Mentre il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ormai leader dei 5Stelle, con l’ossequio pressoché quotidiano del Partito democratico, tenta, con un provvedimento di dubbia costituzionalità e indubbio opportunismo politico – come ha commentato Sabino Cassese sul Corriere della sera del 12 luglio –, di prorogare lo stato di emergenza il più a lungo possibile, facendo dello stato d’eccezione la regola e legando la permanenza del governo al permanere della minaccia del COVID-19, la cancelliera tedesca Angela Merkel, avviata verso l’ultimo tratto del suo mandato politico nazionale, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea, l’8 luglio presenta al Parlamento europeo il piano tedesco di rilancio dell’Europa.
Alla fine, dopo un difficile negoziato, mons. Stephan Ackermann di fronte all’inevitabile affermava combattivo: «Comunque siamo già abituati ad addii dolorosi – diceva il vescovo di Treviri –. Semplicemente non vogliamo solo subirli passivamente, ma vogliamo anche governare questo cambiamento». Sono passati quasi esattamente quattro anni da quando Ackermann usava queste parole per commentare la conclusione del Sinodo diocesano nel maggio 2016. All’epoca gli addii dolorosi si riferivano al processo di uscita dei fedeli dalla Chiesa, a cui la sua leadership episcopale voleva reagire non con inerzia ma con un impegno attivo.
Mons. Georg Bätzing, vescovo di Limburg ma fino al 2016 vicario generale a Treviri, laboratorio di un’incisiva ristrutturazione pastorale (cf. qui a fianco), è stato ricevuto dal papa come presidente della Conferenza episcopale tedesca il 28 giugno, insieme al segretario generale, il gesuita Hans Langendörfer. Il vescovo di Limburg ha quindi riferito all’agenzia tedesca KNA di una «discussione collegiale, intensa». Francesco è «con il cuore con noi in Germania» e segue da vicino il processo di riforma avviato dalla Chiesa cattolica tedesca con il nome di «Cammino sinodale» (cf. Regno-att. 4,2020,72; Regno-doc. 5,2020,158ss). «Vuole che procediamo a passo spedito».
Il 3 luglio è stato presentato in Vaticano il Rapporto annuale 2019 (che pubblicheremo in uno dei prossimi numeri di Regno-documenti) dell’Autorità d’informazione finanziaria (AIF), l’organismo di vigilanza istituito nel 2010 da Benedetto XVI. Riportiamo il discorso del presidente Carmelo Barbagallo, entrato in carica dal novembre scorso, perché indicativo del percorso non solo dell’AIF, ma anche dell’intero comparto finanziario della Santa Sede, secondo le linee di riforma volute da papa Francesco (cf. anche Regno-att. 2,2020,2; 10,2020,266; il testo è stato pubblicato in https://bit.ly/2ZW3pov) (red.).
Il periodo di lockdown e in generale l’emergenza coronavirus ha rallentato molte attività istituzionali anche nel campo della protezione dei minori. È emersa tuttavia l’esigenza di non abbassare la guardia: le violenze sono continuate e hanno trovato una formidabile via di propagazione nella Rete tramite «adescamento on-line, sexting (che spesso si svolge tra coetanei), abusi sessuali in diretta, cyber-bullismo e intimidazioni». La fascia di età più colpita è quella dagli 11 ai 13 anni.1
Quali sono i temi principali che l’emergenza COVID-19 ha posto alla Chiesa? Ne abbiamo parlato con Roberto Repole, docente di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.
La prova dell’ortodossia nei confronti dell’epidemia si è rivelata molto più grave di quanto si potrebbe pensare dall’esterno. Non si tratta solo della sfida della malattia con le sue intrusioni nella vita ecclesiale, ma anche delle conseguenze che sono andate molto oltre. La Chiesa ortodossa, come si sa, vuole essere ed è, infatti, una fede incarnata; la sua vita spirituale è rivestita della materia: tempio, rito, icone, celebrazione dei sacramenti, paramenti sacerdotali (sette colori diversi, a seconda del ritmo liturgico) e così via.
