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Documenti, 15/2021

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Traditionis custodes

Motu proprio sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970

Fracesco

La possibilità di celebrare secondo il rito preconciliare «al fine di ricomporre l’unità del corpo ecclesiale nel rispetto delle varie sensibilità liturgiche», offerta da Giovanni Paolo II e ancor più da Benedetto XVI nel 2007 con il motu proprio Summorum pontificum, è stata usata in realtà «per aumentare le distanze, indurire le differenze, costruire contrapposizioni che feriscono la Chiesa e ne frenano il cammino, esponendola al rischio di divisioni». Costatando questa situazione, «che mi addolora e mi preoccupa», papa Francesco ha deciso di intervenire: «Per difendere l’unità del corpo di Cristo… mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei predecessori». Il 16 luglio con la lettera apostolica motu proprio Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, accompagnata dalla Lettera ai vescovi di tutto il mondo per presentare il motu proprio Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, Francesco ha riconsegnato ai vescovi la responsabilità di regolare le celebrazioni liturgiche nella propria diocesi, autorizzando eventualmente l’uso del Missale romanum del 1962.
I gruppi già esistenti che celebrano secondo il messale preconciliare dovranno dimostrare di non escludere «la validità e la legittimità della riforma liturgica, dei dettati del concilio Vaticano II e del magistero dei sommi pontefici», mentre nuovi gruppi non potranno essere costituiti. 

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Modifiche nella giustizia penale

Motu proprio recante modifiche in materia di giustizia

Francesco

Nuove «esigenze emerse, ancor recentemente, nel settore della giustizia penale», hanno spinto il papa a disporre alcune modifiche e integrazioni in senso garantista alla legislazione dello Stato della Città del Vaticano, basata, per certi aspetti, su criteri e soluzioni ormai superati. Il 16 febbraio 2021 è stata quindi emanata una Lettera apostolica in forma di motu proprio recante modifiche in materia di giustizia. Innanzitutto viene introdotto nel Codice penale l’art. 17-bis, che prevede una detrazione da 45 a 120 giorni per ogni anno di pena scontata, per i condannati che abbiano mostrato ravvedimento, concordando un programma di reinserimento e lavori di pubblica utilità. Al Codice di procedura penale vengono applicate svariate modifiche: l’art. 376 viene sostituito, stabilendo che l’imputato prenda parte all’udienza «libero nella persona, con le cautele necessarie per impedirne la fuga»; l’art. 379 viene ora accompagnato dal 379 bis, ter e quater riguardanti il processo in contumacia. Infine vengono apportate alcune modifiche e integrazioni alla legge n. CCCLI sull’ordinamento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano, prevedendo in particolare che, «al momento della cessazione, i magistrati ordinari mantengano ogni diritto, assistenza, previdenza e garanzia previsti per i cittadini» (art. 10 c. 5).
È la terza modifica al Codice penale nel pontificato di Francesco, dopo quelle del 2013 e del 2020.

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Per un annuncio più libero e umile

Comunicato finale del Consiglio episcopale permanente (9.7.2021) e Nota della Presidenza della CEI (17.8.2021)

Consiglio episcopale permanente

«Nel contesto attuale, in una fase ancora segnata sul piano sociale, economico ed ecclesiale dagli effetti della pandemia, il cammino sinodale costituisce un’occasione propizia di rilancio delle comunità oltre che una voce profetica rispetto alle istanze dell’oggi e del futuro». Nella sua riunione straordinaria del 9 luglio il Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI) ha ripreso il filo del Cammino sinodale deciso dall’ultima Assemblea generale (cf. Regno-doc. 11,2021,348; Regno-att. 12,2021,341), indicando nell’«ascolto, ricerca e proposta» il metodo per intercettare le domande di senso e i bisogni emergenti dal basso, darne un discernimento sapienziale e infine proporre «un annuncio più snello, libero, evangelico e umile». Il tema del Cammino sinodale sarà ripreso dal Consiglio episcopale permanente che si riunirà dal 27 al 29 settembre, e poi dall’Assemblea generale straordinaria dei vescovi dal 22 al 25 novembre.
Nel frattempo il 17 agosto si è riunita in sessione straordinaria on-line anche la Presidenza della CEI, che ha pubblicato una nota dal titolo IRC, fine vita, Afghanistan, Haiti.

