Dopo essere intervenuti nel numero scorso (cf. Regno-att. 14,2017,388) a elencare quelli che secondo noi sono stati gli errori e gli appuntamenti mancati, da un punto di vista sistemico, del leader del Partito democratico (PD), Matteo Renzi, occorre dedicare qualche riflessione anche agli altri.
Vi «confesso che sento come un dovere: mi viene da incoraggiarvi. Sì, devo dirvi “coraggio!”. Sento il dovere di trasmettervi la mia voglia di incoraggiarvi in questo cammino». Lo ha esplicitato ai vescovi della Colombia, papa Francesco, rafforzando, con un’aggiunta a braccio, le parole del testo scritto, come mosso da un imperativo, nel convincimento d’avere un compito rispetto al momento storico in questo quinto viaggio in America Latina.
How dare you correct my English! (Come osa correggere il mio inglese!). La lettera apostolica motu proprio Magnum principium, firmata da papa Francesco il 3 settembre, diffusa il 9 e vigente dal 1° di ottobre di quest’anno 2017, sembra dare ragione, a posteriori, al card. Basil Hume, arcivescovo di Westminster, che, si dice, dovette apostrofare con tali parole un importante esponente della curia romana critico su alcune traduzioni che i vescovi inglesi avevano approvato.
Il 31 agosto scorso una delegazione rabbinica ha consegnato a papa Francesco un documento intitolato Between Jerusalem and Rome. Reflections on 50 Years of Nostra aetate. Le precisazioni sono però opportune, una parte non marginale del significato assunto dal testo è infatti collegato nell’ordine: alle istituzioni che l’hanno sottoscritto, alla data nella quale è stato siglato e alla persona a cui è stato consegnato. L’insieme di questi tre fattori darà anche ragione dell’apparente ingiustificato ritardo con cui viene presentato un documento che evoca esplicitamente nel titolo il cinquantenario della dichiarazione conciliare Nostra aetate caduto due anni fa.
Continuano i cambiamenti per la comunità cattolica che vive in Terra Santa, dopo la nomina di mons. P. Pizzaballa, custode di Terra Santa per 12 anni, ad amministratore del Patriarcato latino di Gerusalemme – con la conseguente nomina del nuovo custode francescano, p. F. Patton – (cf. Regno-att. 12,2016,331).
Valorizzare l’agricoltura. È questo il Leitmotiv della 40ª sessione della Conferenza della FAO (Food and agriculture organization), tenutasi a Roma dal 3 all’8 luglio, l’organo guida dell’organizzazione, che ha registrato la partecipazione degli stati membri rappresentati a livello ministeriale insieme ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali, del settore privato e della società civile.
Il mese trascorso in Australia per un secondo ciclo di conferenze su invito del Broken Bay Institute a Sydney, mi ha messo a contatto con una Chiesa scossa da eventi che avranno un profondo impatto sul prossimo futuro: la conclusione dei lavori della Royal Commission istituita «per una risposta istituzionale alle violenze sessuali contro i minori»; il ritorno da Roma del cardinale George Pell, in congedo dal suo ruolo a capo della neonata Segreteria per l’economia creata da papa Francesco, per rispondere di fronte a un tribunale dello stato di Victoria (Melbourne) alle accuse di aver commesso violenze sessuali nella diocesi di Ballarat negli anni Settanta (cf. Regno-att. 14,2017,391); l’annuncio di un concilio plenario per l’Australia nell’anno 2020, il primo dopo quello del 1937.
Un progetto sperimentale che ha raggiunto la robustezza di un percorso riconosciuto e consolidato. Ci riferiamo all’esperienza del corso d’aggiornamento su tematiche tra fede e scienza rivolto ai docenti (di religione e materie scientifiche) delle scuole del Veneto, nato nel quadro di una convenzione firmata tra le due maggiori istituzioni accademiche della città di Padova: l’Università e la Facoltà teologica del Triveneto (cf. Regno-att. 4,2012,88s). Al prof. Benvenuti (cf. Regno-att. 8,2014,273ss) – primo italiano a rivestire la carica di segretario generale della prestigiosa International Astronomical Union – abbiamo chiesto di tracciare un bilancio dell’esperienza. Ce lo ha concesso con la consueta cordialità.
Annamaria Furlan, genovese, 59 anni, è stata eletta alla segreteria generale della CISL nel 2014 dopo aver ricoperto incarichi a livello locale e nazionale, seguendo vertenze di categoria, in particolare quella per la stabilizzazione dei lavoratori precari dei call center e l’accordo interconfederale sulla rappresentanza sindacale. L’abbiamo intervistata a conclusione del Congresso nazionale che si è svolto dal 28 giugno al 1° luglio a Roma («CISL, il sindacato del XXI secolo per una società inclusiva») che l’ha riconfermata alla guida con il 98% dei consensi.
