Cinquecento anni fa ad Amboise, in Francia, moriva Leonardo da Vinci, uno dei geni indiscussi della storia dell’umanità e della nostra storia patria. I suoi capolavori hanno riempito le cronache di ogni tempo, come nel caso del rocambolesco rapimento della Gioconda.
La presidente dell’Unione cristiano-democratica (CDU) Annegret Kramp-Karrenbauer parla delle disgrazie nella sua vita e di che cosa significa per lei la fede. E chiarisce come intende la C in CDU, come per lei stiano insieme misericordia e stato di diritto, e che cosa si debba fare contro il cambiamento climatico.
Il confine Est dell’Europa rischia di diventare una periferia dell’Unione da cui provengono alcune delle sfide principali da considerare anche in vista delle prossime elezioni di fine maggio. Dedichiamo a questa regione un piccolo reportage, partendo dal viaggio del papa in Bulgaria e Macedonia del Nord fino ad arrivare in Bosnia Erzegovina e in Serbia, dove abbiamo intervistato, rispettivamente, il card. Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, e mons. Ladislav Nemet, vescovo di Zrenjanin.
Le elezioni politiche in Spagna (28 aprile), le terze nell’arco di 4 anni, confermano un panorama politico particolarmente instabile e mostrano il livello più alto sin qui raggiunto di frammentazione del sistema politico spagnolo. A un mese di distanza, le elezioni europee del 26 maggio saranno un test di verifica di questo trend.
Il 9 maggio scorso papa Francesco ha emanato un nuovo motu proprio, Voi siete la luce del mondo, in tema di abusi e violenze sessuali nella Chiesa. Si tratta di un documento legislativo molto importante. Attenzione! Esso non mette in luce problemi o argomenti nuovi; questi erano noti e discussi da tempo. La grande novità è che ora Francesco promulga una legge universale, valida per tutta la Chiesa, che impone sia obblighi giuridici che finora non erano così chiaramente formulati sia obblighi nuovi.
Nell’Assemblea plenaria che si è tenuta dall’11 al 14 marzo a Lingen, nella diocesi di Osnabrück, l’episcopato tedesco ha deciso di avviare un «cammino sinodale».
La possibilità dell’ordinazione presbiterale di uomini sposati sarà uno dei temi al centro della discussione dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica che si terrà a Roma dal 6 al 27 ottobre, perché dalla consultazione questa è emersa come la principale proposta per garantire la celebrazione frequente dell’eucaristia alle comunità cristiane che attualmente, a causa della scarsità di clero, possono accedervi non più di 2-3 volte l’anno.
Con la pubblicazione in giugno dell’Instrumentum laboris, la preparazione dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la Panamazzonia, prevista a Roma dal 6 al 27 ottobre col titolo «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale», entrerà nella fase finale.
Ho letto con interesse una pubblicazione in merito alla mancanza sempre più preoccupante di sacerdoti a servizio delle comunità parrocchiali. Il testo, redatto da un vescovo tedesco da anni missionario in Sudafrica, Fritz Lobinger, riporta significativamente il titolo L’altare vuoto,1 suggerendo l’idea di reintrodurre, accanto alla forma tradizionale del sacerdozio celibatario, un’altra forma di ministero: quello di uomini riconosciuti per la loro testimonianza nella comunità, che, pur avendo famiglia e lavoro, si dedichino part time ai servizi religiosi della parrocchia.
Il 26 aprile è stato pubblicato, dopo quattro anni di lavoro svolto da un’apposita sottocommissione, un documento della Commissione teologica internazionale (CTI) intitolato: La libertà religiosa per il bene di tutti. Approccio teologico alle sfide contemporanee. L’ampio testo si presenta in prima istanza come un pensoso aggiornamento della dichiarazione conciliare Dignitatis humanae (1965) sulla libertà religiosa, «approvata in un contesto storico significativamente diverso da quello attuale» (n. 1).
Il quinquennio 2014-2018 è stato scandito dalla celebrazione del centenario dei più salienti eventi verificatisi nella Grande guerra. Sul piano religioso quelle celebrazioni sono spesso state l’occasione per diffondere una presentazione complessiva del primo conflitto mondiale come «inutile strage». Ne è stato vettore il fatto che papa Francesco ha più volte fatto ricorso a questa espressione per caratterizzare ogni scontro bellico. Probabilmente intendeva in tal modo rafforzare la svolta da lui impressa alla trattazione teologica del tema: il Vangelo esige che verso i conflitti armati i credenti adottino il metodo della non-violenza (che non vuol ovviamente dire passiva acquiescenza alla violenza bellica).
