Intervista ad Arturo Parisi, già docente di Sociologia dei fenomeni politici e onorevole ministro della Difesa.
Il 9 aprile è stata presentata la terza esortazione di papa Francesco Gaudete et exsultate sulla santità, datata 19 marzo. Il titolo è composto da due verbi usati da Gesù (cf. Mt 5,12) per dar coraggio e profetizzare la gloria «a coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua».
Mons. Dario Edoardo Viganò non è più il prefetto della Segreteria per la comunicazione. Il tutto si è appreso tramite la pubblicazione, il 21 marzo scorso, di un piccolo carteggio avvenuto appunto tra il 19 e il 21 dello stesso mese. Ma all’origine del gesto di Viganò si trova un altro carteggio, quello intercorso tra l’allora prefetto e il papa emerito Benedetto XVI, la cui pubblicazione, avvenuta in modi e tempi diversi, ha occupato buona parte delle cronache vaticane a partire dallo scorso 12 marzo. Eccone i passaggi salienti.
Dall’1 al 3 marzo scorso si è svolto a Roma, presso l’auditorium Antonianum, il convegno «La realtà supera la fantasia. Scienziati, filosofi e teologi a confronto». L’incontro è stato organizzato da SEFIR (Scienza e fede per l’interpretazione del reale), una delle aree di ricerca interdisciplinare patrocinata dall’Istituto superiore di scienze religiose «Ecclesia mater» della Pontificia università lateranense.
Stephen Hawking ci ha lasciato. È deceduto nelle prime ore di oggi [18 marzo; ndr.] nella sua casa di Cambridge. Fisico-matematico di fama internazionale e apprezzato divulgatore scientifico, ha lottato la maggior parte dei suoi anni con una malattia, la SLA, che gli aveva impedito autonomia e movimenti, ma non aveva diminuito la sua grande passione per lo studio e la ricerca.
Lo si attendeva da un anno e finalmente Emmanuel Ma-cron ha parlato. E lo ha fatto con la consueta capacità mediatica. Qualcuno ha, infatti, definito «epocale» il discorso pronunciato il 9 aprile presso il Collège des Bernardins, rispondendo all’invito della Conferenza dei vescovi. Se il discorso farà o meno epoca e, soprattutto, se segnerà un nuovo inizio, è impossibile oggi stabilirlo. Le reazioni al discorso e le iniziative concrete dello stesso presidente aiuteranno a chiarire il quadro.
La comparazione fatta (…) tra il comportamento del poliziotto Arnaud Beltrame e quello di Massimiliano Kolbe, sacerdote polacco martire ad Auschwitz nel 1941, è eccessiva, sproporzionata, pericolosa e – diciamolo – assurda, anche se entrambi hanno dato la vita prendendo il posto di un ostaggio e accettato il sacrificio supremo, tra le altre ragioni, anche in nome della propria fede cristiana.
La cremazione, ossia la tradizione di bruciare i cadaveri anziché seppellirli sotto terra, è antica quanto il mondo. Impossibile in questa sede anche solo accennare ai risvolti religiosi, etici, civili, simbolici a cui rimanda il modo di trattare i morti. Ci concentreremo soltanto sugli ultimi due secoli in Europa. Fin dagli esordi il cristianesimo si era collocato in una dimensione altra rispetto alla ritualità pagana che, accanto a tradizioni importate dall’Egitto come l’imbalsamazione, privilegiava la cremazione.
Guardando alla realtà italiana, si può dire che la cremazione comincia a diffondersi negli anni Ottanta. Prima è anche difficile trovare dati certi, tanto esigui erano i numeri. Secondo il sito www.funerali.org nel 1987 si registravano 3.600 cremazioni: oggi sono quasi 150.000 (nel 2015 il 21,18% dei defunti è stato cremato).
L’indizione di un «Sinodo minore» da parte della Chiesa di Milano merita una serie di considerazioni sia d’ordine metodologico sia di contenuto. In particolare mi sembra che possa offrire qualche spunto di riflessione per capire come vivere quella conversione pastorale in vista della missione che Evangelii gaudium (cf. n. 27) indica come la strada maestra per la Chiesa d’oggi, e che papa Francesco ha ripetutamente indicato anche alla Chiesa italiana.