La piaga della disoccupazione giovanile e del caporalato, il lavoro – poco e mal pagato – delle donne, le occupazioni pericolose e malsane, un sistema educativo che non prepara adeguatamente alla professione. Queste sono le conseguenze del sistema-lavoro che in Italia è da troppo tempo in stato di perenne emergenza.
In onda sul canale Sky dalla metà di luglio scorso, è iniziata la settima e penultima stagione di The Game of Thrones (Trono di spade), serie TV statunitense di genere fantastico creata da D. Benioff e D.B. Weiss. Trono di spade riporta in evidenza in un cinismo spietato e in una trasposizione pseudo-medievale l’alienazione, la negazione, la reticenza e i silenzi, il guardare altrove e l’ideologia dello show dell’orrore religioso e politico globale.
Sulla scia dell’idea che considera il pontefice un possibile protagonista per un prodotto televisivo, abbiamo raccolto l'intervista a Tiziana Lupi, giornalista e autrice di documentari a carattere storico e religioso, nonchè del libro Papa Francesco. La mia idea di arte (Mondadori – Musei vaticani, Milano – Città del Vaticano 2015). Un documentario che potrebbe essere concepito come una sorta di visita guidata all’interno dei Musei vaticani – fino a piazza San Pietro e alla Basilica Vaticana – seguendo un itinerario suggerito dallo stesso Francesco, che ha come obiettivo quello di portare il lettore/spettatore alla scoperta delle opere che esprimono la sua concezione di arte come forma di contrasto al fenomeno dello «scarto» e strumento di evangelizzazione.
Il nodo degli ebrei credenti in Gesù continua tuttora a sfuggire anche alle stesse riflessioni teologiche dedicate all’alleanza mai revocata. Le Chiese, di fatto e da secoli, si pensano e si strutturano come Chiese dei gentili. Il libro di Stefani svolge un’importante funzione di pulizia nei confronti di non pochi equivoci. In ogni sua parte, in particolare nei capitoli su «Ebrei e gentili nella Chiesa delle origini» e su «Il “sì” e il “no” dei figli d’Israele a Gesù Cristo», il lettore potrà riscontrare quanto sono errate o imprecise molte tra le idee del più diffuso modo di pensare e dire da parte dei cristiani. Stefani argomenta e discute sulla base dei recenti studi in campo esegetico e storico.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Luigi Bosi, Giacomo Coccolini, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Manuela Panieri, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Daniela Sala, Domenico Segna.
Con il volume da poco edito, il lettore ha modo di conoscere le motivazioni di fondo che condussero alla drammatica spaccatura avvenuta durante i colloqui di Marburgo del 1529 all’interno del fronte protestante sul tema eucaristico che generò due grandi famiglie: i luterani e i riformati, quest’ultimi costituiti dai zwingliani e dai calvinisti.
Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) – in questo libro pubblicato per la prima volta postumo nel 1936 – si rivela in ogni occasione scrittore-provocatore, solido e geniale: provocatore che richiama l’attenzione su valori e ideali e soprattutto sulla passione per la verità.
Tra il 2016 e il 2017 sono giunti in libreria diversi saggi che, in vario modo, hanno presentato Lutero e la Riforma a un pubblico interessato ad approfondire, a 500 anni di distanza, la frattura dell’unità della Chiesa cristiana d’Occidente avvenuta in Europa tra il 1520 e il 1530.
Il proposito che anima l’intero volume è la ridefinizione del pubblico quale ambito non contrapposto, né meramente contiguo con la privatezza dell’intimità domestica. Se così fosse continueremmo a immaginare e vivere i luoghi pubblici delle nostre città come spazi semplicemente fruibili o accessibili.
Nella sua decennale pratica di sessuologa a contatto con il mondo della scuola, Thérèse Hargot ha ben conosciuto gli adolescenti della classe media e agiata di Parigi (dove il volume è uscito nel 2016), Bruxelles e New York. Ne ha tratto questo appello appassionato, rivolto alla cultura occidentale, a verificare gli effetti della libertà sessuale che domina a partire dagli anni Sessanta.
Sillabari di Goffredo Parise (Adelphi, Milano 2004) raccoglie 54 brevi scritture di prosa poetica dedicate ai sentimenti. Sono in ordine alfabetico e l’ultima parola è «Solitudine». Niente Tenerezza, Timore, Uggia, Vergogna, Verecondia, Vita, Zanzara, Zolla, Zero. Alla lettera «S», scrive Parise, ho dovuto fermarmi. La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l’amore (cf. 12).