Occhi

Mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento

Nel tornare gradualmente alla normalità dopo la crisi pandemica, ci è consegnata la sfida di «dare occhi nuovi a quello sguardo che, pur con il volto fasciato da una mascherina, ci ha permesso di riconoscerci», e «Dio ci liberi dalla tentazione del passare la spugna sull’enorme numero di biografie e di progetti cancellati dal virus». Lo scrive l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi nella Lettera alla comunità dal titolo Occhi, una riflessione spirituale e pastorale pubblicata il 26 giugno in occasione della festa di San Vigilio, patrono di Trento.
«Il progressivo ritorno alla normalità non riduca la pandemia a una pagina sgualcita nel libro delle nostre vite. Non lo possiamo fare per il rispetto e l’onore che merita chi, giunto a quella pagina, si è trovato a interrompere la propria narrazione», scrive il vescovo. L’osservazione si allarga anche alla Chiesa italiana, in procinto di avviare il proprio cammino sinodale, con una certa misura di autocritica: «Dallo scrigno della parola di Dio, con fatica abbiamo saputo attingere la notizia che in Gesù la morte è vinta, e non siamo più soli nel nostro morire… Presi dall’ansia di far ripartire la nostra macchina rituale, ci siamo scoperti smemorati e increduli anche di fronte alla profezia francescana che chiama la morte “sorella”, evitando di espellerla dall’orizzonte della nostra esistenza». Tuttavia «se funzionerà davvero il percorso sinodale, avremo davanti anni inquieti. Ma sarà il segnale che, finalmente, il Vangelo sarà tornato ad animare la Chiesa».

Voci dalle cattedrali

VERONA, BOLOGNAApplicazione del motu proprio sulla messa preconciliare Con un Decreto (bit.ly/3zmtVaZ) dell’8 agosto il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, è tra i primi vescovi ad attuare le prescrizioni del motu proprio Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore al 1970 (cf in questo numero a p. 449). Il decreto rileva come la celebrazione avviata...

Documento per il cammino

Documento preparatorio verso la I Assemblea ecclesiale dell’America Latina

Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM)

Tra i percorsi sinodali che si stanno svolgendo o si avviano a partire, sarà caratterizzato da un profilo specifico quello dell’America Latina e dei Caraibi, che si può rifare alla consolidata tradizione delle Conferenze generali dell’episcopato che hanno cadenzato, una per decennio, il postconcilio della Chiesa cattolica sudamericana. Ma quella che si svolgerà dal 21 al 28 novembre a Città del Messico con il motto «Siamo tutti discepoli missionari in uscita», la I Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, avrà una formula nuova: come ha affermato papa Francesco nel videomessaggio all’avvio del cammino preparatorio, «non è una Conferenza dell’episcopato latinoamericano come le precedenti, come l’ultima, quella di Aparecida, da cui ancora oggi abbiamo molto da imparare. No, è un’altra cosa. È una riunione del popolo di Dio: laiche, laici, consacrate, consacrati, sacerdoti, vescovi, tutto il popolo di Dio in cammino».
Il Documento per il cammino, strumento pensato per accompagnare il processo preparatorio di ascolto che sta coinvolgendo comunità, diocesi e conferenze episcopali di tutto il subcontinente, è stato pubblicato dal Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) il 31 marzo 2021 insieme a una Guida metodologica, e riprende le linee programmatiche dell’ultima Conferenza generale dell’episcopato (Aparecida 2007) per rideclinarle nel contesto attuale.

Le scuole residenziali per gli indigeni

Arcidiocesi di Toronto

Dalla scoperta, negli scorsi mesi, di centinaia di sepolture senza identificazione nei pressi delle scuole residenziali (i «convitti indiani») per bambini indigeni nelle province canadesi della Columbia britannica e di Saskatchewan, si è riaperto in Canada il dibattito sulla tragica storia di colonialismo che vi sta dietro e sul ruolo delle Chiese in quel sistema educativo.

Poiché il paese ha cominciato a fare i conti con quella vicenda a partire dagli anni Novanta, e vi ha dedicato il lavoro di una Commissione verità e riconciliazione che ha pubblicato il suo Rapporto finale nel 2015, l’arcidiocesi di Toronto il 9 luglio ha pubblicato uno studio intitolato Background per i cattolici: le scuole residenziali, nel quale si ricapitola il percorso svolto dalle Chiese canadesi e dalla comunità civile per affrontare l’impatto della colonizzazione e il coinvolgimento della Chiesa nelle scuole residenziali, in modo da rispondere alla sofferenza dei popoli indigeni e agli effetti persistenti del trauma intergenerazionale.

La Commissione verità e riconciliazione aveva rivolto anche alla Chiesa cattolica alcuni appelli, tra cui un invito al papa a recarsi in Canada per consegnare alle vittime del sistema dei convitti indiani una richiesta di perdono. Un incontro del papa in Vaticano con i rappresentanti degli indigeni canadesi è intanto stato fissato per il prossimo dicembre.