Ribattendo a quella che definisce una «stimolante e al tempo stesso graffiante» intervista rilasciata da Paolo Repetti, responsabile di Einaudi «Stile libero», a Mariapia Veladiano sullo scorso numero de Il Regno – attualità (6,2018,155ss), fa seguito la risposta di Aberto Dal Maso, caporedattore dell'editrice Queriniana.
Thomas Mann è stato da molti punti di vista di uno «scrittore tra più mondi»:1 il suo esilio biografico e geografico2 dal 1933 si lega al tentativo personale di salvare in patria una tradizione culturale tedesca dai barbari, e di mettere in scena mitopoieticamente nei romanzi di Giuseppe la storia di un altro esiliato.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Maurizio Abbà, Giancarlo Azzano, Maria Caterina Bombarda, Luigi Bosi, Giacomo Coccolini, Maria Elisabetta Gandolfi, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone
In questa ricerca il docente emerito di Sociologia all’Università di Bologna, Marzio Barbagli, tenta di dare conto dei mutamenti intervenuti in Italia negli ultimi due secoli relativamente alla morte e al rapporto che intratteniamo con essa. Uno studio solido, ben argomentato, che si è avvalso, oltre che delle fonti di stampa e di un ricco patrimonio informativo sui luoghi in cui muoiono, e sono morti, gli italiani, anche di 25 interviste condotte su altrettanti medici, e in grado di restituire uno scenario profondamente diverso del nostro rapporto con la morte e le sue pratiche rispetto a quanto proposto dalla mentalità comune.
Cosa fa di Bob Dylan – grande vecchio della canzone americana – ancora oggi un mistero? Una chiave di accesso al mistero c’è. Una strada che lo studioso Renato Giovannoli ha battuto con certosina, archeologica competenza. Inseguendo tracce, svelando citazioni, rincorrendo allusioni, Giovannoli ricostruisce la presenza vivificante della Bibbia nell’intera produzione del cantante americano.
«Non un’analisi pietistica bensì un esempio brillante di riflessione teologica comparata, volta a scoprire l’aspetto propriamente cristiano delle tre virtù, contro il pericolo di un edulcoramento paganeggiante». Così fu riassunto nel 1968 questo testo, in occasione della sua prima edizione in lingua italiana. Effettivamente, Umiltà, pazienza e amore (= UPA), pur presentandosi nella veste semplice di un contributo breve, è perfettamente coerente con lo stile e l’originalità che contraddistinguono i testi di Przywara.
Un saggio che intende esplorare in profondità il magistero ambrosiano di Carlo Maria Martini, grazie alla scelta di utilizzare come fonte i diversi volumi (tutti pubblicati per i tipi delle Edizioni dehoniane di Bologna) in cui sono stati collezionati lettere, discorsi e interventi dell’arcivescovo nei suoi 23 anni trascorsi sulla cattedra di Ambrogio. Con un’operazione di scandaglio di questo oceano cartaceo, si è riusciti a far affiorare un centinaio di perle e di madreperle, tutte di uno stupefacente splendore e di una sorprendente attualità.
Questo volume che dopo diversi decenni è finalmente disponibile nella nuova edizione italiana, non è una semplice raccolta di saggi filosofici, ma un autentico esercizio di critica sociale che ricorre alla forma del saggio per riflettere su di essa quale specifica tipologia di ricerca intellettuale e di lavoro culturale.
L’indubbio merito di Emanuele Casalino, pastore battista a Ferrara, autore di questo saggio è di mostrare come la nostra Penisola fu terra permeabile a quell’«altro cristianesimo» proveniente dalla Riforma che trovò modo di porsi in maniera alternativa, sia teologicamente sia ecclesiologicamente, al monopolio del sacro della Chiesa di Roma, ponendosi, suo malgrado, come cristianesimo plurale.