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Luigi Bosi, Maria Elisabetta Gandolfi, Guido Mocellin, Manuela Panieri, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone.
Trascorso più di mezzo secolo dalla celebrazione del Vaticano II, l’interesse della riflessione teologica si mantiene doverosamente vivo nei confronti di quell’eccezionale evento ecclesiale. Non è allora casuale che J. Wicks – direttore emerito del Dipartimento di teologia fondamentale della Gregoriana – dichiari l’intenzione di favorire una rinnovata recezione (re-reception) del Concilio medesimo, cogliendo acutamente i tratti di novità del pontificato di Francesco, il primo papa davvero postconciliare, e i modi con cui, soprattutto a partire da Evangelii gaudium, vengono rilanciati i temi e il metodo originali del Vaticano II
Questo libro somiglia a un lezionario festivo commentato: estratti dei Vangeli della domenica e delle altre feste, preceduti da una vignetta e seguiti da brevi, eccellenti omelie (sulla Parola, non sulla vignetta…). Chi infatti conosce Gioba – al secolo don Giovanni Berti, classe 1967, prete della diocesi di Verona dal 1993 e dal 2015 parroco a Moniga del Garda – perché, navigando in Rete, volentieri fa una sosta sul suo sito (www.gioba.it) o sulla sua pagina Facebook, sa che la vignetta che «Gioba» pubblica in vista della domenica è una sorta di esca per far leggere il brano evangelico che ascolteremo a messa con un suo commento omiletico (in questo caso lungo quanto serve).
Tra selfie, slogan gridati sui palchi di mezz’Italia e l’occupazione 24 ore su 24 di tutti i social, la Lega è ormai identificata in un’unica persona: Matteo Salvini. La Lega ha assunto sempre più i tratti di una formazione di estrema destra, una virata che – come dimostrano gli studiosi dell’Istituto Cattaneo di Bologna – ha consentito al partito di legittimarsi come forza trainante della coalizione conservatrice.
Quale rapporto esiste tra fascismo e populismo? Di filiazione, di scarto o di co-appartenenza a un comune terreno? Dinanzi alla complessità del presente, Federico Finchelstein, docente di storia alla New School for Social Research e all’Eugene Lang College di New York, invita a pensare al plurale: tanto il populismo quanto il fascismo si declinano come costellazioni magmatiche e in continuo movimento che sfuggono a una presa teorica perché entrambi teorizzano il primato dell’azione sulla teoria.
Orizzonte ultimo che fa da tessuto connettivo all’intero volume è la ricerca di un filo d’Arianna atto a esplorare, senza mai perdersi, l’intricato dedalo delle visioni religiose, molteplici e variabili come le culture e le lingue di cui sono diretta e legittima espressione. Tale filo viene identificato, a seconda delle situazioni, con un orizzonte immanente o trascendente, cosmico o metacosmico ferma restando la coupure che storicamente si ebbe tra l’VIII e il III secolo a.C. grazie alla quale gradualmente affiorò una concezione indiscutibilmente soprasensibile del divino.
Lo scambio di lettere avvenuto tra Ratzinger e Folger si presenta come un’interlocuzione tra due soggetti che si colgono reciprocamente come rappresentanti autorevoli delle reciproche ortodossie. La loro affinità si trova nel simpatetico riconoscimento della presenza di differenze irriducibili.
Se per qualcuno può essere scontato vivere connessi 24 su 24, «per le persone con disabilità Internet è diventato uno strumento di comunicazione pastorale, di partecipazione liturgica, perché permette di mantenere le relazioni col gruppo alla pari, di pregare, di poter interagire con gli altri». La catechesi può quindi diventare luogo di passioni che comunica in modo inclusivo? Ne abbiamo parlato con suor Veronica Donatello, responsabile del settore per la Catechesi delle persone disabili dell’Ufficio catechistico nazionale della CEI.
I conti economici possono indicare lo stato di salute di un’azienda, ma non raccontano le speranze, la fatica e gli obiettivi di chi, ogni giorno col proprio lavoro, rende grande quell’impresa; costi e ricavi sono indispensabili ma non lasciano trasparire quanto siano importanti le relazioni con i partner, i fornitori o i clienti che pure contribuiscono a raggiungere quei risultati. È per questo motivo che da anni alcune imprese hanno deciso di pubblicare, oltre alla sintesi della propria situazione economico-finanziaria, anche un bilancio di sostenibilità.
