Europa - Italia: il catalogo è questo
L’Europa della Merkel e la nostra assenza
Mentre il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ormai leader dei 5Stelle, con l’ossequio pressoché quotidiano del Partito democratico, tenta, con un provvedimento di dubbia costituzionalità e indubbio opportunismo politico – come ha commentato Sabino Cassese sul Corriere della sera del 12 luglio –, di prorogare lo stato di emergenza il più a lungo possibile, facendo dello stato d’eccezione la regola e legando la permanenza del governo al permanere della minaccia del COVID-19, la cancelliera tedesca Angela Merkel, avviata verso l’ultimo tratto del suo mandato politico nazionale, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea, l’8 luglio presenta al Parlamento europeo il piano tedesco di rilancio dell’Europa.
Mentre il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ormai leader dei 5Stelle, con l’ossequio pressoché quotidiano del Partito democratico, tenta, con un provvedimento di dubbia costituzionalità e indubbio opportunismo politico – come ha commentato Sabino Cassese sul Corriere della sera del 12 luglio –, di prorogare lo stato di emergenza il più a lungo possibile, facendo dello stato d’eccezione la regola e legando la permanenza del governo al permanere della minaccia del COVID-19, la cancelliera tedesca Angela Merkel, avviata verso l’ultimo tratto del suo mandato politico nazionale, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea, l’8 luglio presenta al Parlamento europeo il piano tedesco di rilancio dell’Europa.
Mentre il Parlamento italiano abdica al dibattito politico e alla propria funzione legislativa; mentre l’opposizione, frammentata e salvinizzata, precaria quanto la maggioranza, priva d’autorevolezza non va oltre la protesta sceneggiata; mentre il governo si fa sostituire dai comitati tecnico-scientifici e lascia che il presidente del Consiglio s’intesti ogni cosa, mostrando di non avere progetti – anzi, di non possedere neppure la categoria di progetto – per il rilancio di un paese allo stremo, la cancelliera tedesca fissa cinque macro aree di sviluppo per l’Europa.
Questo semestre tedesco di presidenza europea, che giunge nel momento più importante dopo lo sviluppo della pandemia, può rappresentare per la Germania l’affermazione definitiva della sua egemonia non più solo economica, ma politica, e per la Merkel il punto più alto della sua esperienza politica e il suo lascito: la comprensione tra il nord Europa e l’Europa mediterranea.
Ma è soprattutto un vantaggio per l’Unione Europea: oggi la Germania è l’unico paese in grado di guidare l’Europa, mediando tra le sue diverse anime e i diversi interessi.
Le contraddizioni non mancano neppure in Germania e per la Germania: la nuova-vecchia destra (populista o nostalgica) è in ascesa e la crisi d’identità della SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) sembra senza ritorno, e le stesse dinamiche sono condivise dall’Olanda e dall’Austria; la Francia, partner principale, è oggi troppo debole su un piano politico; paesi come l’Ungheria e la Polonia propendono al loro interno più per forme autoritarie che democratiche. Paesi simbolo di civiltà, come l’Italia, sono oggi allo sbando. Ma ciononostante, la Germania della cancelliera Merkel è consapevole della propria responsabilità.
Democrazia e coesione
Di che cosa si tratta? La consapevolezza di quanto accaduto su più livelli, nei singoli paesi europei, a cominciare dai 100.000 morti e, complessivamente, a livello internazionale, consente alla Merkel di fissare cinque priorità che trasformando l’Europa la proteggano. Senza di esse – sottolinea la cancelliera – l’Europa non sarà in grado di svolgere «il proprio ruolo sovrano e responsabile in un ordine globale in rapida evoluzione».
Al primo punto ella pone «i nostri diritti fondamentali». L’Europa è sopravvissuta alle innumerevoli crisi, anche recenti, che l’hanno colpita perché aveva chiaro che cosa era fondamentale: «I diritti umani e civili, l’inviolabilità della dignità umana, la libertà di sviluppo individuale, politico e sociale, la protezione contro la discriminazione e la violazione del diritto e, non ultimo, l’uguaglianza – uguaglianza non solo rivendicata ma anche realizzata –. Diritti che costituiscono il fondamento etico e politico su cui poggia l’Europa. Questi sono i diritti che si applicano a tutti. Non si applicano ad alcuni di più e ad altri di meno. Non si applicano ad alcuni sempre e ad altri solo a volte. Si applicano. Questa è la premessa dell’Europa che dobbiamo garantire: che i cittadini possano essere liberi di vivere le loro credenze religiose, convinzioni culturali o politiche (…) Una democrazia in cui le voci dell’opposizione sono indesiderabili, una democrazia in cui la diversità sociale e culturale e religiosa è indesiderabile non è una democrazia».
La pandemia ha mostrato chiaramente l’importanza di questi diritti e le libertà che essi garantiscono.
