cultura del secolo scorso. Il progetto editoriale prevede di pubblicare solo le opere che l’autore stesso aveva stabilito di dare alle stampe. Saranno quindi pubblicati 7 volumi.
Nadler, forte della propria pluridecennale frequentazione della filosofia di Spinoza, conduce il lettore in un vero e proprio tour, ordinato e sistematico, delle tesi e delle geometriche argomentazioni del filosofo olandese lasciandosi guidare dalle proposizioni che formano, nel loro insieme, l’Etica. Si resta catturati dal progredire speculativo spinoziano, la cui navigazione muove dalla metafisica di Dio per approdare alle rive conclusive della felicità umana.
L’autore, avvalendosi di fonti d’archivio originali e non ancora esplorate, ricostruisce la storia dell’Ulivo, dalla sua nascita fino alla sua conclusione, passando per il primo governo Prodi, i suoi successi e fallimenti e infine la sua caduta. Un libro documentato ed esteso, punto d’arrivo delle ricostruzioni finora disponibili, che tenta d’analizzare scientificamente quello che fu un inedito esperimento della politica italiana.
A cent’anni dalla nascita del Partito popolare non sono mancati interventi autorevoli di storici, sociologi e politologi che hanno fornito attente e accurate interpretazioni del prezioso contributo da esso offerto alla società italiana. Tra questi interventi un posto di prim’ordine deve essere riservato al volume curato da Pierluigi Castagnetti, già parlamentare italiano ed europeo e segretario nazionale del Partito popolare italiano (PPI), che raccoglie una serie di importanti saggi destinati a far luce, da diverse angolazioni, sul significato culturale e politico del partito fondato da don Luigi Sturzo e a evidenziarne gli aspetti di novità e di attualità.
Tra gli ospiti del Salone internazionale del libro di Torino c’è Adrien Candiard, domenicano, islamologo, membro dell’Istituto domenicano di studi orientali del Cairo. Lo abbiamo intervistato a partire dai suoi due libri più recenti, editi anche in italiano da EMI: Pierre e Mohamed. Algeria, due martiri dell’amicizia e Comprendere l’Islam. O meglio, perché non ci capiamo niente. Testi che l’autore definisce «due facce di un incontro e di una conoscenza dell’islam».
L’ultimo capitolo di Game of Thrones (Il trono di spade), la serie del decennio (cf. anche Regno-att. 16,2017, 471), è andata in onda su HBO il 20 maggio scorso. I social network scoppiavano sin dall’alba di quel giorno, facendo rimbombare di più, come quasi sempre accade, la rabbia dei delusi che il sorriso felice dei soddisfatti. Quale ruolo ha avuto la religione nella saga di George R.R. Martin, che ha preso il nome nei suoi libri di Song of Ice and Fire (Cronache del ghiaccio e del fuoco)?
In mezzo a tanto dolore, c’è spazio per una religione che salva? Lo troviamo nel penultimo episodio, nella rinata Arya Stark.
Il numero di sfollati che è in continua crescita, la diffusione dei conflitti e il disastro ambientale, con le conseguenze ormai sotto gli occhi di tutti, «minacciano di sopraffarci». Davanti a questi problemi «dobbiamo agire insieme come un’unica famiglia con una sola casa». Con questa convinzione si sono aperti i lavori della XXI Assemblea generale di Caritas internationalis, che ha chiamato a raccolta a Roma, dal 23 al 28 maggio, le 164 Caritas diffuse in tutto il mondo.
La Chiesa spagnola fa risparmiare allo stato «decine di miliardi di euro» attraverso la propria attività sociale, educativa e culturale. Lo ha detto il vice-segretario per gli affari economici della Conferenza episcopale spagnola (CEE), Fernando Giménez Barriocanal, il 31 maggio nel corso della presentazione di Memoria, il rapporto annuale delle attività svolte dalla Chiesa cattolica nel 2017.
Dal 18 al 22 maggio scorsi si è tenuto a Seoul il Forum 2019 per la condivisione della pace nella Penisola coreana, organizzato congiuntamente dalla locale arcidiocesi, da cui dipende la Chiesa cattolica in Corea del Nord, e da organismi governativi. Tema dell’evento, che ha avuto come sede l’aula magna del campus Songsin dell’Università cattolica coreana, è stato «La cultura della pace: un cammino per la penisola coreana».
Le elezioni indonesiane del 17 aprile – per la prima volta nella storia del grande arcipelago asiatico una doppia consultazione presidenziale e parlamentare – hanno aperto un periodo incerto, segnato soprattutto dal mancato riconoscimento dei risultati da parte degli sconfitti.
Non c’è pace per il Sudan. Quella che sembrava una conquista storica ha lasciato il posto a una grande incertezza: non è bastato – dopo mesi di manifestazioni di piazza – ottenere le dimissioni del presidente Omar al Bashir; al suo posto si è installata una giunta militare, che prosegue una feroce repressione.
Il richiamo al «popolo» come elemento centrale del discorso pubblico di papa Francesco non è sufficiente a giustificare la qualifica di «populista» attribuita alla sua linea di governo. Il percorso descritto dai suoi interventi e da quelli degli organi della Santa Sede, lungo i sei anni di pontificato, evidenzia dapprima l’influenza esercitata sulla sua visione dalla «teologia del popolo»; mostra poi la consapevolezza del diverso significato che il termine di «populismo» riveste nel contesto latinoamericano e in quello europeo; infine sottolinea la messa a fuoco del populismo come «l’orientamento di governi che, approfittando di una situazione di difficoltà sociale, enfatizzano strumentalmente i caratteri identitari di un popolo, per sostituire al dialogo fra le persone e gli stati fratture, divisioni, guerre». Si tratta dunque di un itinerario complesso, il cui approdo è tuttavia chiaro: il populismo rappresenta un «elemento disgregatore dei valori cristiani della convivenza civile».