Dieci anni dopo, L’Aquila vuole ricordare la sua tragedia e, in particolare, pregare per i suoi cittadini scomparsi nella notte del terremoto. Nei giorni antecedenti all’anniversario sono state numerose le manifestazioni, tenute nel centro storico della città e nelle tante frazioni, in ricordo del sisma. Ricordare è stato il verbo più usato dagli aquilani e non solo: mantenere la memoria su una delle più grandi tragedie del secolo attuale e cercare di riconciliare le coscienze, specialmente quelle più ferite.
Avvertendo l’urgenza di prendere posizione su una delle questioni cruciali che l’Italia sta vivendo, gli scout italiani hanno lanciato un appello all’accoglienza per sconfiggere una delle principali malattie del nostro tempo: la solitudine e l’indifferenza. E lo hanno fatto attraverso il documento dal titolo La scelta di accogliere, approvato all’unanimità dal Consiglio generale dell’AGESCI riunito a Bracciano (RM) il 28 aprile scorso.
Un gesto clamoroso, che ha lasciato tutti attoniti: papa Francesco l’11 aprile, al termine della due giorni di ritiro spirituale a Casa Santa Marta, dove su suggerimento dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby aveva invitato il presidente e i vicepresidenti del Sud Sudan per un ritiro spirituale (cf. Regno-doc. 9,2019,300), davanti alle telecamere, si è inginocchiato fino a baciare i piedi dei leader presenti. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, suscitando molte reazioni. Le più forti, proprio in Sud Sudan, dove la notizia ha riacceso le speranze di pace in una popolazione duramente provata da quasi 5 anni di guerra civile.
Un’«ottima notizia, anche per la sua famiglia che ha trascorso oltre nove anni sotto la minaccia di ritorsioni degli islamisti e per questo è stata costretta a dividersi e di volta in volta a cambiare località e abitazione. Negli ultimi tempi prima della sentenza d’assoluzione addirittura ricercati casa per casa dagli estremisti che disponevano di loro fotografie». Così Aiuto alla Chiesa che soffre ha commentato la partenza verso un esilio sicuro per Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte per blasfemia in Pakistan e per quasi dieci anni incarcerata in attesa del giudizio finale che finalmente l’ha assolta.
Il 7 maggio il comunicato dell’ispettore capo della polizia, Chandana Wickramaratne, sul fatto che le forze di sicurezza avevano catturato o ucciso tutti i responsabili della catena di attentati avvenuti in Sri Lanka la domenica di Pasqua (21 aprile), ha fatto tirare all’isola un sospiro di sollievo, perché è un segnale del lento ritorno alla normalità.
La richiesta del diaconato alle donne è da derubricare alla voce «rivendicazioni»? Rimette in discussione la questione – definitiva – dell’ordinazione sacerdotale maschile? Mentre si sta discutendo sugli esiti del lavoro della Commissione appositamente formata da papa Francesco tre anni fa, è opportuno ripartire dai fondamentali. In particolare dalla riflessione del concilio Vaticano II sul diaconato permanente (maschile): il punto è che non si mirava a «ripristinare una prassi del I millennio», quanto a «ripensare l’antica strutturazione tripartita del ministero promuovendo una figura nuova (…) rispondente alle esigenze e ai bisogni della Chiesa contemporanea». Quali sono tali esigenze? Quale Chiesa si sta configurando e quale ruolo in essa in quanto battezzate ricoprono le donne? «Il mutato ruolo delle donne nelle società occidentali, il riconoscimento della loro piena soggettualità ecclesiale» oggi pare imprescindibile. Come dunque far sì che «l’apostolicità di fede della Chiesa sia servita e custodita anche con voce e ministero femminile»?
E' stato proprio Francesco a riaprire il discorso sul diaconato femminile. Lo ha fatto innanzitutto durante la conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Bulgaria e Macedonia del Nord (5-7.5), rispondendo a una domanda del corrispondente del National Catholic Reporter, J. McElwee. E poi durante l’udienza concessa all’Unione internazionale delle superiore generali che si era riunita per la sua Assemblea plenaria triennale (6-10.5).