Le lettere di La Pira a Moro (in gran parte inedite) che il volume – 25° della collana «I libri della Badia» lodevolmente promossa dalle Edizioni Polistampa – presenta si aggiungono al gran numero di missive del sindaco santo (ma quante ne scrisse?). Documenti tutti utili alla comprensione della storia politica e religiosa contemporanea. Sono un racconto dell’esperienza umana e politica che La Pira (e Moro) va maturando, del suo pensiero e del suo sentire.
Annientamento è l’adattamento del romanzo omonimo di Jeff VanderMeer, prima parte della cosiddetta Trilogia dell’Area X, pubblicata in Italia da Einaudi. Il film non vuole però essere l’inizio di una saga cinematografica: si tratta di un capitolo autoconclusivo che riprende la trama del primo libro di VanderMeer, incorporando alcuni degli elementi fondamentali dei tre libri successivi.
Presentata il 14 febbraio, la ricerca su Aspettative e bisogni delle comunità religiose a Bologna - realizzata a Bologna su incarico del Comune, dall’Osservatorio sul pluralismo religioso - ha preso in considerazione le comunità ortodosse, islamiche, del cattolicesimo «etnico» – cioè d’immigrazione –, del protestantesimo storico, le Chiese evangelical, rappresentanti dell’ebraismo e alcuni fedeli buddhisti e induisti. L’indagine ha seguito la falsariga di due precedenti – realizzati dall’Osservatorio sul pluralismo religioso su incarico dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.
L’accoglienza come sfida ecumenica per le Chiese: questo l’orizzonte del convegno «Per una teologia dell’ospitalità», svoltosi il 15 marzo 2018 a Venezia presso l’Istituto di studi ecumenici «San Bernardino» (ISE), incorporato alla Pontificia Facoltà Antonianum. A ispirarlo l’icona di Abramo alle querce di Mamre (cf. Gen 18), richiamata nell’invito dalla mirabile interpretazione di Marc Chagall.
La Svezia continua a riservare sempre nuove e buone notizie in materia di dialogo interconfessionale, confermandosi come laboratorio attivo di ecumenismo. È di questi ultimi giorni l’annuncio del ritorno, dopo un’assenza forzata di quasi cinque secoli, del culto cattolico nella cattedrale di Lund. Di fronte a tale apertura e disponibilità della Chiesa luterana, la concessione della cattedrale di Lund ha suscitato un forte e genuino entusiasmo in entrambe le confessioni. Lund infatti non è una località neutra, ma è uno dei fulcri vitali della cultura, della storia e della spiritualità svedese.
Contro le previsioni della vigilia, che lo davano per favorito (cf. Regno-att. 6,2018,153), il 1° aprile Fabricio Alvarado, leader religioso evangelico del Partido restauración nacional (PRN), ultraconservatore, non ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali in Costa Rica. Con il 60,79% dei consensi, la vittoria è andata a Carlos Alvarado, scrittore e politologo del socialdemocratico e progressista Partido acción ciudadana (PAC).
Gli strascichi dello scandalo non hanno ancora terminato di rimbalzare sulle pagine dei giornali di mezzo mondo: il legame fra Facebook e Cambridge Analytica, lo sfruttamento delle informazioni che ciascuno di noi concede – più o meno volontariamente – alla Rete e l’abuso di tali enormi quantità di dati per manipolarci non solo a fini commerciali, ma anche politici. Molto si è parlato di Trump, della Brexit, ma poco del ruolo che l’azienda britannica ha avuto anche in altre parti del mondo. In Africa, ad esempio, dove il suo peso sarebbe stato determinante in più di un paese.
Abdel al Fattah al Sisi è stato riconfermato presidente dell’Egitto. La rielezione era prevista. Ora al Sisi si troverà di fronte ad alcune sfide impegnative. «La principale riguarderà l’economia» – spiega Giuseppe Dentice, dottorando di ricerca dell’Università cattolica e ricercatore del programma Medio Oriente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) di Milano –. Poi Al Sisi dovrà anche affrontare il problema della Fratellanza musulmana, il vero convitato di pietra di queste elezioni.