In un clima di ritrovato dialogo tra cattolici e luterani la casa editrice Lorenzo de’ Medici Press pubblica Contro Lutero e il falso Evangelo a firma di Marco Vannini: letteralmente un pugno nello stomaco, un libro «inattuale» contro il monaco agostiniano.
Un’indagine dello statunitense Pew Research Center, condotta su 24.599 persone in 15 paesi dell’Europa occidentale tramite interviste telefoniche effettuate tra aprile e agosto 2017, ha mostrato come, 500 anni dopo la Riforma, cattolici e protestanti si sentano meno distanti dal punto di vista religioso. Alla domanda se oggi si sentano più simili, la stragrande maggioranza sia di cattolici sia di protestanti risponde affermativamente.
Il 2017 per l’ecumenismo italiano è stato un anno di «risveglio», grazie alla commemorazione dei 500 anni della Riforma luterana, che ha portato una fioritura di eventi e pubblicazioni. Anche il Segretariato attività ecumeniche (SAE) – la più antica e rappresentativa associazione ecumenica italiana – ha tenuto presente la ricorrenza, dedicando la sua annuale sessione di formazione estiva al tema «È parso bene allo Spirito Santo e a noi (At 15,28). Riforma, profezia, tradizione nelle Chiese».
Un «Consiglio dei laici della diocesi di Ahiara» ha ribadito a metà settembre, cioè due mesi dopo lo scadere dell’ultimatum dato da papa Francesco a giugno, che non intende riconoscere mons. Peter Okpaleke come proprio vescovo. La diocesi è di fatto sede vacante da cinque anni: risale infatti al 2012 la nomina a vescovo della diocesi che si trova nella regione di Mbaise nello stato dell’Imo, nel sud della Nigeria.
La battaglia di Marawi è iniziata il 23 maggio scorso quando centinaia di individui armati appartenenti a un gruppo minoritario nella vasta galassia di militanza di matrice islamica – anche se con motivazioni diverse tra loro – che da decenni tiene in ostaggio – insieme all’opposta reazione governativa e a vasti interessi economici – l’intero Sud del paese, hanno attaccato la città di Marawi.
La fuga il 25 agosto dell’ex premier Yingluck Shinawatra per evitare la probabile condanna fino a 10 anni di carcere per la sua gestione della politica risicola del paese durante gli anni in cui è stata responsabile del governo, ha posto la Thailandia davanti a una svolta e ha mostrato ancor più le sue contraddizioni.
Analizzati dalle statistiche, corteggiati dal mercato, etichettati dalla pubblicistica: i «giovani» sono una categoria sempre meno compresa e dai confini incerti. La Chiesa metterà i giovani al centro del Sinodo dell’ottobre 2018. E l’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica dedica a essi un rapporto annuale. La religiosità ne è una parte consistente, anche se i dati statistici, che parlano di una pratica religiosa in caduta libera (10% circa) e di una generica «fede» professata dal 50% degli intervistati, si dimostrano insufficienti. Lo Studio del mese che qui pubblichiamo presenta quindi un’altra parte dell’indagine, strutturata in 200 interviste «in profondità», che offre una panoramica interessante. Emerge «la ricchezza di un mondo interiore» e soprattutto la sorpresa grata degli intervistati di «poter parlare con qualcuno» di temi di cui normalmente non si parla: una prima indicazione utile per la pastorale. La seconda indicazione viene dalla costatazione che, finito il ciclo dei sacramenti, la frattura con il mondo ecclesiale istituzionale è considerata «necessaria». Eppure il cristianesimo di ritorno è la nuova frontiera a cui le comunità cristiane devono mettere mano, andando alla ricerca della «brace» che rimane accesa nella vita di tanti, spesso per lunghi anni, sotto la cenere.
Tanto i casi antichi quanto quelli moderni e contemporanei pongono il problema della dimensione ibrida propria della pietà popolare. Dove fissare le linee di demarcazione? Tuttavia la domanda va posta tenendo conto che oggi le realtà non sono più quelle di un tempo. Papa Francesco ha dedicato vari paragrafi dell’Evangelii gaudium (cf. nn. 122-126; EV 29/2228-2232) alla «forza evangelizzatrice della pietà popolare».
La morte di Joaquín Navarro-Valls per me è stata un sisma. Improvvisa e spiazzante. Tante conversazioni, interviste. Anche preghiere, l’uno accanto all’altro. Era stato alla veglia di persona a me cara. È dal 1977, da quando arrivò a Roma dalla Spagna, che ci frequentavamo. Joaquín generoso e a me fratello. Testimone infine dell’avvicinamento cristiano alla morte, come ho saputo al funerale.