Il viaggio continua

Instrumentum laboris per il V Concilio plenario d’Australia

Dal 3 al 10 ottobre (con lo slittamento di un anno a causa del COVID-19) si terrà ad Adelaide in Australia la prima sessione del V Concilio plenario d’Australia, la risposta che la Chiesa cattolica australiana ha deciso di dare nel 2018 alla gravissima crisi delle violenze sessuali e alla sfida della sinodalità lanciata da papa Francesco per tutta la Chiesa cattolica. La Chiesa australiana, che come altre (Germania, Irlanda, Italia) si è avviata su un percorso sinodale nazionale, è per ora l’unica ad avere scelto il Concilio plenario, la più alta forma di riunione della Chiesa locale, con autorità legislativa e di governo; dunque le decisioni che verranno prese saranno vincolanti per la Chiesa cattolica in Australia. La seconda sessione è prevista a Sydney dal 4 al 9 luglio 2022.

Dopo le fasi di «Ascolto e dialogo», a cui hanno partecipato oltre 222.000 persone, contribuendo con 17.457 proposte, e di «Ascolto e discernimento» su sei temi (evangelizzazione, sinodalità, preghiera ed eucaristia, riconciliazione, servizio, rinnovamento e riforma), è stato elaborato e pubblicato il 25 febbraio scorso l’Instrumentum laboris (strumento di lavoro), di cui proponiamo qui i cc. III e IV, dedicati rispettivamente a «Esame di coscienza. Rinnovarsi per costruire una Chiesa cristocentrica» e ad «Avanzare. La Chiesa al servizio del mondo»

Manifesto dei sovranisti europei

Marine Le Pen

Richiamandosi al dibattito in corso nell’ambito della Conferenza per il futuro dell’Europa (Regno-doc. 7,2021,252), il 2 luglio Marine Le Pen, leader del partito francese di estrema destra Rassemblement national, ha pubblicato una Dichiarazione sul futuro dell’Europa, presentandola come la prima pietra di una «grande alleanza nel Parlamento europeo» volta a «riformare l’Europa» e quindi prefigurando un cambiamento degli equilibri nei partiti del Parlamento europeo. L’hanno firmata altri partiti europei: gli italiani Lega per Salvini premier e Fratelli d’Italia, il polacco Prawo i Sprawiedliwoć (Diritto e giustizia), l’ungherese Fidesz, lo spagnolo Vox, l’austriaco Freiheitliche Partei Österreichs (Partito della libertà), il belga Vlaams Belang (Interesse fiammingo), il danese Dansk Folkeparti (Partito popolare danese), l’estone Eesti Konservatiivne Rahvaerakond (Partito popolare conservatore estone), il finlandese Perussuomalaiset (Partito finlandese), il lituano Lietuvos lenk rinkim akcija (Azione elettorale dei polacchi in Lituania), il romeno Partidul Naional rnesc Cretin Democrat (Partito nazionale contadino cristiano democratico) e il greco Ellinikí Lýsi (Soluzione greca). La Dichiarazione non si presenta come anti-europea ma come favorevole a una riforma dell’Unione Europea.

I partiti che hanno firmato il manifesto sovranista

Lorenzo Tamberi
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Le minoranze religiose in Italia

Cristiana Cianitto

Nel contesto di un pluralismo sempre più accentuato nella società italiana, la legislazione non è ancora completamente in grado di garantire un trattamento realmente paritario a tutte le minoranze religiose. Tra queste, quelle che godono di un’intesa con lo stato sono a loro volta in una condizione privilegiata rispetto alle altre. All’interno di questo quadro la giurisprudenza sta svolgendo un ruolo importante nel trovare un bilanciamento, specialmente sulle questioni che richiedono una regolamentazione più decisa della diversità religiosa.

La questione è stata affrontata dalla giurista Cristiana Cianitto, professore associato di Diritto ecclesiastico e canonico nell’Università di Milano, in una relazione dal titolo «Le minoranze religiose in Italia. Nuovi problemi (?)» tenuta in occasione dell’incontro organizzato dal prof. Silvio Ferrari e dalla stessa prof.ssa Cianitto il 6 maggio sul tema «Le minoranze religiose escluse. Il pluralismo religioso in Italia tra politica e diritto». Nell’attesa di una legge generale sulla libertà religiosa, per la quale «i tempi… non paiono maturi», questo approccio caso per caso è «la grande risorsa che alla società si apre nell’inerzia della politica: la narrazione dei valori nella cultura, nell’educazione crea la coesione di un popolo e semina i germi della cittadinanza attiva».

Italia - Gruppi religiosi: riconoscimenti giuridici

Lorenzo Tamberi
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AGENDA DOCUMENTI

23 maggio 2021. Il vescovo di Orano (Algeria) sulla fraternità. Nella festa di Pentecoste, il 23 maggio 2021, l’arcivescovo di Orano (Algeria) Jean-Paul Vesco ha firmato una lettera pastorale intitolata Costruire la fraternità. La lettera è divisa in quattro parti: 1. Francesco, un cammino di fraternità; 2. Che cosa diciamo quando diciamo fraternità?; 3. Piste...