Tra il 23 e il 25 giugno 2020, il santo e sacro Sinodo del Patriarcato ecumenico si è riunito per il suo periodico incontro del mese corrente al Centro ortodosso del Patriarcato ecumenico a Chambésy, Ginevra. Nel primo giorno i membri sinodali hanno lavorato in cooperazione con alcuni dei gerarchi del Trono in Europa che erano stati altresì invitati.
Per quanto riguarda un problema quale «le donne e la Chiesa ortodossa» la challenge non c’è. Non c’è per ora. Dogmaticamente, le poche persone che riflettono su questo argomento ammettono che sarebbe difficile trovare delle obiezioni fondamentali e teologicamente valide contro il sacerdozio femminile; ma per ora non c’è proprio motivo per cercarle.
Vedere le persone che battono le mani dai propri balconi evoca le immagini dei pubblici a teatro che danno la loro approvazione alla performance degli attori dalle loro logge. In effetti andando indietro nell’antichità, l’applauso nasce in teatro ed è stato fortemente standardizzato nel periodo europeo classico per segnare per lo più la fine di uno spettacolo. Questo genere d’applauso è come una forma d’onore resa nei confronti delle conquiste del mondo dello sport. Qui abbiamo già una chiave: l’applauso affonda le radici nello straordinario, nella fiction, nella rappresentazione, nel mondo del gioco. Come applaudiamo i nostri attori, le nostre stelle dello sport, i conduttori e gli artisti teatrali, così rendiamo onore al personale sanitario, tuttavia con una significativa differenza.
Credo che la Chiesa latina guardi ancora al Qohelet con un certo imbarazzo: è presente nella Liturgia delle ore, che però non è frequentata da molti, ed è quasi assente dal Lezionario (compare solo nella XXV settimana del tempo ordinario assieme ai Proverbi), come se confrontarsi con le sue domande e le sue affermazioni potesse turbare i credenti.
Pubblichiamo l’appello, sostenuto dalla rete internazionale delle organizzazioni di giustizia sociale cattoliche – Cooperazione internazionale sviluppo e solidarietà (CIDSE) – nel quale più di 110 vescovi di tutto il mondo chiedono agli stati e all’Unione Europea in primis di legiferare con urgenza per fermare gli abusi delle imprese multinazionali nel campo dei diritti umani e della tutela ambientale.
Un canale YouTube – W la fede – con più di 60.000 iscritti, video girati e montati in prima persona e quasi 2 milioni di visualizzazioni che lo hanno portato a essere il prete più seguito del momento. È questa, in sintesi, la storia di don Alberto Ravagnani, giovane prete di Busto Arsizio (VA), diventato un vero e proprio fenomeno del web.
Le sentenze della Corte suprema federale degli Stati Uniti che hanno concluso l’anno 2019-2020 sono particolarmente importanti e confermano che l’azione legislativa da parte del Congresso, paralizzato da anni dai veti incrociati tra i due partiti, è sempre di più sostituita dalle corti di giustizia, a partire dalla suprema Corte a Washington, di nomina presidenziale.
Mentre scrivo queste righe nel mio ufficio di Monza, a Hong Kong sono le ultime ore di questo giorno tristissimo, il 1o luglio 2020. Il giorno in cui Hong Kong, come l’abbiamo conosciuta e amata, comincia a non esserci più. Io sono qui, ma la mente, il cuore, l’anima sono là. Da oggi in avanti siamo in un territorio nuovo, sconosciuto e, temiamo, molto pericoloso. Siamo in una situazione di «nepantla», una parola azteca che ho imparato in Messico.