Il secondo punto è quello della coesione. Qui è posto il tema economico-finanziario, ma anche la revisione del processo di decisione all’unanimità su alcune materie. L’Europa deve agire in maniera solidale e deve convincersi che, per superare il disastro sanitario e quello sociale ed economico post-COVID, deve agire unita.
«L’Europa emergerà da questa crisi più forte solo se saremo pronti, a dispetto delle nostre differenze, a trovare soluzioni comuni (…) Nessuno riuscirà a superare questa crisi da solo. Siamo tutti vulnerabili. La solidarietà europea non è solo un gesto umano, ma un investimento sostenibile (…) Non dobbiamo essere ingenui. In molti stati membri gli oppositori dell’Europa aspettano di sfruttare la crisi per i propri fini. Ora dobbiamo dimostrare a tutti loro dove sta il valore aggiunto della cooperazione nell’Unione Europea. Dobbiamo dimostrare che il ritorno al nazionalismo non significa maggiore, ma minore controllo e che solo un’azione congiunta come Europa ci protegge e ci rafforza».
I 500 miliardi proposti dall’accordo franco-tedesco di maggio, quale piano di sostegno e d’investimento europeo, rimangono la proposta che la cancelliera intende fare approvare entro l’estate. Il Recovery fund, che necessita di regole, soprattutto per l’Italia, ma non di natura proibitiva, può far fare davvero un salto di qualità all’Europa. Anche se non sarà facile raggiungere un accordo in proposito.
Responsabilità globale
Se democrazia e coesione sono le premesse fondamentali, tre sono gli orizzonti di breve e lungo termine: il cambiamento climatico, la democrazia digitale, la responsabilità in un mondo globale.
Sull’ambiente Merkel appoggia il piano della Commissione Europea, come passo intermedio per arrivare alla neutralità climatica dell’Europa nel 2050, di una riduzione dell’emissione del 50-55% in un decennio.
Strategico è il cambiamento digitale. Su questo punto, che non riguarda solo il business del futuro e il nuovo stile di vita, ma le nuove libertà democratiche, la Merkel intende porre il perno fondamentale della sua presidenza. Questo è tuttavia il punto debole dell’Europa, sperimentato durante la pandemia. «È importante che l’Europa diventi digitalmente sovrana. Vogliamo fare progressi in particolari settori chiave come l’intelligenza artificiale e il calcolo quantistico, ma anche nella costruzione di un’infrastruttura digitale affidabile e sicura. È fondamentale proteggere le nostre democrazie dalle minacce informatiche e dalle campagne di disinformazione. Una democrazia ha bisogno di verità e di trasparenza».
Il quinto punto è la responsabilità dell’Europa in un mondo globalizzato. Uno sguardo alla geopolitica mostra che oggi l’Europa è circondata dalla Russia, dall’Ucraina, dai Balcani occidentali, dalla Turchia islamizzata del sultano Erdoan, e dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo con le loro crisi permanenti e le guerre in corso in Siria e Libia.
All’orizzonte c’è la Cina, l’Africa e il complicato rapporto con gli USA, mentre con la Brexit si è indebolito il ponte naturale col Regno Unito. I campi di forza si stanno spostando. L’Europa è più sola. Ma ancor più necessaria.
«Dobbiamo decidere chi l’Europa voglia essere in questo ordine mondiale in rapido cambiamento. Più che mai dipende dalla nostra serietà nei confronti dell’Europa e dal fatto che vogliamo un’Europa che conservi la sua libertà e la sua identità anche in tempi di globalizzazione. In questa situazione si pone la necessità di una forte politica estera e di sicurezza europea».
Nell’arco della sua presidenza la Germania intende chiudere la questione Brexit, con la definitiva uscita del Regno Unito; garantire l’adesione all’UE della Macedonia settentrionale e forse dell’Albania per dare ai Balcani occidentali una prospettiva di adesione; aprire all’Africa attraverso un vertice con l’Unione Africana, guardando ai temi sviluppo e migrazione; infine ridefinire e stabilizzare le relazioni strategiche con la Cina.
Il semestre di presidenza tedesco è certamente la migliore delle opportunità. Anche e soprattutto per un’Italia in stato confusionale. La Germania è l’unico paese in grado di mediare tra i 27 paesi dell’Unione. Ed è il solo in grado di farlo all’interno di una prospettiva di difesa e di rilancio dell’Europa.
Il sovranismo non è in grado d’immaginare l’Europa se non in uno sprofondare nel passato. In questo senso il sovranismo minaccia l’Europa, ma non esiste un’Europa sovranista. Il sogno della Merkel dovrebbe essere anche il nostro. Ma noi, sinora, non abbiamo avanzato una proposta europea che avesse il valore di una prospettiva per tutti; ci siamo limitati a chiedere il più possibile, senza vincoli e senza progetti.
Poco per una leadership. Al massimo gregari.
Gianfranco Brunelli