Ha fatto il giro del mondo come notizia al limite del ridicolo: due allenatori di calcio arrestati per «cospirazione» perché i loro giocatori avevano osato contrastare in campo il presidente-calciatore Pierre Nkurunziza, calciatore amatoriale, nonchè nominato «guida suprema eterna» da parte del partito di governo, il Conseil national pour la défense de la démocratie – Forces pour la défénse de la démocratie (CNDD-FDD). Al di là dei termini, la sostanza è chiara e porta dritto a un sempre più forte culto della personalità, in una commistione con valori sacro-religiosi.
A un anno, il 9 maggio, dalla condanna a due anni di reclusione perché ritenuto colpevole di blasfemia, l’ex governatore di Giakarta, Basuki Tjahaja Purnama, vive una condizione difficile sul piano umano e legale (cf. Regno-att. 10,2017,305). Dopo avere presentato a inizio febbraio la richiesta alla Corte suprema per una revisione della sentenza e dopo che il 26 marzo gli è stata rifiutata, il politico di fede cristiana rischia di riaccendere l’animosità dei suoi denigratori se dovesse optare per il ritorno sulla scena politica, ancor più in vista delle elezioni generali del prossimo anno.
Gli scontri tra polizia e manifestanti, i roghi, i posti di blocco, il coprifuoco, gli uccisi e i feriti che hanno segnato l’avvio di aprile in varie zone dell’India hanno evidenziato il disagio profondo dei gruppi meno favoriti della comunità indù, quelli che vanno sotto il nome di dalit e in passato erano identificati come «intoccabili».La loro rabbia si è manifestata con la dichiarazione Bharat bandh (Blocco dell’India) dopo che la Corte suprema aveva sentenziato contro la richiesta d’arresto immediato per gli accusati di violazione della legge che tutela la loro dignità.
Per l’Italia il 2017 si è chiuso registrando una crescita del PIL dell’1,5%, uno dei migliori risultati degli ultimi 15 anni, e il 2018 si
preannuncia come un anno di tenuta. Vi è «un miglioramento netto a livello macroeconomico, documentato da tutte le statistiche – scrive Stefania Tomasini di Prometeia –, ma che non è entrato nella percezione quotidiana della maggioranza degli italiani». I risultati delle elezioni parlamentari (cf. in questo numero a p. 193) evidenziano un grado d’insoddisfazione molto elevato su due fronti. Il primo è quello del confronto col passato: non sono state recuperate le perdite subite negli ultimi 10 anni di crisi. Il secondo è quello «dell’ampliamento dei divari che caratterizzano strutturalmente l’Italia, quelli territoriali e quelli nella distribuzione del reddito e della ricchezza: i 10 anni di crisi hanno allargato i solchi e hanno pesato maggiormente su coloro che già erano in una posizione svantaggiata». Il paese è quindi «ferito e diviso».
Il card. Karl Lehmann, morto l’11 marzo 2018 a Mainz, era una personalità eccezionale. Ha esercitato per oltre trent’anni il ministero episcopale ed è stato al tempo stesso un teologo molto stimato, con vaste conoscenze e un ampio orizzonte, e un capace mediatore: fu, infatti, uno dei principali architetti di quel «Sinodo comune delle diocesi della Repubblica federale tedesca» (1971-1975), formato da vescovi, preti e laici e offrì un notevole contributo per la buona riuscita di quell’esperimento sinodale.
È una domanda antica che con il trascorrere del tempo non perde d’attualità. Un dramma della politica è che non si può fare a meno del governo; eppure, di frequente, il potere cade nelle mani dei peggiori; ciò avviene anche perché i migliori rifiutano di assumere le responsabilità pubbliche che a loro competerebbero. Il discorso però è meno schematico di quanto non appaia.
Studio la predicazione narrativa e gestuale di Francesco seguendo l’intuizione che essa sia una delle forme con cui propone il ritorno al Vangelo. Per evidenziare questa intenzione chiamo «parabole» i racconti di vita vissuta che svolge nelle omelie, nelle catechesi, in ogni occasione; e chiamo «parabole attualizzate» i gesti con i quali accompagna la predicazione verbale. Come Gesù, infatti, Francesco parla e agisce in parabole.