A causa della pandemia è quasi passato inosservato il 75o anniversario dell’uccisione di Dietrich Bonhoeffer, avvenuta nel campo di concentramento di Flossenbürg, in Baviera, il 9 aprile 1945. Rispetto a 25 anni fa, quando per il 50o uscirono libri generali su di lui, monografie, studi specialistici e si organizzarono convegni i cui atti segnarono un revival dell’interesse intorno al pastore berlinese, oggi possiamo segnalare un libro di Roberto Fiorini e la pubblicazione in volume (separato dall’edizione critica delle principali opere bonhoefferiane) della Cristologia, per Queriniana, con la postfazione storica di Eberhard Bethge e Otto Dudzus, e con un nuovo saggio introduttivo di Alberto Conci.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Antonio Ballarò, Giacomo Coccolini, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Valeria Roncarati, Daniela Sala, Domenico Segna, Paolo Tomassone
Cento anni di storia dalla nascita del Partito socialista (PSI) alla sua crisi, coincidente con quella della Prima repubblica: un secolo per approfondire i rapporti che la sinistra italiana, nelle sue diverse declinazioni, ebbe con il fenomeno dell’antisemitismo. Abituati a pensare che quest’ultimo riguardi soprattutto le destre reazionarie e fasciste, il libro, il primo nel suo genere illumina, grazie a una scrupolosa ricerca effettuata negli archivi del PSI e del Partito comunista (PCI), le costanti incomprensioni, le continue diffidenze che la sinistra italiana ha riservato al mondo ebraico.
Il volume che Città nuova pubblica nel centenario della nascita della fondatrice del Movimento dei focolari, racconta un pezzo di storia religiosa e sociale del Novecento. Maurizio Gentilini, storico del movimento cattolico, ci fa rivivere la straordinaria avventura di Chiara Lubich (Trento 1920 – Rocca di Papa 2008), le vicende dolorose entro le quali in buona parte si svolge (guerre mondiali, nazifascismo, persecuzioni) e tratti del Concilio e del postconcilio in pagine ben documentate, terse e leggibili.
In linea dottrinale il celibato obbligatorio, che risale solo a Innocenzo II, nel 1139, secondo il punto 16 del decreto conciliare Presbyterorum ordinis – che non manca di rivolgere parole di stima agli «eccellenti presbiteri coniugati» delle Chiese orientali (concessione estesa ai pastori anglicani convertiti al cattolicesimo perché contrari all’ordinazione delle donne e amabilmente accolti dal Vaticano nonostante le mogli) – è «dono prezioso», ma non richiesto «dalla natura stessa del sacerdozio».
Il Vademecum per la consulenza nella fragilità matrimoniale, edito dall’editrice Rotas e curato sapientemente da don Emanuele Tupputi, si presenta come una guida destinata non solo a canonisti, sacerdoti e operatori di pastorale familiare, come recita anche il sottotitolo, , per il suo contenuto e la metodologia utilizzata, anche a un pubblico più ampio.
L’opera di Pistoletto fa da sfondo al libro di Anna Carfora: una breve ma densissima riflessione su di un mare tornato a essere fatalmente centrale nell’incontro tra i vari Occidenti e i vari Orienti attualmente presenti. Per intere epoche storiche siamo stati abituati a pensare quel mare claustrofobico come qualcosa a cui guardare: la Carfora, viceversa, ci invita a guardare non al ma nel Mediterraneo.
La «condizione di pandemia» ha richiesto, a livello civile, l’attivazione di uno «stato d’eccezione» che ha profondamente modificato le abitudini di vita, i suoi tempi e i suoi spazi. In questo contesto è emerso, con maggiore evidenza, ciò che la Chiesa stava vivendo, da tredici anni, come «stato di eccezione liturgica». L’elaborazione di questa coscienza ha mobilitato, contemporaneamente, il «magistero della cattedra pastorale» (ossia il magistero papale ed episcopale) e il «magistero della cattedra magistrale» (ossia la ricerca e l’insegnamento dei teologi).
Nell’autunno 2018 la Polonia ha celebrato il centenario della sua indipendenza. In tale occasione, il Centro europeo Solidarnoć e l’emittente televisiva privata TVN24, ha organizzato un dibattito con alcuni storici per riflettere sul significato del ritorno della sovranità. Timothy Snyder, autore di Bloodlands. Europe between Hitler and Stalin (Basic Books, New York 2010; trad. it. Terre di sangue. L’Europa nella morsa di Hitler e Stalin, Rizzoli, Milano 2011) ha parlato delle molte dimensioni di questo concetto, e ha invocato la nozione di «sovranità sull’informazione».
Se non ci fosse stato il COVID-19, sarebbe tutto continuato nel suo tran tran. Ma col blocco della circolazione in Europa e non solo, il problema è diventato serio: che fare dei bambini ordinati da coppie straniere a madri surrogate ucraine tramite il centro BioTexCom per la riproduzione umana? Così ad Albert Tochilovsky, proprietario dell’azienda e dell’albergo Venice di Kiev dove i «genitori potenziali» alloggiano per il disbrigo delle operazioni medico-burocratiche, è venuta l’idea di mostrare il 30 aprile scorso un video (https://youtu.be/0yzz485b90c) con i 46 pargoli nei loro lettini che stavano bene ma aspettavano di essere ritirati.1
I dati relativi allo scorso anno confermano per Corea del Sud e Giappone la tendenza negativa della crescita demografica. Sulla prima pesano maggiormente le mancate nascite, sul secondo la numerosità della popolazione anziana. Ma entrambi i paesi sono accomunati da una situazione che presenta dei casi-limite e da politiche governative che non sono riuscite a invertire le tendenze negative, che sono in rapporto con una evoluzione culturale in atto e con indicatori di condizioni socio-economiche sempre meno favorevoli.
Sono diversi i paesi africani che quest’anno celebrano 60 anni d’indipendenza. Spesso ancora incompiuta. Una libertà che, in Repubblica democratica del Congo, ad esempio, resta ostaggio di enormi interessi internazionali, economici e geostrategici, ma anche di rapaci appetiti interni.
In America Latina le marcate diseguaglianze tra fasce di popolazione, quanto a condizioni igieniche, accesso ai servizi sanitari e possibilità d’attuare il distanziamento, rendono quasi impossibile interrompere la catena di trasmissione dei contagi di COVID-19.
Ci vorrebbe una nuova Assemblea costituente per aggiornare le regole e modificare la legge elettorale.
Ci vorrebbe un ritorno al maggioritario e all’uninominale per dare al paese governi in grado di decidere e alternative politiche di governo. Invece l’intera classe politica italiana, maggioranza e opposizione assieme, nessuno escluso, sta cercando un accordo sul ritorno al proporzionale. Un fermo immagine che non cambi nulla di quel che c’è e di chi c’è, così com’è. Nulla deve cambiare. Nessuno deve perdere. Nessuno deve vincere. Tutti assieme per sé stessi. Effetto Lega e 5Stelle. Ma anche PD e Fratelli d’Italia. Per tacere del Renzi perdente. Una separazione maggiore tra politica e cittadini non era immaginabile. Riformismo addio. Nessuna stabilità, se non la palude di un sistema bloccato; nessuna possibilità di governare; bensì l’autoreferenzialità dei politici e di quel che rimane dei singoli soggetti. La rinuncia del ceto politico a un progetto per il paese è la grande sconfitta istituzionale e democratica che emerge in maniera nitida – ma era già tutto in atto – dal coronavirus.
Con la competenza e la chiarezza che li contraddistingue, il costituzionalista Guzzetta e il sociologo D’Alimonte ci spiegano che cosa sta succedendo nella politica italiana e che cosa dovrebbe succedere se fossimo un paese responsabile.
Dopo la destrutturazione del sistema partitico della Prima Repubblica, il Parlamento italiano è stato eletto fino a oggi con sistemi elettorali misti. Per la precisione sono stati 3. Il primo – la legge Mattarella – era un sistema prevalentemente maggioritario con una quota del 75% di collegi uninominali. È stato utilizzato nelle elezioni del 1994, 1996 e 2001. Il secondo – la legge Calderoli – era un sistema proporzionale con premio di maggioranza.